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Racconto n° 209
Autore: Madkitten Altri racconti di Madkitten
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Innocente
Pareva distante da tutto...assorbita dalla lettura o dai suoi pensieri, poi aveva alzato la testa e due occhi limpidi avevano registrato il mondo circostante all'improvviso, mentre rispondeva a qualcuno...poche parole, una risata e poi il lampo nella sua mente...

Quella voce, quella voce lo aveva fatto ardere per settimane, ma non gli era parso fosse il caso d'incontrarla; non glielo aveva neppure chiesto e lei non lo aveva mai cercato.

Così era tornata nel nulla da cui era uscita una notte, preda e cacciatrice del suo desiderio.
Ed ora era lì, era certo fosse lei.

La voce calda con tocchi infantili era inconfondibile: era tutto quello che aveva avuto di reale, oltre al piacere che non aveva mai nascosto.

Si erano descritti, mentre lui la guidava nel gioco, ma non aveva pensato che fosse stata sincera. Nessuna lo era mai. In quanto a lui, non gli andava di mentire.

Voleva una distrazione e gli piaceva così, meno complicato di una relazione, meno squallido di una seduzione fine a se stessa.


La guardò, il viso minuto si era rituffato nel libro, i capelli castani lucidi gli nascondevano di nuovo la sua espressione e ripensò allo stupore con cui gli aveva fornito dettagli sul suo corpo. Doveva parlarle, ma non subito...forse anche lei lo avrebbe riconosciuto e forse sarebbe fuggita in preda all'imbarazzo.

Voleva godersi la visione di un'immagine che non doveva esistere...mentre riudiva nella mente le pause che lei faceva mentre scopriva l'eccitazione del gioco...le risate in cui rilassava la tensione.

Doveva essere timida, ma lui l'aveva udita abbandonarsi e voleva scoprirla di più...per questo cercò i suoi occhi mentre si stiracchiava ignara e sorrise mentre lei si raddrizzava imbarazzata.

Oh, ma io ti conosco, piccola, avrebbe voluto dirle, so come nascondi bene il tuo fuoco.


Voleva accenderla, di nuovo, voleva farla uscire dal buio di conversazioni sussurrate a letto, in ore tarde, punteggiate da gemiti trattenuti e voglie sconosciute che si rinnovavano sempre.


Aprì il giornale in cui aveva praticato due fori e finse di leggere, studiandola, cogliendo un'occhiata incuriosita.

Aprì le gambe per da sollievo al calore crescente che sentiva e sperò che lei se ne accorgesse.


Lo sguardo chiaro di nuovo abbandonò il libro per cedere alla curiosità per questo sconosciuto che divideva con lei un angolo di giardini. Erano soli e forse se rendeva conto solo ora. Mosse i fianchi lentamente, assestandosi sulla panchina di fronte a lui, le gambe non più accavallate, incerta, giocherellando con la borsa.


La fissò apertamente, abbassando il giornale, si sentì indurire nel vedere le sue labbra rosee socchiudersi, a metà tra sorpresa e inconscia voglia.

La sentiva, quella voglia, la conosceva e la voleva di più perché non si era mossa.

Stava immobile, quasi ipnotizzata, in attesa, calamitata da quello sguardo e da quel corpo d'uomo.

Avrebbe voluto toccarle i seni che intravedeva tesi, avrebbe voluto sfiorare il buio oltre le sue cosce, ma poteva resistere... la belva dentro di lui si cibava del desiderio che lei ancora ignorava o cercava di soffocare...

Non voleva darle tregua, sapeva che sarebbe stata presto umida, che si sarebbe tradita strofinandosi contro la pietra, che avrebbe cercato di toccarsi...o sarebbe fuggita.

Si alzò e andò dietro i cespugli, verso il laghetto, per liberarsi del turgore che stava per esplodere, il prossimo, con un po' di fortuna, sarebbe stato in lei, ma serviva tempo.


La poteva vedere tra le foglie, era perplessa e senza fiato, mentre controllava di essere sola prima di coprirsi con una felpa e far scivolare una mano tremante tra le gambe.

Tornò silenziosamente davanti a lei, fissandola, imprigionandola nella consapevolezza di averla vista, blandendola con gli occhi, mentre lei abbassava i suoi, rossa in volto e incapace di muoversi per non tradirsi di più.


Meravigliosa...non aveva mentito, non con quel corpo che cercava di riscuotersi, non con quella voce che non usciva ancora, non con gli occhi che imploravano e negavano allo stesso tempo.


Sedette al suo fianco, prendendole una mano per calmarla e per calmare il bisogno di essere toccato...di sentire quelle dita stringerlo attraverso la stoffa, prima di liberarlo.

Non accadde nulla...era tesa e combattuta, ansante, così lui si chinò a succhiarle un capezzolo attraverso il bianco della camicetta, stringendole l'altro seno con la mano e bevendo il suono strozzato di piacere che aveva ricacciato in gola...


Un film muto di voglia crescente, ecco cos'era...la sua resa giunse con il calar del sole, in mezzo ad ombre più fitte, con le sue cosce serrate a bloccargli la mano...per un poco...con il seno ora esposto alla carezza avida della sua lingua, con la sua schiena riversa sulle sue ginocchia...con il rossore che invadeva la pelle color crema, precedendo di poco le sue dita, ovunque.


Come un banchetto, era abbandonata sulla panchina, lentamente sempre meno determinata nel non concedergli il calore umido che aveva macchiato le mutandine...sempre più smaniosa mentre la baciava.

Era stregata, intrigata, impaurita mentre sentiva sulla pelle e nella carne l'incendio con cui aveva giocato a telefono...le sue fantasie erano giunte ad un punto di non ritorno.. così vere, così intense da farle male...


L'uomo iniziò a sentirla aprire...un fiore rosso cupo di passione che sbocciava e ruotò le dita...non aveva mentito neppure in questo...era stretta, ma iniziava a muoversi da quella tentatrice che era, travolta dal piacere, mentre lui la sollevava per averla a cavalcioni.

Aveva aperto i calzoni e ora l'abbassò fino a sentire la sua carne bagnata con la punta dolente, titillandola più volte...prima di immergersi in lei completamente, inghiottendo il suo gemito.

La teneva per i fianchi, ancora coperti dalla gonna, guidandola più lentamente ora in quella cavalcata, affondandole il viso nei seni, sentendola mugolare mentre lo graffiava sul collo.

Piccola gatta selvatica...

Le parole caddero tra loro, doveva aver parlato...lei si immobilizzò, aperta, finalmente colma di lui.

Lo aveva riconosciuto...


I suoi fianchi ricominciarono il loro ondeggiare e lo trascinarono nella danza che aveva iniziato da sola.


Respirarono insieme il loro piacere e lei gli accarezzò il labbro superiore con la bocca socchiusa in un sussurro: - Volevo che fosse con te...-

Le tremava la voce, ma sorrideva: - Sono mesi che ti consegno il pranzo in ufficio e ti ascolto, sai?A proposito, ho una fame da lupo...-

Madkitten

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