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Racconto n° 3571
Autore: Heathcliff Altri racconti di Heathcliff
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On the road
Circa due ore. Tanto ci si metteva dalla base di Twentynine Palms alla casa di Chris Benoit senza infrangere i limiti di velocità. Lui aveva un'erezione già adesso, e una multa se la poteva anche permettere, ma restava il fatto che il suo pick up Ford F250 non era proprio fatto per correre. Il sergente Ace McKenna si chiese come avrebbe fatto a resistere tutto quel tempo. Erano cinque giorni che non pensava ad altro che al momento in cui avrebbe rivisto Chris, e il ricordo del suo cazzo non gli dava pace.
Si era preparato con più cura di quanta ne avesse mai messa per uscire con una donna. Dopo la doccia si era rasato e profumato, e aveva cosparso il suo corpo, perfettamente depilato ad eccezione di un ciuffetto di peli pubici, di una crema vellutata che aveva acquistato per l'occasione sentendosi morire di imbarazzo. Un'attenzione particolare l'aveva riservata al suo buchetto: non era riuscito a radersi bene in mezzo alle natiche, ma si era assicurato che fosse sgombro e ben pulito anche all'interno, e prima di vestirsi l'aveva massaggiato di unguento di vaselina per renderlo morbido e accogliente al primo tocco. Sotto sotto sperava che Chris lo prendesse brutalmente appena entrava in casa, e non voleva farsi trovare impreparato. Mentre cospargeva di vaselina la sua piccola rosa increspata e vogliosa, infilandoci a tratti una falange per verificarne l'effetto lubrificante, il sergente pensava a cosa avrebbe potuto indossare per eccitare al massimo il desiderio di Chris. Sapeva di piacergli, ma il fatto che l'ultima volta che si erano visti lui non si fosse fatto avanti lo faceva sentire ansioso e insicuro. Sentiva senza che Chris gliel'avesse mai detto che quello che l'avrebbe fatto davvero impazzire di desiderio sarebbe stato trovarselo davanti in divisa mimetica, ma non era autorizzato a indossarla fuori dal perimetro della base. E poi, ad essere sincero, preferiva qualcosa che mettesse meglio in risalto la potenza dei suoi muscoli e la sporgenza del pacco.
Così aveva messo un vecchio paio di jeans aderenti e scoloriti, strappati poco sopra il ginocchio dal volume dei suoi quadricipiti, e sotto aveva tralasciato l'intimo. Poi aveva recuperato una vecchia camicia a scacchi di quando la sua muscolatura non era ancora così sviluppata e portava due taglie di meno, le aveva strappato le maniche e l'aveva indossata sulla pelle nuda e liscia: gli stava ben aperta sul torace rivelando il disegno dei muscoli, e bastava scostarla per arrivare ai suoi capezzolini desiderosi di carezze. Al posto dell'orologio aveva messo un largo bracciale di cuoio, e quando si era visto allo specchio era stato così compiaciuto di se stesso da mandarsi un bacio.
Il pensiero del cazzo iniziò ad assillarlo dopo una cinquantina di miglia. L'erezione di Chris gli si parava davanti come un totem, e gli possedeva l'anima prima ancora che il corpo. Immaginava di dedicarsi al suo piacere con la bocca, come aveva sempre voluto fare senza mai concederlo né a Chris né a se stesso, e di bere il suo latte come un assetato. Oppure immaginava il momento in cui il suo cazzo gli avrebbe dilatato lo sfintere e si sarebbe insinuato con forza dentro di lui, facendolo sentire come in realtà voleva tornare a sentirsi, sottomesso e violato. A forza di sognare il grosso cazzo di Chris il suo gli era cresciuto nei jeans molto più velocemente che di fronte a una fica pronta ad accoglierlo, e dopo un quarto d'ora di queste fantasie, Ace aveva il cazzo così duro che quasi non riusciva più a guidare. Se lo massaggiò da sopra i jeans e si passò una mano sul torace, palpandosi pettorali e capezzoli finchè il cazzo non reclamò di nuovo l'unica mano che poteva togliere dal volante, e dovette sbottonare i calzoni e tirarlo fuori, turgido e lucido in punta. Alla casa di Chris mancava ancora parecchio, e lui non poteva aspettare tutto quel tempo. Aveva bisogno di cazzo subito, e se quello di Benoit era troppo lontano era meglio che se ne cercasse uno lungo la strada.
Di colpo, McKenna sentì il cuore battere più veloce, e l'uccello diventargli ancora più duro. Per la prima volta si rese conto che fare sesso con un altro uomo era una possibilità reale, e l'idea lo mandò in fibrillazione. Nessuno lo conosceva da quelle parti, e poteva fare la zoccola finchè avesse avuto una goccia di sborra nei coglioni senza doversi preoccupare d'altro se non di godere, e si sentì così puttana che avrebbe dato il culo a chiunque. La sua brama passò in un lampo dal cazzo di Chris Benoit al cazzo in sé e per sé, e iniziò a sognare di essere preso da uno sconosciuto dopo l'altro, e da più uomini alla volta, in un'orgia di cazzi e di sperma. Impazziva dal bisogno di venire, ma non aveva voglia di farlo da solo: tutto quello che voleva era una verga dura da strusciarsi in faccia e prendere in bocca, andava bene tutto, grossa o piccola, certo meglio grossa, zoccola che non sei altro, bianca, nera, di qualsiasi colore, purchè lo chiavasse come aveva bisogno di esser chiavato.
Oh merda, un bel cazzone bruno di ispanico adesso ti farebbe impazzire, pensò superando un altro pickup con due messicani a bordo, uno giovane e l'altro di mezza età, magari padre e figlio. Non erano belli, ma l'idea di essere inculato a turno da padre e figlio lo eccitava da morire. Invece di accelerare per superarli rallentò e rimase affiancato a loro, e diede un colpetto di clacson per essere sicuro attirare la loro attenzione. Quando si girarono a guardare, i due messicani videro un giovane gringo coi capelli tagliati cortissimi che si leccava un dito con aria lasciva, se lo ficcava tutto in bocca e succhiava golosamente. I due risero, e restarono affiancati. Incoraggiato dai loro sorrisi e più infoiato che mai, Ace si spompinò il dito in una maniera che non lasciva dubbi su quel che desiderava.
- Hey secondo me quello vuole una razione di salsiccia messicana! - strillò il più giovane con entusiasmo. Quello che guidava scoppiò in una risata. - Mi sa anche a me. E sembra anche sapere come mangiarla! - Il più vecchio sorrise e gli fece l'occhiolino e ad Ace partì il cuore a mille.
- Hey... - chiamò abbastanza forte da farsi sentire, senza più un briciolo di pudore. - Lo volete un soldato americano come puttana? -
I due scoppiarono a ridere di nuovo, misero la freccia a destra e iniziarono a rallentare. McKenna non stava più nella pelle dalla voglia di assaggiare i loro cazzi. I due si femarono nella prima piazzola disponibile, e lo aspettarono ridendo. Ace gli parcheggiò dietro, ed era talmente fuori controllo che per poco non gli finì addosso. Con le mani che tremavano si richiuse alla bell'e meglio il cazzo nei pantaloni umidicci sull'inguine, si slacciò la cintura di sicurezza e aprì la portiera. I due lo aspettavano in piedi accanto al loro pickup. Il più giovane era bruttino, ma aveva un'erezione e quello bastava. Neanche il più vecchio si poteva definire attraente, ma era abbastanza macho perché a Ace venisse l'impulso di calarsi i calzoni e offririgli il culo. Il suo buchetto si strinse al solo pensiero di essere la loro troia finchè ne avessero avuto voglia, e lui si sentì sopraffare dal desiderio di prendere dentro i loro arnesi come da un'ondata calda e languida che gli indeboliva le ginocchia. Si sentiva puttana da fare schifo, e più era disgustato di se stesso più desiderava essere soggiogato, insultato e maltrattato. Il fatto che i due messicani fossero fisicamente la metà di lui in quel momento non aveva importanza, e avrebbe fatto qualsiasi cosa gli avessero chiesto pur di avere in cambio una generosa dose di sperma.
Ma furono gli altri due a vacillare quando videro avanzare verso di loro un gringo alto un metro e novanta coi muscoli di un bodybuilder, e una vistosa erezione sotto i calzoni. Si scambiarono un'occhiata dubbiosa, si intesero al volo, e risalirono di corsa sul pick up per poi partire di spinta.
Furioso, Ace risalì sul pick up bestemmiando come fanno solo quei bravi cattolici degli irlandesi, e martellò il volante di pugni con una gran voglia di far vedere a quei due quel che si erano meritati a prendersi gioco di lui. Ma per quanto fosse furibondo per l'umiliazione subita non riusciva a togliersi di mente la fantasia di venire inculato dai due ispanici, né a ignorare la tensione che gli irrigidiva il cazzo o il senso di vuoto che gli tormentava il buchetto insoddisfatto. Immaginava di raggiungerli e di minacciarli di farli a pezzi, ma poi i due si davano un'occhiata di complicità e tiravano fuori gli arnesi, ed erano bei cazzoni color caffelatte più invitanti che mai, e lui nonostante tutta la sua forza davanti a quelli non riusciva più a reagire, e si lasciava mettere alla pecorina coi calzoni alle caviglie e penetrare in bocca e in culo con un gemito di sollievo.
A questo punto McKenna stava frugando smaniosamente il pick up alla ricerca di qualcosa da infilarsi dentro, l'impugnatura di qualche attrezzo, il collo di una bottiglia, il manico di una torcia, qualsiasi cosa che fosse abbastanza piccola da entrargli e abbastanza grossa da farlo godere più di un dito. Trovò una piccola torcia Maglite dal diametro di circa tre centimetri, e il cazzo gli pulsò di aspettativa appena ci posò sopra gli occhi. Chiuse i finestrini e fece scattare le serrature dell'abitacolo. Poi reclinò all'indietro gli schienali dei sedili per avere più spazio, si abbassò i jeans fino alle caviglie per poter piegare le ginocchia e allargare le cosce e si sdraiò per traverso sui sedili. Iniziò a masturbarsi, prima i capezzoli, poi il cazzo, poi il buco del culo. Steso supino di traverso sui sedili del pick up, si segava con gli occhi sbarrati che non vedevano altro che cazzi di ogni misura e colore, ma soprattutto grossi, grossi e bruni, di ispanici e di afroamericani, il cazzo di Reynolds, oh dio, se lo farebbe godere adesso, oh cazzo Reynolds e i due messicani, oh Mckenna quanto ti piacerebbe prenderli nel culo uno dopo l'altro, non ne avresti mai abbastanza, troia come sei diventato. Quelle porcherie se le diceva in un sussurro, intervallate da gemiti e mugolii, mentre si stimolava il cazzo e i capezzoli fino a sentirsi svenire dal desiderio, e spingeva ritmicamente verso l'alto l' uccello duro come il marmo che fremeva di godimento ad ogni spinta.
Quando gli sembrava di non poter più resistere senza sborrare allontanava le mani dai punti più sensibili e se le passava sul torace, sull'addome e sulle cosce. La sensazione insolita della sua pelle perfettamente liscia lo inebriava, e nello stesso tempo lo eccitava l'idea di essersi depilato per compiacere un altro uomo, perchè lo faceva sentire meno maschio e più troia. In compenso, nell'aria calda e chiusa dell'abitacolo si iniziava a percepire l'aroma inequivocabilmente mascolino del suo sudore, dell'inguine e degli umori del cazzo, e sulle dita con cui si frugava fra le cosce l'odore selvatico e pungente dell'ano. Si sbattè lentamente l'uccello nel pugno, mordendosi le labbra per non accelerare il ritmo e godere troppo in fretta, e spalmò ogni goccia di fluido che riuscì a raccogliere intorno al suo buchino stretto e increspato, finchè fra quello e la vaselina non fu scivoloso e morbido come una piccola fica. Allora partì con un ditalino, per ammorbidirla e prepararla a un'intrusione più sostanziosa. Dio, non che ci volesse molto. Un minuto della lingua di Benoit lì in mezzo e si sarebbe fatto infilare una mazza da baseball. E anche senza la lingua di Chris, dopo poco moriva dal bisogno di sentirsi più pieno.
Cosparse di saliva il manico della Maglite, poi si tenne la natiche divaricate con una mano e con l'altra iniziò a spingerlo dentro. L'estremità del manico era spuntata e piatta, e dovette forzare parecchio per farla entrare, e la plastica zigrinata gli fece male quando cominciò a muoverlo avanti e indietro, ma immaginò semplicemente che fosse il cazzo di Benoit a sfondargli il culo e il bruciore lo eccitò ancora di più. Ansimando e grugnendo, mosse la piccola torcia come un joystick, facendola ruotare e oscillare un po' avanti e indietro e un po' a destra e a sinistra, cercando l'angolazione migliore per stimolare la prostata. Quando la trovò, e sentì il manico schiacciare la sua piccola protuberanza già turgida, il suo corpo muscoloso si contrasse tutto in uno spasimo di godimento, la schiena inarcata e il cazzo che pulsava incontrollabilmente di piacere. Ace prese dentro l'aria fra i denti stretti, tirò un po' fuori la Maglite, e se la riaffondò in culo con più energia. Saltò sul sedile gemendo forte, si puntellò coi piedi contro la portiera e ripetè la spinta altre due-tre volte, poi non riuscì più a dominare il movimento del bacino, i suoi fianchi asciutti presero a dimenarsi furiosamente incontro all'impugnatura della Maglite e il piacere gli dilagò dentro. Oh cazzo, se solo Chris avesse potuto vederlo ora, mentre godeva come un porco a fottersi il culo con una torcia da boyscout, oh cazzo lui avrebbe preso via quella torcia fottuta e gli avrebbe detto "Prova un po' con questo, baby", puntandogli in faccia il suo bazooka, "Sei ancora più troia di quel che pensavo, soldato!" , e gliel'avrebbe piantato nel culo su fino in bocca!
L'orgasmo gli si conficcò in corpo come un coltello, e gli squarciò il culo, il cazzo, le viscere ed ogni nervo. McKenna si inarcò come in agonia, diede un grido strozzato e dal cazzo gli zampillò sperma a fiotti come sangue da un'arteria recisa. L'aria si riempì dei suoi gemiti e dell'odore denso del suo piacere mentre lui si assestava smaniando gli ultimi colpi, per prolungare più che poteva il culmine di un godimento di cui non avrebbe avuto mai abbastanza.

Circa due ore più tardi, Ace se ne stava in piedi appoggiato alla parete nei cessi a una stazione di servizio a una sessantina di chilometri da Palm Springs, sorvegliando ogni uomo che entrava, pisciava ed usciva. Aveva una bottiglia di whisky quasi finita in mano, ed era visibilmente ubriaco. La camicia senza maniche era aperta e scostata, i muscoli ben in vista, e gli sbucava il cazzo dalla patta dei jeans aperta. A seconda di quanto lo eccitavano gli uomini che venivano a pisciare, il sesso gli si ingrossava di più o di meno, senza che si ammosciasse mai del tutto. Il pensiero di essersi appena masturbato con una Maglite in culo lo riempiva di disgusto verso se stesso, e si sentiva troppo sporco per presentarsi da Chris, quasi come se non fosse degno di lui; d'altra parte, la voglia di uccello non gli dava pace, e doveva soddisfarla a tutti i costi.
Mano a mano che il contenuto della bottiglia scendeva, lui aveva sentito crescere dentro di sé il desiderio perverso di proseguire il percorso di degradazione che aveva appena intrapreso, e piuttosto che raggiungere Chris aveva preferito la vergogna di rimorchiare sconosciuti nei bagni della stazione di servizio. Lo splendido cazzo grosso e perfetto di Chris gli sembrava di non meritarselo neanche più, perché una puttana come lui non si poteva permettere di scegliere: uomini giovani o vecchi, belli o brutti, puliti o sporchi, se li sarebbe fatti andare bene tutti, e più l'avessero ingiuriato e trattato con disprezzo più avrebbero appagato il suo bisogno di venire punito e umiliato. Quello che sognava, mentre spiava golosamente gli uomini che venivano a liberarsi la vescica, era che uno di loro, possibilmente grosso e macho, e più vecchio di lui, lo facesse inginocchiare davanti e sé e leccare il cazzo gocciolante di piscio finchè non gli diventava duro, e poi lo inculasse senza pietà.
Ma era ormai quasi un'ora che aspettava, e nessuno si faceva avanti. Anzi, gli uomini che entravano fingevano di ignorarlo, ed evitavano sia di posare gli occhi sulla sua bestia vogliosa sia di guardarlo in faccia. Man mano che il tempo passava, e la sua pazienza si esauriva, Ace si faceva più sfacciato, e passava dalla semplice esibizione alla provocazione bella e buona. Quando entrava un uomo che gli piaceva, e lo sentiva dal flusso di sangue caldo che gli scendeva a ingrossare il cazzo, Ace lo guardava spudorato di sotto in su, si leccava le labbra, e portava la bottiglia alla bocca mimando un pompino. Passava e ripassava la lingua sul collo di vetro; poi lo infilava in bocca e succhiava, lasciandosi sfuggire qualche breve mugolio di desiderio. Ma neanche quella messinscena sembrava distogliere gli altri uomini dalla loro indifferenza, e la sua frustrazione cresceva di minuto in minuto. Non aveva idea che fosse così difficile. Le poche volte che era andato in cerca di un uomo in un locale gay non aveva dovuto fare altro che sedersi al bancone e scegliere l'uomo che voleva fra tutti quelli che si facevano avanti, bramosi del suo corpo e dei suoi muscoli. Poi c'erano stati gli approcci di Chris, così diretti da togliergli il fiato; e infine perfino la violenza che aveva subito, per quanto umiliante, gli aveva dato l'illusione di poter essere sessualmente appetibile per un altro uomo.
Ma adesso, col meglio di se stesso scandalosamente in mostra sotto gli occhi di tutti, era costretto a ricredersi. La maggior parte degli uomini lo ignorava deliberatamente, e dalla loro ostinata indifferenza trapelava un miscuglio amaro di paura e di disprezzo. Un vecchio gli si avvicinò e brontolò - Vergognati pervertito! - , un altro invocò su di lui la punizione divina, e un terzo, un tipo alto e robusto con le basette e un giubbotto in pelle da motociclista da cui Ace l'avrebbe preso in culo più che volentieri, gli si avvicinò minacciosamente e gli intimò di stargli lontano. Ace sentì l'adrenalina pompargli l'ira nelle vene, e lo guardò fisso con le mascelle strette e le narici dilatate imponendosi di non reagire. - Non ti preoccupare. Piuttosto che venire con te mi taglio il cazzo - rispose con rabbia, e con tutto il rancore del desiderio respinto.
Dopo quasi due ore di inutile appostamento, la sua frustrazione era al limite. Non chiedeva molto: tutto quel che voleva era assaggiare di nuovo il sapore del cazzo, del piscio e dello sperma, e non riusciva a capire perché nessuno ne approfittasse. Fissava senza pudore quel che gli uomini estraevano dalla patta, e il flusso giallo che ne sgorgava; il sesso gli si induriva al solo pensiero di farsi innaffiare, e di prendere in bocca uno qualunque di quei salsicciotti appetitosi per trasformarlo in una verga dura pronta per martellargli il culo. A un certo punto non resistette più, e si avvicinò a un uomo sui quarantacinque, grosso e barbuto, che aveva appena tirato fuori un cazzo semieretto di ragguardevoli dimensioni.
- Hey, per favore - la voce gli uscì più profonda di quel che avrebbe voluto, ma cercò di compensare con un tono arrendevole l'indiscutibile mascolinità del suo timbro. - Lasciati succhiare il cazzo, per favore - .
Si sforzò di togliere ogni traccia di aggressività dalla sua persona, e nonostante la figura imponente, i muscoli pompati e il taglio militare dei capelli, lo guardò docile e supplichevole come un cucciolo può guardare il padrone, gli occhi fissi sul ghiotto boccone che bramava di assaggiare. Ma non era la tattica giusta, perché così l'uomo non risultò né solleticato dalle sue profferte né intimidito dalla sua stazza.
- Fottiti con questo, brutta checca - gli rispose col medio alzato, e lo spintonò con tutta la sua forza scaricandogli addosso tutti gli insulti che conosceva.
Del tutto spiazzato dalla violenza di quella reazione, McKenna finì contro la parete balbettando mortificato parole di scusa, ma quando l'uomo si fece sotto per afferrarlo minacciosamente per la camicia il destro gli partì in automatico e si schiantò al suo plesso solare mozzandogli gli insulti in gola, e prima che l'altro ritrovasse il fiato per chiamare aiuto Ace era già risalito sul suo pick up.

Dio no. Dio fa che non succeda niente, fa che mi abbiano fermato per caso, fa che non si accorgano che sono sbronzo marcio, e che mi diano solo una multa per eccesso di velocità. Dio, ti prego anche se sono una schifosa zoccola, ti prego anche se so che mi merito di essere punito, ti prego solo di non punirmi adesso, cazzo!
Ma Dio, nelle sembianze di una pattuglia della polizia stradale, era assolutamente implacabile.
- Meglio che non fai il furbo, ragazzo. Ci hanno segnalato il tuo pick up dalla stazione di servizio, e sappiamo benissimo quello che hai combinato - disse il poliziotto bianco.
Ace sentì che gli girava la testa, e avrebbe avuto bisogno di sedersi, invece di starsene lì in piedi con le braccia alzate sotto il tiro di una pistola, mentre il poliziotto nero controllava i suoi documenti. Intanto il poliziotto bianco lo fece appoggiare con le mani al pick up lo perquisì rapidamente, mentre gli ricapitolava i reati.
- Fammi un po' capire: adescavi uomini nei cessi, e sono per lo meno atti osceni in luogo pubblico; poi hai preso a pugni un tizio per il solo fatto che non è un fottuto frocio come te, e ci aggiungiamo aggressione e percosse, infine ti fai beccare ubriaco a centoventi miglia all'ora...mi sa che sei nei guai, figliolo. -
Ace ebbe la certezza che Dio non lo aveva ascoltato, e per un attimo barcollò come se l'asfalto gli si fosse fuso sotto le suole degli stivali. Chiuse gli occhi, sostenendosi sulle braccia, e sputò un po' di saliva per terra.
- Hey, ascolta, questa è bella. - Annunciò il poliziotto nero - Questo pervertito è un marine. Sergente, per l'esattezza. Bah, non sapevo che adesso i marines arruolassero anche i succhiacazzi. -
- Non è così infatti, signore - rispose Ace tetro, con una voce che sembrava venire già dall'oltretomba.
- Ah no? E che ci fai tu allora? Mi vuoi prendere in giro? - Il poliziotto nero si intromise aggressivamente fra Ace e il collega, lo prese per un braccio e lo costrinse a girarsi verso di lui. Era alto poco meno di Ace e ben piantato, e Ace avrebbe giurato che aveva dei bei muscoli color ebano sotto l'uniforme. Il bianco era altrettanto alto ma più slanciato, e aveva i capelli rossicci e la pelle ricoperta di lentiggini.
- No signore. Io...io volevo solo dire che io non succhiavo cazzi prima di arruolarmi - rispose Ace con gli occhi bassi, e un nodo di umiliazione in gola. Pregò di nuovo che succedesse qualcosa, qualsiasi cosa, compreso crollare stecchito per un improvviso malore, che gli permettesse di uscire da quella situazione. Ma l'aiuto divino tardava, e il più bieco istinto di sopravvivenza gli scalciava in petto, rilasciandogli in circolo un torrente di adrenalina. L'ipotesi di lasciare invece stecchiti sull'asfalto gli altri due gli si affacciò alla mente senza rimorso, e il suo corpo scacciò in un battito di ciglia gli effetti dell'alcol e della paura per prepararsi alla lotta quando avesse visto il momento propizio. Ma non lo era ancora quando il poliziotto nero gli prese il mento e lo costrinse a guardarlo negli occhi per trasmettergli tutto il disprezzo che provava per lui. Lui trasalì e strinse le mascelle, ma sostenne il suo sguardo deglutendo a fatica.
- Quindi vuoi dire che hai imparato sotto le armi, sergente? Ti hanno fatto un addestramento intensivo? -
Ace si impose di controllarsi. Rispose con la voce spenta: - Preferirei non doverne parlare, signore. -
Ma il ricordo della violenza subita lo investì come un treno, triturando quel poco di orgoglio che gli restava.
- Giusto, soldato. Un marine non è fatto per le chiacchiere, ma per l'azione... Hai una bella bocca, soldato. Fatta apposta per succhiar cazzi, a guardarla bene. Perché non ci fai vedere cosa sai fare? -
Ace vibrò, tutti i sensi tesi allo spasimo. Non poteva continuare a tergiversare. Doveva semplicemente decidere se disarmare il poliziotto bianco e sparare a entrambi con la sua pistola, oppure andare giù in ginocchio a succhiare del cazzo. In fondo, a uccidere si era sentito molto meno in colpa che a fare pompini, e forse ci provava meno gusto solo di poco. Ora non era più in guerra, ma dal suo punto di vista ucciderli sarebbe stato pur sempre legittima difesa: la sua sopravvivenza fisica non era a rischio, ma lo era la tutta la sua vita.
Il poliziotto nero gli ringhiò in faccia. - Non mi hai sentito, marine? Nella posizione in cui sei ti conviene ubbidire e fare del tuo meglio, e sperare che mi accontenti di quello. O forse questa troietta bianca è troppo schizzinosa per succhiare il cazzo anche ai negri? -
- N-no signore, lo succhio anche ai negri - disse Ace con la voce che quasi tremava, mentre il suo corpo sceglieva per lui, e lui sentiva il ben noto calore del desiderio fluirgli nel cazzo.
- Sali sul pick up, sul sedile posteriore, e fammi un pompino. Tu Jason sali davanti e tieni sotto tiro questo rottinculo per tutto il tempo, poi ci daremo il cambio. -
A quel punto, il cazzo che gli si stava già risvegliando nei pantaloni, McKenna sentì che non poteva far altro che ubbidire a quegli ordini, perchè di fatto erano esattamente quello che voleva sentirsi dire. Il poliziotto nero si arrampicò sull'altro lato del sedile posteriore, si mise comodo a gambe larghe, e slacciò la patta estraendone il cazzo e le palle. Chino su di lui, Ace vide sbucare a pochi centimetri dal suo viso un lungo cilindro bruno, non ancora eretto, ma di dimensioni considerevoli anche da moscio. Aspirò l'odore penetrante che ne scaturiva e perse completamente la cognizione di se stesso. Il cazzo gli si irrigidì come un palo prima ancora che la sua lingua sfiorasse il cazzo saporito del poliziotto. La bocca gli si riempì di acquolina, che gli colò a rivoli dagli angoli delle labbra quando lui le schiuse per leccare l'oggetto dei suoi desideri. Il cazzo sapeva di maschio e di urina, e Ace pensò di non aver mai assaggiato niente di così delizioso. Se lo slinguò come un cane che lecchi un gelato, mentre tanti piccoli guaiti di piacere gli sfuggivano senza che se ne rendesse nemmeno conto. Il cazzo reagì a quella manifestazione di entusiasmo, e gli si rizzò sotto la lingua. Più si ingrossava più Ace sentiva il proprio farsi duro e teso, e premere contro la stoffa dei jeans per avere sollievo. Il cazzo del poliziotto nero cresceva e cresceva finchè Ace non ebbe davanti al naso un grosso manganello bruno decorato di vene spesse e gonfie.
"E' davvero grosso, signore" mormorò Ace come incantato, e allungò lentamente la lingua verso il glande violaceo. Lo insalivò per bene, girando la lingua tutto attorno, lasciando colare fili di bava calda lungo l'asta.
"E' che mi piace sempre vedere una troia bianca alle prese con un cazzo nero "ammise il poliziotto con gusto, già ammorbidito dall'evidente fascinazione che il suo uccello esercitava su McKenna.
"Le troie come me vanno matte per i cazzi neri, signore" replicò Ace con fervore. Intuiva che la sua salvezza dipendeva dalla sua capacità di ingraziarsi i poliziotti, e che era il momento di mettere a frutto la sua anima puttana. "Sono grossi e saporiti, e quando ne vedo uno non riesco a resistere, signore..."
"Allora adesso prendilo in bocca, marine, e datti da fare"
Ace ubbidì prontamente. Ingoiò più che poteva quel bastone rigido e pulsante, cercando di vincere il riflesso del vomito e controllare il respiro. La bocca continuava a riempirglisi di saliva, che lasciava scorrere lungo il fusto del cazzo per inumidirlo e masturbarlo più agevolmente con la mano. Il poliziotto era troppo impulsivo, e tendeva a spingergli il cazzo fino in gola fottendogli la bocca a colpi lenti e profondi. "Signore, la prego..." mormorò Ace con le lacrime agli occhi. "Così non ci riesco, è troppo grosso."
"Uh, davvero?" replicò il poliziotto in tono di scherno. "Forse nei marines non ti hanno addestrato bene a fare pompini, dovresti esercitarti più spesso in caserma, il materiale non ti dovrebbe mancare. " Era evidente che quel che prima l'aveva disgustato ora lo eccitava, e si divertiva a insistere su quell'argomento. "O forse i neri ce l'hanno troppo grosso per la tua boccuccia, soldatino. Glieli fai dei bei pompini ai tuoi soldati di colore?"
"Sissignore, sono...sono i miei preferiti, signore, ma quando sono così grossi preferisco prenderli nel culo."
Il poliziotto gli affondò il cazzo in bocca con un rantolo. Ace quasi soffocò, ma capì che l'idea stuzzicava il suo uomo più di quel lui stesso avrebbe creduto.
"Così ti fai anche sfondare il culo, marine? E dimmi una cosa...godi anche tu mentre te lo fanno? Te la spassi a farti sbattere come una donna?"
Ace si lasciò uscire di bocca la cappella con un sonoro plop per rispondere al poliziotto. "Sissignore... mi piace da morire... ne ho sempre voglia signore"
Se quello scambio di battute eccitava il poliziotto, Ace da parte sua non riusciva più a resistere col cazzo chiuso nei jeans. Non faceva che pensare che mentre sbocchinava il poliziotto nero il poliziotto bianco avrebbe potuto infilarglielo nel culo, e si tratteneva a stento dal chiederlo apertamente. Pensò che se si fosse abbassato i calzoni l'altro avrebbe potuto cogliere l'invito delle sue natiche offerte, e lui avrebbe potuto sfogare nella mano l'eccitazione che lo tormentava.
"Signore...posso toccarmi?" chiese slacciandosi i calzoni, già bagnati sul davanti di liquido preseminale.
"No. Il cazzo di un altro non è uno spettacolo che mi piace guardare, soldato"
"La prego, signore" gemette Ace cercando di rendere il più supplichevole e mite possibile la sua voce profonda, resa ancora più roca dall'urgenza del desiderio. Si era infilato una mano nella patta per liberare il cazzo, e indugiava a stringere l'asta e far scivolare su e giù la pelle del prepuzio.
Il poliziotto bianco, che fino ad allora era stato a guardare in silenzio, con la pistola puntata verso di lui, venne in suo aiuto. "Andiamo, Craig, lascialo fare, voglio vedere quanto gli piace davvero succhiare cazzi."
"Okay" concesse Craig. "Ma bada di non azzardarti a schizzarmi addosso, o ti faccio fuori"
"Grazie signore" rispose Ace in tono sottomesso, e subito riprese il suo cazzone bruno in bocca e prese a spompinarlo pieno di riconoscenza. Usava la sinistra per stimolare quella parte del cazzo di Craig che non riusciva a far entrare in bocca e la destra per masturbarsi, stando ben attento a non rischiare di venire prima di lui e schizzarlo inavvertitamente.
"Oh cristo santo, marine" ansimò il poliziotto nero dopo qualche minuto che Ace si concentrava sul suo uccello. "Se sei bravo a combattere come a succhiare, devi essere una macchina da guerra come Rambo."
Ace sentì quei complimenti osceni riempirlo di piacere, e accrescere ancora di più la sua eccitazione. Quel grosso bastone che gli spingeva e pulsava in bocca lo faceva godere altrettanto intensamente che se il poliziotto gli avesse maneggiato direttamente il cazzo, e di tanto in tanto doveva smettere di masturbarsi nel timore di venire e sborrargli addosso nell'impeto dell'orgasmo.
Ma quando il poliziotto nero prese a stantuffargli in bocca con una violenza incontenibile, Ace sentì il piacere di quei colpi riverberarglisi nel sesso, e trascinarlo verso il culmine con più forza di quel che poteva respingere. Il suo corpo si tese all'unisono con quello del poliziotto, bramoso di sborra, sapendo che l'orgasmo gli sarebbe scoppiato dentro nel momento in cui il primo schizzo gli avrebbe bagnato la gola, e la sua mano scivolò freneticamente su e giù sulla sua erezione, inseguendo il piacere. Il poliziotto gli bloccò la testa con un grido soffocato. "Bevi, troia, bevi tutto cazzo, se ci riesci"
Ace si irrigidì nell'attimo che precede l'orgasmo, il cazzo e le palle così gonfi di piacere da esplodere. Poi lo sperma gli inondò la bocca, caldo, denso, e molto più abbondante di quel che si aspettava. Sborrò a sua volta, soffocando gli schizzi con la mano, e i gemiti nel torrente di sperma che il poliziotto gli riversò in gola spingendo come un forsennato. Forse Craig non veniva da diversi giorni, o forse la sua produzione era sempre così copiosa, fatto sta che Ace si trovò in bocca molto più di quel che potesse inghiottire: deglutì più velocemente che potè, ma la sborra gli colò sul mento dagli angoli della bocca e impiastricciò il cazzo e le palle del poliziotto nero, fino a che McKenna non lappò via tutto, lasciando il grosso serpente nero a ritirarsi in se stesso lucido e scintillante.
"Facciamo cambio, Jason?" chiese il poliziotto nero ansimando ancora, mentre si richiudeva l'uccello nei pantaloni. Jason annuì, e i due scesero dal pick up per scambiarsi i posti. Jason si sbottonò, e presentò a McKenna un cazzo già completamente in tiro. Non largo come quello del suo collega di colore, ma lungo e arcuato, e sormontato da una grossa cappella rosa scuro. Per quanto fosse appena venuto, Ace di cazzo non ne aveva mai abbastanza, e ci si buttò sopra con rinnovata ingordigia. Fu il poliziotto nero a fermarlo. Gli appoggiò la pistola alla nuca, e gli intimò di andare adagio come aveva fatto con lui. Prese a dargli ordini, dicendogli esattamente cosa fare e non fare al cazzo e alle palle di Jason, che stava al gioco senza osare obiettare niente, lui stesso spiazzato dall'atteggiamento del collega.
Quanto a Ace, si accorse subito che quella situazione fomentava irresistibilmente le sue voglie più oscure, da come il cazzo ancora bagnato di sperma gli tornò duro alle prime ingiunzioni del poliziotto nero. Gli piaceva che Craig conducesse il gioco, gli piaceva che gli desse ordini con quel tono che non ammetteva repliche, gli piaceva perfino che gli tenesse la pistola puntata addosso, perchè quel che voleva era sentirsi in balia dei due uomini, e costretto ad obbedire. Man mano che il suo bisogno di sottomissione cresceva, il suo corpo chiedeva sempre più chiaramente di essere abusato anche dietro. Mentre spompinava Jason se ne stava accucciato sul sedile posteriore con il culo rialzato e prominente, e di tanto in tanto lo faceva ondeggiare sperando di richiamare sulle sue natiche l'attenzione dei due poliziotti. Il suo buchetto si sentiva vuoto e trascurato, e il pensiero di quelle grosse nerchie lo martoriava di desiderio. Chiese il permesso di abbassarsi i calzoni, e mise in mostra con trepidazione i suoi glutei lisci e incredibilmente sodi.
Ma il poliziotto bianco godeva già a sufficienza della sua bocca per desiderare altro, e il poliziotto nero, appena soddisfatto, considerò la sua implicita offerta più con scherno che con desiderio. Oziosamente, si divertì a fargli scendere la canna della pistola dalla nuca lungo la spina dorsale giù fino all'osso sacro, e a insinuargliela nel solco del culo. Ace fu scosso da un lungo, irrefrenabile fremito, e mandò un gemito soffocato contro l'erezione di Jason che gli spingeva in bocca. Il poliziotto nero gli aprì le natiche con le mani, per vedere meglio dove stava puntando l'arma. Appoggiò la bocca della pistola alla sua fessura e spinse con forza, strappandogli un grugnito di dolore. Davanti, tuttavia, il cazzo del sergente sussultò di un desiderio ormai incontenibile. Il bacino gli si inarcò all'indietro, esponendo il più possibile l'ano a quella stimolazione perversa. Il poliziotto nero gli tenne ben ferma l'arma contro il culo mentre lui ci si strusciava senza ritegno, e intanto si aggrappava con la bocca al membro del poliziotto bianco.
"Stai fermo, cazzo!" gli intimò il poliziotto nero." Vediamo se hai il culo talmente aperto che ti entra anche questa." Il sergente si sentì morire, ma si preparò a prenderla. Lasciò il cazzo di Jason e strinse i denti, cercando di mantenere rilassati i muscoli anali. La paura del dolore non faceva che amplificare morbosamente la sua brama per quel trattamento perverso, e la sua erezione dura come roccia rivelava senza possibilità di dubbio quanto il suo corpo desiderasse quella violenza. Craig cercò di forzargli lo sfintere, ma per quanto fosse lubrificato la canna della pistola era troppo grossa per insinuarsi oltre l'anello. Tuttavia, Ace sopportò il dolore senza sottrarsi, le mascelle serrate e il sudore che gli imperlava la fronte, disposto a tutto pur di essere violato e riempito. Gli uscì di bocca "Basta signore...la prego" quando il poliziotto allentò la pressione e lui potè respirare di nuovo, ma subito si trovò a sperare che il poliziotto nero spingesse più forte, e facesse penetrare l'arma nel suo intestino a costo di lacerarlo.
"Zitto e continua a succhiare, culorotto. Non sei capace di sopportare neanche un po' di dolore, soldato?" ordinò Craig, e Ace riprese in bocca docilmente il cazzo dell'altro, aspettando con impazienza che la pistola del poliziotto cercasse di nuovo di farsi strada dentro di lui. Ma per quanto Craig spingesse con forza, il suo sfintere si ostinava a non cedere alla spessa canna dell'arma, e McKenna, lacerato fra il dolore e la voglia, grugniva e tremava, succhiando sempre più disperatamente il cazzo di Jason in un rimbalzare frenetico della bocca sulla sua cappella. Quando Jason gli spruzzò in bocca il primo getto di sperma, Ace lo inghiottì di gusto, ma poi subito si ritrasse per accogliere in faccia gli schizzi successivi, e farsi imbiancare di sperma.
Il gesto evidentemente piacque al poliziotto nero, che gli tolse la pistola dall'ano per usarla a raccogliere dalla sue guance la sborra del collega, e portargliela alle labbra. In una frenesia di desiderio e di terrore, il sergente spalancò la bocca alla canna della pistola, e se la lasciò premere sul palato con gli occhi chiusi e il cazzo durissimo, mentre la sua mente formulava una convulsa preghiera di morte: uccidimi adesso, sparami ora, perchè se mi arresti dovrei farlo da solo.
Ma il poliziotto nero era di tutt'altro avviso. "Bravo, marine, pulisci bene anche questa pistola. Ci sai fare con la bocca come una troia di prim'ordine, e con quel pompino che mi hai fatto potrei quasi chiudere un occhio e lasciarti andare. Il problema... "continuò rinfoderando l'arma e aprendosi i pantaloni con un sogghigno "è che di occhi ne ho due..."

Heathcliff

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