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Racconto n° 2127
Autore: Mayadesnuda/Erato Altri racconti di Mayadesnuda/Erato
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L'Havana in tacchi a spillo
Il rombo assordante dei motori dell'aereo sembrò cancellare la nebbia della Val Padana. Erika e Marta presero posto nelle poltrone a loro assegnate. Marina le aveva precedute di poco e stava già ordinando il suo caffè macchiato allo steward.
- Che fai,gli occhi dolci al ragazzo?- la riprese maliziosa Erika.
-Assolutamente no! Ma figurati...-rispose, mentendo l'amica.
In realtà il giovanotto non le era passato del tutto inosservato, impeccabile nella sua divisa blu che faceva pendant con l'iride cobalto dei suoi occhi, e quel sorriso ammiccante che sembrava promettere inenarrabili sconcezze. Marina scacciò via il peccaminoso pensiero e sorseggiò avida il caffè. La bevanda calda, ma molto più probabilmente le dita sfiorate dello steward, le diedero una sferzata d'energia alle vertebre, ma decise di ignorare il languore che le saliva sopra dalle cosce e si sforzò di intavolare una conversazione decente.
Erika e Marta fingevano d'ascoltarla interessate,ma le loro facce tradivano l'ilarità del momento.
Non si erano mai nascoste i loro gusti in fatto di sesso, tutte e tre sapevano di essere aperte a qualsiasi opzione che prevedesse una qualsiasi trasgressione. Soprattutto non era la prima volta che si ritrovavano in viaggio assieme; quel delizioso siparietto sull'aereo era preludio a notti a tre di fuoco nelle suite dell'Hotel Hemingway, L'Havana, Cuba: l'isla grande le attendeva a cosce spalancate come una puttana.
Atterrarono all'aeroporto della città più antica del nuovo mondo e già sognavano ardite perdizioni tra i vicoli del vecchio quartiere dell'Habana vieja, l'antico centro coloniale stretto tra il canale e la baia del porto,affacciato sull'Atlantico.
Il grasso autista le trasportò a bordo di una delle famose auto d'epoca, un po' ammaccata ma assolutamente unica nel suo genere e nel suo colore amaranto, con le cromature lucide come lame. Scesero e percorsero le stradine tortuose e piene di
polvere su cui si affacciavano verande di legno intagliato e patii andalusi: nascosti alla vista, lussureggianti giardini nascosti dall'intenso profumo di orchidee. Tra una stradina e l'altra , chiese sbalzate, monumenti imponenti e megalomani e piazze dove il tempo s'era fermato, sembravano assopite al caldo e al sole caraibico. Risalirono lungo la collina del Venado e giunsero in hotel.
L'hotel era una vecchia costruzione coloniale in stile moresco dotata di un patio che la circondava per tutto il perimetro e di terrazzi che si affacciavano sulle mille luci dell'Havana. Un luogo che emanava perversa seduzione. Insomma lo sfondo ideale per la loro vacanza o forse era meglio definirlo un viaggio studio. Si, un viaggio studio alla scoperta del limite ultimo della seduzione. La mente di Erika seguiva vorticosa questi pensieri mentre girando al chiave nella toppa entrava con Marina e Marta nella suite del vecchio hotel che era stata loro assegnata. La vista della magnifica vasca circolare che spiccava sul terrazzo, esposto ad occidente della camera, e il frenetico cadere di top gonne a tubo e tacchi a spillo fu praticamente istantaneo. Erika fece appena in tempo ad afferrare la scatola di havana dal suo beauty e Marta la bottiglia di Crystal rose che la direzione aveva fatto loro trovare in camera. I bicchieri erano superflui. Sempre, quando erano insieme. Scivolarono nell'acqua gorgogliante della vasca con un unico fluido armonioso sospiro di sollievo. E subito lo stimolante massaggio delle bocchette mando una scossa di adrenalina liquida lungo le loro spine dorsali. Le note struggenti di una canzone di Compay Secundo arrivavano attutite sulla terrazza da uno dei locali posti intorno all'hotel. Brindiamo - disse Marta mentre con uno schiocco allegro faceva saltare il tappo dello champagne e buona parte del liquido contenuto nel collo dell'elegante bottiglia scendeva a bagnarle i seni.
Erika e Marina si guardarono e come un unico corpo si gettarano fameliche sui vertici tesi dei seni di Marta che sembravano reclamare le giuste attenzioni. Un fuoco liquido bruciava tra le gambe delle donne. Un fuoco conosciuto e sperimentato, ma in cui stranamente stavolta vibrava una nota diversa. Quasi di sfida. Marta gemeva mentre le sue mani premevano tra le cosce di Erika e di Marina alla ricerca del nucleo pulsante della loro voglia.
No - Erika stacco un momento la bocca dai meravigliosi capezzoli di Marta ora dobbiamo celebrare, mie care amiche streghe il nostro sabba di iniziazione. Ecco
qui i miei preziosi havana. Ora signore diamogli l'aroma giusto.. e poi sceglieremo il nostro primo Paride e lo sottoporremo alla prova. I sigari lunghi e affusolati scivolarono lentamente nel calore incandescente delle cosce spalancate delle tre donne. La bocca di Marta suggeva il capezzolo rigido di Marina mentre...la lingua di questa affondava ritmica nell'orecchio di Erica. Il ritmo sincrono, le note struggenti, il calore avvolgente....si stava celebrando un rito. Il più potente e ancestrale rito conosciuto. Il sabba dell'eros.
Il locale era davvero rispondente ad ogni aspettativa. Svariati lumi davano scarsa luce agli ambienti, il colore dominante un rosso carico ovattato dal buio, qui e là splendide kentie, chicas basse e piante grasse dalla chiara allusione...tutto sembrava avvolto da pergamena e fumo, un lieve odore di alcol permeava i divanetti, gli alti sgabelli a ridosso del bancone dove facevano bella mostra di sé mille e più bottiglie smezzate, dai colori vivaci. Un umanità maschile lucida, sudata di mambo, dal ritmo ossessivo dei fianchi, spiava i loro movimenti. In fondo alla sala l'orchestrina diffondeva
le note di un brano di Eliades Ochoa...le tre donne non passarono inosservate in quell'universo fumoso quasi esclusivamente maschile. Gli uomini appollaiati sugli sgabellitradivano volentieri il loro bicchiere per sbirciare furtivi i loro passi ancheggianti e immaginare quali parole potevano mai sprigionarsi da quel gran bel culo che era appena passato accanto, quali dolci sconcezze potevano sussurrare durante un amplesso, cosa mai avrebbero fatto a quelle tette svettanti e sode se solo le avessero avute fra le mani ansimanti...tutti questi pensieri le donne li intuivano
e senza bisogno di comunicarselo sondavano, guardavano, selezionavano, prendevano appunti, cercavano con gli occhi quale camicia sbottonare, su quale torace passare le loro lingue in astinenza, a quale bocca far provare il sapore ibrido dei sigari...ed eccolo...Paride...incantevole, abbronzato, bello come Alexandros il grande...stava con l'aria svagata a fumare un havana, assolutamente perfetto nella sua tenuta bianca: un pantalone largo, chiaro; una camicia bianca aperta quasi del tutto su dei pettorali da dio su cui spiccava un pentacolo bruno (che solo quello era un inno alla femmina), il volto scanzonato di chi ha il senso del sesso sottopelle, due
occhi verdi e lineamenti forti. Le mani, le mani....pensava Marta...erano perfette, curate, lisce...Erika, che non si perdeva in queste svenevoli considerazioni, andò subito a guardare il - sodo - ...ma nulla, era seduto su uno dei divani, avrebbe dovuto aspettare ancora...Marina aveva già trovato la ragione giusta per scoparselo: gli occhi. Ma nessuna delle tre avrebbe scelto quella sera, lo sapevano. Lui sarebbe stato scelto per scegliere, come Paride, la più bella, e in questo caso sarebbe stato arduo..così diverse, così uniche. Ma la sua scelta avrebbe finito per condizionarlo perché a sua volta, la sua scelta, lo avrebbe spinto tra le braccia e tra le gambe di altre donne, lo avrebbe condotto nelle segrete di altri palazzi: le sue amiche. Ma questa volta la sua Elena non avrebbe causato alcun conflitto. Erika non ci pensò su ancora per molto, una rapida occhiata d'intesa e si avvicinò a lui. Si sedette accanto come se lo conoscesse da sempre...Marina intanto gli tolse delicatamente il sigaro che stava fumando dalle labbra...- Ne ho uno migliore - gli disse guardandolo dritto negli occhi, ferma, risoluta, meretrice come sempre mentre il verde lussureggiante di quegli occhi produceva copiosi spasmi al suo ventre mai sazio; così dicendo prese il suo e glielo offrì. L'uomo le guardò con divertito stupore, ma dentro bruciava di mille sensazioni di fuoco che arrivavano al cervello. Un gemito soffocato gli uscì dalla gola quando Marta, per nulla preoccupata che qualcuno potesse vederli, complice anche l'oscurità, il livello etilico di quell'ambiente e le abitudini non proprio caste, si inginocchiò tra le sue gambe, gli sbottonò la patta dei pantaloni e lenta ma inesorabilmente ingorda glielo afferrò dolcemente tra i denti fino a prenderlo, piano, completamente dentro la sua bocca.
Le sue labbra lo ingoiano, lo lisciano in cima, lo percorrono avide di ogni centimetro poi risalgono, lo tormentano saldamente alla base...lui ha un sussulto...poi lo spinge nuovamente in fondo,senza stancarsi,fino a succhiargli l'anima.
L'uomo non si è ancora ripreso che Marta, sazia, lascia il campo libero all'amica. Pochi minuti appena per farlo riprendere, ordinano del gin...Erika, giusto per ingannare l'attesa si siede sul tavolino basso, a gambe chiuse, il vestito corto e leggero lascia intravedere e in-trasognare. Ma lei concede tutto, per poi prendere di tutto. Apre lentamente le gambe, niente intimo, l'uomo impazzisce in un'erezione insospettabile, considerato l'orgasmo di poco prima; la guarda con i sensi sottosopra mentre lei ,maliziosa, preleva dal bicchiere lo spiedino di frutta: un legnetto sottile, dalla punta arrotondata da una succosa fragola, poi un tocchettino d'ananas, un acino d'uva, una ciliegia...lo porta alle narici, ne aspira il profumo vellutato, poi lentamente lecca piano la fragola, la fa scivolare tra i suoi seni, poi sempre più giù in tuffo verso le sue cosce aperte, passa, lenta da stordire, la frutta...la entra piano dentro al suo di frutto prelibato, la esce fuori, la porta alla bocca, prende la fragola tra i denti e la cede a lui. Dalla sua bocca incontenibile, a quella del giovane Paride.
Il ragazzo geme mentre le mani di Erika si impadroniscono della sua erezione svettante. Chissà quale ribollire di considerazioni, quale magma incandescente di pensieri affollano ora al sua testa. O forse no . Forse, con il fatalismo tipico di chi è
nato e cresciuto nell'isla Grande, il ragazzo si è abbandonato semplicemente alla dolce ala del destino. Erika lecca avida il succo della fragola che cola dalla bocca del ragazzo e decisa scivola sulla sua erezione fino ad accoglierla dentro di se. Ecco ora per chiunque. Sono solo una splendida femmina bianca, evidentemente in cerca di divertimento e un fortunato hombre locale che si godono il momento. Erika cavalca fluida seguendo il ritmo sincopato della bossanova che ora riempie di note sensuali l'atmosfera fumosa del locale. Ondeggia sfiorandolo coi capezzoli duri velati
di seta il petto solido del ragazzo. Il giovane inarca le reni per assecondare la cavalcata sempre più intensa della donna, ad ogni ondeggiamento risponde con un affondo e Erika si inarca con la testa all'indietro affondandogli le unghie nelle spalle. La tensione è ormai arrivata al limite di rottura. Erika si alza sulle ginocchia del giovane Paride e si sfila quasi completamente. Marta e Marina avide si chinano a ripulire l'asta dai deliziosi umori di cui è rimasta impregnata. Erika strizzando l'occhio alle sue due splendide complici afferra il suo sigaro e mentre scende decisa sull'erezione dura come il marmo del giovane gli infila il sigaro in bocca. "Ecco questo è il mio..." Fa appena in tempo a pronunciare queste parole che l'orgasmo al travolge mentre un fiotto denso e caldo colma il suo ventre e riga le sue cosce. Erika si solleva dal ragazzo e si rifugia nell'ombra complice del divanetto d'angolo dove Marina può ripulirla nell'unico modo in cui è giusto compiere questa operazione: con la lingua. Il giovane ha chiuso gli occhi probabilmente sta chiedendo al suo personalissimo Dio cosa ha mai fatto per meritare una simile fortuna... oppure sta pregando di non svegliarsi. Mai avuto incubi migliori penserà dopo una bottiglia di rum. Ma ovviamente non è finita. Marta non è certo tipo da non reclamare la sua parte. E poi è una musicista. Il ritmo vibra nel suo sangue e fa cantare il suo desiderio forse con ancora maggior forza di quello che accade per Erika e Marina. Mentre le note della bossanova sfumano e l'attacco di un mambo frenetico e eccitante lacera l'aria. Marta sferra il suo di attacco. Con dolcezza ma estrema decisione la donna scivola sul corpo del giovane in tutta la sua lunghezza fino ad arrivare ad avere la sua faccia tra i seni. L'uomo respira la fragranza di femmina che emana Marta. E la sua erezione ritorna prepotente . Marta scopre i seni. Due globi lattei perfetti, coronati da capezzoli scuri grandi. Il giovane si tuffa in quel paradiso e inizia succhiare lentamente mentre Marta sfrega le sue cosce tornite sul suo vigore quasi inesauribile. Ma le intenzioni di Marta non sono quelle. La donna si stacca dal volto del ragazzo e scivola fino a trovarsi con il busto tra le cosce del giovane e ne prende l'erezione tra i seni comprimendoli con le mani. Il giovane Paride è stordito, probabilmente ormai solo in grado di reagire di istinto. E inizia a spingere in quel cuneo divino di carne soda e lattea. Avanti e indietro. Marta sorride la spagnola è una delle sue variabili preferite. Intanto Erika e Marina l'accarezzano tra le cosce alimentando in modo perfettamente speculare al sua tensione e quella del giovane. I movimenti dell'anche del ragazzo iniziano a farsi più frequenti
Le lingue tra le cosce di Marta battono ormai in modo instancabile. Marta è vicina all'esplosione finale ma prima vuole bere il nettare vischioso e vivificante direttamente dalla fonte. Il ragazzo spinge un ultima volta e Marta inghiotte pronta la capella succhiandola avidamente fino all'ultima goccia il sapore meravigliosamente aspro del seme di Paride. E poi sazia mentre si abbandona alla potente magia delle
lingue sapienti di Erika e Marina: " Ecco mio giovane e vigoroso amico questo è il mio - sorride mentre gli mette tra le labbra il suo havana. Paride è stremato e sicuramente sconvolto dall'assalto. Le tre donne si ricompongono rapidamente
e gli lasciano una copia delle chiavi della loro stanze. "Ecco - gli dice Erika - quando avrai scelto qual'è l'aroma migliore vieni a dircelo. Credimi non te ne pentirai". Detto questo afferrata la bottiglia di gin sul tavolo, le nostre tre complici lasciano il bar tra gli sguardi ammirati degli avventori.
Il giovane dio aveva ancora la mente stordita da quello che era accaduto,ma il gioco era troppo intrigante per chiuderla lì: avrebbe retto la sfida fino all'ultimo..sarebbe stato Paride fino alla fine. Cercò di riprendersi da quell'esaltante performance che lo aveva visto coinvolto e di recuperare la necessaria lucidità per vedere di assolvere al suo compito. Chi scegliere? Le voleva tutte e tre. Si ritrovò nella hall dell'albergo con le tre chiavi in mano...pensò di affidarsi al caso e fece scegliere la chiave al portiere di notte; quell'omino grasso e tarchiato per poco nn lo mandò al diavolo per averlo distolto dal suo sogno di pranzetti luculliani affogati nel rum.
La terza. La terza chiave...la stanza di Marta. Salì le scale pregustando il sapore di quella carne....aprì la porta e Marta era lì, avvolta di nulla, che lo aspettava fumando un sigaro dall'aroma forte sul grande letto bianco...la cosce aperte sfrontate di fronte alla porta,in mano un bicchiere di rum, in testa l'odore del sesso...Ai lati della camera, lascivamente sdraiate una addosso all'altra le sue due amiche,vogliose di carne più di lei.
Il giovane avanzò sicuro, pensando di essere lui a gestire l'incontro....-fermo- disse Marta---hai scelto me non so per quale fottuta ragione e non mi interessa, ma come Venere rivelò a Paride che la sua donna sarebbe stata Elena, così io ti consegno nelle mani di queste due splendide creature. Io divento strumento, tu diventi strumento del loro piacere, adesso sia io che tu faremo ciò che appaga i loro desideri e non i nostri...E così dicendo lo spinse tra le loro braccia con una leggera pressione dei
tacchi a spillo contro la sua imponente erezione. Le due donne se lo contesero scherzosamente e in preda alla crescente eccitazione presero a spogliarlo dei suoi abiti leggeri; così mentre una passava le unghie sotto il tessuto leggero della camicia fno a far saltare l'ultimo bottone e scoprire la pelle lucida., l'altra gli slacciava la
cinta, gli prendeva il sesso duro tra le mani finchè Paride rimase nudo, bello, pronto ad ogni performance.
In realtà la sua mente era disorientata non poco ma stette al gioco. Erika e Marina non avevano dimenticato che le pedine del gioco erano l'uomo e Marta, gli intimarono di legarla al letto. L'uomo eseguì, contento in cuor suo di non doversi trovare lui coi polsi fermi a una ringhiera. Marta intuendo il gioco delle amiche sorrideva sorniona -e adesso piano, falle saggiare tutte le tue dita, una alla volta, poi insieme-gli ordinò Erika. L'uomo non ebbe difficoltà ad eseguire,si accovacciò tra le gambe di Marta,le aprì eccitato le labbra e cominciò a penetrarla piano con un dito,poi due,poi tre .e ancora e ancora,mentre cresceva il desiderio di possederla espresso dal movimento
ossessivo della lingua sui capezzoli duri della donna. L'aria era già satura di sesso quando Marina gli ordinò di fermarsi. Marta era già alle soglie di un orgasmo perfetto quando Paride,obbediente,la voltò sulla schiena e senza troppi complimenti la prese da dietro trattenendosi ai suoi fianchi, con i piedi ben piantati al letto e le gambe piegate ad angolo retto, le spingeva dentro un cazzo dalle dimensioni notevoli e
dalle rilevanti prestazioni e stava quasi per arrivare anche lui quando un rumore inequivocabile lo distolse dalle sue faccende erotiche. Il sibilo sinistro di una frusta gli aveva lacerato carne, timpani e cervello.
Urlò inarcando la schiena indietro come un animale ferito ,ma non ebbe tempo di pensare a nulla che Erika gli impose il silenzio e lo legò immobile alle l'amica con due corde e si accinse a rendergli unica quell'esperienza. Straordinariamente l'uomo rimase inalterato nella sua incontenibile eccitazione,continuò furente a scoparsi Marta,a prenderle quel culo da favola, solo con la forza di fianchi, perchè le sue mani erano immobili oramai...
Bene - disse Erika - e adesso proviamo se ti piacciono i sigari....
Mentre Erika afferrava i sigari. Marina si riscosse dall'affascinato torpore in cui la visione dei corpi di Marta e del giovane Paride intrecciati l'avevano proiettata e con uno scatto si liberò del vestito e dei sandali dorati che indossava salendo sul letto e posizionandosi davanti alla faccia di Marta che si tuffo beata nella profondità bollenti della fica della compagna. Intanto Erika aveva estratto oltre ai sigari anche il suo giocattolino preferito. Non intraprendeva mai un viaggio come quello senza il suo fedele, lucido compagno: il suo strap-on. Il ritmo della coppia sul letto era ormai convulso. I gemiti di Marta si perdevano nelle profondità del corpo di Marina i cui occhi mandavano bagliori mentre fissava Erika che accarezzava il suo strapon, con
malizioso ardore. Non è ancora il momento Marina - rise Erika - ora tocca ai sigari. Così dicendo la donna afferrò il primo havana e con lentezza esasperante lo infilo nel culo del giovane Paride, che si aprì come il burro all'invasione. Un sospiro
sfuggì alle labbra del giovane che contrasse i glutei per sentire meglio la penetrazione e sussultò fuori controllo nel corpo di Marta che lo avvolgeva caldo. Erika allargò con una mano il culo del giovane e infilo il secondo sigaro e poi lentamente ma inesorabilmente il terzo. Il giovane Paride gemette abbattendosi violento nel corpo di Marta. Ad ogni sigaro, un colpo più forte, che riverbera in una catena di piacere, fino alla fica di Marina che Marta succhiava con ardore sempre più frenetico. "Ecco - sorrise Erika quasi mormorando tra se ora era arrivato il momento di chiudere il cerchio e indossato lo strapon sfilò bruscamente il sigari dal culo del
giovane Paride e con un unico fluido movimento si sostituì a loro nelle sue accoglienti profondità. Il cerchio era chiuso. La catena di piacere completa.
Erika impose il suo ritmo dolce e violento nello stesso tempo. Un sospiro di generale piacere attraversò i corpi di tutti i partecipanti a quell'insolito banchetto dei sensi. Presto il ritmo divenne prima convulso e poi frenetico. I corpi presero a tremare e l'orgasmo con la sua forza dirompente spazzò via il controllo e la consapevolezza
di tutti. Crollarono sul letto in un groviglio di legacci, pelle e sudore.
Erika trovo la forza di afferrare il giovane Paride per i capelli e sussurragli in un orecchio: "Contento della scelta?... - .

Mayadesnuda/Erato

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