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Racconto n° 206
Autore: Madkitten Altri racconti di Madkitten
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Amuleto
Lo strinse tra le dita, pelle calda contro pietra fredda, ma sarebbe cambiato, lo sapeva. Avrebbe mutato la sua apparenza grigio-azzurra in un fuoco antico che l'avrebbe fatta scivolare nelle pieghe del desiderio del serio professionista seduto davanti a lei.
Il giornale non lo avrebbe protetto da se stesso e dalla magia celtica. Sorrise in attesa.

Iniziò come sempre, come un battito sordo nella profondità della gola; lasciò che il fluido scivolasse liberamente dai limiti della sua coscienza, facendo scomparire la carrozza- ristorante e il paesaggio che scorreva via fuori dal finestrino.
Dal grigio indefinito che le velava gli occhi chiusi, forme indistinte si addensarono lentamente in colori...il blu della cravatta scivolava giù dal suo collo, liberando la camicia dalla costrizione dei bottoni. Voleva essere spogliato da lei.
Aveva fianchi magri, scoprì, mentre i pantaloni si attorcigliavano alle caviglie. Sedeva rigido, eccitato, pulsante attraverso i boxer. Voleva essere stretto ritmicamente dalle sue dita sottili, vezzeggiato dalle sue labbra senza rossetto, strofinato sul suo viso senza trucco.
Non oppose resistenza mentre lei seguiva la magia dell'amuleto che la fece piegare fino ad accoglierlo nella gola, sussultante fino al parossismo finale. Gustò in silenzio il suo piacere, rialzandosi a guardarlo, abbandonato con le mani sul sedile e la testa riversa all'indietro.
Si sarebbe svegliato con il ricordo di un sogno piacevole.

Prese la borsetta di corda ed uscì dallo scompartimento, raggiungendo la carrozza successiva. Due militari giocavano a carte, ridendo. Lei sorrise timidamente e prese posto nel sedile accanto, aprendo una rivista. Sentì i loro sguardi incrociarsi e si preparò. L'amuleto iniziava già a scaldarsi tra i suoi seni. Sarebbe accaduto subito. Si rilassò contro lo schienale e attese che il desiderio dei due si canalizzasse nella sua mente e poi li vide.
Si alzarono contemporaneamente, sedendosi ai suoi fianchi, accarezzandole le cosce e sollevando l'orlo del vestito fino a scoprirle il pizzo della biancheria. Le guardavano il viso, in attesa di un rifiuto che non venne. Obbediva all'amuleto.
Le loro dita la esplorarono fino a trovare la fessura già umida. La volevano così. Sentì altre mani che le tastavano i capezzoli induriti. La sdraiarono lungo il sedile, scostandole le mutandine per vederla aperta e tumida. Uno di loro si pose dietro la sua testa, aprendosi i pantaloni accanto al suo orecchio, l'altro liberò un membro già impennato per possederla.
Lo sentì affondare, mentre l'altro le premeva i seni e le riempiva la bocca con la lingua.
Era il loro desiderio a scorrerle dentro, a scaldarla, a bruciarla, mentre si alternavano martellando tra le sue gambe, tra le sue labbra, bagnandola del loro godimento.
Li sentiva intenti, gonfi e turgidi nelle sue carni che chiedevano di più, però.
Quando i due furono soddisfatti, la carezzarono distrattamente e scivolarono nel sonno che segue il piacere più intenso.
Di nuovo lasciò lo scompartimento, desiderando di sedere sola, per un po'.

Da anni viveva nella nebbia del piacere altrui, asservita all'amuleto...si chiedeva come sarebbe stato vivere senza... strano, il pensiero non l'aveva mai sfiorata prima...voleva essere lei a godere dei propri desideri, anche una volta soltanto.
Il treno si era fermato. Un segno. Una parentesi di libertà.
Attraversò la stazioncina dipinta di fresco, con i balconi di legno fioriti. Non c'era nessuno.
Avrebbe dovuto scegliere lei il destinatario o lasciare al destino l'incombenza?
Sì, forse era meglio, in fondo l'amuleto avrebbe potuto influenzare le sue scelte. Lo sfilò dal collo e lo lasciò cadere, senza neppure guardarlo.
Camminò in fretta fino a quello che doveva essere il centro della cittadina e sedette ad un caffè per raccogliere le idee. Era quasi sera, doveva cenare e trovare una camera.
Si sentiva tranquilla ora che pensava a cose pratiche; sorseggiò il caffè e notò la scritta - Zimmer - all'altro lato della strada.

La luna saliva già dietro i monti. Avvolta in un accappatoio, si affacciò al balcone per salutare la sua notte di libertà, spazzolandosi i capelli e respirando a pieni polmoni.
Si coricò e con le dita si tastò ancora tra le cosce, godendo dell'acqua residua della doccia che indugiava sui petali di carne, invece di un piacere estraneo. Continuò la sua pigra carezza fino a sciogliersi silenziosamente sotto il piumino.

Il telefono squillò, strappandola al sonno. Che ore erano? Le tre...
Sollevò il ricevitore e la voce dall'altro capo suonò vagamente preoccupata.
- Sei arrivata allora?-
- Ma chi è lei?-
- Vengo da te, la solita camera, no?-
- Guardi che si sbaglia...non sono mai stata qui...-

Un sospiro dall'altro capo e un silenzio carico di tensione. Non riusciva a capire, ma la preoccupazione nella voce dello sconosciuto era scomparsa, sentiva solo il suo respiro farsi profondo. Interruppe la comunicazione e staccò il telefono. Un errore, ovviamente.

Dopo pochi minuti un colpo secco alla porta e la chiave che girava nella toppa. Santo cielo!
Un ombra scura attraversò la soglia e arrivò nel riquadro della finestra, trasformandosi in un uomo alto, ricciuto, dal sorriso ironico e assurdamente rilassato data la conversazione telefonica.
- Vada fuori immediatamente! Chi le ha dato le chiavi? –
Lo sconosciuto non si degnò neppure di rispondere, iniziando a spogliarsi.
Lei stava per sollevare il ricevitore per chiamare aiuto, quando notò un bagliore familiare sul petto muscoloso e glabro.
L'amuleto l'aveva ritrovata e stava per dar vita ai suoi desideri, asservendo un altro essere umano...Restò immobile, cercando una soluzione, ma la luce più calda le toglieva ogni pensiero. Stava già accadendo.

L'uomo era sul letto ora, in ginocchio, una mano alla gola, un viso senza interrogativi, senza espressione. Lo vide avanzare verso il suo inguine nudo sotto l'accappatoio, sciogliere il nodo e infilare deciso due dita in lei. Non era possibile...l'umidore aumentava, come il sorriso di lui. Muoveva le dita ora, aprendole ritmicamente per sentirle stringere in una risposta sempre più intensa dalle pareti del suo corpo. Ogni movimento esisteva nella sua mente un istante prima di accadere ad opera dello sconosciuto.
La sua testa scompariva ora tra le sue gambe, penetrandola con la lingua con dolorosa lentezza, come voleva lei...carezzandole l'ombelico, il seno con una frenesia sempre maggiore ed incontrastata. I loro respiri tremavano nella sua mente e sul letto...meraviglioso e tremendo, non poteva accadere così, non in questa notte che lei aveva voluto per essere libera.

Si buttò contro di lui e gli strappò l'amuleto lanciandolo lontano da loro, crollandogli addosso. Lui era pallidissimo, con gli occhi chiusi. Lei era spaventata, ma attese che il respiro dello sconosciuto nudo sotto di lei si normalizzasse.
Non azzardò nessun movimento, l'amuleto giaceva spento sotto l'armadio.
Sentì la mano dell'uomo muoversi in una carezza incerta sulla pelle della schiena, seguendo il disegno della spina dorsale che la fece ansimare di sorpresa e desiderio.
Non si mosse...non sapeva che fare, non aveva memoria di corpi che si cercavano per un desiderio vero, ma sperava che la magia si creasse ugualmente.
Almeno era vivo questo sconosciuto che le rotolava sopra per baciarla con dolcezza, schiudendole le labbra per prenderle la bocca con la sua, mentre con le mani continuava a sentirla respirare ed inarcarsi in cerca di altre carezze.
Lo sentì premere contro il suo ventre, strofinandola con la punta turgida e tesa là dove la sua eccitazione cresceva invece di diminuire...era come una marea incontenibile.
Sentì le labbra dure che le succhiavano i capezzoli sempre più sensibili e dolenti e si mosse, afferrandolo e allargando le gambe per chiedergli di prenderla. Non poteva aspettare...
Mugolò frasi senza senso, mentre lui la possedeva, spingendosi sempre di più in lei e ritraendosi lento e potente.
Avrebbe voluto gridare il suo nome, ma le era ignoto, come ignota le era questa sensazione bruciante che ardeva nella profondità del suo essere, finché un'ultima spinta e un getto caldo la riempirono e la saziarono.
Così era questo ed era suo, come la carne ancora rigida che pulsava in lei, come il respiro che le sfiorava la guancia, come la barba che le aveva graffiato un po' le cosce e il seno, come le braccia che la ponevano ora a cavalcioni su di lui, ricominciando a spingere, invitandola con le mani a cavalcarlo, a racchiuderlo nella sua stretta guaina ancora e ancora...

Era possibile, sì...era libera, posseduta e libera, pensò più tardi mentre la luce dell'alba scivolava sul letto e li copriva come le lenzuola che non c'erano.
Senza volere, guardò sotto l'armadio con una punta d'ansia, ma non vide nulla e sorrise.
Notò il proprio viso nello specchio dell'armadio e vide occhi brillanti e labbra gonfie. Meraviglioso e reale. Il suo desiderio.

Voleva ridere e piangere, ma voleva farlo con lui.
Voleva sapere il suo nome, ma non c'era fretta.
Voleva ricominciare da capo...ma lui era già sveglio e non ci fu bisogno di chiederlo...

Madkitten

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