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Racconto n° 1793
Autore: SchiavaDAmore Altri racconti di SchiavaDAmore
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Katia
Non l'avevo mai incontrata, Katia era bella e dotata di quell'orgogliosa sicurezza che conquista a prima vista. Con tutta tranquillità stava mostrando a Diego il ricordo che quel pomeriggio le aveva lasciato. Strisciate rosso vivo sul suo seno. Katia le sfiorava con la punta delle dita. Chiedeva a Diego di sentire lui stesso, la pelle leggermente sollevata, le striature gonfie. Katia temeva che il ProDom da cui era stata, l'avesse colpita con troppa forza e che i segni questa volta le sarebbero rimasti.
Decisamente una storia che convinceva poco: conoscevo l'uomo di cui parlava e non avevo alcun dubbio sulle sue capacità, per non dire della professionalità fuori discussione. Katia stava palesemente cercando un modo subdolo per avvicinarsi a Diego e lui, fingendosi imbambolato per le ferite di quella gattina, l'assecondava per vedere fino a che punto si sarebbe spinta. Ero convinta che le avrebbe dato una lezione da non dimenticare, ma ciononostante ero infastidita e arrabbiata e gelosa.
Li ascoltavo, dando loro le spalle, frugando i loro movimenti riflessi nello specchio sulla parete di fronte.
Sentii Diego chiederle il perché di quell'incontro, quale bisogno l'avesse spinta a vivere qualche ora di - emozione - a pagamento.
Katia rispose che era fuori dal giro da troppo tempo e assurdamente, adesso lo riconosceva, aveva pensato che rivolgersi ad un professionista per schiarirsi le idee. Le sarebbe stato più semplice, più gestibile interrompere il gioco qualora non le fosse sembrata accettabile nessun'altra alternativa. Aveva creduto di poter capire così se era la stessa donna di una volta, se sarebbe stata ancora in grado di osare e fino a che punto.
Katia raccontò dell'incontro fortuito che solo il giorno prima aveva avuto con Sonia, la nostra geniale organizzatrice, dopo mesi che non ne aveva saputo più nulla. Sonia l'aveva subito invitata a quella serata e lei, emozionata, aveva preferito prepararsi prima di rivedere i vecchi amici. Aveva scelto di prepararsi a modo suo. Ma adesso non sapeva più se avesse fatto bene o male, era stata sicura di potersi - fidare - , in fondo si trattava di un professionista ed invece...
Senza dubbio una bella storiella, in parte vera, pensavo, ma era evidente che il suo intento fosse un altro.
Spudorata piccola vipera, la sua arroganza da innocentina davvero mi irritava, sentivo che con lei mi sarebbe riuscito incredibilmente facile switchare, o sì decisamente mi sarebbe piaciuto...
Dopo un po', vidi Diego allontanarsi e dire a Katia di stare tranquilla: le avrebbe portato il giusto preparato per mitigare il disagio delle abrasioni.
Seguii Diego con lo sguardo, lo vidi salire al piano di sopra e mi chiesi che cosa avesse in - mente - . Katia si era seduta comodamente sul divano aspettando sorridente il ritorno di Diego, immaginando che tutto sarebbe andato esattamente come desiderava: voleva Diego quella sera, ed era certa che sarebbe riuscita nel suo intento.
Passò qualche minuto e Diego ritornò con un vasetto contenente un unguento. Il che mi stupì sulle prime, e mi avvelenò i pensieri con ancora maggiore veemenza.
Non ci potevo credere, perché lo faceva? Era evidente che non fosse necessario. Katia recitava.
Diego le porse la - miracolosa - crema, in modo che lei potesse immergervi le dita e ricoprire le sue piccole incisioni. Katia eseguì prontamente senza pensare, era sicura, si - fidava - di Diego.
Anche se si incontravano raramente, con il tempo Katia si era comunque fatta un'idea precisa di Diego. Per questo l'aveva scelto, pensava di - poterci giocare - senza arrischiare nessuna sorpresa.
"Stupida puttanella" pensai, mentre sentivo il sangue irrorarmi le guance.
Diego le chiese se avesse altre strisce rosse a raccontare minuti lunghi come ore. Katia fece scivolare la lunga zip dell'abito e, con finta noncuranza, sfilò completamente le maniche aderenti, lasciò arricciare tutto il tessuto giù sui fianchi. Le fremevano le mani per l'impazienza, non aspettava altro, l'ipocrita che invece si fingeva preoccupata ed ingenuamente intimorita.
- Sarà meglio che ti sdrai - le disse Diego, invitandola ad allungarsi sul divano. Katia l'aveva pregato di medicarla lui stesso, per raggiungere i punti dove non sarebbe potuta arrivare autononamente. E così, vidi Diego indossare un paio di guanti in lattice, raccogliere l'oleoso composto e stenderlo con esasperante dovizia sulla sua schiena, sulle gambe, sul sedere dove la furia sembrava in effetti essersi maggiormente accanita.
Diego carezzava con una tale dolcezza che si sarebbe detto lui stesso l'artefice di quelle apparenti smagliature.
Io, silenziosamente in disparte, scuotevo la testa - mi sfogavo come potevo -, detestavo la piega presa da quella squallida messa in scena. Ma mi ostinavo ad osservare Diego, le sue mani, il corpo di Katia che si offriva e veniva compiaciuto senza aver concesso nulla in cambio.
Riconoscevo il desiderio, lo sentivo farsi strada insieme con la rabbia mentre un languore triste mi si scioglieva dentro. E' che farmi del male mi piace, quindi insistevo e mi ostinavo a volerli guardare.
Udii Katia dire in tono divertito - sento pizzicare - , mentre Diego terminava quell'abbraccio liquido, riscaldandolo in modo opportuno affinché il composto le scivolasse tra le gambe aperte.
- Sta iniziando a fare effetto - rispose lui.
- Sentirai subito la differenza - , il suo tono di voce vibrò asciutto tra i miei pensieri.
E fu come raggiungere all'istante lo stato supremo della grazia. Mi si illuminò il volto, Diego sorrise e dallo specchio mi accorsi che mi stava guardando. Katia, rivolgendo a Diego in un attimo lo sguardo, precipitò con la stessa velocità prima nel dubbio e poi nello sgomento, muta.
Avvampando per la vergogna, in uno slancio di sincera apprensione, realizzò in un istante che tutto l'olio finora piacevolmente assorbito presto le sarebbe diventato solo un tremendo, urticante e intollerabile (e meritatissimo) tormento.
Con una risata sonora, Diego le regalò tutta la sua sadica conferma in risposta.


(A Diego)

SchiavaDAmore

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