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Racconto n° 147
Autore: Monella The Velvet Octopuss Altri racconti di Monella The Velvet Octopuss
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Metti una sera a cena
La sera era una di quelle piovose e buie di metà Marzo. Già dalle tre del pomeriggio Amalia si sentiva distratta da un pensiero ricorrente, dalla frenesia di provare nuove emozioni, dal desiderio di sentire dentro come i fuochi artificiali
Aveva finito tardi in ufficio, si avvolse nel soprabito scuro e prese a camminare lentamente verso la macchina, attraversando il parco. L'odore delle foglie bagnate, delle piante e dei pini le si insinuò nelle narici e li rimase, sorprendendola piacevolmente, era strano riscoprire quei profumi boscosi in città. Le pozzanghere erano fangose e particolarmente insidiose, si soffermò riparandosi sotto le fronde di un grande albero a guardare due cani che si rincorrevano nell'erba lucente . La pioggia fine e insistente aveva ricoperto la macchina in maniera uniforme e dava alla vernice scura una brillantezza molto elegante. Decise che non aveva voglia di cenare a casa da sola e si diresse in un ristorante che conosceva e nel quale c'era sempre un'aria tranquilla anche se un po' chiassosa
Attraversò la città guidando lentamente, il tergicristallo puliva il vetro e insieme alle gocce di pioggia che spostandosi rischiaravano la sua vista sulla strada nera e lucente, avrebbe voluto che facessero chiarezza anche nei suoi desideri, sopiti fino a quel momento; Amalia era alla ricerca di un nuovo motivo per dare una svolta alla sua vita.
Attraversò il largo viale e camminando a ridosso del muro per non bagnarsi troppo arrivò all'entrata del ristorante. Il grande locale era affollato, le venne indicato dal cameriere un tavolo quasi in mezzo alla sala, le piacque, da li avrebbe avuto modo di guardarsi in giro. Si tolse il soprabito, si sedette e rimase qualche istante come imbambolata fissando il menu, poi iniziò a guardarsi intorno. Le vetrate che davano verso la strada erano bagnate, ma non tanto da non riuscire a scorgere la figura di donna che da qualche istante aveva attratto la sua attenzione. Era una donna alta, slanciata, con i capelli ricci e neri, imperlati dalle gocce di pioggia, indossava un soprabito di pelle nera, una gonna attillata e alti stivali avvolgevano le lunghe gambe, lo sguardo attento e incisivo, gli occhi scuri si erano incontrati con quelli di Amalia per un interminabile momento.
Amalia la seguì con lo sguardo fino a quando la sconosciuta non scomparse dietro alla colonna di cemento per riapparire, dopo qualche istante, in compagnia del cameriere che le indicò un posto libero quasi di fronte a lei.
Lo sguardo era lievemente severo, forse rapito da chissà quale pensiero, ma Amalia si ritrovò a fissarla con insistenza, quasi la conoscesse da tempo. La donna sconosciuta era ora seduta di fronte a lei, con il menu in mano, e lanciò verso Amalia dapprima occhiate veloci che a poco a poco si fecero più insistenti . .Amalia era conscia perfettamente della sua generosa scollatura, e dei suoi seni prorompenti che apparivano maliziosamente da essa. Le piaceva sapere che a volte sia uomo o donna, li notassero e che ci lasciassero incollati gli occhi Giocava spesso con la catenina che si adagiava morbidamente tra essi e rimase ad osservare se la sconosciuta in quel momento volesse perderci lo sguardo dentro.
La donna di fronte a lei l'aveva guardata fissa più di una volta, e quando la sorprese con lo sguardo perso nella sua scollatura, attese che i loro occhi si incrociassero e le regalò un sorriso delicato che la donna ricambiò con un l'alzata del sopracciglio scuro e sottile in senso di approvazione.

Da quel momento iniziarono il loro gioco. Più di una volta, infilando la forchetta in bocca, Amalia si sorprese a desiderare di avere la sua lingua tra le labbra, si soffermava a guardare le labbra della bella sconosciuta e ad immaginare di averle addosso. Entrambe si scambiarono occhiate sempre più insistenti, la donna di fronte a lei indugiava con la lingua sulla forchetta, in segno di evidente eccitazione guardava con insistenza la scollatura di Amalia, che dal canto suo giocherellava sempre più con insistenza con la collanina, passando maliziosamente il dito tra i seni e desiderando che al posto della sua mano ci fosse la bocca della donna che di fronte a lei non nascondeva più il suo interesse verso quel gioco malizioso
Intorno a loro, un giovane maschio attento si accorse del gioco e con aria sorniona, regalò ad Amalia un sorriso complice, che lei si guardò bene dal confermare, era molto interessata alla donna bruna che le solleticava la fantasia.
Chiesero il conto contemporaneamente, si avvicinarono alla cassa e per la prima volta si sfiorarono. L'energia che Amalia avvertì fu molto forte, il profumo che la sconosciuta aveva addosso era deciso, quasi maschile, come il suo sguardo che con insistenza continuava ad andare sulle sue labbra e sul suo seno. Avrebbe voluto essere baciata li, davanti a tutti, in maniera quasi selvaggia sentiva l'urgenza di assaggiare quelle labbra, di perdersi nel gioco veloce della sua lingua. Amalia si sorprese a desiderare quella sconosciuta in maniera così fortemente fisica. Si scambiarono ancora un occhiata e poi le rivolse la parola "come continuiamo la serata?"
La donna la guardò fissa, le fece un sorriso, e si limitò a dirle "seguimi"
Attraversarono la strada, Amalia seguiva la sconosciuta senza dire nulla, avrebbe potuto fare di lei qualsiasi cosa in quel momento, era assolutamente rapita da quegli occhi scuri e dal desiderio che ci aveva letto dentro. La donna si avvicinò ad una grossa berlina scura parcheggiata in una stradina secondaria, aprì con il telecomando e guardò ancora una volta Amalia, che si stava dirigendo in maniera decisa verso la portiera dalla parte opposta, la aprì, prima di entrare si tolse il soprabito e lo gettò sui sedili posteriori, entrò nella macchina e sprofondò sul sedile
La avvolse il profumo intenso di lei, che impregnava l'abitacolo, l'avvolse lo sguardo di lei e restò immobile, mentre la mano della donna, dalle dita affusolate lentamente sfiorò la sua. La percorse un brivido e sempre più prepotentemente si fece strada in lei il desiderio di quelle labbra sulle sue, si quella lingua sul suo seno. Amalia prese la mano della donna e l'avvicinò alle labbra, le baciò delicatamente le dita, le succhiò dapprima le nocche morsicandogliele leggermente, poi l'indice e il medio, passandole la lingua tra le dita
La sconosciuta con l'altra mano, aprì lentamente la camicia di Amalia e passò un dito tra i due seni lentamente, continuando a guardare con i suoi occhi scuri, fissi, quella scollatura che avrebbe voluto aprire completamente.
Le loro bocche si cercarono e si trovarono con lentezza esasperante ad esplorarsi, mentre le mani su muovevano veloci tra i seni di Amalia. La donna si allontanò, guardò ancora una volta Amalia fissa negli occhi, si sorrisero, e posò la sua bocca dapprima sul collo per scendere lentamente fino a raggiungerle i seni, li baciò a lungo, la sua lingua calda scorreva tra essi e Amalia perse completamente la cognizione di dove era e di cosa stesse succedendo, brividi le percorrevano la schiena, il desiderio di quella donna era così forte e prorompente che si sentì bagnata in un istante, il sesso le pulsava in maniera violenta, i capezzoli anelavano il tocco di quelle mani delicate, che da li a poco si infilarono con decisione nel reggiseno e cominciarono a stuzzicarglieli e ad accarezzarglieli con forza.
Fuori continuava a piovere in maniera insistente, la pioggia batteva con decisione sul vetro e sul tetto della macchina, quel tamburellare prepotente non faceva che aumentare il desiderio di Amalia di trovarsi le mani di quella donna tra le gambe. Di li a qualche istante furono le mani di Amalia che si insinuarono sotto la gonna della donna, che portava calze autoreggenti e non aveva gli slip, la sua mano l'accarezzò delicatamente per infilarsi dentro di lei e farla sussultare, era eccitatissima, la desiderava almeno quanto lei e la prese con decisione fino a farla godere, mentre, con la testa tra il suo seno, continuava a baciarla e a giocare con la lingua. Avrebbe voluto averla tra le gambe quella lingua e in pochi minuti si ritrovò semisdraiata sul sedile, e quella donna stupenda con la testa piena di ricci tra le sue gambe che la morsicava e con la lingua la tormentava morbidamente, le dita della mano dentro di lei in un movimento ritmico lento e deciso, fino a farle raggiungere l'orgasmo.
Il lampione sopra di loro illuminava il cruscotto e la luce filtrava attraverso il vetro appannato, Amalia si rivestì senza dire nulla, appoggiò un dito sulle labbra della donna, si avvicinò e le diede un bacio delicato, scrisse il proprio numero di telefono sul vetro e scese dalla macchina.

Monella The Velvet Octopuss

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