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Racconto n° 2899
Autore: Alisa Mittler Altri racconti di Alisa Mittler
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Tacco dodici
Elisabetta cammina portandosi appresso la sua bellezza, come un fardello buttato a rovescio sulle spalle, nascosta in un tailleur blu con la gonna al ginocchio e le gambe fasciate da calze grigie venti denari. Non è molto alta, tiene i capelli raccolti sulla nuca, nemmeno un filo di trucco sul naso spruzzato di lentiggini. Il passo spedito, non guarda in giro, gli occhi spesso fissi a terra. Gli sguardi che attira (pochi per la verità) li fugge con timidezza.

Quando torna dal lavoro tiene sempre una cartellina sotto il braccio. Non si accorge di come fa ondeggiare il piccolo culo, apre il portone e sparisce in un attimo, per non farsi vedere dal vicino di casa, che sembra attendere il suo arrivo con le mani in tasca, davanti al cancello.
Tempo fa ha visto in vetrina un paio di scarpe. Dècolletèes rosse con tacco dodici. Le ammira fermandosi davanti al negozio, ma poi se ne ritorna a casa nei suoi mocassini bassi, un po' da suora. Le tornano in mente spesso e subito le ricaccia indietro come un frutto proibito, ma proprio per questo ancora più appetibile.

Elisabetta dopo la doccia si asciuga velocemente, senza indugiare con la salvietta sulla sua pelle troppo chiara. La notte, da un po' di tempo fa sogni strani.
Si vede nuda, lei che, anche se è in casa sola, davanti allo specchio passa veloce, quasi avesse paura a sollevare lo sguardo. Ecco, la mente va per conto suo, e immagina i suoi seni abbondanti che costringe in reggiseno contenitivo, o i fianchi magri. Passa la mano sul seno, poi la fa scendere sul ventre piatto e quando arriva alle gambe si ferma.
Di scatto, e allontana questi pensieri cattivi.

Cammina sempre veloce per la strada, cerca di distogliere lo sguardo dalla vetrina all'angolo quando ci passa davanti, come abbassa gli occhi per non incrociare quelli del ragazzo in jeans che, nemmeno a farlo apposta, esce sulla porta di casa ogni volta che lei passa. Accenna ad un saluto mentre Elisabetta volta la testa.

Tacco dodici, stiletto. Sembrano le scarpe delle modelle sui giornali patinati. È un'esperta di moda Elisabetta. Ha parecchie riviste con abiti che, oltre a non potersi permettere, non oserebbe mai indossare, troppo scollati o trasparenti.
Meglio un rassicurante nero.
Meglio le calze grigie venti denari.

Ma oggi ci sono i saldi.
Ecco, è un attimo. Elisabetta entra e va a colpo sicuro, un trentasei si trova anche in periodo di svendita. È fatta, nessuno che lei conosce l'ha vista.
Tiene la scatola anonima sotto il braccio e ha un leggero sorriso sulle labbra, come una bambina che la ha combinata grossa. Il vicino di casa è sempre sulla porta e, anche ora, accenna col capo ad un leggero saluto.

Salita nel suo appartamento si spoglia, completamente. Via il tailleur gessato blu, la camicetta abbottonata fino al collo. Via le calze grigie e l'intimo di cotone bianco.
Nuda, camminando sulle punte dei piedi, va verso l'armadio e prende un paio di autoreggenti di seta nera, velatissime. Le aveva comprate l'anno prima, ma eccetto che in casa, non aveva mai trovato il coraggio di mettersele. Le infila piano, dopo averle arrotolate attorno alle mani. Prima una, poi l'altra, appoggiando una gamba sul letto.

Finalmente apre la scatola. Ed estrae le scarpe. Le ripassa fra le mani. Rosse, in pelle, con tacco dodici e cinturino alla caviglia. Le infila facendo scivolare il piede, poi chiude la fibbia alla misura giusta. Muove il piede destro, disegnando con la punta piccoli cerchi sulle mattonelle. Si alza dal letto e il pavimento le sembra stranamente lontano. Davanti allo specchio si osserva: la pelle è chiarissima, i capelli intrecciati sulla nuca. Scioglie la pettinatura levando elastici, pettini e forcine.

Non ricordava i suoi capelli fossero così lunghi da arrivare, scuri, fino alle natiche. Solleva le mani sopra la testa e si ammira: nuda, le dècolletèes rosse contrastano col nero delle calze. Poi cammina, avanti e indietro, lungo la stanza ascoltando il rumore dei tacchi.
All'improvviso, si accorge di aver dimenticato la tenda aperta. Cerca di raggiungerla velocemente, ma non riesce a correre con i tacchi a spillo. Barcolla, fatica a tenersi in equilibrio, deve camminare piano verso la finestra. Alla fine chiude la tenda, ma quasi le viene da ridere.
Domani è un altro giorno, ci sarà ancora il ragazzo in jeans appoggiato al cancello con un sorriso scanzonato. Le rivolgerà il saluto, e lei questa volta non abbasserà lo sguardo.
Tacco dodici, stiletto.


Alisa Mittler

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