Cioccolato, per rendere grazie.
Non altro che cioccolato, posso aggiungere alla tua bellezza.
Un bacile di cioccolato - fondente: le donne vere lo sono sempre - fuso e tiepido, tenuto a vita liquida dal silenzio di candele.
Cioccolato, per un complimento di mani.
Renderti nuda di cioccolato, e della luce che quel nero contiene scorrendo.
Il tuo corpo da coprire piano, senza disturbare il tuo gesto che ti cerca e non mi richiede; il tuo corpo da coprire piano, per ascoltare la vita da vicino.
Cioccolato sul salto tarpeo delle tue caviglie, sul muscolo cervo delle tue gambe, sul monte di miele dei tuoi glutei, sulla falesia fatale della tua schiena, sul nido di luce della tua gola, sulle fragole di selva dei tuoi capezzoli, nel pozzo di atlantide del tuo ombelico, e nella rada di sale senza vento del tuo ventre.
Cioccolato, intorno alle mandorle bollenti dei tuoi occhi, lungo il muscolo sorgente sotto le mie dita della tua guancia, e sulle tue labbra micie, per un attimo schiuse, la lingua sui polpastrelli come un pugnale, i denti con un frullo di ali.
Cioccolato sulla bocca fata della tua fica, ed una rosa bianca ad intridersi tra le guance dischiuse della luna, lasciando orma di cacao.
Cioccolato, versato a goccia nel solco delle natiche; l'ano che respira ed inghiotte, e la lingua che lecca il fondente in eccesso.
Lasciare nivea solo la collana di perle che lega le tue mani, consapevole e spaventato che a te basterebbe un gioco con quella, a perdermi per sempre.
Lasciarti un cristallo di rum antico tra le mani, e retrocedere, la vita che sei che esplode davanti ai miei occhi come fuochi di cielo.
Matteo Labati
Matteo Labati
Racconto n° 1757
