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Racconto n° 2
Autore: Abel Wakaam Altri racconti di Abel Wakaam
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Una
Tu donna di grande successo ed io uomo di suadenti parole, due pennellate di colore diverso sul muro bianco della nostra vita. Difficile nascondere d'un tratto i graffi disordinati che arrivano sino in cima, difficile riuscire a sovrastare gli enormi murales... impossibile cancellare le ferite profonde di chi è passato prima. "Ma il nostro incontro è troppo importante" dicevi "e questa storia mi brucia dentro fino a farmi male", chissà quante volte lo hai ripetuto, forse per crederci davvero oppure solo perché volevi restare... aggrappata alle mie braccia sempre troppo aperte, sempre troppo forti, mai avare di carezze eppure così dure, da rompere ogni indugio ma anche ogni certezza.

Ci siamo incontrati col fiato grosso, di corsa, io appena sceso da un treno e tu fuggita dall'ultimo temporale, avevi tra le mani i tuoi libri e negli occhi la voglia delle mie labbra... poi subito nelle narici l'essenza del tuo profumo troppo orientale che faceva a botte col mio dopobarba preso al supermercato, sull'ultimo scaffale. Stamattina nella fretta mi è sfuggito dalle mani, giusto per imbrattare il collo della camicia di Valentino, l'unica che avevo nell'armadio e che ho rispolverato per te.

"Si può amare qualcuno senza neppure averlo mai sfiorato" si... forse, per me è diverso... si può amare qualcuno solo dopo averlo perso. Ridi, mi chiedi di non smettere di parlare, ma io temo che tu voglia rubare i miei concetti, persino i miei silenzi per trasformarli in frasi, per costruire storie, strane, semplici, esagerate o estreme... so di essere un libro aperto... e chi mi legge poi non si da pace.

Ancora non ti ho baciata... ancora non l'ho fatto, ma allora perché nel taxi mi slacci la cintura di cuoio mentre con l'altra mano mi accarezzi il collo con le tue dita ossute, nervose... perché non guardi dentro allo specchietto i suoi occhi curiosi... perché continui a ripetere che non abiti lontano... ed ora mi chiedo persino se sono qui perché lo voglio oppure solo perché mi sento indifeso.

Non potevo sapere quanto di te fosse nascosto sotto al tuo abito che a me sembra fuori moda, oppure sono io che mi vesto sempre uguale, jeans e camicia, e quest'aria da folle che parla come un vecchio saggio e vive da sempre in bilico, pronto a cadere. Mi stupisci mentre servi il tè senza picchiare la porcellana sopra il tavolino, io ho quasi paura di spezzare quel manico così sottile della tazzina... lo afferro appena e poi scolo quasi tutto d'un fiato, non importa se è bollente... non m'interessa la marca, il gusto, l'aroma e tutto il tuo racconto su dove l'hai importato.

Non potevo sapere che il tuo seno fosse così vivo... lo appoggi sul mio petto e poi ti siedi a cavalcioni, le gambe larghe... sento il tuo sesso e tu il mio, mi abbassi la cerniera e poi lo stringi tra le dita. Finalmente ti bacio, finalmente mi abbracci, poi scendi su di me ed entro nel tuo mondo, nel tuo sogno, nella tua mente, nei tuoi pensieri, nel tuo corpo e nei tuoi desideri.

"Fottimi" mi dici... non mi piace la parola, non mi piace in questo momento, io non l'avrei mai scritta, non l'avrei mai detta, avrei cercato un sinonimo o un sostantivo, un verbo, un congiuntivo, ma "fottimi" si... forse rende meglio l'idea e poi sei tu che ti muovi. sei tu che mi "prendi"... sali e poi ridiscendi senza darmi pace, senza darmi il tempo di capire, senza darmi il tempo di reagire, senza nemmeno lasciarmi pensare se veramente mi piaci.

Si, mi piace... quello che stai facendo mi piace... ti immoli sul mio sesso così lentamente e poi quando sei giunta in fondo mi stringi dentro, percepisco ogni tuo muscolo, ogni tuo più intimo dettaglio... e le tue labbra che aspirano la mia aria mi danno il sapore dei tuoi sensi e nella mia mente diventano un tarlo. Afferro i tuoi fianchi e ti fermo appena un istante... sento che non resisto, che sto per impazzire, che sto per salire sulla cima più alta per poi lasciarmi cadere... e tu lo comprendi e mi vuoi vedere.

Tra le tue labbra sì... sopra il rossetto, rosso e vermiglio senza un difetto, e poi giù... dentro la lingua, in fondo alla gola fino a farmi male mentre mi succhi come un'animale... mentre io grido e mi lascio mangiare. Sulle tue labbra... si, è la mia voglia, bianca e dolcissima come il piacere che mi hai dato, e la tua bocca freme sotto le macchie di neve e mi da il senso di quanto hai goduto.... com'è strano l'amore quando sembra perduto.

Ed io credevo che te ne andassi via... che lenta, barcollante, sparissi dietro la porta del bagno per non apparire mai più, credevo che una volta presi i tuoi appunti di viaggio mi avresti rinchiuso dentro un capitolo amaro della tua solita storia... schiacciato tra i tanti altri personaggi che appaiono e scompaiono sulla scena del libro che ancora non hai scritto, ma che non resterà incompiuto.

Invece sei qui, abbandonata tra le mie braccia e piano riaccendi gli stimoli sopiti, lentamente mi parli e io rubo i tuoi pensieri per me, per la mia storia cominciata mille volte e mai finita... quante labbra dovrò mai baciare per trovare il giusto incastro... e se mai funzionasse davvero so che ne avrei paura... ma tu ora sei qui ed io ancora dentro di te... e poi sopra di te a scuotere i tuoi fianchi fino a farti gridare. E non te la caverai con un "fottimi" sussurrato a dentri stretti, questa volta sono io a muovermi... a cavalcare, e tu sei costretta a subire e ad ascoltare ciò che mai avrai il coraggio di scrivere o di riferire.

E' la mia vita che ti racconto, tra una fitta di dolore e una carezza, un piacere sottile che s'innalza leggero, sorretto dalla brezza e poi diventa vento di maestrale... siamo folgore e tuono in questo maledetto temporale. E colpo dopo colpo, parola dopo parola, la mia storia prende forma, si contrae, si distende e poi prende il volo... tu mi guardi stupita ed io ti pretendo, ti apro e mi spingo, mi tolgo, mi alzo e poi spingo dentro... inarchi la schiena, abbassi il capo e poi liberi un urlo con tutta la voce... ed io aspetto un secondo con uno sforzo atroce.

Nella tua bocca amore... ormai è un rito, so che è questo che vuoi e non mi tiro indietro... so che vuoi vedere quanto piacere ho dentro e vuoi tirarmelo fuori come fosse un lamento.... e poi un po' golosa, seppur lentamente, fai sparire le tracce del tuo tradimento.

Abel Wakaam

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