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Mayadesnuda
1475 Posts |
Posted - 08 Jul 2011 : 18:47:28
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Soren Kierkegaard. Il mio filosofo preferito. Dopo Socrate prima di Sartre. Figlio in un certo senso del primo, sicuramente il secondo è suo nipote :-) Kierkegaard era un folle che scrisse un opera filosofica che nulla di tale aveva Diario di un seduttore :-) e chi mi conosce già capisce almeno in parte perchè lo ami :-)).
Ma oggi m'interessa poco l'esegesi del pensiero di Kierkegaard che per collocarlo stava più o meno là intorno agli anni 40 dell'800 :-). M'interessa di più riflettere insieme a voi su una sua piccola frasetta . Lanciatà lì niente affatto a caso e con la sua consueta sferzante ironia:
Ci vuole coraggio morale per soffrire, coraggio religioso per godere
Coraggio morale già per amare il dolore, per fare della sofferenza un dono ( Kierkeegaard magari non era un bdsm'r ,ma era un mistico e i confini si sà sono labili) per trasformarlo in piacere.
In pratica una legittimazione filosofica della scelta S/M in quanto attraversata nella sua essenza ontologica dal dolore.
Coraggio religioso e qui si fa più complicata. Il piacere come estasi mistica e dunque come veicolo per la trascendenza. Senza scomodare tradizioni non propriamente occidentali , uan veloce lettura dl Cantico dei Cantici aiuta a comprendere perchè Soren ( Kierkegaard) definisca religioso e non altrimenti il coraggi dell'abbandono totale al piacere cioè l'estasi
La stessa estasi qualitativamente che coglie in certi momenti una coppia D/S in cui l'appartenenza sia il fondamento primario del legame. Per inciso, quanto è più raffinato, poetico il termine estasi rispetto a sub space o domspace?
Kierkegaard è considerato il padre dell'esistenzialismo .... probabilmente lo è anche della filosofia di base del bdsm almeno quello che corrisponde al moto dell'anima e al senso che si da a se stessi :-)) quello che guarda nel profondo .
che ne pensate?
La seduzione è la mia cifra esistenziale principale |
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Ermete
19 Posts |
Posted - 09 Jul 2011 : 17:26:09
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Non sono così convinto che dietro Kierkegaard si possa leggere una legittimazione filosofica del bdsm. Nella sua visione esistenziale non vedo nessuno sbocco verso il piacere, mentre a mio personalissimo parere nel bdsm il dolore ha come obiettivo il piacere; il bdsm'r secondo me è comunque un edonista, un'estata; e Kierkegaard non mi sembra fosse così ben predisposto verso questa categoria umana. Ma non sono un esperto di Kierkegaard, quindi non mi esprimo oltre.
Per quanto riguarda invece il piacere come estasi mistica e dunque come veicolo per la trascendenza... forse il discorso è molto complesso per poterlo affontare in questo contesto, e comunque va oltre il bdsm in quanto tale, coinvolgendo il sesso nella sua concezione più generale. Ed anche dove il sesso è visto come una pratica verso la trascendenza, nel Tantra, è arduo sintetizzare l'equazione piacere-estasi mistica-trascendenza.
Io sto riflettendo da tempo sul rapporto tra dolore, piacere, senso di appartenenza, estasi, mistica e trascedenza, ma ancora non sono riuscito a sbrogliare la matassa. Di certo ho capito che bisogna stare attenti a non confondere l'estasi dell'abbandono totale al piacere (o al piacere del dolore) con l'estasi mistica della trascendenza, o anche questa con il senso di appartenenza totale ad un essere superiore. Secono me, poi, nella trascendenza è più importante la partenza, cioè l'elevazione spirituale che ci proietta al di sopra dalla propria concezione esistenziale, e non l'arrivo, cioè la percezione di appartenenza al Divino, che poi nel bdsm sarebbe declinato in una visione comunque molto terrena.
E infine, a che serve una leggittimazione filosofica al bdsm? E più in generale, perchè dare un nome o un'origine concettuale alle proprie esperienze interiori?
______________________________________ Solo la Conoscenza ci rende veramente liberi. |
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n/a
79 Posts |
Posted - 10 Jul 2011 : 10:29:05
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Il 4 maggio scorso avevo lanciato proprio in questa sezione un tread su estasi erotica e mistica. La citazione di Kierkegaard invito a inserirla anche li così la collezione di citazioni si arricchisce. Per il resto concordo con ERmete, Kierkegaard descrive certe dinamiche quando parla di estetica ma poi le critica e ne prende le distanze. Suggerisco invece ad Ermete di riflettere, non avendo ancora trovato il bandolo della matassa, partendo dagli effetti chimici endorfinici che tutti quegli stati non ordinari determinano.
Sono curioso molto curioso |
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Ermete
19 Posts |
Posted - 10 Jul 2011 : 17:23:56
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Si, ho letto diversi studi sulla neurologia degli stati estatici e meditativi, che sono caratterizzati da onde celebrari a frequenze particolari, le onde alfa; ho letto anche di esperimenti con diversi monaci in meditazione nella stessa stanza ai quali si sincronizzavano gli spettri delle onde celebrali, che aprono a scenari stimolanti. Mi sono fatto l'idea che dietro le esperienze mistiche di molti santi ci siano in effetti solo particolari condizione psicofisiche; vedere Dio durante un digiuno in un deserto mi sembra tutto sommanto abbastanza naturale, e scusate se sono blasfemo. Così come l'uso di sostanze psicotrope, in molte religioni tribali soprattutto sudamericane, ha da sempre avuto l'obiettivo di aprire la mente alle dimensioni ultraterrene.
Ma io la mia riflessione la faccio su un piano "filosofico" e non fisico. Che l'esperienza estatica si identifichi con uno specifico stato neurologico secondo me non risolve il rischio di confusione. L'estasi è per definizione etimologica un'esperienza che ci fa sentire fuori da se stessi, esperienza raggiungibile in molti modi; è quel "mistico" che fa la differenza, ovvero il proiettare l'esperienza estatica verso il Sacro.
Premetto che riguardo il divino condivido l'idea buddista che quello dell'esistenza di Dio è un falso problema e che il vero problema è nella spiritualità dell'essere umano ovvero in una concezione esistenziale che non si limiti solo alla visione materialista. La scienza ha tantissimi pregi, primo tra tutti portarci la conoscenza allontanandoci dalla nostra origine brutale, ma ha il grande difetto (nella sua concezione più bigotta, perlomeno) di negare l'esistenza di ciò che non si può dimostrare col rigido metodo scientifico, perdendosi così buona parte dell'universo. Mentre io sono convinto, come suggerisce la storia dei regimi materialisti, che nell'essere umano esista un naturale stimolo alla spiritualità impossibile da reprimere, una spiritualità che io vedo proprio come proiezione trascendente e che dovrebbe essere alimentata possibilmente in modo non bigotto. Tra l'altro credo sia stato proprio l'istinto alla trascendenza ad aver creato il mito del divino (e scusate di nuovo il concetto blasfemo).
Il problema per me nasce nel cercare il percorso verso la trascendenza.
Ho letto un libro di un neurologo americano che riportava delle conferenze del Dalai Lama, il cui sottotitolo da solo mi ha fatto riflettere per molto tempo, affermando che la rabbia, l'illusione e il desiderio sono i tre principlai veleni della mente, perchè ci allontanano da quella pienezza armonica propedeutica all'elevazione dell'anima. Ora su rabbia e illusione ci sto, ma il desiderio? Per me il desiderio è il prodromo del piacere, anzi è proprio nell'esaltazione del desiderio che il piacere trova la sua massima espressione. Quindi anche il piacere ci porta nella direzione opposta al trascendente, pur portandoci a vivere al suo apice una esperienza estatica?
Soprattutto se a muoverci è la ricerca del piacere in sè (sessuale ma non solo), o meglio le endorfine che produce, al pari dello sport e delle droghe, possiamo sì raggiungere uno stato psichico estatico ma poi quando l'effetto delle endorfine termina ritorniamo indietro, creando tra l'altro i presupposti per una dipendenza.
L'unica filosofia che mette insieme sesso e trascendenza è il Tantra ma non lo fa passando per l'esperienza estatica. Nel Tantra il sesso è nello stesso tempo simbolo di unione e stimolo per le energie interiori, il sesso stesso è energia, ed è incastrato in un contesto filosofico molto più complesso, come dicevo prima, dell'equazione piacere-estasi mistica-trascendenza.
Le filosofie orientali, ma anche diverse religioni protocristiane, disegnano un percorso meditativo in cui si rinuncia progressivamente al mondo materiale fino ad arrivare alla completa rinuncia al Sé; solo così ci si eleva oltre la dimensione materiale.
Per quanto mi riguarda, in attesa di trovare la strada verso il trascendente, cerco di godermi i piaceri materiali, senza nessuna sovrastruttura culturale.
______________________________________ Solo la Conoscenza ci rende veramente liberi. |
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n/a
79 Posts |
Posted - 10 Jul 2011 : 19:43:22
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Ti ringrazio per il contributo tu accenni al Tantra che conosco poco ma se ricordo bene c'è quello della mano destra e quello della sinistra .. da sempre le strade verso la trascendenza si dividono tra la negazione del piacere e il suo assecondamento. Anch'io ho optato per la mano sinistra come te. Personalmente credo che il problema sia banalmente trovare il modo di killare o meglio modificare qualche software bioumano in particolare quello che ci fa percepire come unici. Sono quei sw che fanno scattare la paura, quelli che chiamo il nostro sistema d'allarme. Se si annulla l'io non c'è piu' il confine tra quello che avvertiamo come dentro di noi e fuori di noi e ti assicuro che il piacere che si prova è davvero estatico. Penso anche che questo piacere sia dovuto al fatto che siamo finalmente liberi/liberati da quell'immensa dispersione energetica a cui ci condanna il sw egoico. Ti faccio un esempio se il nostro computer bioumano deve elaborare tanti software contemporaneamente mette in crisi la sua CPU che se sovracaricata collassa proprio come il tuo laptop. La cpu è al 100% solo quando non lavora ... e non è un paradosso. Il desiderio è un sw molto pesante. Spero di non essere stato troppo ermetico Ermete. se ti va una volta ci si incontra e ne parliamo a voce è un argomento a cui tengo molto e dove ho sperimentato parecchio. |
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Frankijacques
139 Posts |
Posted - 11 Jul 2011 : 22:53:11
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ciao Maya, mi sa tanto che non hanno capito... o non hanno letto Kierkegaard. Ammetto che non è tra le mie lettura preferite, e tra i filosofi mi trovo più a mio agio con Sartre che con K.,
"Là, tout n'est qu'ordre et beauté, Luxe, calme et volupté" (cb) |
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n/a
79 Posts |
Posted - 12 Jul 2011 : 10:56:06
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Io l'ho letto circa ventanni fa insieme a sartre bataille ecc. e ammetto anche la mia ignoranza. Per questo ti sarei grato se mi spiegassi (da leggere senza sarcasmo, ne spirito polemico ma in modo completamente positivo con lo spirito dialettico che se non ricordo male proprio lo stesso K aveva analizzato e formalizzato così bene in un libretto sulla dialettica) spirito il mio volto al superamento delle proprie posizioni per il raggiungimento di una verità piu' ampia ... credo al riguardo che sia proprio questo l'anello che collega K a Hegel quest'ultimo che va ricordato proprio per il famoso rapporto logico tesi anti-tesi e sintesi (da A e B si determina C dove C è un po' di A e un po' di B ...) anello evolutivo importante inquanto confina e supera il precedente principio di non contraddizione dove invece A nega B o vice versa quindi o vince ha ragione dell'uno o quella dell'altro).
quote: Originally posted by Frankijacques
ciao Maya, mi sa tanto che non hanno capito... o non hanno letto Kierkegaard. Ammetto che non è tra le mie lettura preferite, e tra i filosofi mi trovo più a mio agio con Sartre che con K.,
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Sono curioso molto curioso |
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CaperucitaRoja
105 Posts |
Posted - 12 Jul 2011 : 12:44:44
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Kierkegaard e il dolore (inteso come sofferenza ed infelicità, ma anche come via per la felicità): direi che fù il leit motiv di tutta la sua opera, nonchè della sua vita. Non dimentichiamo che fù pesantemente influenzato dalla religione luterana, ossessionato dal concetto di peccato inculcatogli dal padre che poi lo traumatizzo quando il figlio lo sorprese a commettere personalmente proprio uno di questi "tremendi" peccati... Con queste premesse, si può comprendere la contraddizione insita nella sua ricerca, sempre profondamente drammatica e sofferta, e le scelte esistenziali che compì (la rinuncia all'amore e al matrimonio, e la decisione di dedicarsi alla teologia, diventando pastore protestante malgrado potesse vivere agiatamente grazie all'eredità ricevuta).
Un'altra citazione molto esplicita è questa:
"Io ho un solo amico, è l'eco: e perché è mio amico? Perché io amo il mio dolore e l'eco non me lo toglie. Io ho un solo confidente, è il silenzio della notte. E perché è il mio confidente? Perché il silenzio tace".
Tuttavia, perchè scomodare il BDSM? Non vedo una relazione specifica, semplicemente K., da bravo esistenzialista religioso e tormentato di matrice tedesca, da non confondere con gli esistenzialisti atei di matrice francese o quelli estetici inglesi, vedeva nella sofferenza e nel dolore il prezzo da pagare per fare quei "salti", quei passaggi, tra i tre stadi della vita di un uomo (estetico, etico e religioso). Ogni passaggio frutto di una scelta (vedi l'opera Aut Aut) e quindi fonte di sofferenza. Ed è solo in questo senso, cioè godimento del dolore in quanto veicolo per il piacere supremo, al terzo stadio, che egli valuta il dolore stesso: quello insito nella rinuncia del piacere estetico, di tipo quantitativo piuttosto che qualitativo, tipico del seduttore sia sessuale che intellettuale, che si compiace delle proprie conquiste o delle proprie parole. In definitiva K. ampliò, in un certo senso, il rigido dogma luterano della desperatio fiducialis, unica strada che poteva portare alla salvezza. Non dolore e sofferenza auto inflitta allo scopo di provare piacere, come sottintende il masochismo, ma come conseguenza di una scelta consapevole di rinuncia e sacrificio, per approdare alla salvezza che solo la fede, solo l'unione col divino, l'aggancio con l'assoluto possono portare.
Tesi, quella del K., con cui non concordo, almeno non con queste premesse.
Del Diario di un seduttore, dobbiamo cogliere la criticità di K. a proposito di una tale scelta di vita, quella del Don Giovanni, seduttore seriale, e non cogliervi approvazione. Si deve prendere in considerazione tutta l'opera di K. per capire il suo cammino e il suo proposito, se estrapoliamo quello che ci conviene allora l'equivoco è inevitabile.
Colgo una straordinaria similarità tra il Don Giovanni di K. e lo Sperelli de' "Il piacere" di D'Annunzio. Entrambi rappresentanti di un'epoca in cui venivano messi in crisi determinati valori etici, che, incapaci di sollevarsi dallo stadio etico a quello religioso, si lasciano trascinare dalla mera ricerca del piacere estetico, compiacendosene ma sentendone contemporaneamente l'effimera inconsistenza: figure intermedie tra il superuomo e l’inetto, che hanno perso il dominio di sé, la propria genuinità, la facoltà di agire senza ambivalenze e di godere a pieno i piaceri agognati.
"I wish I were a tiny sparrow and I had wings and I could fly. I'd fly away to my own true lover..."
(Tiny sparrow - Peter, Paul & Mary) |
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