Racconti Erotici - RossoScarlatto Community
RossoScarlatto Community
.: :.
Racconto n° 5126
Autore: Colorphobia Altri racconti di Colorphobia
Aggiungi preferito Aggiungi come Racconto preferito
Contatto autore: Scrivi all'Autore
 
 
Lettori OnLine
 
Romanzi online
 
Manniquin
Brehat
Rebel
Friends
Orchid Club
Menage a trois
Remember
The best
Destiny
My Story
 
 
La Notte
Nelle mie sensazioni era ancora vivido lo stordimento di passare una notte intera fuori dalla casa in cui ero sempre vissuta, ancora più il passarla condividendo il letto con un ragazzo, nella sua casa.
La nostra relazione era ormai matura, la mia prima vera storia sentimentale, dopo i mesi misteriosi della conoscenza in cui ogni tratto della personalità portato alla luce comporta lo stravolgimento di quanto si credeva appurato fino ad allora; era come vedere la realtà attraverso un prisma che lentamente gira su se stesso.
Ecco il prossimo squarcio: a quale stato della visione porterà?
Erano sempre positive; anche quelli che altri avrebbero definito difetti per me non lo erano.
Da un momento all'altro la fisionomia che si credeva di poter vedere nitidamente assumeva repentina tratti inediti, mutava i ricordi stessi, per quanto esigui fossero, fino ad allora accumulati.
Ciò che caratterizza qualsiasi forma di conoscenza, la mutabilità, aveva portato le nostre anime ad avvicinarsi sempre di più.

Era un venerdì.
Passammo la serata con amici in un locale grazioso, in città, tra amabili chiacchiere e scherzi nonostante lui mi avesse detto che sarebbe voluto rientrare presto perché stanco dalla giornata al lavoro.
Era un periodo in cui stava dando tutto se stesso lì dove lavorava, un incarico importante poteva rivelarsi una occasione.
La sua stanchezza era visibile dal modo in cui poggiava la schiena al bordo del divanetto, stendendo le braccia.
Gli altri dicevano di voler andare in un altro locale dove restare fino a tarda notte.
- Sarà meglio che ci avviamo verso casa noi perché ho un sonno terribile...- disse così guardandomi di sghimbescio con l'aria esausta, alle ventitré appena.
Dopo una breve doccia a mezzanotte ci eravamo già distesi a letto.

Da quando ho ricordi non credo di aver dormito una sola notte più di quattro o cinque ore.
Quando passavamo la notte insieme mi alzavo sempre all'alba, attorno alle cinque, ed andavo a leggere in salotto, od in terrazzo se d'estate, sorseggiando del te.
Era bello vedere sorgere il sole da un luogo diverso da quello in cui l'avevo potuto ammirare quasi tutti i giorni durante la mia adolescenza, talvolta cercavo sfumature analoghe a quelle delle passate primavere nella luce che colpiva il mio viso da
un inusitato spicchio di mondo.

Così accadde anche in quella mattina di marzo, già sveglia alle cinque.
Mi stropicciai gli occhi e scostai il lenzuolo per alzarmi.
Stavo per scendere dal letto quando lui mi prese alle spalle e mi strinse a se, tenendomi con entrambe le braccia al suo corpo, l'una a cingermi l'addome e l'altra il petto.
Un abbraccio.
- Dai, lasciami andare. Non riuscirò più a prendere sonno. Vado in salotto a leggere così non ti scoccio con la luce.-
Lui non rispondeva a quanto gli dicevo, mantenendo un perfetto silenzio e restando immobile.
Cercai di scostare il suo braccio che mi abbracciava l'addome senza minimamente riuscirci, ridendo ripetei che mi lasciasse andare, che non c'era nessuna possibilità che io potessi riprendere il sonno.
Continuai per un paio di minuti a ripetere la mia impossibilità di dormire ancora.
- Amore dai lasciami che tanto non dormo più.-
Sentivo il calore del suo corpo dietro di me ma non il suono del respiro pesante di quando dorme.
- Ehi ma ti sei riaddormentato? Dai vado di là.-
D'un tratto sentii il palmo della sua mano premersi sulla mia bocca, la mano del braccio che pochi istanti prima mi cingeva il petto fermandosi poco sopra il seno.
- Zitta adesso.- mi aveva soffiato così all'orecchio continuando a premere il palmo della mano sulle mie labbra.
Tenne a lungo il palmo della mano premuto sulle mie labbra, almeno un paio di minuti, poi lo scostò piano e lo rimise nella stessa posizione in cui era prima.
Rimasi immobile.

Nell'oscurità lo sentivo cambiare leggermente posizione pur tenendomi sempre stretta al suo corpo, fino a sfiorarmi con le labbra fra la nuca ed il collo, percependo ora sì leggero il suo respiro nel profondo del sonno.

Restai quattro ore lì, completamente sveglia, avvinta nella sensazione di non disporre della mia volontà.
Nell'oscurità della stanza potevo percepire i rumori lievi del traffico e l'ansare regolare e sommesso del suo respiro, a tratti sulla schiena lo sfiorare del suo viso, delle sue gote con un accenno di barba.
Quattro ore intere, fino alle nove, fino a quando lui si svegliò.
Quattro interminabili ore in cui avevo pensato a tante cose, immobile, avvolta nel suo abbraccio.
Sentii una grande felicità invadermi.

Mai prima d'allora mi ero sentita tanto amata.

Colorphobia

Biblioteca
 
Community
Redazione RS
Biblioteca

Biblioteca

 
.: RossoScarlatto Community :.