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Racconto n° 5104
Autore: silverdawn Altri racconti di silverdawn
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Caffè per tre
Non riuscii mica a portarla a casa, nemmeno la mattina dopo. La bella Laura mi si strusciava tutta addosso nel letto quando suonò il mio cellulare. Non volevo nemmeno rispondere ma Laura quasi mi costrinse... fortunatamente era Isabella che chiamava. Aveva saputo da zia Paola che mi ero portato a cena Laura e voleva le ultime notizie...

- Sei sfacciata e impertinente, Isabella... oltretutto... che ore sono? -

- Sono già le otto meno un quarto, scorbutico! Sto andando in redazione con Gul, se dopo ho da fare, come faccio a telefonarti? Dai, racconta... -

- Ma che racconto? Siamo qui, ancora nel letto... -

Si intromise anche Laura...

- Buongiorno Isabella! Non sai che piacere mi fa, sentirti! -

- Ma è ancora da te? Non l'hai riportata a casa? Aspetta un attimo... -

Capii che doveva aver tappato il microfono del telefono e guardai verso gli occhi di Laura che sprigionavano una luce di serenità e dolcezza.

- Metti in viva voce, così la sento anche io... -

- Certo, ma ha chiesto un attimo di silenzio... non so cosa abbia in testa. -

- Luca, Gul era contrario ma se me lo permetti, mi prendo un giorno di ferie... posso farmi portare lì da te? -

- Wow Isabella! Sarebbe stupendo! Mio marito impazzirà, quando glielo racconto! Anche a Luca piace molto l'idea... ho il suo coso in mano e ha fatto un bel guizzo, sentendo la tua proposta... non c'è bisogno che risponda anche lui. Fidati di me... adoro il viva voce! -

- Come sarebbe che non c'è bisogno che risponda anche io? Isabella, mi fa molto piacere di vederti ma... Guglielmo? -

- Siamo in viva voce anche noi, mio caro... te la porto fra cinque minuti. Vorrebbe restare anche Maria con voi ma mi serve in redazione. È sul sedile accanto al mio e quasi piange... -

- Non è vero, Luca, non sto piangendo. Un po' d'invidia per Isabella la provo ma non abbastanza! Poi sono quasi sazia... ho dormito io con Gul stanotte. Quindi te la lasciamo volentieri, questa serpe! -

- Io sono dolcissima, non sono una serpe! Devo fare l'intervista a Laura per poter scrivere l'articolo... ho una missione! -

- Vero, Isabella! Abbiamo la missione del sorriso, noi... vieni, tesoro, io e Luca ti aspettiamo! -

Chiusero la telefonata e me la ritrovai addosso ancora di più: era tutta salita su di me e strusciava l'inguine sulla mia coscia, mai sazia.

- Sei contenta di vedere Isabella, eh? -

- Non puoi capire quanto! Già mi piaceva prima di conoscerla di persona ma da Chiaretti posso dire di essermi innamorata di lei. -

- Un altro pasticcino, anche lei, come te... pensa che Eva, la moglie di Guglielmo, ha divorziato per farla sposare al marito... -

- Ma è orribile! E lei ha accetto? -

- Con molto entusiasmo, tanto anche Eva resta a vivere con loro e con Maria... l'hanno fatto soprattutto per il padre di Isabella che è un pochino bigotto. Per salvarsi la faccia finge di aver capito che Eva starà solo con Maria ma, secondo me, ha capito benissimo tutta la faccenda. -

- In questo caso, allora va bene... mi pare di capire che facciano molti scambi, se Maria ha dormito con Gul... da ciò che scrivono non trapela affatto ma se si amano anche fra loro... -

- Sono diventati meno casti, da quando son venuti al Fienile... o, più probabilmente, solo più sinceri con se stessi. -

- Anche io la vedo così, sai... analizzandosi per bene non si trova un motivo valido per la monogamia... -

Il suono del campanello interruppe quel profondo dialogo, non lo sfregarsi della vulva di Laura sulla mia coscia...

- Dovrebbe essere Isabella... è arrivata... se mi liberi, la faccio entrare... -

- Solamente se apri la porta nudo, altrimenti non mi muovo... -

- Non avevo la minima intenzione di vestirmi, vieni con me? -

- E che, ti lascio solo? -

Non che io sia così bello, da nudo, intendiamoci... ma appena aperta la porta, mi ritrovai gli occhi di Isabella che non mi si staccavano più di dosso. E lei sorrideva, dolcissima e languida, senza dire nulla. Mi parvero interminabili, quei pochi secondi... mi parvero mesi. Accanto a me c'era qualcosa di molto meglio, c'era Laura, nuda e col suo bel panciotto ma Isabella guardava me.

- Dolcissima Isabella... sono molto contenta che tu abbia avuto la meravigliosa idea di venire qui. Ma... non entri? -

- Certo che entro, mia delizia... non mi aspettavo di trovarvi già nudi... mi spoglio anche io, qui sulla soglia? -

- Meglio di no, Isabella... i miei vicini già non mi comprendono... se ti spogli davanti al portone mi cacciano via... -

Ma dovette trascinarla dentro Laura, prendendola per mano che Isabella era quasi paralizzata, incapace di fare quel passo. Non ho ancora capito se l'abbia fatto apposta per aumentare il senso della nostra attesa o se proprio fosse in qualche modo turbata. Ma richiusi subito la porta alle sue spalle. Neanche con la porta chiusa pareva a suo agio... restava quasi immobile, indecisa. Laura colse dentro gli occhi di Isabella qualche messaggio... le si avvicinò lenta e languida, mentre ancora mi guardava, le cinse le mani al volto e dolcemente prese a baciarne le labbra. Un bacio lungo, calmo, torpido, come di amanti che da tempo si gustano, si sanno, si conoscono. Il bacio della loro conoscenza, il primo; penetrante e composto, delicato e vertiginoso, che usarono entrambe per dirsi tutto, tutto ciò che avevano da dirsi. E vidi le mani di Isabella cingere il volto di Laura, non frementi, non veloci, non voraci. Mani delicate, carezze divine, come una preghiera che aiuta la mente a concentrarsi, a trasmettere e ricevere messaggi di cui io non potevo saper nulla.
Alla fine si scollarono ma io quasi non c'ero più, davanti a loro. Le mani di Laura scesero piano a denudare Isabella ma lentamente... seguite con grazia da quelle di Isabella che sfioravano i seni di Laura, la curva del suo addome gonfio e sensuale, fino a giungere alle sue chiappe stendendovi sopra la mano distesa ma non padrona, solo ricettiva sulla più ampia superficie possibile. Laura non impiegò molto tempo a toglierle di dosso le cose che aveva, la giacca, la camicia bianca, la gonna. Armeggiava con grande abilità e Isabella l'assecondava con lenti movimenti del corpo... era rimasta solo con delle belle calze dalla preziosa e larga balza e, straordinariamente, come non mi aspettavo da lei, non più ormai, con delle magnifiche culottes amaranto, piene di pieghette, probabilmente in seta, ampie e quasi alte, indossate con il cavallo molto basso, che quasi sembrava più un gonnellino. Per togliere quelle, Laura si chinò, si accovacciò davanti a lei; ne prese i fianchi con le mani e, lentamente, le fece scivolare.

- Eva voleva le mie mutandine bagnate, oggi... ogni tanto pretende questi doni... sono le sue... dopo, dopo che le ho indossate io o che le ha indossate Maria, le indossa anche lei, magari soltanto un'ora ma le piace da impazzire sentirsele addosso. -

- La comprendo benissimo Isabella! È un gioco che non ho mai fatto ma l'idea è molto affascinante... adesso lo facciamo... il cavallo era molto lontano ma si è impregnato ugualmente, sai? -

- Anche Eva ne era certa... in genere usiamo slip più stretti ma io... produco molto nettare, come dice lei. Me le ha fatte tenere così basse apposta. I tuoi baci hanno fatto il resto, Laura. -

Dopo averle ben bene tastate e annusate, Laura si infilò quelle culottes ma le fece arrivare a toccare col cavallo il suo inguine, a strusciare le labbra su quel nettare, socchiudendo gli occhi e ammaliandoci di un sorriso molto compiaciuto, come un sommelier che assaggi il miglior vino della sua annata.
E lì ripresero a baciarsi, a carezzarsi, ad amarsi. Non che mi sentissi escluso dalla faccenda ma, quasi sicuramente, non ero all'apice dei loro problemi. Decisi di preparare un caffè che ancora non avevo bevuto. Un caffè per tre. Me la sarei scolato da solo, la caffettiera da tre, per riprendere contatto con la realtà ma era molto meglio dividerlo, quel caffè. Fortunatamente, dal bancone della cucina, potevo ancora vederle. Molto caffè non finì dentro al filtro della macchinetta... finì sul bancone. Ma che importa? Poi si raccoglie... anche il borbottare del suo bollire non lo sentii subito, preso da altri borbottii diversi. Rischiai quasi di doverlo rifare, quel caffè e mi stupii nel pensare di averci messo anche l'acqua. Preparai un vassoio, le tre tazzine, lo zucchero e persino un bricchetto di latte. Naturalmente le culottes amaranto erano già volate via abbastanza lontano, sopra una pila di libri e loro due si erano accomodate sul mio divano che ora era divino, più che divano. Quando le raggiunsi erano nel pieno di un amplesso talmente sconvolgente e morbido che quasi mi vergognavo a chiamarle. Ognuna con la faccia affogata nell'inguine dell'altra, come api golose si nutrivano del miele che si producevano a vicenda e lo facevano con una dolcezza che raramente mi era stata fatta la grazia di vedere. Non avevano quella fame e quella frenesia che spesso avevo visto, ma la grazia e la dolcezza di una felicità pura, semplice. I mugolii era quasi costanti ma delicati... sembravano in preda al sogno. Dormivano e si amavano, come ipnotizzate dal loro stesso amarsi. Mi ci volle un po' per decidermi a chiamarle, nemmeno il profumo del caffè le aveva incuriosite. Tintinnai delicatamente col cucchiaino sulla tazza, allora gli occhi di Isabella furono nei miei, mi sorrise, continuando a leccare le labbra gonfie ma poi si arrese. Diede un bacio proprio sul clitoride di Laura, una sonora sculacciata sulla chiappa e le disse che era pronto il caffè.

- Sei stato magnifico Luca a lasciarci conoscere così profondamente e a lungo... molti maschi si sarebbero avventati su di noi senza lasciarci prendere coscienza di noi stesse. Oltretutto, si vede bene che non ti manca nulla... da che sono entrata non hai perso un briciolo di erezione! -

- Luca è geniale, Isabella... mi ricorda fin troppo René, anche lui è così. Credo che sia proprio questo che cerco negli uomini... anche se accetto i comportamenti di Gerry, che invece è prepotente e narciso. Ma quello è tutt'altra faccenda... mi dà stimoli completamente diversi e non disdegno nemmeno quelli. -

- Sono modi diversi, Laura... se li accetti per quello che sono, sono tutti piacevoli. Non dispiace nemmeno a me esser presa con una certa urgenza; non mi dispiace nemmeno che non ci sia un poi, con certe persone. Semplicemente mi stupirei se certe persone si comportassero in maniera diversa. Se Gul, preso da raptus, mi scopasse con foga e poi, dopo avermi goduto magari sulla schiena, prendesse e mi lasciasse lì, comincerei quasi a piangere. Ma quando me lo ha fatto Chiaretti ho goduto come non mai. -

- Sì... ci sono troppi modi di godere. Quasi mai uguali, quasi mai paragonabili. Mi son ritrovata appagata e soddisfatta varie volte anche delle seghe di Bruno... soprattutto se lui è talmente concentrato che non mi vede neppure. Come quando guarda la tua foto. -

- Quella foto... quanti ricordi... pensa, perfino don Gastone l'ha trovata oscena! L'unico uomo con cui sono riuscita a squirtare, quello che con estrema naturalezza ti incula davanti ad uno specchio per vederti in viso, quello che ti fa provare sensazioni nuove ogni volta che ti tocca, la trova oscena. -

- Non lo conosco ma pare che sia un bel personaggio... Rossana dice che lo devo provare assolutamente. -

- Rossana lo adora... penso che anche lui sia molto innamorato di Rossana. Anche a me piace, far l'amore con lui, ma non troppo spesso. Nonostante le sensazioni particolarissime, sento come il bisogno di qualcosa di diverso, dopo che mi ha scopata. Appagata, contenta, soddisfatta ma... come se un languore ce l'avessi ancora. Un bisogno di abbraccio... e non ti fa mancare nemmeno quello, lui... solo che mi servono altre braccia, non le sue. Sembra una cosa strana ma mi fa così! -

- Forse non ti trasmette quello di cui hai bisogno... alle terme è capitato anche a me, sai? Magari, uno a cui non davo due lire, che mi ha voluta ad ogni costo, che ho cercato di rifiutare, mi ha travolto e ne conservo dei ricordi deliziosi. Altri che ho voluto io fino a quasi litigare con Gerry perché me li facesse scopare, mi hanno lasciata assolutamente vuota. Fortuna che dopo, lui mi raccoglieva sempre e le braccia di Agnese erano dolcissime dopo quelle scopate sbagliate, quasi anche lei fosse stata con me e avesse sentito ciò che io ho sentito. -

Intanto che sorseggiavano il caffè e che chiacchieravano, le loro mani non stavano mica ferme: erano sempre carezze delicate, voli di farfalla sulla pelle, baci di fata che solo loro riuscivano a sentire e vedere. Che le vedessi io quelle carezze era del tutto inutile e me ne rendevo conto benissimo.

- Scusami amore, scusatemi... avrei bisogno di far pipì... -

- Tesoro mio... sarei molto felice di poterla bere, la tua pipì... me lo permetti? -

- Mi mette un pochino in imbarazzo, Laura... -

- Se non è troppo... io la vorrei... -

Tirarono avanti pochissimo ma Isabella cercava proprio di svincolarsi, mentre Laura non mollava affatto. Neanche a dirlo ma vinse Laura e vollero accanto anche me, ad assistere. Nello stretto spazio del mio modesto bagno, mentre Laura cercava la posizione più comoda dentro al piatto doccia, Isabella ballettava sulle gambe, era proprio al limite, tanto che alcune gocce le caddero mentre si portava sul viso dell'altra. Adesso rideva, ormai era fatta, sdrammatizzava anche quella perdita come se fosse una bimba. Ma non sapeva dirigerne il getto, occorse la mano di Laura a premere e tirare i punti giusti affinché il getto dorato le finisse proprio in gola. Anche Laura ne rideva e la risputava in alto, a colpire le cosce di Isabella, a riversarselo sui seni. Dopo, senza nemmeno pulirsi la bocca, dopo che Laura le aveva quasi munto le labbra bagnate e il clitoride gonfio, volle un bacio, un saggio, un'idea.

- Mica male, però... un pochino asprigna ma si sente il caffè... adesso voglio la tua... ti va? -

Si invertirono i ruoli... non senza equilibrismi circensi ma riuscirono a rimettersi a posto e Isabella andò direttamente a mungere prima del getto. Se ne ritrovò la bocca invasa, il collo che colava, ebbe un primo moto di sorpresa, forse... seguito da un sorriso e una smorfia ma non smise... tornò a bere. E tornò con più cognizione, tanto che bevve di gusto. Non riusciva neppure lei a bere tutto, molto finiva giù, lungo il collo, sui seni, sulle spalle; prese un sorso anche lei con l'intenzione di risputarlo su ma quasi non arrivò a bagnare le splendide cosce di Laura. Poi, quando Laura finì, la bocca di Isabella si riempì di quelle belle labbra carnose, amaranto come le mutandine, bagnate fin troppo. Vedevo la sua gola muoversi quasi troppo veloce, le guance ritrarsi, sentivo quasi un gorgoglio di saliva che scendeva dentro la sua bocca.

- Così mi fai venire, debosciata... così mi fai morire! Se smetti ti uccido! -

Ma non smise mica. La portò sull'orlo di un baratro dal quale dopo una serie di spasmi in cui pensavo che m'avrebbe scardinato la porta del box doccia, che forse sarebbe riuscita, a mani nude, a piegare il metallo a cui s'era attaccata, a frantumare i vetri o forse perfino a disintegrarli, con un urlo meraviglioso, cadde in quel baratro supremo senza alcuna possibilità di evitarlo. La trattenni con le mani per non farla cadere direttamente sulla faccia di Isabella ma lei già s'era quasi tolta di sotto e, con un sorriso quasi idiota guardava me e poi Laura. Con non poca fatica riuscirono a sistemarsi una accanto all'altra nel box che non è proprio piccolo ma nemmeno enorme. Continuavano a sorridersi, darsi baci, carezzarsi. Si facevano aiutare da me ma mi degnavano di ben poca attenzione.

- Laura... è stato sconvolgente! Sei riuscita a farmi godere mentre godevi tu... non ho avuto bisogno di nulla, solo di berti, di morderti, di mangiarti... -

- Molto raramente ma può succedere... Luca è il meno sconvolto, probabilmente ha già visto molte ragazze provare queste emozioni. -

- Non direi, Laura. È stato molto particolare anche per me... non ho goduto assieme a voi ma ero molto vicino ad un orgasmo senza eiaculazione. Forse una volta l'ho provato anche io ma molto tempo fa... -

- Fatto sta che noi due siamo prive di forze e di volontà... non sappiamo bene cosa ti stiamo dicendo e non sappiamo nemmeno chi sei... -

- Io ed Isabella siamo in paradiso, Luca... se qualcuno ci cerca, diglielo... -

- Ma non vorremmo nemmeno risorgere, però... stiamo troppo bene, qui! Ci sarebbe solo un modo, per farci risorgere, Luca... annaffiaci! -

- Isabella! Mi meraviglio di te! Da Laura me l'aspettavo anche, ma da te? E in queste mie condizioni, poi... fosse facile farlo, adesso! -

- Sì... hai ancora una splendida erezione, amore mio ma... mio suocero ci riesce anche con l'erezione... prova, dai... -

Insomma... tanto dissero e tanto fecero che non riuscii a sottrarmi e dovetti annaffiarle entrambe. Come fiori assetati, le vidi riprender vita, sotto il mio getto. Tanta vita che mi pareva impossibile. Rubarsi il getto a colpi di lingua, baciarsi sotto il getto, passarsi il sorso di bocca in bocca, venirmi a prendersi il coso in bocca, passarlo alla compagna, riprenderlo con vigore ed affondarlo in gola, tanto che, alla fine, nessuna mia resistenza valse, gli venni in faccia, ad entrambe. E come se lo litigarono quel seme! Col sorriso sulle labbra e negli occhi, ma se lo spartirono fino all'ultima goccia leccandolo avidamente da ogni posto. Dopo usammo la doccia come meglio si addice ma tutti e tre assieme. Di farla in due, là dentro, m'era già capitato... ma in tre era quasi fatica chiudere la porta. Con Laura in gravidanza, per giunta! Io avevo bisogno di riprendermi un attimo... andai in cucina con la scusa di cucinare qualcosa per pranzo. Le lasciai sul mio letto ancora umide e ancora con quell'espressione decisamente evanescente che avevano preso... sembravano ubriache fradice. E lo erano: si erano ubriacate di loro stesse!

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