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Racconto n° 2542
Autore: Morgain Altri racconti di Morgain
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Il Master e la slave
Eccomi. Sono qui. Sono entrata in punta di piedi nel tuo mondo, non per caso, guidata da tutte le parole, quelle dette e quelle non dette. "Il mio mondo..." avevi scritto, con orgoglio, ed io avevo avvertito una fitta come di nostalgia perchè, vedi, io nel mio, di mondo, ci sto stretta. Tu immagina cosa si prova a riemergere alla superficie delle proprie giornate e respirare ancora solitudine. Segreti... come scatole cinesi. Ombre, dietro sorrisi. Il Gioco, una volta ancora. Sì, forse puoi.
Allora sono entrata nelle ville e nei palazzi che avevi descritto, mi sono seduta al tavolo, questa volta ospite diversa da quelle da te prefigurate. E ho sorriso. E un po' ho provato timore, anche. Ma solo perchè tu non eri lì a guardarmi.
La benda che hai stretto dietro la sua nuca ha coperto anche i miei occhi - è così che ho potuto seguire la tua voce - e nastri di seta alle mie caviglie - e alle sue.
Ero dietro la porta quando la spiavi, e ho respirato te in in ogni pagina, dietro ogni riga.
Ora lasci che un altro colga ciò che tu, solo tu, hai plasmato. E'il Master che sceglie la slave o il contrario...? Troppo volitiva ed orgogliosa. Forse. Ma ci vuole fierezza per essere una slave... vero?
Vedi, non so nulla. Ma tu, che sai, mi lasci in questa ignoranza, più stretta di ogni benda, di ogni legaccio che tu sapresti inventare per me. Tu che potresti liberarmi dall'obbligo di piacere a chi dice di amarmi e non sa come, restituendomi a me stessa, e a te. Il laccio incantato saresti tu, le tue parole, l'oscurità vellutata che sai dispiegare intorno a te e nella quale mi avvolgerei come in una coperta morbida per le mie notti. E potrei dormire un sonno ristoratore e profondo, e risvegliarmi, come l'ultimo di una razza di Antichi sopravvissuto all'alba del nuovo mondo. E ritrovarci te, in questo mondo, che finalmente sarebbe anche il mio.
Ho girato intorno a te come un pianeta segue la sua stella, senza conoscere rotta né destinazione. E' forse questo l'approdo, qui dove le stelle finiscono, e tu, astro oscuro e lucente?
Le stelle sono nelle tue mani, Signore di un regno che non conosci ancora, e sta solo a te aprire i palmi, o richiuderli, come il padrone avaro che non sei.
Potrei cercarti. Ma non lo faccio. Non lo faccio. Eppure Dio sa se mi piacerebbe. Dio sa se ne avrei desiderio - no, voglia. Scrivi così bene tu, da fare invidia, a me che invidiosa, per natura, non lo sono. E sei bello, anche, guarda, non arrossisco nel dirlo, bello e dolce, e potresti versare dolcezza nelle mie ore fino a fonderle come burro. O invece distillare il miele amaro della tua scontentezza di me.
Così, ecco, tu che forse mi leggi - perchè lui non lo fa, digli pure che, alla fine, l'avevo trovato il mio Racconto Perfetto, e che sì, lo aveva scritto lui. E che io, che scrivo per compulsione, bisogno o Dio sa cosa, come se a non scrivere non avessi realmente vissuto, il suo racconto l'ho letto e sì, proprio io, ho perfino sognato.



*L'inizio di una conoscenza, che sia di persone oppure di cose, consiste nell'ottenere un contorno definito della nostra ignoranza... George Eliot*

Morgain

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