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Racconto n° 1195
Autore: Dunklenacht Altri racconti di Dunklenacht
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Schiaffi
Me ne hanno dati tanti.

Sulle guance, rosse come il fuoco, sui capelli, che si dovrebbero soltanto accarezzare, sulle spalle, che avrebbero fatto meglio a baciare.

Ne ho ricevuti persino sulle natiche, le mie, sapete, sono fatte d'avorio, e sono lisce, delicate, come quelle di una statua greca.

Quando mi danno uno schiaffo, grido sempre.

Ed è per il piacere, credetemi. La mia voce di donna sa lamentarsi e godere, sa mandare gemiti suadenti, che fanno eccitare anche i maschi più tardi e meno appassionati.

Ne ho dati anch'io, sapete?

Le mie mani bianche, dalle dita lunghe, con le unghie dipinte di rosso, sono fatte soltanto per accarezzare o schiaffeggiare.

E quando schiaffeggio, esprimo tutta la mia femminilità violenta ed impetuosa. La mia mano tocca inesorabile la pelle, e la disseta di piacere. A volte, lascia il segno.

Ed è un segno scarlatto, che sembra di fuoco, o forse, di rubino. Anche le unghie spesso fanno un po' male, ma si sa, l'amore, come tutte le cose di questo mondo, fa un po' soffrire.

I centri del piacere e quelli del dolore sono così vicini...

Lo sono così tanto, che a volte sembrano toccarsi.

Quando schiaffeggio, non mi sembra vero. Sono quasi sempre vestita di nero, con un corpetto ornato di pizzo che esalta le mie forme sode e flessuose.

Spesso porto un ventaglio con me.

E quando sono arrabbiata, lo agito forte, e, a volte, lo mando in mille pezzi. Sono scontrosa, sapete? Appassionata e scontrosa. Non fatemi arrabbiare, o ve ne pentirete, e le mie mani vi insegneranno che cosa sono gli schiaffi.

Faccio sul serio.

Non dico per scherzare.

Adoro schiaffeggiare gli uomini sulle guance, sul collo, e far loro un po' male. E i miei amici devono stare al gioco, perché sono sempre accompagnata dal mio body-guard, che pesa duecento chili e fa tutto quello che gli dico.

Una volta, un tizio ha provato a offendermi.

Io ho sussurrato qualcosa nell'orecchio alla mia guardia del corpo, che in men che non si dica l'ha ridotto a mal partito.

Un occhio nero, un braccio slogato, la testa rotta...

Non fatemici pensare!

Ma ci sono anche gli schiaffi affettuosi, gli schiaffi d'amore.

Alcuni si danno coi baci, piuttosto che con le mani.

Altri, fanno sognare.

Mi sembra di ricordare vagamente il giorno in cui ho dato il mio primo schiaffo. Ero innamorata e mi avevano tirato le trecce. E credetemi, quello è un gesto che mi fa girare la testa, come le carezze di un uomo.

Risposi con uno schiaffo, che era come una carezza di passione regalata da una donna, sulla guancia leggermente irsuta del suo uomo.

Ne ricevetti uno da parte del mio compagno: oh, sì, questo era il gioco, il nostro gioco, e tutto si svolgeva nel rispetto delle regole. Non ci eravamo fatti male.

Ci corteggiammo per tutta la sera.

Poi, lo condussi nella mia camera e chiusi a chiave. Lo avrei schiaffeggiato e scopato fino all'alba, solo allora avrei rimesso la chiave nella serratura e gli avrei aperto.

Fui felice, quella notte.

A volte, gli uomini mi fanno piangere. E io non posso sempre far intervenire la mia guardia del corpo. Sarebbe sleale, sob!

E così, le lacrime di passione mi scendono soavi sulla guancia, mi sfiorano le labbra, accendono il desiderio.

Faccio finta di niente.

Ed è come socchiudere gli occhi, abbassare le ciglia, lunghe e nere, e regalare una lacrima di perla ad un atto proibito, fatto per il sogno.

Ho sempre amato gli uomini per la loro virilità e la loro veemente brutalità. Non vi nascondo che mi piace essere trattata male, qualche volta, così come non disdegno a mia volta qualche gioco sadico.

Ma è una cattiveria buona, vi giuro, anche quando uso i denti bianchi come avorio, per carezzare nel profondo.

E sorrido, anche quando qualche lesbica fremente mi chiede di mangiarla. Non faccio mai troppo male...

E non datemi troppi schiaffi, ma accarezzatemi.

Dunklenacht

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