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Racconto n° 2532
Autore: Alemar Altri racconti di Alemar
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Guen e l' ombra
Cos'è mai un ombra, se non un segugio cercato dai nostri desideri?
Ombre, ombre, ombre...


Il passo: leggero, ondeggiante, sinuoso, l'asfalto attende il calco di quella impronta, un poggiare lieve e sussurrato, inarrestabile.
Il tempo è scandito dal polpaccio che sfiora il polpaccio, dal piede davanti al piede, con movimento regolare, e lento, perché è più bello lasciarsi seguire se si cammina lentamente, lasciando dietro sé il tempo di osservare e il profumo della certezza nascosto nel dondolio delle anche, che si muovono, e si muovono ancora.Un passo dietro l'altro, con le braccia lungo i fianchi a ricordare un movimento antico, sfiorando la morbidezza del corpo sotto il vestito leggero, unica barriera tra la pelle, mia e quella del mondo.

L'ombra c'è, sempre al suo posto, mantiene costante la distanza, discreta e silenziosa. Non posso vederla ma c'è, la sento e percepisco la sua vibrazione nascosta malgrado non sia dietro le mie spalle, disegnata sull'asfalto ancora caldo in quest'ora di luglio.
Sento, sento il suo respiro, e mi appoggio ad esso, con i miei passi, e con il suo tempo, camminiamo insieme, così, consapevoli senza occhi. I miei passi, il suo respiro.


La curiosità si aggrappa alla caviglia, rallenta il mio passo, lo ferma .
Attraverso la strada sotto il sole, lentamente, ondeggiante e morbida, per la mia ombra, per darle il tempo di guardarmi scendere oltre il gradino, al ritmo di quel suo respiro, così poco percettibile tra i rumori della via, così scandito ma leggero per chi come me, lo ascolta attentamente. Ci vuole ritmo, ci vuole tempo, ci vuole sincronia per camminare insieme. E poi ci vuole sintonia... ci vuole intimità. Bisogna capirsi prima che il passo successivo scenda e riprenda il volo radente, per poi ridiscendere ancora.

Il saper anticipare è un arte nota a pochi eletti, rarità difficilmente riscontrabili tra la gente comune, perché fa parte di un sentire diverso. E' il sentire oltre l'udito, è pura

p e r c e z i o n e

E la mia ombra ha capito prima, la mia ombra sa, dentro il suo silenzioso seguirmi.

Sul marciapiede ora il sole è nascosto dagli edifici alti e grigi, il caldo morde meno, il camminare si fa più rilassato, senza fretta alcuna ad intralciare il piede.
Ci sono io, ci sei tu, ombra.
E' confortante questa consapevolezza, ed è gratificante per entrambi camminare con lo stesso ritmo, passo dentro il passo, senza che nessuno abbia dettato apertamente il tempo, la sincronia ci accompagna grazie all'intuito, alla pelle, alla fiducia reciproca. Solo Pura Percezione

...
Seguimi ombra.
Non perdere d'occhio la mia sagoma, ricalcala, percorrila, chiudi il cerchio. Ti porterò per strade poco frequentate, solitarie, impreviste come le mie orme. Sicure come questa andatura che stai seguendo. Nel percorso scoprirai paesaggi nuovi e sapori differenti, se saprai seguirmi oltre l'oltre, allora camminerai ad occhi chiusi, per quella pura percezione che ci lega e ci guida, ascoltando semplicemente il rumore dei miei passi, riconoscendo da questi la distanza che ci separa, adattando poi il tuo passo al mio, e immaginando quel fluire d'abito che si appoggia e mi lascia, si appoggia e mi lascia ancora... tic, tac, tic, tac. Un orologio senza tempo.
Sarà una danza, da inventare ad ogni nuovo passo, con coreografie non ancora disegnate, neppure da noi, corpo e ombra.

Avanti ombra cammina ancora, cammina con me.
Se mi concentro posso sentirti respirare, e nel tepore umido che immagino fra le labbra dischiuse, abbandono certezze e contorni: i dettagli non hanno forma. Sono le sfumature che conosciamo, il gioco dell'intuizione e dei sensi sublimati, per cercare e seguire, il ritmo. Il nostro.

E' bello sapere che ci sei, è piacevole il non parlarti, ed è soprattutto intrigante immaginare i tuoi pensieri, come un puzzle cui manca sempre qualche pezzo, e dove rimane il vuoto, la fantasia appoggia il cuore.

Tic tac, tic tac..
È un camminare nuovamente lento ora, sicuro dell'orma che lascia a terra e che viene ricalcata pochi secondi dopo, dalla tua.

Il corpo danza ancora sotto il vestito, i passi procedono lungo una strada breve cui segue una curva. Fino a quel punto l'occhio vede e distingue ciò che lo circonda, ma sai che là dietro, tutto potrebbe cambiare, niente è definito, niente da qui è permesso all'occhio. Tutto ciò che sai potrebbe non essere più lo stesso, e le certezze lascerebbero il posto a nuove prospettive.

Ombra, cosa ci sarà per te, oltre la curva?

Una macchina attraversa l'incrocio veloce, lasciando dietro sé polvere e aria che muove il vestito e scompiglia i capelli. Svolto l'angolo, seguo quella curva che tu ancora a distanza, non puoi vedere. Forse rabbrividisci, nella luce di un pomeriggio inoltrato di mezza estate.
Forse non vuoi seguirmi, forse vuoi farlo. Forse ti stai perdendo dietro ai miei passi.
A te la scelta ombra, oltrepasserai l'angolo e mi raggiungerai dietro la curva ?


L'ombra ora è ferma. L'ombra pensa. L'ombra si domanda...

Alemar

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