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Racconto n° 2573
Autore: Rossogeranio Altri racconti di Rossogeranio
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Panama, dentro la trama di un fumetto erotico Madame, i segreti di una signora per bene. Il vizio, storia di una donna che non sapeva amare. Danger, il pericolo viaggia nella mente Rebel, una moglie al di sopra di ogni sospetto La collina dei ciliegi, trasgressioni inaspettate. Orchid Club, il piacere tecnologico Suspect, il gioco degli inganni. Dirty Dreams, sogni fuori da ogni controllo. Darkness, cronaca romanzata di una messa nera.
 
 
La mia Band
L'agiografia reale mi descrive un sottobosco di pezzenti e tangheri, frequentato da strimpellatori in erba e semiologi maledetti.

Sono la mia Band.

Dalla tenda del soppalco, prima appaiono gli stivali coperti di frammenti di cuoio e metalli neri, poi loro stessi, quattro ali di falena e squame di serpente, con pesanti cerchi d'oro incatenati ai lobi e al collo.

Il concerto è monocorde e per nulla infiorettato; la chitarra, un ganghero distorto; gli accordi sembrano straziarsi addosso e sanguinarsi contro e la batteria, un gasdotto sincopato.
Cavalcano gli strumenti come mostruosi insetti, verso l'alba che risorge, in questa notte di anatomica follia.
Nell'insieme sembrano un ingrandimento di microbi e spore osservati al microscopio; librano con ritmi invasati per fermarsi in un arresto di surplace: pura fantascienza, esseri alieni emersi dalla profondità di un vortice di dannati.

La musica tuona attraverso un vertiginoso idioma di futuro e da un vischioso e ossessivo sonoro del passato.

Noi fans prostrati in piattaforma, battiamo mani e piedi sui tavolini e urliamo come avvoltoi feriti a morte: incitiamo dell'altro in un ampolloso reclamo.

Allora la tenda comincia a salire, lentamente.

Il seme proteiforme della scena è eiaculato di fronte a me.
Avvinghiato al microfono superbo mi sorride: capelli neri semi rasati in anarchia, sguardo pittato e celeste, la mascella squadrata e possente e un busto da far dannare la Madonna Vergine.
Gli occhi bucano come frecce, mentre la musica escogita feroci invettive.

E' lui, il Leader della Band.
Vestito con pantaloni di pelle bianchi e cinturone dorato, è aggrappato al suo cruento feticcio musicale, come un sistro sessualmente attivo; sembra un eroe Fantasy, dal muso duro e l'attrezzo in mano.

Finito il concerto tutti allo Slego, per il solito Party Area.

Sotto la minigonna ho una Browning di famiglia; la rischiosa avventura che ho agguantato da tempo tra le mie maglie di delirio e che questa notte si ripropone, in un ritmo sospirato.

Lui mi piace, da sempre.
- Alla fine cederà - , mi spiffero da sola e li raggiungo nella tana dei giochi golosi.

Una gozzoviglia di maschi, di birra e di acidi, basato su regole che non conosco.
Pregusto un'orda selvaggia di bestie che mi avrebbero preso per i capelli e afferrata alle spalle, imprigionando il mio corpo tra le cosce e il tronco della mia follia.

Echeggiano le grida di pazzi ubriachi di musica e di alcool; sembrano mandriani esaltati alla vista del sangue, della violenza e delle grida del piacere strappato per forza.
Ci sono anche altre ragazze che urlano e si dibattono, attendono con me la fine di questa densa allucinazione.

Può sembrare tutto finto, ma non è così, i cavalli sono mostri rabbiosi lanciati sull'asfalto deserto del pavimento di questo consunto wine bar. Uno scroscio di risate e il contorcersi di mani addosso a stracciarmi i vestiti, sono nuda spogliata, brancicata e colpita da forti manate sul sedere.
Gli uomini si sono fatti intorno a cerchio e sembra mi vogliono tutti.

Messa in ginocchio sento scivolare un sesso tra i capelli, lo vedo come un pendolo lucido agitarsi sulla fronte; il glande è teso come pietra conciata e tirata a scoppiare quando me lo ficca diritto nella bocca.
Lo gusto tra le labbra, comprimendolo tra le dita: scosto lo stretto per respirare e faccio scivolare la lingua sulla pelle viva; questo sesso mi riempie di sangue, voglio godere dalla sua fonte.
E' lui che voglio.

Il suo sapore è di una selvatichezza strana e gli assalti sono violenti.
Sono sottomessa, ma reclamo questo cazzo, che come un siluro gigantesco e nodoso mi ha forzato dentro.

Lui mi solleva le gambe e immerge la testa sul mio sesso, così bagnato che la lingua sembra bere;
la falda che stringe, lecca, sorbe e si conclude sull'escrescenza della mia resa.
Mi bacia la schiena, mi graffia le gambe strusciandomi addosso quel membro sempre più accelerato.

Lo tengo ben caldo; la lingua deve giocare con il sapore, nelle sue pieghe segrete, scivolare lungo il frenulo fino alle palle e quando il godimento sta per detonare, fermarsi, leccare, ciucciare e accarezzare.
La sbornia non deve finire mai o almeno non adesso.

Sembro una delle erinni danzanti tra le anime dannate all'inferno.
Alla fine mi ordina carponi e affonda il suo membro dentro di me.

Una zoomata all'indietro e vedo bocche, lingue e dita che si prodigano; una avanti e vedo Lui che mi sbatte come un tamburo a cadenza dei boccheggi.


Nella luce rossastra del club le forme vacillano.
Guardandomi intorno ravviso altre scene simili, uomini e donne in piedi e supini a farsi infilzare succhiare e comprimere; ovunque teste di animali lappanti, mani come strumenti.

Sono colma, ho soppresso ogni forma di vergogna e di pudore, per arrivare a godere devo essere creatura bestiale.

Mi regge sotto le ascelle e mi solleva in piedi di fronte ai suoi occhi.
E' un animale selvaggio aggrappato alla mia vita, in una mischia di tegumenti, sciolti e mucose.

Ho capito, gli piaccio.

La mercificazione della nostalgia mi propina un passato che forse è esistito.
- Alla radice di un pezzetto di carne c'e' sempre un uomo felice - .
Me l'ha detto Lui, il Leader della mia Rock Band.

Rossogeranio

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