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Racconto n° 3412
Autore: Heathcliff Altri racconti di Heathcliff
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Centro benessere
Una sottile mutandina di carta monouso, di un esile bianco quasi trasparente, appena indossata al posto dell'accappatoio, era tutto quello che aveva indosso.
Francesca deglutì a fatica. Dopo due anni che lavorava come massaggiatrice al centro estetico, al ritmo di venti-trenta massaggi al giorno, l'ultima cosa che la poteva imbarazzare era una persona seminuda, uomo o donna che fosse. Anzi, la sua abilità consisteva proprio nel risultare così a suo agio che anche il cliente trovasse la cosa più naturale del mondo starsene davanti a lei coperto solo di quel triangolino di carta e pronto per farsi mettere le mani addosso. E nel novantanove per cento dei casi non doveva sforzarsi.
Ma non le capitava spesso di trovarsi a massaggiare un pezzo di maschio come quello che aveva di fronte in quel momento. Per essere del tutto precisi, non le era mai capitato. Le erano finiti sotto le mani diversi giovanotti ben fatti, muscolosi e atletici, e magari anche dotati di un bel viso e di qualcosa di interessante fra le gambe, ma niente di paragonabile. Ci aveva provato un certo gusto a massaggiarli, naturalmente, ma nulla a che vedere col calore che ora sentiva spandersi fluido fra le cosce.
Francesca si sentì accaldata anche se sotto il camice aveva soltanto slip e reggiseno, e si chiese imbarazzata se per caso non fosse arrossita. Ne era quasi certa, e il timore di rivelargli in quel modo quanto era sensibile alla vista del suo corpo nudo la metteva a disagio come non si era mai sentita con nessun altro cliente. Ma nello stesso tempo la prospettiva di riempirsi le mani di quei muscoli la faceva fremere di aspettativa.
- Prego, stenditi pure sul lettino - gli disse sorridendo gentilmente, e apprezzò il sorriso lievemente impacciato che lui le rivolse di rimando.
Aveva circa la sua stessa età, i capelli castani non più lunghi di un centimetro e più corti ancora sulla nuca, un bel viso regolare e virile, e gli occhi profondi di un colore indistinto fra il grigio e il verde cupo. Ma per quanto la sua faccia fosse accattivante quello che aveva incantato Francesca appena vi aveva messo gli occhi addosso era il suo corpo. Alla fortuna di una costituzione atletica e ben proporzionata aveva evidentemente sovrapposto gli effetti di un allenamento duro e costante in palestra, e il risultato era un fisico da lasciare a bocca aperta tanto era sviluppato e scolpito. Ogni muscolo era ipertrofico e turgido, sfacciatamente in bella mostra, come fosse il corrispondente di un'erezione per ogni parte della sua anatomia, e le faceva lo stesso effetto che le avrebbe fatto quella. E cioè quello di una virilità traboccante di forza e di vigore, che prometteva ogni genere di piaceri a chi avesse avuto la fortuna di godersela.
E, adesso che lui giaceva quasi completamente nudo sotto le sue mani, la sensazione di quella carne incredibilmente ferma e soda la turbava più di quel che volesse ammettere. L'aveva fatto sdraiare prono ed era partita a massaggiargli la testa e il collo, più largo e muscoloso di quanti Francesca avesse mai toccato, per poi perdersi fra i rilievi e gli avvallamenti dell'ampia distesa delle sue spalle e della sua schiena. Nonostante si sforzasse di non formulare pensieri impuri su quel corpo favoloso Francesca era sempre più eccitata. Anche perché, per quanto il tocco delle sue mani fosse piacevole, nessuno dei suoi clienti si lasciava sfuggire i mugolii carichi di soddisfazione che lui stava emettendo ora, come se avesse il deliberato intento di provocare. Erano così sensuali che chi li avesse uditi senza poter vedere la scena avrebbe pensato che al posto di un semplice massaggio l'uomo stesse fruendo di un servizietto con la bocca, e fatto parecchio bene. Imbarazzata, Francesca si augurò che in sala d'attesa non ci fosse nessuno che potesse sentire quei grugniti e farsi un'idea sbagliata delle sue prestazioni ai clienti. Anche se ricordava benissimo che lui era arrivato accompagnato da un amico di una dozzina d'anni più vecchio, e se doveva essere sincera lo ricordava così bene perchè l'occhio le era scappato anche sull'amico, certo meno bello di lui, ma della stessa altezza e corporatura, e ancora più mascolino e virile.
Intanto, il suo cliente aveva all'incirca gli stessi pensieri mentre sentiva le mani di lei impastargli i dorsali con fare esperto. Il suo tocco di donna aveva gli stava risvegliando nell'inguine una voglia di fica che non provava da tempo. Nonostante la musica rilassante che riempiva l'atmosfera satura di dolce profumo di agrumi e vaniglia, e la disgustosa tisana antistress alle erbe che gli avevano fatto bere, lui si sentiva teso come una molla. O almeno come il camice della ragazza sul davanti, gonfio di un seno talmente prosperoso da far tirare i bottoni. Lui aveva visto la pelle nuda occhieggiare tra i lembi del camice scostati dal volume di quelle grosse tette, e quello era bastato ad innescare il desiderio di sentirsele sotto la lingua, e far rizzare i grossi capezzoli che s'immaginava nascosti dentro il reggiseno. Il suo amico Chris lo teneva a una dieta stretta di muscoli e cazzo, e dopo abbondanti razioni di dura carne virile il pensiero di quel seno soffice e voluminoso in cui sprofondare la faccia solleticava i suoi appetiti apparentemente sopiti. Gli era venuto duro, e si stava chiedendo pieno di imbarazzo come se la sarebbe cavata quando la ragazza lo avrebbe fatto girare supino. Il suo cazzo si sarebbe drizzato in bella evidenza in quel ridicolo perizoma di carta usa e getta che lei gli aveva fatto indossare, e lui non aveva una sola chance di poterle nascondere l'effetto che gli faceva. Anche se, a pensarci bene, forse era meglio non nascondere niente, riflettè sogghignando fra sé e sé. Magari la signorina si sarebbe sentita lusingata dall'effetto collaterale del suo massaggio... Ace se la vide già a cavalcioni sul cazzo, i grossi seni che ballavano al ritmo dei colpi con cui si spingeva su di lui, e la bocca aperta a gemere e a pregarlo di scoparla. Mandò un mugolio voluttuoso, premendo il cazzo completamente eretto contro il lettino nella maniera più discreta possibile. Si abbandonò alle fantasie che gli frullavano in mente, gustando la sensazione delle mani di lei sulla pelle. Prese a sottolineare con piccoli grugniti sempre più sfrontati la sensazione di benessere che il massaggio gli procurava, perfettamente consapevole dei sottintesi sessuali di quel deliberato sfoggio di delizia.
Ma non si aspettava di ottenere subito quel risultato. Il respiro gli si fermò in gola quando le sentì, morbide e sode, adagiarsi calde sulla sua schiena. Tette, grosse tette. Soffici, ma con la punta dei capezzoli già dritta al primo sfioramento. I riccioli castani di Francesca gli solleticavano la pelle mentre lei gli premeva addosso il seno. Ace sentì il cazzo già duro tendersi ed ingrossarsi ulteriormente, e il cuore pompargli in fretta nelle vene dilatate dall'eccitazione. Mandò giù la saliva, incerto. Aveva voglia di scopare, su questo non aveva dubbi. Più che semplice voglia, si rendeva conto all'improvviso di averne un bisogno fottuto, come se l'esigenza di un corpo di femmina, ignorata da mesi, gli fosse scoppiata dentro tutto in un colpo, lasciandolo alla mercè di un istinto animalesco e primordiale. Ma, proprio perché sentiva quell'impulso ribollire prepotente nel sangue, il timore di fare un passo falso e sprecare quell'occasione gli suggeriva di lasciare a Francesca l'iniziativa e vedere fin dove si sarebbe spinta. Tanto era evidente che a lei l'iniziativa non mancava, a giudicare da come ora il suo corpo nudo gli si stava strusciando addosso, liscio e morbido come velluto, così più liscio e più morbido di quello cui adesso era abituato da sembrargli allettante come un mondo nuovo.
Non che Francesca di solito fosse così intraprendente. Non avrebbe mai osato comportarsi in quel modo con un perfetto sconosciuto, per quanto attraente potesse essere. Se Ace fosse stato in piedi di fronte a lei, a guardarla fare quello che stava facendo, Francesca non avrebbe avuto il coraggio di togliersi prima il camice e poi il reggiseno e le mutande, e chinarsi su di lui a solleticargli i lombi coi capezzoli dritti. Ma a vederlo steso quasi del tutto nudo sul lettino dei massaggi in attesa del suo tocco magico non era riuscita a resistere. C'era qualcosa di così invitante nel suo atteggiamento ignaro e abbandonato, quasi inerme, che Francesca aveva sentito la tentazione più sfacciata solleticarla in mezzo alle gambe, e spingerla a fare di lui ciò che voleva. Non era neppure necessario che partecipasse granchè, anche se certo avrebbe preferito sentire dentro di lei la durezza della sua verga. Ma per ora bastava che restasse lì fermo dov'era, senza sottrarsi alle sue carezze. Voleva toccare ogni centimetro del suo corpo statuario, levigarlo coi palmi delle mani e sfiorarlo coi polpastrelli, ma quello sarebbe stato il suo lavoro, e non le bastava. Voleva accarezzarlo coi seni, fargli sentire la loro consistenza dappertutto, e gustare l'eccitazione che le avrebbe dato far scorrere i capezzoli sulla sua pelle. Poi, quando quel giochetto l'avrebbe eccitata tanto da sentirsi bagnata e bollente in mezzo alle gambe, l'avrebbe accarezzato con la fica, a cavalcioni su di lui a gambe aperte, strusciando il grilletto sulla sua polpa soda.
Ace la sentì solleticargli la schiena coi capezzoli duri, poi schiacciare il corpo sul suo come per fargli sentire la consistenza dei suoi grossi seni, e la voglia di palparli gli crebbe nelle mani. Mugolò, e allungò le braccia all'indietro per toccarli. Gli sfuggì un - oh - soddisfatto quando li prese uno per mano, e ne saggiò delicatamente la consistenza insieme morbida e piena. Poi trovò i capezzoli, e iniziò a tormentarli fra il pollice e l'indice. L'eccitazione di Francesca crebbe vertiginosamente quando le mani di Ace iniziarono a palparle il seno, e la fica le si riempì di nuovi succhi. La stimolazione dei capezzoli le faceva crescere in mezzo alle cosce una tensione insopportabile, che cercava istintivamente di sfogare nel piacere premendo il pube sulle natiche di Ace. Ace a sua volta spingeva ritmicamente la sua erezione sul lettino, aggiungendo più gusto ai suoi sfregamenti. Finchè non si mise a cavalcioni del bacino di Ace, la fica aperta e schiacciata sui suoi glutei, e prese a cavalcarlo mentre Ace continuava a giochicchiare col suo grosso seno. Il respiro le si fece affannoso, e piccoli gemiti presero a sfuggirle dalle labbra, mentre il piacere le saliva fra le gambe, più irresistibile ogni secondo che passava. Ace avrebbe avuto voglia di girarsi, farla sdraiare sul lettino e affondare il cazzo nella fica che avvertiva colare di desiderio sulle sue natiche, ma sentiva Francesca godere di lui già così, e non voleva fermarla. Il suo culo non aveva mai dato piacere a una donna, e l'idea lo stuzzicava e lo faceva sentire come amava sentirsi: un corpo alla mercè della lussuria altrui, uomini o donne che fossero. L'avrebbe lasciata venire come preferiva poi l'avrebbe sbattuta sul lettino e fottuta con tutta la foga accumulata in due mesi di astinenza dalle donne. - Ti piace cavalcarmi in quel modo, eh piccola troia? Oh, ma questo è niente... dovresti farmi girare e cavalcarmi il cazzo se vuoi godere davvero - disse mentre continuava a toccarle il seno e i capezzoli, e Francesca non potè far a meno di immaginare come doveva essere grossa la sua erezione e come sarebbe stato piacevole sentirsela dentro, e venne con un grido, gli occhi chiusi e le mani serrate su quelle di Ace che ancora le tormentavano i capezzoli. Poi ridusse gradualmente la forza delle spinte, fino a restare a dondolare languidamente il bacino sui glutei di Ace, gli occhi sempre chiusi e una piacevole sensazione di ebbrezza nella testa leggera.
- Hey, tesoro, guarda che quel giochetto di solito lo faccio io - disse una voce maschile alle sue spalle. Francesca si girò con un sussulto vergognoso. L'amico che aveva accompagnato Ace la guardava sorridendo dal vano della porta che comunicava con la sala d'attesa, in accappatoio e ciabatte di spugna. Tutta presa dal godimento, Francesca non l'aveva sentito entrare, ma, a giudicare dalla sporgenza che puntava in fuori sotto l'accappatoio, doveva essere lì da abbastanza tempo per essersi gustato buona parte dello spettacolo. L'uomo entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle, assicurandosi di far scattare la serratura. - Voglio dire, il culo di Ace è mio, anche se lui lo darebbe a chiunque, e questa è l'ennesima prova. Quindi credo che mi spetti un risarcimento - .
- Okay Chris... dopo faremo tutti i conti che vuoi. Ma adesso lasciami divertire, okay? - Ace rispose con un tono abbastanza seccato, come se non avesse gradito del tutto l'intrusione.
In realtà la sola presenza di Chris accresceva la sua eccitazione, ma non aveva voglia di farlo sapere a Francesca proprio ora che se la voleva fottere da uomo. Chris sembrò ignorare la sua richiesta. Raggiunse Ace di fronte al lettino, e quando fu a pochi centimetri dalla sua faccia slacciò la cintura dell'accappatoio e ne scostò i lembi. Ne sbucò un cazzo mostruoso, che andò subito a pungolare le labbra di Ace lasciandogli abbondanti tracce di liquido preseminale sotto il naso. - Su, fai il bravo Ace - lo esortò come avrebbe fatto con un bambino capriccioso. Ace gemette, e Francesca non capì se fosse una protesta o un incoraggiamento. Ma poi lo vide aprire la bocca e accogliere dentro quella cappella enorme e infiammata dal desiderio, e prodigarsi con le mani per stimolare anche tutta l'asta, troppo grossa e lunga per essere ingoiata anche solo per metà. Ne fu completamente sconcertata, ma la sorpresa di vedere il suo partner dare piacere anche a un uomo non smorzò la sua eccitazione, anzi. Rimase per qualche minuto a guardare Ace alle prese con quell'erezione gigantesca, sentendo il desiderio di assaggiare a sua volta quel cazzo riscaldarle di nuovo la fica dopo l'orgasmo di poco prima. Non aveva mai avuto un uomo con un membro così imponente, e ne era rimasta come stregata. Si allungò sul corpo di Ace cercando di toccarlo con la lingua e prenderlo fra le labbra, ma Ace era più comodo e più ingordo, e una volta che la grossa cappella di Chris spariva nella sua bocca se la gustava pompando come un dannato finchè Chris non lo fermava per cambiare ritmo, o per spingergliela sul naso e sulle guance. Ma poi Chris si accorse degli sforzi di Francesca per avere la sua parte del suo uccello, e intervenne in suo favore. - Ace, fate cambio adesso. Alzati, e lascia sdraiare lei - .
Ace si alzò dal lettino, un po' riluttante a lasciare andare il cazzo di Chris. Fra l'insolito massaggio che Francesca gli aveva somministrato con le tette e la fica, e il gusto che provava a succhiare Chris, il cazzo gli era venuto duro come il marmo, e sbucava oscenamente dalle mutandine di carta monouso che Francesca gli aveva fatto indossare poco prima, e che lui si affrettò a togliere e buttare via. Chris si levò l'accappatoio, e i due uomini restarono nudi davanti a Francesca, pronti a trasformare una noiosa giornata di lavoro in una giostra di godimento senza fine. Il cazzo di Ace le sarebbe sembrato già enorme se non avesse avuto il confronto sfavorevole delle dimensioni fuori misura di Chris, e Francesca non credeva ai suoi occhi. Sentiva nascerle dentro il desiderio sempre più irresistibile di giocare con quei due grossi cazzi, riempirli di attenzioni e piacere, e farsene a sua volta riempire. I due uomini si misero uno di fronte all'altro ai due lati del lettino su cui Francesca si era sdraiata, e presero a strusciarle il cazzo in faccia e a contendersi la sua lingua e la sua bocca. Lei leccava e succhiava avidamente passando dall'uno all'altro, cercando di rifare all'uno le stesse cose che aveva appena fatto all'altro, deliziata dai mugolii e dagli incitamenti sconci dei due. Nel frattempo, la voglia di sentirseli spingere anche nella fica le aveva fatto inconsapevolmente aprire le gambe, e più li pompava con la bocca più il suo succo sgorgava lucido e brillante fra le labbra ben aperte del suo sesso. Quando Ace e Chris presero anche a impastarle una tetta per ciascuno, massaggiandole e titillandole i capezzoli, Francesca si sentì impazzire dall'eccitazione. Si aggrappò al cazzo che stava succhiando come se quello potesse scoparla in bocca fino all'orgasmo, gemette e sollevò il bacino aprendo ancora di più le gambe in una disperata ricerca di piacere. Ace le inserì un dito nella fica fradicia, Chris le premette sul clitoride, massaggiandolo con un movimento circolare, e presto Francesca iniziò a godere così tanto che solo il cazzo di Chris che le tappava la bocca le impediva di urlare. Venne con un orgasmo lancinante, così intenso da essere quasi doloroso, che la lasciò sfinita. Ma non poteva permettersi di gustarsi pigramente la languida dolcezza che l'avvolse dopo, perchè i due uomini non erano ancora venuti, e volevano la loro soddisfazione.
"Voglio godere in mezzo alle tue tette" annunciò Ace che accarezzava quel desiderio da quando lei aveva iniziato a massaggiarlo. Fece scendere Francesca dal lettino, troppo scomodo e stretto per accoglierli entrambi, e spostò sul pavimento il sottile materassino che lo ricopriva. Poi invitò Francesca a sdraiarsi sul materassino e le montò a cavalcioni all'altezza del seno. Inserì la sua erezione palpitante nel solco fra i suoi seni, e ve li richiuse sopra, prendendo a far scivolare il cazzo nell'incavo caldo e morbido che aveva creato. Nel mentre di tanto in tanto tornava a stimolarle i capezzoli, suscitandole ben presto in mezzo alle gambe il desiderio di godere di nuovo. Il suo cazzo prese a muoversi più vigorosamente, così vigorosamente che a fine corsa la lingua di Francesca riusciva a stuzzicargli il glande e raccogliere le gocce di fluido che ne trasudavano copiosamente, e a volte lui passava dal seno alla bocca e pompava fra le sue labbra fino a che il piacere non si faceva quasi irresistibile, per poi estrarlo e riadagiarlo fra i seni premuti uno contro l'altro.
Chris seguiva la scena, con un misto di invidia e di gelosia. Non era la prima volta che si trovava a guardare Ace con una donna, ma la sua reazione era sempre la stessa: Ace gli sembrava virile come non mai mentre godeva di lei, e quello sfoggio di mascolinità lo eccitava tremendamente, ma nello stesso tempo il segreto timore che lui potesse preferire un corpo aggraziato di donna alla forza del suo lo spingeva ogni volta a cercare di riaffermare in un modo o nell'altro il suo possesso su di lui. Gli si mise in piedi di fronte, le gambe larghe ai due lati della testa di Francesca, gli mise una mano sulla nuca e gli chinò la faccia sul suo cazzo.
Ace mandò un grugnito, aprì la bocca e lo accolse dentro con gusto, mentre infilava il proprio fra le labbra altrettanto avide di Francesca. La sensazione era sublime: il suo cazzo affondava nella bocca di lei mentre Chris scopava energicamente la sua, e di fronte a quel doppio piacere Ace non riuscì più a trattenersi. Sentì l'orgasmo salire inesorabilmente dalla profondità del suo essere, salire dal centro del suo inguine ad ogni spinta che dava e che subiva, traboccare dai testicoli gonfi e tesi su fino a inondargli d'estasi il cazzo... uscì dalla bocca di lei e affondò in mezzo alle sue tette gli ultimi colpi violenti di piacere, schizzandole sborra a fiotti sul seno, sul mento e sulla gola.
Chris gli tolse il cazzo di bocca in tempo per gustare i suoi gemiti di piacere, e la vista del membro di Ace che ancora si strusciava madido di sperma fra i seni di lei risvegliò tutta la sua sete: si chinò e prese a leccare tutta quella sborra come un affamato.
"Ti piacciono le tette condite di sborra, eh succhiacazzi?" gli diceva Ace premendogli la faccia sul corpo di Francesca. Ed era vero. Il grosso seno di lei gli ispirava soggezione almeno quanto il suo cazzo enorme ne ispirava a lei, e nella sua scarsa esperienza di donne fino a quel momento non aveva saputo come vincere il suo timore reverenziale per quei due globi tondeggianti che invece catalizzavano l'attenzione di Ace. Ma adesso, con il naso e la bocca affondati fra il morbido di quei seni e la rigidità del cazzo di Ace, e l'odore e il sapore della sborra che lo inebriavano, Chris si sentiva perso in un nuovo paradiso.
Francesca lo osservava stupita slinguare e succhiare con foga tanto le sue tette quanto il cazzo di Ace, ma quell'insolito spettacolo non faceva che accrescere la sua eccitazione. I capezzoli tormentati sia dalle dita di Ace che dalla lingua di Chris le mandavano fitte di piacere irresistibile giù dritto alla fica bollente, e la voglia di essere penetrata le scorreva ormai a rivoli nell'interno delle cosce.
Come se le leggesse nel pensiero Ace si girò e si mise carponi sopra di lei, la faccia affondata sul suo pube, il cazzo non ancora moscio dondolante a sfiorarle le labbra, e il culo offerto alla lingua di Chris. Iniziarono un bizzarro sessantanove in cui Ace replicava sulla fica di Francesca il modo in cui sentiva la bocca di Chris dargli piacere in mezzo alle natiche, mentre Francesca si limitava ad allungare la lingua fra un gemito e l'altro per accarezzargli la punta del cazzo. Quando gli sembrò che Francesca fosse pronta per venire si interruppe, e prese a stuzzicarla con le parole.
"Hai voglia di sentirlo dentro adesso?"
"Sì...sì scopami..."
"Il mio amico non ha ancora goduto, sarà lui a scoparti" disse Ace, e subito dopo diede una leccatina al clitoride di Francesca che la fece sussultare dal godimento.
"Sì.." gemette Francesca, pensando che non aveva nessuna importanza chi dei due la scopava, purchè qualcuno la scopasse. Ma Ace non aveva ancora finito di prepararla per Chris.
"Il mio amico ce l'ha molto grosso, piccola... sei sicura di volerlo?"
"Sì..sì..." mugolò lei "Lo voglio dentro, ti prego, ti prego..."
"Vuoi un cazzo così grosso da aprirti in due, baby? "
Francesca si sentiva venir meno dal desiderio. Cercò di alzare il bacino e strusciare il clitoride contro la bocca di Ace, certa che il tocco della sua lingua sarebbe bastato a farla arrivare all'orgasmo che agognava, ma Ace non glielo permise. "Dillo quello che vuoi, baby".
"Voglio il cazzo enorme del tuo amico... voglio che mi scopi come una troia" ansimò Francesca fuori di sè dalla smania.
Ace lasciò il posto a Chris fra le gambe di Francesca, e Chris le entrò dentro. Il modo in cui Ace provocava Francesca gli aveva messo addosso lo stesso bisogno di fottere che gli bruciava nel cazzo quando era lui a parlare ad Ace nella stessa maniera, e si fece strada con impazienza, affondando senza riguardi. Trovò la fica fradicia di umori scivolosa e aperta rispetto alla resistenza dello sfintere cui era abituato, e cedette all'impulso istintivo di stantuffare senza freni. Francesca diede un grido di dolore, e trovò il cazzo di Ace a tapparle la bocca. Gli era tornato del tutto duro mentre la leccava e aveva voglia di sborrare di nuovo. Francesca lo prese dentro, cercando di non stringere i denti per il dolore. Per quanto fosse eccitatissima, il cazzo di Chris pareva davvero lacerarle la carne, e una smorfia di sofferenza le contraeva il viso ad ogni affondo. Ace credeva di sapere quello che provava. Qualcosa di non molto diverso da quello che provava lui quando Chris gli trivellava il culo coi suoi trenta centimetri di cazzo, e lui si sentiva morire. Ma a lui piaceva. Da quel dolore acuto il godimento gli sbocciava dentro come un fiore nel fango, ancora più intenso per il contrasto da cui nasceva, e lo riempiva colpo dopo colpo fino a farlo esplodere senza neanche bisogno di toccarsi.
"Brava..."iniziò a dire a Francesca in tono di incoraggiamento, mentre le dava la cappella da succhiare. "Brava... così... prendilo tutto da brava zoccola. Lo senti che ti riempie tutta...? Lo senti più grosso di tutti i cazzi che hai mai preso? Ora ti fa un po' male, lo so anch'io com'è, ti senti aperta e dilatata come se ti spaccasse in due, ma poi senti il piacere in fondo al dolore, e senti che se lo togliesse adesso ne vorresti ancora..."
Fu allora che Francesca iniziò a godere davvero. Le parole di Ace sembravano anticipare di una frazione di secondo le sensazioni del suo corpo, e presto il bruciore dei primi colpi divenne un calore crescente e invincibile che la trascinava di nuovo verso l'orgasmo. Ace vide la luce dei suoi occhi cambiare nell'espressione inconfondibile della lussuria, e il suo corpo accogliere con bramosia i colpi di Chris, senza ritrarsi, ma anzi cercando il ritmo per sentirli meglio e comunicare anche a lui la stessa scossa. Chris continuò a spingere, a colpi lenti e profondi, scavandole dentro il piacere. La sensazione inconsueta della fica lo riempiva di un godimento sottilmente diverso rispetto a quello che gli dava il corpo di un uomo, e lui si sentiva affondare in lei come nel mare, in un mare caldo e torbido dove il piacere lo sommergeva a ondate, e il suo cazzo bramava di affogare.
"Ace..." disse quando le ondate che lo afferravano si fecero così ravvicinate da disorientarlo, e Ace tolse il cazzo dalla bocca di Francesca e lo offrì a Chris che ci si aggrappò come un naufrago a una fune. Ogni volta che si spingeva in avanti fra le gambe di Francesca il cazzo di Ace gli strusciava contro il palato, e ogni volta che si ritraeva se lo lasciava uscire di bocca applicando però un rumoroso risucchio, e una volta uscito ne accarezzava la punta con la lingua.
Gelosa, Francesca a sua volta entrò in gara per afferrare con la bocca il cazzo di Ace che si intrufolava fra loro due, e Chris e Francesca presero a fare a turni a spompinare Ace, sperando entrambi di portarlo all'orgasmo e ricevere in bocca una densa cascata di sborra. La situazione era così irresistibile per ciascuno che ben presto nessuno dei tre fu più in grado di controllare le sue sensazioni. Francesca e Chris si litigavano il cazzo di Ace come due troiette affamate, e mentre i colpi di Chris si facevano sempre più vigorosi e ravvicinati la fica di Francesca vibrava e pulsava nel profondo del suo grembo di un piacere così sconvolgente come non aveva mai provato. Ace le lesse negli occhi sbarrati l'orgasmo imminente, e le infilò il cazzo nella bocca semiaperta. "Prendili tutti e due..." ansimò sentendo a sua volta che non poteva più fermare il terremoto di piacere che gli tremava dentro. "Prendili come una troia, cazzo... il suo fino in fondo alla fica, e il mio fino in gola... facci godere insieme, fatti riempire di sborra nello stesso momento..."
Francesca esplose in un orgasmo più intenso di quanti avesse mai avuto. Il piacere che la travolse la estraniò a tal punto che quasi non si accorse che sia Ace che Chris vennero con lei, schizzandola di sperma dentro e fuori. Si ritrovò i loro rivoli di sborra agli angoli della bocca, sulle guance e sulla gola, e giù in mezzo alle gambe, e la soddisfazione di sentirsi puttana le fece pulsare la fica negli ultimi spasimi di godimento. Poi sentì le loro lingue lambirle avide la pelle bagnata, mentre ciascuno dei due leccava di gusto lo sperma dell'altro senza sprecarne una sola goccia. "Oh dio" sospirò lei languida, distendendosi e allargando le gambe per permettere a entrambi di ripulirla completamente. "Difficile dire chi sia la più troia qua dentro..."

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