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Racconto n° 1765
Autore: Matteo Labati Altri racconti di Matteo Labati
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Il tappeto volante
Mi sveglio, stamattina, sconvolto dalla necessità, torrente, che tu mi rivolga un pompino.
Il mare è un letto sfatto, stamani, livido ribaldo.
A me serve la tua bocca.
La scalmana del glande.
Le vie del sangue, lungo la corteccia, sporgono di desiderio.
Il sesso, è rivolto come un pellegrino alla Mecca; il mio sesso è una preghiera estrema.
Come se vita fosse una cascata, ed il mio sesso, il salto di quella.
Non ho, non sono altro che lui. E' carne corretta, ubriaca di te.
Il mio sesso è voglia fondente; è mia fantasia di te fatta carne. Il mio sesso è vertigine.
La tua bocca è un balsamo sulle ferite, il miele sul pane, l'acqua d'estate a garganella, la schiuma nella vasca, la menta con il cioccolato.
Appena la tua lingua tocca il taglio del glande, è una scossa; un pugno di piacere; un urlo muto; il sole che sorge, l'odore del bosco, il fiatone da vetta.
Ogni contrazione della tua bocca, ogni impressione della tua lingua, ogni suzione delle tue labbra, io la sento, mi accende.
E' bello da fare male.
La tua bocca - ogni gesto va a massa di me - mi riporta al mondo. Stai penetrando della tua luce il mio sesso. Torno vivo: sento. Mi conosci, bravamente.
Avverto, sul sesso, l'ombra delle tue labbra. Lo sento affondare nei tuoi larghi occhi, nella tua bocca artigiana, tumida. Ti sento riempirti di me. Il tuo corpo tutto, con la tua bocca.
Non sento più rumori, tinte; niente più spazio, niente tempo; sono come precipitato nella tua bocca.
La tua lingua mi porta a volo sul mondo come un tappeto volante.
Il tuo viso - mandorle, vino, vento - attento, concentrato, allegro, mentre lecchi, succhi, sconvolgi il mio sesso, le dita a seguire le direzioni del tuo corpo fermo.
La tua bocca è un nido, un sentiero, un orizzonte. La tua lingua è un puledro, una farfalla, un arcobaleno. Il tuo corpo è una baia, un forno, un temporale. La tua arte, una luce.
L'orgasmo che le tue labbra hanno scolpito nella mia carne - lo hai inventato ventimila leghe dentro di me - precipita nella tua bocca come la mia stessa vita; pazzo, estremo, tuo.
Il mio sesso soffre allegria, nella tua bocca, mentre il tuo corpo reagisce al tuo stesso potere, tra le tue gambe invidia sale sole.
Tu sai godere di come sai fare godere me.
La tua bocca, ha un orgasmo suo.
E, adagio, per infusione, mentre trasformi il mio piacere a tua immagine e somiglianza, permetti di crescere al tuo.
Non devo che inginocchiarmi, e sporgere le labbra come per bere pioggia dalle foglie.

Matteo Labati

Matteo Labati

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