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Racconto n° 2689
Autore: Alisa Mittler Altri racconti di Alisa Mittler
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Kobra
Sei perfetta ora. Immagino ti stia preparando da giorni.
Non tanto nel corpo, fai la modella e sei sempre, come si dice, a posto.
È psicologicamente che devi essere pronta, per la voglia di tre uomini.
Vergine di emozioni, paura, tremori. No, anzi, la paura sì, quella ti sarà concessa, ma solo nella misura giusta ad eccitarli.
Loro.
Sarai voglia, se ti sarà richiesto. Se il loro sguardo è questo che ordina. Tu sei solo corpo ai loro comandi.
Non li vedi quando entri nuda nella stanza.
Loro stanno nell'ombra. Ne immagini gli occhi, gialli nel buio, affamati.
Occhi di lupi.
La porta blindata si chiude lentamente, senti lo scatto della serratura, e poi, ma non sei sicura, il loro ansimare.
Ti manca l'aria dentro, ma è più una sensazione che ti viene dallo spazio angusto o almeno che credi sia tale.
La lampada al neon che pende dal soffitto, appesa solo ad un filo di ferro, illumina una poltrona al centro della stanza.
Avanzi incerta sui tacchi, loro ti vogliono così. Incedi per il sotterraneo senza finestre né specchi, non sapendo dove posi i piedi.
I tacchi a spillo, che rendono incerti i tuoi passi, sono un ricordo di femminilità.
Offerto ai loro occhi, il tuo corpo è liscio, completamente glabro, i lunghi capelli rasati.
Con le dita sfiori la poltrona che sta al centro della stanza. Ricoperta di cuoio ha un'anima di ferro, sembrerebbe un patibolo, atto a spaventarti. Da vicino emette un lieve ronzio, minaccia vita propria. L'accarezzi, la pelle serica sotto i polpastrelli, il rumore dei tuoi tacchi, gli occhi gialli dei lupi sulle tue gambe e sulle natiche.
É la paura che si fa strada, piano piano nella tua pancia.
Il mostro è lì, che ti aspetta, aspetta solo il momento giusto.
Ti siedi, e il freddo del cuoio ti infastidisce, non stai comoda. Infili le mani dentro due anelli metallici sopra i braccioli e subito il mostro si sveglia e ti stringe i polsi. Non appena i tuoi piedi scivolano nei due semicerchi di bronzo, all'altezza della caviglie, li fa scattare imprigionandoti le gambe leggermente divaricate. Poi si alza, piano sempre con un leggero sibilo, e si inclina all'indietro. Il peso del tuo corpo ti tiene inchiodata al cuoio che la tua pelle ha inumidito.
Il mostro sibila mentre ti offre aperta e oscena agli occhi gialli dei lupi. Sei bloccata, il neon vicino al viso ti acceca.
È la loro voglia, che senti dall'ansimare e dalle risate scurrili. È la loro volgarità, che fa ti fa sudare ti tira capezzoli. La loro lascivia è un cobra che si gonfia e ti spaventa, che striscia sul tuo corpo in spire, e i brividi contano il loro cammino sulla pelle bianca.
Tu che vuoi liberarti, ma sei prigioniera del mostro. Sussulti, è la paura che pretendono, è il tuo essere preda che devi concedergli. Sussulti, ma il mostro ti tiene avvinghiata in un abbraccio trasparente per gli occhi gialli.
Un orecchio alle risate, moduli le urla, mentre la loro voglia viscida, il serpente, ti scorre tra i seni e poi umida sul ventre che contrai nello spasmo. Si avvicina il loro ghigno fin quasi a toccarti, il serpente ti solletica il ventre, dove sta la radice del terrore, il tasto che solo tu sai toccare.
Scivola più giù, dove sei completamente aperta ed esposta alle parole volgari, dove devi solo chiudere gli occhi per offrire ad altri occhi gialli lo spettacolo del piacere. Il serpente entra, scivola nel tuo corpo, silenzioso, lentamente. Hai le palpebre chiuse, la mente altrove e solo così puoi contrarre i muscoli, rompere il respiro mentre la loro voglia è risucchiata in te solamente per il tuo godimento.


Alisa Mittler

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