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Racconto n° 4671
Autore: Morgause Altri racconti di Morgause
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Gelosia in nero
La luce filtrava attraverso la porta socchiusa; sapeva che non avrebbe dovuto guardare, ma lo fece ugualmente; in silenzio si avvicinò e spiò all'interno: lo vide subito, nel cerchio luminoso della lampada da tavolo,lui,il suo grande amore, seduto sulla poltrona a fianco della scrivania, il corpo immerso nell'oscurità tranne le mani abbandonate lungo i fianchi, le palme pallide rivolte all'insù come in un gesto di supplica.
Le gambe erano divaricate, abbandonate; riconobbe i jeans sbiaditi, macchiati all'altezza del ginocchio destro e i morbidi mocassini, il suo regalo di compleanno.
Ne indovinava la posa: seducente, come se stesse riflettendo o soppesasse attentamente una particolare situazione.

Inginocchiata tra le sue gambe stava una donna: i lunghi capelli biondi sparsi sul grembo dell'uomo -capì subito a chi apparteneva la capigliatura- le mani sulle cosce di lui, si tuffava su quel sesso che lei conosceva così bene muovendo la testa avanti e indietro: lo prendeva in bocca, poi lo lasciava, poi di nuovo...mentre la mano scivolava lentamente su e giù, in perfetta sincronia.
La donna dietro la porta pensò :
- Io sono più brava, è chiaro che non se lo gusta fino in fondo, non riesce a percepire l'odore segreto caratteristico di ogni uomo, pericoloso come una droga, per lei è solo un fatto meccanico –
E il morso della gelosia, improvviso , crudele e doloroso la fece accartocciare su sé stessa, come una fucilata.

La bionda emise un piccolo gemito, accellerando il movimento; lui si mosse in avanti e allora la vide, ferma sulla soglia: rimase a fissarla con uno strano sorriso obliquo, mentre la ragazza tra le sue gambe continuava volenterosa a succhiarlo e accarezzarlo.
Poi mise lentamente le mani sulla testa sobbalzante riunendo in uno stretto fascio i capelli lussureggianti stringendoli forte, come per far sapere a tutte e due-la bionda e lei- che stava per venire e che niente avrebbe potuto mandargli a puttane quel piacere.
Quando le sue cosce si irrigidirono, la donna intensificò il ritmo, e lui si inarcò, come a voler penetrare tutto in quella bocca morbida e sapiente.

Mentre si perdeva nel piacere abbandonandosi contro lo schienale della poltrona dimentico del mondo, lei, tra lacrime di rabbia, riusciva solo a vedere la gola di Micol che si contraeva nell'ingoiare il seme del suo uomo.
Indietreggiando si allontanò dalla stanza, mentre sentiva lo sguardo di lui bucarle le spalle attraverso il muro.
Uscì nella notte e rimase un attimo incerta, poi attraversò la spiaggia deserta a quell'ora. Abbandonati i vestiti, entrò in acqua e cominciò a nuotare lentamente verso il largo.
Mentre il mare le rinfrescava il corpo ardente placandone il tremito decise che il suo amore non meritava di vivere.
Si trattava solamente di fare in modo che la sua fine fosse la più dolorosa possibile.

Così tornò indietro,notò che la luce nello studio era ancora accesa: -si saranno trasferiti sul divano- pensò ridacchiando.
Rientrò in casa, scese in cantina, e cercò febbrilmente fino a che non trovò quello che cercava.
Cosparse con il liquido della tanca il perimetro della piccola casa di legno sulla spiaggia ed accendere il primo fiammifero le procurò quasi un orgasmo.





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