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Racconto n° 3001
Autore: Morgain Altri racconti di Morgain
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La storia che non può essere scritta ha punte aguzze di coltello e soffici nidi di parole ad avvolgerle, attorno. Tu non ringrazierai per questo.
Lei non ti risponderà. A te, non dirà altro. Se tu fossi giunto a lei seguendo il filo sottile, non avresti fatto domande. Anche averla scelta per caso, le sarebbe piaciuto. Ciò che resta è il crinale di lama su cui deve muoversi. Ma, forse, tutti noi cantiamo la nostra piccola canzone, non sperando di essere ascoltati da quell'unica persona che possa mai comprenderla. E dicono che ci voglia talento per poter scrivere della propria vita senza ammazzar di noia. Lei di talento non ne ha. O potresti dire che il suo unico talento è lui.
Quel giorno è andata da lui, come le altre volte.
Questa volta fra di loro un giornale ben ripiegato. E lei quel giornale così ben piegato lo ha guardato distrattamente, senza vederlo davvero. Solo, ha notato come sembrasse così bene in evidenza. Così lisciato ed insieme ordinato. Come se fosse stato letto e poi letto ancora ed infine ricomposto da mani amorose.
Le sue mani – ha pensato lei, per un attimo sognante.
Ma poi - sei tu, le ha detto lui, sei tu. Gli occhi grandi, spalancati su lei, per una volta rotondi come quelli di un bimbo. Occhi stupiti di bimbo sul volto di quell'uomo magnifico, così alto e imponente che la fa sentire piccola, lei che piccola non è, e tacchi vertiginosi da farla ammirare perché a lui piacciono così. Lui, che soltanto lei pare riuscire a stupire e neanche lei sa come questo sia possibile, perché lui ha visto tante più cose, ma a volte sembra che le cose gli piaccia guardarle attraverso di lei. Dio, i suoi occhi così pieni di luce, come non li aveva mai visti. Sei tu, ripeteva. E lei, pure ripetendo, sorridendo senza capire. Io, io cosa. (Cosa, amor mio, cosa?). Felice, quasi, perché le pareva di dover essere felice, anche senza sapere il perché, a vederlo così.
E poi lo ha guardato davvero, quel giornale, allungandosi appena un po', perché lo guardava lui, e adesso sembrava importante, e adesso lei riusciva a scorgerci un nome, e soltanto quello, perché in grassetto. Il nome di lei. Lei che aveva scritto di lui.
E non era niente di speciale, sai. Non poteva esserlo, perché lei se n'era dimenticata di quell'articolo che riportava le sue parole, e neanche avrebbe dovuto essere un articolo.
Solo due righe avrebbero dovuto essere. Una menzione, e la lettera a spiegare la ragione. A dialogare con il giornalista. Che però evidentemente aveva riportato tutto. (Tutto?). Cosa, cosa aveva scritto lei quella volta? Il suo nome, certo, c'era il nome di lui oltre a quello di lei, ma non riusciva a ricordare, non con lui che ora la guardava così e ora c'erano altre persone con loro, e lui continuava a guardarla in quel modo e lei non riusciva ad averlo tra le mani, quel giornale, a vederlo più da vicino. Ha dovuto aspettare di essere di nuovo a casa e tutto le sembrava così assurdo, perché ormai era sera e lei quel giornale lo aveva comprato al mattino presto come fa sempre, e lo aveva anche letto dopo la breve corsa e la colazione, ma – mio Dio – davvero, quell'articolo le era sfuggito. Lei, che anche quando ha poco tempo legge con cura.
E finalmente ha letto. Senza togliersi le scarpe, gettando via la borsa e la cartella, così, alla rinfusa, un piede quasi a inciampare e lei impigliata nei vestiti e nei pensieri.
Come in un peccato d'omissione, dove quel che conta è ciò che non c'è. Un atto mancato che trova la sua compiutezza nel suo capovolgimento estremo. E forse avrebbe dovuto immaginarlo che prima o poi sarebbe successo, perché ormai lei parla di lui anche quando parla d'altro, e lui lì è in ogni rigo anche se lei proprio d'altro stava parlando. Tuttavia nessuno può aver capito. Nessuno?
Ecco. A guardare bene, a leggere bene – come in trasparenza o in negativo – qualcosa c'è. Ed è la ragione per cui il giornalista deve aver deciso di pubblicare. Dio, che colpo, deve aver pensato. E lei si sarà resa conto che la sua anima era lì, nero su bianco, leggibile tra le righe da colui che conosceva la storia dal rovescio e al giornalista che aveva la nota di accompagnamento? Dio.
E così lui ha capito, e prima che lei andasse via le ha fatto quella domanda.
Così, lui adesso le ha chiesto di leggere. Vuole sapere di sé e di lei. Di loro due, raccontati da lei. La storia che non poteva essere scritta, la storia che si andava componendo da sé, avrà avuto il suo Lettore e Protagonista. Ma in realtà, ciò che vuole davvero, ciò che desidera da lei, è che lei inventi le sue parole segrete per lui.
Lei neanche avrebbe scritto, non fosse stato per te.
E tu che forse ora leggi, e un po' distrattamente, come lei distrattamente ha scritto quella volta, non crederai che questo stia accadendo per davvero.
Ora lei è lì, la mano sul pennino elettronico che genera scie ed incroci.
Sospesa.
Tu prova a immaginare.







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