Erano mesi che lo vedevo al lavoro ed ogni giorno lo starci accanto mi procurava un'incontrollabile eccitazione. Cercavo di cancellarlo dalla mia mente senza riuscirci, perché ogni volta i pensieri più perversi gli scorrevano addosso, incontrollabili. Mi svegliavo di notte, sudata, in balia di sogni erotici devastanti in cui c'era sempre e solo lui. I suoi occhi erano un universo di fantasia, le sue e-mail provocanti un gioco d'azzardo che mi bombardavano i sensi ed il cervello. Mi bastava guardarlo per immaginare le sue mani su di me. – Non si può. Certe azioni comportano delle conseguenze in ambito lavorativo - Non mi importava delle conseguenze, volevo solo lui, solo una volta, mi sarebbe bastata per riempire questo desiderio. Quell' ufficio vuoto, Ferragosto, le sue labbra ed il suo corpo addosso. Baciarlo, spogliarlo, toccare la sua pelle per troppo tempo solo immaginata. Sentire il mio seno spingere contro il suo petto. Dargli tutto di me. Accoglierlo nella mia bocca ed in tutte le parti del mio corpo ancora inesplorate. Godere di lui, dei suoi movimenti violenti, sentirlo ansimare, vibrare, volevo il sesso, il suo, solo un attimo. Volevo sentirmi sua, scollegare la mente dalla realtà come sotto effetto di droga, realizzare ogni sua fantasia, diventare corpo e cera da modellare sotto le sue mani. E volevo sentire il suo orgasmo esplodermi dentro e ovunque. Riempirmi del suo fluido. Desideravo di sentirlo dentro fino a dove fosse possibile farlo accedere, baciarlo, leccarlo, morderlo, mangiarlo, semplicemente possederlo ovunque. Era un gioco perverso in cui sapevo di rischiare tutto, ma lui era troppo per me, troppo per non provarci, troppo per non rischiare. Ed ogni giorno, ogni maledetto giorno ero in balia di lui... ed era solo un sogno che mi avrebbe condotto alla pazzia, allo sfinimento più totale. Volevo essere me stessa, togliere questa maschera ed averlo. Solo questo, averlo.
Almaries
Racconto n° 2229
