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Racconto n° 2289
Autore: Marthita Altri racconti di Marthita
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Matteo e basta
Quarantacinque minuti. Quarantacinque minuti e sarò come vuoi tu.
- Ma Ilaria possibile che una bella ragazza come te debba portare i capelli così corti? –
Lo odio questo corpo, davvero quasi lo odio. Che me ne faccio, se non piace a te? Se tu non lo vuoi. Se non t'interessa. Quarantacinque minuti e non di più. Non ti farò aspettare. Un uomo è puntuale, mica come quelle donne "chediociscampi".
- Ma perché ti trascuri a questo modo? Ma lo sai che potresti averli tutti ai tuoi piedi, se solo ti curassi un po'? –
Questo seno, quanto è grande. Che me ne faccio, mi dà solo problemi. La fascia elastica gira gira e tira tira, a nascondere e strizzare e stringere e cancellare, tanto, che me ne faccio. Quarantacinque minuti e sono con te. Neanche il dolore mi fa soffrire, se penso a te.
- Ma lo sai che il figlio della signora quà sopra dice che ti vorrebbe conoscere. Ma perché non ti fai mai trovare, ma non puoi vivere da eremita alla tua età, mica esiste solo lo studio, sai? Alla tua età devi divertirti e frequentare gente come te, non perdere la vista su quei libri, dammi retta, guarda altro. –
Adesso sì che sono dei bei pettorali, di quelli che tasti quando mi chiedi se vado in palestra e perché con ‘sto fisico non vuoi spogliarti e sei proprio imbranato, lo sai? E adesso, aggiungere. La mia biancheria, quella di pizzo che compro per mia madre, perché stia tranquilla, che sua figlia è soltanto un tantino timida e scontrosa e ha il carattere molto chiuso, di quelle che parlano poco e tocca tirarle fuori le parole con le tenaglie. Non serve a niente. Sono questi, che servono. Slip neri da maschio, vita bassa aderenti a tenere e sorreggere quello che ci metterò dentro.
- Ma l'abbigliamento lo dovresti curare, sai? Chi ha mai visto, una bella ragazza con quei pantalonacci e quelle magliacce. Sei bella, metti in mostra quello che hai, santo cielo, che è un ben di dio. –
Ovatta. Benedetta l'ovatta. Aggiustala bene, senza premura, l'effetto, deve dare l'effetto e quando tu tocchi deve sembrare ciò che non è, mentre io mi schermisco e tu dici che pacco, però che pacco, ma perché sei tanto timido, cazzo. Quarantacinque minuti, quanti ne sono passati non so, ma sono a buon punto. Mi guardo allo specchio. Se io non sapessi. Lo sguardo cade lì, e stupisce da come è ben fatto, da quanto è naturale.
- Ma il trucco, si capisce, il trucco dev'esserci in una donna, non dico pesante, discreto sì, deve vedersi e non vedersi, insomma sembrare naturale, capisci? Perché non ti curi, ti mancano i soldi? E dire che te ne ho dati, ma forse la roba è aumentata, te ne darò ancora, ma per carità comprati il trucco. Un po' di colore sugli occhi, che hai così belli e grandi da fare invidia, e perchè le sopracciglia te le fai così spesse, ma vatti a capire. -
A spegnere le curve dei fianchi ci pensa la calzamaglia, quella che comprime e mortifica una carne troppo abbondante. Un uomo mica è così. Li hai visti, no? come sono snelli in quei punti, mica hanno al ciccia di una donna. Guardati come sei bella. Come piace a lui. Sei quasi perfetta, puoi pensare a vestirti e di minuti ne hai, ormai hai preso la mano a diventare come lui vuole.
- Ma le labbra, tesoro, perché non un bel rossetto? Già le hai belle di tuo, ma il colore le allarga, le ammorbidisce, le esalta, non sei d'accordo? Oggi una donna non può andare in giro come uno straccio, non le vedi le altre ragazze, li hanno incollati mica perché sono meglio di te, solo perché si truccano e vestono come si deve.-
I pantaloni neri da elegantone e la cintura severa e la camicia bianca sotto la giacca. No, la giacca per ultima. La cravatta. Quella che piace a te, con quadri bianchi e neri e il nodo, adagio, mi raccomando il nodo, lo voglio fare bene, perché tu sempre lo osservi e lo ammiri e dici cazzo come fai a fartelo tanto bene è perfetto io non ci riesco, me lo faresti? E finalmente ti sto vicino vicino, per forza, no? se devo rifarti quel nodo che vuoi uguale al mio.
- Ma non hai abbastanza guardaroba per una donna. L'altro giorno ho aperto, sì, ho aperto il tuo armadio e perché, dico io, perché quei pantaloni e quelle camicie da uomo, vabbè che la moda la sapete voi giovani, ma dico io, mica ti mette in risalto le forme. E comprati roba di pizzo, un po' trasparente, hai presente?-
Il trucco qui, a scurire dove la pelle del maschio è più scura. I miei capelli tagliati fini e tenuti da parte, qui, qui a fare un disegno di pizzo da uomo che sa come piacere. Mastice, sai quello teatrale, vorrei dirti mamma, vedi tua figlia che è innamorata, vedi che ama anche se tu non lo sai. Guarda quanto desidera piacere ad un uomo che non sa che farsene delle belle donne, che non vuole una donna, che non sopporta una donna vicino a sé, e come pensi che riuscirei ad amarlo se lui sapesse che tu mi hai fatta donna? Comprendi la mia disperazione, comprendila anche se non la sai.
- Ma dovresti cercare di essere carina, parlare di più, non senti le altre che lingue che hanno? Gli uomini dicono, si lamentano che parlano troppo, ma ad un uomo piace credimi pure, se la donna non parla a vanvera all'uomo non piace. Sei troppo intelligente, troppo studiosa, non farli sentire inferiori, lo sai come sono.-
La lingua gli piace. Non come credi tu. La mia lingua sa dire parole senza rumore. I suoni non servono, quando lui vuole quello che vuole. Lui guida i miei gesti, lui spiega le mani a tenersi alla mia testa o alle mie spalle, senza dire niente, senza gridare. Quarantacinque minuti e ho già finito. Allo specchio sono comparsa. Una comparsa da farsa. Ma come potrei averlo, altrimenti? Lui che ama stare solo con uomini, solo amici. Lui che dice ledonnepercarità e tutti sorridono. Lui lo sanno quanto è maschio e nessuno dubita niente. Di me dubitano. E anche tanto. No, scusa, dicono, ma non è che il tuo amico con quel cappello e quegli occhiali scuri, scusa, non è che è un po' dall'altra parte? Lui giustifica duro, mollatelo subito, lui è speciale, mica come voi che siete volgari, lui è signorile, lui è intelligente, lui parla poco perché non gli va, lui sa ascoltare. E giù pacche sulla schiena e risate e allora che si fa?
Lui li allontana, lui dice al diavolo tutti, andate dove volete, io no, a puttane non vado, io e lui ce ne andiamo per i fatti nostri, noi sì che ci capiamo e ci teniamo una bella compagnia. Poi mi tira per un braccio e dice non dargli retta, sono balordi, sono ignoranti, manco da starti vicino.
Però lui mi viene vicino, vicino vicino, e appena nessuno ci vede mi abbraccia, mi dice compagno, amico di notti inquiete, ammazziamo la notte, ti va? Nel primo posto tranquillo finalmente si china su me e dice all'orecchio piano piano - adesso - .
Adesso. Sì, adesso sei mio, dopo troppe ore tra gli altri a sprecare il tempo, finalmente la notte è per noi. Stringimi forte come sai tu, dice sottovoce, tu che sai tutto di me e sai stare zitto con tutti, tu abbracciami forte col tuo corpo di maschio tenero e dolce come voglio io. E io lo abbraccio più forte che posso, lo stringo e lui spinge su me e io devo soffocare quello che sotto di me grida la verità. Ma finalmente lo amo.
E mentre in ginocchio premo tra le sue gambe la mia testa che freme, lui geme un poco, lasciandosi amare da me. Da me che in quel momento non sono Ilaria. Sono solo Matteo. Matteo e basta.







Marthita

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