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Racconto n° 3278
Autore: Caliban Altri racconti di Caliban
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La Biblioteca
Cammino silenzioso, distratto, sono entrato colto da improvvisa ispirazione, e forse anche per ripararmi dall'imminente temporale che si sta scatenando sulla città.
La biblioteca è antica, quasi vetusta, lunghi scaffali in legno scuro, odorosi di vecchio, di carta, di olio e cera per legno, ricolmi di libri di ogni genere, con un predominio di vecchi volumi.
Mi aggiro per le sale male illuminate, vuote, silenziose, i miei passi scricchiolano lievi sul parquet, quasi disturbando una strana sacralità del luogo, mi accosto ora ad uno scaffale, ora ad un altro, curiosando senza un preciso scopo.
Ecco una vecchia edizione della divina commedia, altri scritti di Dante, e Petrarca, poi la mia mano scivola sulla rilegatura de "Le fleur du mal", originale in francese di Baudelaire, e su Leopardi, e poi Voltaire fino a giungere su Borges, il libro di sabbia, e la biblioteca di babele. E' quasi un gesto automatico tirarlo verso di me con l'indice e sfilarlo dall'ordinata fila dei volumi, ed ecco improvviso mi appare un occhio bellissimo, verde, lucente come un mare calmo, e uno sguardo quasi sorpreso che mi fissa, dal lato opposto dello scaffale.
Uno sguardo dolcissimo, femminile, su cui mi soffermo a lungo, quasi ammaliato da un'ipnosi ultraterrena. Finchè un fortissimo tuono mi scuote e un rilucente lampo dalle alte e opache finestre contrasta lo spegnersi contemporaneo di tutte le luci del locale, lasciando tutta la biblioteca preda di un'oscurità intensa, interrotta solo dagli ormai frequenti lampi alle finestre. Quando però torno a fissare attraverso il piccolo spazio lasciato libero dal volume tolto vedo solo il vuoto, nessuna traccia dello sguardo, e della sua proprietaria.
Mi guardo intorno, nel buio, tendo l'orecchio, ma non odo alcun rumore intorno. Un po' a tentoni rimetto il libro di Borges al suo posto nello scaffale e muovo qualche passo.
- Lampo e tuono -
Intravedo la via verso l'uscita, ed inizio a camminare a ritroso sui miei passi; lo scroscio dell'acqua fuori si è fatto molto forte, tanto da sovrastare persino lo scricchiolio dei miei passi titubanti.
- Lampo e tuono -
Allungo la mano destra, lasciandola scivolare lungo i libri per avere una direzione da seguire in linea retta. Procedo lungo lo scaffale, finchè improvvisa la mia mano sente terminare i libri in un vuoto, quindi sfiora un volto. Morbido, fresco, e scivola su labbra umide, carnose e leggermente dischiuse.
- Lampo e tuono -
La vedo, un'apparizione improvvisa, ora di fronte a me. Nuda, quasi tremante, una bellissima giovane dai corti capelli color di fiamma e grandi occhi che mi guarda sorridendo lievemente, quasi con malizia.
Il buio torna ad avvolgere la stanza, ma prima che io possa fare un solo movimento sento il suo profumo inebriante che si avvicina, quasi la vedo mentre si alza in punta di piedi, mentre le sue piccole dita si tendono, inarcandosi sullo scuro, duro parquet, per permetterle di giungere con le labbra al livello delle mie.
Un bacio feroce, profondo, lunghissimo si impadronisce della mia bocca. La sua lingua si attorciglia alla mia come preda di una parossistica esaltazione, mentre mi abbandono totalmente alle sue labbra, al suo respiro che si fa strada dentro di me.
Si stringe a me con un'incredibile miscela di innocenza e lussuria, mi ricorda nello stesso istante come stringevo l'orsetto di peluche di quando ero bambino, e come stringevo la prima donna con cui ho fatto ardentemente l'amore. Le sue mani mi avvolgono, accarezzano e premono il collo provocandomi brividi infuocati che discendono lungo la schiena e una immediata, intensa e insopprimibile eccitazione.
Le mie mani solcano la sua nuda, calda liscia schiena come navi in balia di una corrente irresistibile, disperse nella foga e nell'indecisione, con troppe mete tutte estremamente desiderabili. Poi inevitabilmente atraccano sui suoi glutei, così dolci, delicati, sodi e nervosi, stringendola a me, spingendo il suo bacino strettamente a contatto con il mio.
Senza staccare mai la bocca dalla mia inizia forsennatamente a slacciarmi i pantaloni, che rapidi cadono a terra insieme alla mia giacca che lascio semplicemente scivolare giù con un unico movimento di spalle. Quindi le sue dita frenetiche liberano i bottoni della mia camicia dalle loro prigioni di stoffa e anch'essa termina a terra a far compagnia alla giacca.
Nemmeno mi accorgo di come sia accaduto esattamente, ma mi trovo completamente nudo, come lei, che in ginocchio di fronte a me mi bacia, lecca, succhia con frenetica delicatezza. Le sue labbra scivolano incessanti lungo l'asta rigida, eccitata e così tremendamente sensibile ora, la sua lingua morbida e dolce accompagna il movimento della bocca avvolgendo, stringendo, a volte lambendo e stuzzicando la punta.
Le sue piccole e sottili mani stringono i miei glutei in tensione per l'eccitazione, accarezzano le gambe, si insinuano tra di loro ad esplorare, eccitare, stimolare i punti più sensibili, fino a insinuare la punta delle dita, alternativamente, dentro di me. Le molteplici sensazioni di piacere ottenebrano la mia mente; ogni pensiero cosciente, logico, è bandito, tutto ciò che vedo è rosso. Rosso come la lussuria, rosso come le sue labbra, la sua lingua che mi divora incessante, rosso come i suoi capelli che vedo ondeggiare intorno al mio bacino ogni volta in cui per un attimo apro gli occhi, quasi incredulo.
Il piacere giunge così prepotente, con inaspettata violenza; erutto caldo, spumeggiante seme nella sua piccola bocca trattenendo il respiro, inarcando la schiena e irrigidendo le gambe, le mie mani strette sulle sue spalle, irrigidite nell spasmo del piacere. Il movimento della sua bocca rallenta soltanto, non si ferma, anzi, dopo essersi nutrita della mia vitalità riprende insaziabile il suo vorace assaggio, fino a riportarmi in pochissimi istanti allo stesso stato di eccitazione assoluta.
Ora però sono io a fermarla, le stringo le braccia sollevandola a me, la mia bocca si impadronisce di lei, la mia lingua si intreccia alla sua, ancora impregnata del mio sapore, e mentre la bacio colto da sete inesauribile le mie mani scendono sotto il suo sedere, sollevandola senza sforzo, facendo scivolare il suo corpo lungo il mio, accogliendo contro il mio petto i suoi piccoli rosei capezzoli rigidi ed eccitati.
Quasi naturalmente entro in lei, calda, umida, stretta, dolcemente acogliente, mentre le sue sottili gambe si intrecciano alla mia schiena e senza smettere un istante di baciarla iniziamo a muoverci in sincrono, sempre più folli di desiderio. Le mie mani sorreggono i suoi glutei e la sua schiena, mentre l'appoggio agli antichi freddi volumi che occupano le scaffalature, continuando a muovermi ritmicamente dentro di lei, nel suo intimo sempre più umido, sempre più vorace, che come la sua bocca prima pare quasi volermi divorare, assorbire totalmente.
Sono ormai consapevole delle sole sensazioni più intense, il temporale, i tuoni e lampi che a tratti illuminano il nostro amplesso sono ormai solo una vaga apparenza. Sento le sue unghie incidere sottilmente la mia schiena, la sua bocca sempre più stretta alla mia con le nostre lingue che si rincorrono, abbracciano, sfuggono come onde in tempesta, il mio pene scorrere e spingere rigido dentro di lei, i muscoli delle sue cosce e dei suoi polpacci sussultare e stringersi ai miei fianchi, assecondando il suo incessante saliscendi.
Poi la sua bocca si distacca dalla mia, impossibilitata a trattenere i sospiri e ansiti sempre più forti, il suo viso si incunea tra il collo e la spalla, tutto ciò che sento, in un sussurro all'orecchio è la sua dolce, limpida voce che ripete sì... sì... sì... incessantemente.
La sua stretta si fa ancora più forte, il ritmo più rapido, sento i suoi denti affondare nella pelle della spalla, in un morso di passione. Poi giunge il momento, stringe, si inarca tra le mie braccia, si abbandona ad un urlo liberatorio giungendo ad un lungo tremante, avvolgente orgasmo, cui segue quasi istantaneamente il mio, mentre dilago in lei come un fiume in piena dopo aver demolito la diga che lo frenava.
La sento ora abbandonarsi totalmente tra le mie braccia, scossa da tremiti sempre più lievi, sempre più intervallati. Appoggio la mia guancia alla sua, mentre i nostri respiri iniziano a rallentare in sincrono, fondendosi in uno solo. Poi, dopo un tempo che non saprei quantificare la sua testa si muove, il suo viso si alza di fronte a me, e io cerco di distinguere la sua espressione nell'oscurità del locale.
- Lampo e tuono -
Per un attimo il suo volto viene illuminato a giorno dall'intensità blu del lampo, i nostri occhi si incrociano nuovamente, vedo una profondità incredibile nelle sue pupille, un lieve sorriso le increspa la bocca, un'unica, piccola, timida lacrima scivola piano dall'angolo dell'occhio lungo la guancia, poi le sue labbra si uniscono ancora alle mie, un bacio profondo, quasi disperato, poi la sento scivolare via da me, la sua mano scorre sulla mia guancia e sul mio collo in una dolce sfuggente carezza, e vedo la sua ombra allontanarsi di corsa.
Resto immobile, quasi inebetito, nell'aria ancora permane il suo profumo, quello dei suoi capelli rossi, della sua pelle e del nostro piacere, profumo di passione, di sesso, di vita.
Mi riscuoto, apro la bocca per chiamarla, ma mi blocco, non sapendo come, non so il suo nome, non so nulla di questa meravigliosa apparizione. Faccio alcuni passi nella direzione in cui mi sembra sia svanita, aguzzo lo sguardo, cerco di ascoltare attento, ma nessun movimento, nessun rumore giunge ai miei sensi concentrati.
- Lampo e tuono -
Alla nuova luce improvvisa cerco di spaziare il più possibile, ma nulla, le porte appaiono chiuse, e nessun movimento si coglie tra gli scaffali allineati. A tentoni ritrovo i miei abiti, mi rivesto rapido, sempre cercando di individuare qualsiasi suono. Quindi mi accorgo di un cambiamento nell'ambiente, il ticchettio lieve, incessante è cessato, mi avvicino ad una finestra ed alcune luci appaiono sulle finestre dei palazzi lontani, la pioggia è cessata.
Con un paio di tentennamenti le luci al neon della biblioteca tornano ad illuminare il salone, inizio a percorrere rapido tutti gli scaffali, mi guardo intorno più volte, ma nulla oltre a me disturba la quiete della biblioteca, tutto sembra perfetto, silente, assopito come quando ero entrato la prima volta. Solo una cosa noto, fuori posto, in fondo all'ultimo scaffale un libro giace a terra.
Mi avvicino, mi inginocchio accanto al vecchio, grosso volume, sulla costola appare un'iscrizione runica, e leggo su un etichetta bianca la scritta stampata mitologia nordica. La pagina è aperta su un'immagine a stampa, direi abbastanza antica, che illustra un lago limpido, calmo, con al centro una torre bianca, circondato da abeti, un lato della stampa è opaco, come fosse bagnato, provo a girare la pagina, il resto è scritto in una lingua sconosciuta, con caratteri strani, forse cirillici o simili, ma la sorpresa mi coglie quando ritorno all'illustrazione precedente.
Ora l'opacità è svanita e in primo piano, mentre esce lentamente dal lago, vedo l'immagine di schiena di una fanciulla, nuda, bellissima, dai corti capelli rossi, il cui volto è appena girato verso di me, con un sorriso, e una piccola lacrima che ha seguito la linea del mento.
Il rumore di una porta che si apre mi scuote dall'immobilità, alcuni passi si avvicinano, ed è un gesto quasi automatico nascondere rapido il volume sotto il cappotto, scivolare silenzioso lungo lo scaffale e avviarmi rapido verso l'uscita, la mente preda di infiniti curiosi assurdi pensieri.


Caliban

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