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Racconto n° 244
Autore: Onami Altri racconti di Onami
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Ricordo
E improvvisamente tu. Per strada. Milano, fine giornata, solito traffico, solita coda rientrando a casa. Sono stanco. La mente vaga nel nulla, sottofondo di musica ambient per rilassarmi, finestrino aperto per assaporare quei profumi che ricordano l'estate incipiente. Chiudo gli occhi. Stanco. Li riapro e davanti alla mia macchina passi tu. Il vestitino leggero, il passo elegante, il tuo sorriso spensierato e allegro. Parli al telefono senza accorgerti di me. Un flashback mi fa fare un salto indietro nel tempo...

Ti ricordo davanti a me, timida neoassunta da un importante gruppo multinazionale americano. Ci presentiamo ad una riunione; sicuramente siamo i due più giovani.
La tua mano, mentre ci presentano... La tua faccia sorridente e giovanissima... Quelle labbra lucide, sempre lucide... Eri bellissima. Durante la riunione ci siamo guardati tutto il tempo: i tuoi occhi scuri dietro gli occhialetti da professoressa e quella matita in bocca nel modo più innocente avevano fatto impazzire la mia immaginazione... Ti avevo sognata camminare nuda sul tavolo della riunione davanti a tutti...
Poi l'incarico di seguire con te lo sviluppo finanziario del gruppo italiano; le prime riunioni insieme ad altri.
Poi una sera in cui stava arrivando la primavera ed avevi un vestito come quello di oggi... Dopo aver lavorato ci siamo fatti portare qualcosa da mangiare. E non so cosa, come sia successo... Ricordo il tavolo delle riunioni fra noi, il tuo sorriso, la tua faccia silenziosa mentre si avvicinava e... quelle labbra stupende che mi baciavano...
Che strano guardati mentre cammini, pensandoci sento ancora il loro sapore...
Ti ho fatto appoggiare al tavolo, in piedi, davanti alla mia sedia. Mentre le tue mani scorrevano tra i miei capelli, le mie, impudiche, cominciavano a salire lungo le tue gambe, lentissime... Sentivo la tua pelle d'oca, il tuo respiro farsi più veloce... Quando ho toccato le tue mutandine, la tua lingua si è incendiata nella mia bocca come un serpentello; mi hai preso il capo e stringendolo forte, con un gesto che mai mi sarei mai aspettato da te, hai cominciato a spingermi in basso... Le mie dita armeggiavano per aprire i bottoni del vestitino, per fare strada alla mia lingua che i tuoi capezzoli scuri ed appuntiti stavano già aspettando...
Le tue mutandine anche... E mi vien da sorridere a pensarci: le ricordo benissimo, bianche di cotone, le più normali del mondo, quelle che le donne comprano al mercato e si mettono tutti i giorni. Mi fecero capire che in ciò che stava succedendo non c'era nulla di premeditato.
Le ho abbassate piano, ti ho fatto sedere sul tavolo di legno verde scuro laccato, ho aperto un pò le tue gambe ed ho cominciato a farci scorrere la lingua, partendo dai piedi, risalendo alle caviglie, ai polpacci, alla pelle sensibile dell'incavo dietro le ginocchia... Poi sù, pianissimo, più piano... Così che potevo godere appieno del rumore dei tuoi sospiri...
E finalmente arrivare lì, correre con la lingua su e giù per le tue labbra, entrarci dentro e sentire il tuo sapore, la tua voce che mi guidava... Mi piaceva guardarti mentre con gli occhi chiusi le tue dita torturavano i capezzoli e la tua pancia vibrava rivelandomi l'arrivo del tuo orgasmo... Mi hai detto che venivi con due lacrime... Mai uomo era stato così felice!
E poi baciarti, dirti quanto eri bella, mentre le tue mani correvano su di me, mi entravano nei calzoni... Con un tocco rapido e gentile ti sei bagnata ti sei bagnata le dita di saliva e le hai strusciate sulla mia pelle; alzandoti dal tavolo mi hai messo a sedere sulla sedia e hai cominciato a baciarmelo... E' stato incredibile... Hai disegnato con la lingua parole d'amore sulla pelle del mio sesso, senza trascurarne una parte... Mi hai eccitato, mordicchiato, leccato, succhiato... Ho ancora in mente i tuoi occhi che mi guardavano mentre prendevi e lasciavi il glande tra le labbra e quel filo di saliva ci teneva uniti... Ancora una volta, in silenzio, mi hai fatto impazzire...
Ti sei seduta su di me e mi hai fatto godere. Entrarti dentro è stato naturale, tanta era l'eccitazione di entrambi... Un movimento dapprima lento e poi in crescendo di ritmo, sentivo le tue pareti che si gonfiavano e si stringevano attorno al mio sesso... Sapevi quando smettere per rimandare il mio orgasmo e come accelerare per arrivare vicina al tuo... Strano: mi è sempre piaciuto dirigere il gioco, ma con te, piccolo angelo, volevo fare tutto ciò che desideravi...
Ti sei sdraiata sul tavolo con le gambe piegate senza lasciarmi, i piedi ancorati sul bordo... Hai giocato con me, mi facevi entrare ed uscire, poi ancora entrare di un solo centimetro e uscire di nuovo... Lo prendevi e lo sbattevi leggermente contro il tuo sesso aperto... Finchè mi hai preso dentro di nuovo e mi hai chiesto di farti venire e di venire io insieme... Ogni tuo desiderio un ordine. Ho aumentato il ritmo, sempre più veloce, un ritmo che le tue gambe mi davano con i talloni poggiati sul mio sedere... L'orgasmo è arrivato per te e per me, hai voluto che il mio seme ti colasse coi suoi fiotti sulla pancia... Mi hai guardato, hai sorriso, mi hai stretto a te baciandomi teneramente con le tue labbra lucide...

Cammini sul marciapiede parlando al telefono. Stai sorridendo. Sei sempre uguale. Bellissima.

Onami

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