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Mi chiamo Sandra Mayer e nella vita faccio tutt'altro
che scrivere romanzi di genere erotico. Mi sono appassionata
a questo tipo di letteratura leggendo i classici che la contraddistinguono,
da Lolita all'Età di Lulu, da Fanny Hill al più
contemporaneo Christian Gray, senza dimenticare Anaïs
Nin e il Delta di Venere.
E allora mi sono chiesta perché non cimentarmi in questo
grande mondo di sogni misti a realtà, gli stessi che
tutti vorremmo esplorare segretamente, restando al di sopra
di ogni giudizio?
Spesso mi viene domandato se quelle che racconto sono le rappresentazioni
di un immagnario erotico che fa parte dei miei desideri. L'unica
risposta possibile è indagare nella propria mente per
comprendere quanto siamo attratti da quella parte della sessualità
di cui in fondo abbiamo timore.
Cremisi,
il veleno della Dionaea è stato il primo
romanzo che ho pubblicato ed è ispirato a un fatto
di cronaca nera dei primi anni 90. La storia è raccontata
in prima persona da una fotografa dell'epoca, chiamata al
castello dalla facoltosa proprietaria dopo la pubblicazione
non autorizzata di alcune foto riservate. Il racconto si svolge
sotto una copiosa nevicata che blocca tutti i protagonisti
in una situazione surreale. Ospite, ma non certo comprimaria,
è un'affascinante stilista in compagnia della sua giovane
allieva. La curiosità della fotografa la conduce ad
analizzare una serie di dipinti esposti nel salone, racchiusi
in cornici d'epoca, ma di recente realizzazione. L'accostamento
con la baronessa e la sua ospite rivela un intreccio intimo
molto particolare, che rappresenta in modo determinante numerosi
fatti avvenuti nel tempo e destinati ed evolversi in sua presenza
nel solstizio d'inverno.
Arabesque,
lungo il fiume racconta la storia di Céline,
una giornalista che risale il fiume Gambia con Mokambo, un
vecchio marinaio dal passato burrascoso, con cui instaura
un complicato e turbolento rapporto di convivenza. Lo scopo
è quello di raggiungere l'isola di St. James, nota
per il suo vecchio forte, da cui veniva controllata la tratta
degli schiavi, luogo di ritrovamento di alcune piroghe, che
nulla hanno a che fare con le tecniche costruttive riferite
agli scafi delle antiche popolazioni locali. Dall'incontro
con un noto archeologo che si trova sul posto, viene a sapere
che le imbarcazioni hanno molte similitudini con quelle delle
popolazioni sudamericane, lasciando addirittura presagire
una sorta di scoperta dell'Africa da parte dei nativi americani,
ancor prima del tragitto inverso di Cristoforo Colombo. Al
loro interno vengono reperite diverse anfore ancora sigillate,
protette nei secoli dalla mancanza di ossigeno del fondo melmoso.
A complicare la situazione interviene una vecchia conoscenza
di Céline, un giornalista con cui si era scontrata
pesantemente in passato durante la guerra nella ex Jugoslavia,
e che cerca di impedirle di riportare per prima la notizia
dei ritrovamenti e, soprattutto, del misterioso contenuto
delle anfore.
Il
Club svela le misteriose scoperte di un'indagine
sugli incontro che avvengono in un salotto esclusivo, dove
l'unico modo per accedere consiste nell'accettare le ferree
regole dei suoi soci. La trama analizza fino a che punto un'affascinante
giornalista può spingersi per ottenere l'accesso all'Orchid
Club, permesso soltanto ad alcune figure dell'alta società.
Quando comincia a indagare sulla natura dei personaggi che
lo frequentano, scopre che è indispensabile passare
per un rito di iniziazione, dove verrà marchiata con
un gioiello a forma di ragno. Le implicazioni di questa scelta
si riveleranno ben presto un processo irreversibile, che la
condurranno in un crescendo di situazioni al limite di ogni
coinvolgimento emotivo.
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È possibile leggere gli estratti di
tutti i miei romanzi nella biblioteca di
[Writer
Officina]
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