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Racconto n° 3625
Autore: Erato Altri racconti di Erato
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Silenzio
*Quando il dolore scoppia l'aorta delle parole accade che impari ad amare anche il silenzio.
C'è bisogno di un periodo di accomodamento emotivo durante il quale raccogli te stessa e apri i lembi delle ferite, lacerandoli, lasciando che il sangue scorra copioso e cattivo.

- Dimmelo - ...
Ti agitavi sotto le mie frasi a metà, rivoltandomi le mani sotto i tuoi palmi accesi di desiderio.
- Dimmelo -
Ed eri già sopra di me, nella schiusa arrendevole delle mie cosce, nel prepotente insinuarsi delle tue mani.
Silenzio.
Come sempre mi accade...silenzio.
Per non turbare il contatto, per non offendere l'attimo, per assaporare l'immagine in attesa.
Tu, come una Madonna dolente, dipinta e dimenticata dall'amore di un Maestro sconosciuto; eppure viva e guizzante dietro la maschera beffarda che pure m'innamora nel suo esaltante graffio.
Tu lontana e presente nel guscio del mio notturno abbraccio, così bella nella tua assenza da divorarmi a morsi ogni parola.

Te ne stavi seduta sul mio letto, bambina regina di un talamo passato a miglior vita; con la punta delle dita suonavi il bianco e il nero inesistente delle lenzuola, mentre il tocco leggero del vento soffiava nuova aria nei polmoni della camera.
- Sei tesa, amore... -
E già annego nel tuo abbraccio; affondo, di lingua e d'amore, dentro Te, dentro la Tua bocca.
Stai per parlare...lo sento anche se ho ancora le tue labbra sulle mie; lo sento e poggio l'indice su quel sorriso che apre la strada ai pensieri in corsa....silenzio. Silenzio amore.
- Mi manchi - ...adesso sono io a parlare, a sperare di cogliere ogni tua lacrima, ogni tuo respiro.
Mentre mi baci mi entra dentro il tuo sapore, riporta alla mente il codice binario di noi due, la matematica del respiro, la geografia delle carezze.
Poi la tua bocca scivola...trascina con sé ogni resistenza ambigua, esplora, mi travolge, mi abbatte, mi sfinisce in quel preludio all'amore che la Tua mente progetta inconsapevole ed il tuo corpo esegue, magnificamente libero dai nastri.
Non chiedo il Tuo permesso nemmeno questa volta. Ti prendo. Così, di carnale desiderio e di marea. Di vento e d'incanto. Ti prendo.
E non so nemmeno se le mie mani hanno scalzato dai tuoi fianchi il tessuto leggero della camicia, se ho ancora la mia addosso o se, piuttosto, non giace divelta, sotto il violento orgasmo delle tue mani impazzite, sotto le dita che fremono per l'impazienza di sentire, toccare, ricevere, accogliere e plasmare la pelle nuda.
Tu fai l'amore così: a morsi e senza fiato. E' come se il desiderio ti spingesse da dentro, forza propulsiva e inarginabile; come se non ci fosse spazio per niente altro, come se non ci fosse tempo nemmeno per assecondare il ritmo del diaframma e respirare.
Mordi ed io mi faccio carne, godi mentre mi desideri, quando ti scoppia il cuore dagli occhi e parli senza parole e chiedi e pretendi e prendi e ti dai.
Non riesco a tacere la voglia che ho di Te; spalle al muro, cerco con la bocca un tuo seno, lo trovo, lo bacio, scendo tra le tue gambe, ti lecco...ancora il tuo sapore che mi entra dentro.
E di nuovo ti sono negli occhi, perduta oltre il loro senso e le parole non dette.
Silenzio.
Ti sono dentro.
Inarchi la schiena, una curva dolce contro il freddo della parete e le mie mani a cercarti il cuore.
Vieni. Ed io annego nel tuo piangere.

- Dimmelo - continui a chiedere, mentre tremi ancora l'orgasmo sulle mie labbra...


E' l'alba. Ho ancora l'immagine di Te a sdrucirmi il volto del peccato.
Timidamente l'aria chiede di poterti sostituire dentro al fiato.
Non le rispondo nemmeno. Forse non la sento.
Dalle mie labbra schiudo, sincero in un sussurro che imporpora il silenzio, il mio ‘Ti amo' che non puoi sentire.

"Nuda
la voglia delle tue lingue brune
a imprigionare il senso del respiro
il dipanare estremo
di un ventaglio di mani a segnare il passo
a contenere i fianchi
Nell'abbraccio inafferrabile
il tuo sorriso esplode
dentro l' amplesso d'iride
e la mia mano gode
serrata alla tua stretta."

Erato

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