Notte afosa, nera e appiccicosa.
Notte opprimente che si spalma sulla pelle crogiolandosi nella creazione di grappoli luminescenti di stille impure.
Notte delirante ove il corpo non trova quiete.
Stravaganze di pensieri si rincorrono creando ombre incalzanti di desideri insoddisfatti.
L'immagine dell'uomo si concretizza: Il sorriso ironico, gli occhi ridenti e sfrontati, il corpo maschio da cui emana una incredibile carica erotica, le mani forti, lunghe, affusolate.
Mani che vorrebbe sulla sua pelle, ora.
Marta ha diciannove anni, un visetto dolce e impertinente e un corpo da donna che non conosce ancora la pienezza dell'amore. Educata con antichi valori le è stato inculcato il rispetto dell'atavico tabù del sesso prematrimoniale. Ma lei è una piccola ribelle che rifugge a dottrine che non sente sue. E non è certo per l'educazione che è rimasta pura: semplicemente nessuno le ha mai fatto perdere la testa al punto da donarsi completamente.
Ma stanotte dormire le è impossibile.
Nei suoi occhi vi è ancora il viso di Simone, il suo sguardo beffardo e il sussurro irriverente della sua voce all'orecchio :
- Oggi è il tuo giorno fortunato Marta, oggi finalmente diventerai donna. Non aver paura ti sverginerò dolcemente, non sentirai troppo dolore –
Sente ancora le gote farsi porpora bollente e la risata condiscendente di lui mentre le dà un buffetto sulla guancia, decretando in tal modo l'ovvietà della battuta solo scherzosa. Come sempre l'ha presa in giro, come sempre considerandola solo l'amica della sorella minore, troppo piccola per essere vista come donna.
Ma lei è una donna, accidenti a lui !
Lei vuole essere sua, lei ha tremato di vera aspettativa alle parole, immaginando la sua lancia di carne trafiggerla e il vermiglio dono della sua purezza incoronarla.
Forse uno dei motivi per cui è ancora vergine è quell'infatuazione, quel desiderio che da sempre prova per Simone.
Ma lui è fidanzato, ha più di trenta anni e la considera una mocciosa.
Dal primo giorno che lo ha conosciuto ha cercato di farsi notare. Ha studiato allo specchio le smorfie civettuole con cui cercare di conquistarlo, il movimento delle mani con cui sfiorarsi la gola scendendo verso il seno in una provocante carezza. E il bottone della camicetta negligentemente sbottonato. E l'accavallamento delle gambe lento e voluttuoso.
Ma lui niente.
Mai un avance di troppo, solo battute teneramente ironiche. Uomo che vede in lei una bimba da rispettare e basta. Conscio della sua gratificante adorazione, gioca con battute che considera spiritose senza sapere quanto peso lei vi dia. E quanto strazio le provochino.
Ma la frase di oggi le ha aperto gli occhi facendole capire fino a che punto lo vuole.
Vorrebbe darsi a lui completamente. Soddisfare ogni sua voglia. Baciarlo ovunque. Scoprire il suo corpo maschio. Toccare le sue spalle con le dita e con la bocca. Scendere sul suo torace, percorrere il suo ventre, infilarsi nei riccioli del pube e toccare il suo cazzo.
Si, il suo cazzo!
Quando le ha sussurrato - diventerai donna - lo sguardo le è caduto involontariamente sui suoi jeans. E per un attimo la tentazione di aprire quella cerniera e di infilare una mano è stata di inaudita violenza.
La notte diventa ancora più calda e greve, pesandole addosso, ossessiva.
Il corpo rabbrividisce al passaggio di una goccia di sudore che rotola dal seno con lentezza esasperante fino al ventre.
Immagina sia un dito di lui a risvegliare il brivido. Ad occhi chiusi sogna che ora sia lì e mantenga la promessa.
Con mani diventate autonome inizia a spogliarsi. Lancia nel buio della stanza la camicia da notte e gli slip, si alza e apre la finestra lasciando entrare la luce delle stelle a inargentarle la pelle nuda.
Scruta nel buio chiedendosi ora dove sia e che stia facendo. Si sporge in avanti, appoggiando i gomiti sul davanzale, il seno stretto e rialzato negli avambracci, le gambe leggermente divaricate, i glutei protesi all'indietro.
Porta un dito alle labbra, lo bagna di saliva e lo passa sul capezzolo. Il dito bagnato le provoca una fitta quasi dolorosa dentro al ventre. Uno spasmo di eccitazione che la lascia stordita. Immagina la lingua di Simone, la sua bocca, i suoi denti e di nuovo sente la morsa nel ventre darle le vertigini.
Dalla bocca quasi spalancata, urlo muto al cielo nero, urlo di vergine pervasa da un desiderio inaudito, scende un rivolo di saliva densa e bianca scavalcando il labbro tumido e planando sul seno scosso dal respiro veloce. Lo guarda scivolare viscoso e lento come ipnotizzata, rapita dalla reazione della pelle che si increspa e vibra all'umida carezza.
La notte si tinge di frenesia, anelito e volontà.
Torna sul letto. Le lenzuola sono fresche sulla sua pelle ardente. Con le mani si percorre tutta. Sente incresparsi ogni poro al tocco sensuale dei polpastrelli. Si sofferma con entrambe le mani sul ventre e preme sopra cercando di frenare i brividi che si propagano dall'interno.
Lo vuole davvero.
Vuole essere deflorata, presa, violata; vuole annullarsi nel suo respiro, nel suo sudore, nel suo calore.
L'idea si avviluppa ai suoi sensi, si colora di euforia, si inzuppa di bramosia.
Lampo di luce che squarcia il buio decifra il potere della mente, l'arcana forza del pensiero, la capacità intrinseca della fantasia di trasformare l'onirico in reale.
Volerlo significa averlo: Simone, entità astratta eppure attiva, traslato dalla sua cupidigia, percorrerà la sua terra e la solcherà col suo vomere.
Si alza e va in bagno. Osserva i flaconi ordinatamente riposti in fila sulla mensola. Sceglie una bottiglia cilindrica, di alluminio satinato, liscio e levigato, con un tappo a vite arrotondato, che ricorda nella forma un missile in miniatura; un fallo a grandezza naturale. Apre la pochette dove tiene le creme e prende l'olio emolliente per il corpo.
Si osserva un attimo allo specchio e resta affascinata dal suo viso trasfigurato dalla lussuria. Sorride compiaciuta, tirando fuori la lingua in una smorfia lasciva, e torna in camera.
Va verso il comò e prende il cellulare che vi è sopra. Digita sulla tastiera 'menù' e cerca 'impostazioni'. Scegli l'opzione 'numero anonimo' e torna sul letto.
Guarda la sveglia: quasi mezzanotte.
Languidamente adagiata si cosparge di olio profumato, lasciando scorrere i polpastrelli a rincorrere le sensazioni che si dilatano dallo spirito alla sostanza. Carezze insinuanti, esasperatamente lente, eroticamente insistenti. Fino a giungere sui riccioli fitti e scuri del pube e stringerli nella morsa oleosa del palmo, traendoli con forza verso l'alto per percepire il doloroso richiamo della vagina ormai colma di liquida aspettativa. Le dita entrano nel nido bruciante e solcano, stuzzicano, manipolano fino a farla tremare e gemere. Poi fuggono da quel richiamo d'orgasmo e s'inoltrano sui glutei, sui fianchi, sulla schiena. E ancora sulle braccia, sui seni, sulla gola. Ogni porzione di epidermide viene amata e risvegliata da carezze sempre più esigenti ed intriganti. Fino a divenire solo fuoco e passione.
Rito di preparazione, lenta e tortuosa salita verso la meta.
Prende il flacone di alluminio, lo unge, lo massaggia pensando a Simone, al suo cazzo, alla sua voglia di averlo.
Si mette supina, le membra mollemente abbandonate e sotto al ventre il flacone adagiato. Vi scivola sopra col pube lasciandolo incunearsi nel suo sesso pulsante, sentendone la consistenza farsi incalzante vicino all'ingresso.
Prende il cellulare.
Non gli ha mai telefonato, quel numero rubato all'amica in un suo attimo di distrazione è li da tanto, custodito e guardato con golosa aspettativa.
Il telefono fa un primo squillo e il respiro le si incastra in gola nell'ansia dell'attesa. Al secondo squillo avverte la tensione percorrerle la spina dorsale. Al terzo squillo quasi urla di rabbia all'idea che lui non risponda. Poi lo sente:
- Pronto ?-
La saliva difetta al palato, la parola fatica a formarsi, trattenuta dalla contrazione adrenalinica della mascella:
- Simone ? Ho bisogno di te stasera. Ho voglia, una voglia incontenibile di lasciarmi andare e godere con te che mi ascolti mentre mi masturbo –
Il silenzio fa da eco alle sue parole, crepitandole dentro d'improvviso timore. Che idiota! Invece di creare suadenti melodie di sirena le è uscito solo quello stonato guaito. Forse Simone ha già chiuso la comunicazione, convinto di avere a che fare con una pazza.
- Chi sei ? – Nella sua voce vi è una nota di stupore, ma non vi sente rifiuto anzi, le pare di avvertire quasi un incoraggiamento a proseguire.
- Non ti dirò chi sono, ti chiedo solo di ascoltarmi mentre mi tocco e ti penso -
- Ci conosciamo ? –
- Non farmi domande, ti prego! Restami vicino. Ascoltami. Guidami ! –
La mano si intrufola fra i riccioli roridi di umori strofinando le dita sul clitoride fino a sentirlo vibrare. Dalle labbra dischiuse straripano gemiti e sospiri che investono il suo interlocutore.
La voce di Simone cambia, il tono diventa roco e complice: - Sono qui, ti ascolto e ti vivo, dimmi che stai facendo, raccontami ogni tuo movimento -
E lei lo sente vicino, sente le dita di lui frugarla dentro; segue quella voce, sente i sospiri di lui unirsi ai suoi, sente la sua pelle sudare sulla sua, i suoi muscoli guizzarle sopra audaci.
Inizia a muovere i fianchi sul flacone ancora inoffensivo. E la voce di lui comincia a dirle cosa le sta facendo:
- Se fossi con te ora raccoglierei il tuo miele con la lingua, traccerei sentieri umidi sulla tua pelle, bacerei le tue labbra fino a perdermi nel tuo respiro, gusterei il tuo sapore come si fa col cibo più pregiato, assorbirei ogni tuo odore con avida concupiscenza -
Rivoli di piacere scaturiscono e scorrono liberi bagnandole le cosce, scivolando copiosi a lavarle le dita. Con una mano impugna il flacone e lo preme con forza verso l'ingresso inviolato. Le pelvi iniziano a muoversi oscillando martellanti verso quel placebo di cazzo. La punta forza l'entrata, dilata la vagina e s'incastra nella stretta della carne vergine. Marta si muove ondeggiando sul fallo, facendolo uscire e poi rientrare con movimenti lenti e costanti ritmati da quella voce, mentre ad occhi chiusi lo immagina sotto di lei. E descrive ogni gesto, ogni movimento, ogni fremito con voce sempre più acuta, febbricitante e lasciva.
Simone la sta scopando con ogni parola e i suoi sospiri sono di desiderio crescente. È solo fremito ora, tutto il suo essere è sesso, solo sostanza vibrante che cerca il pieno compimento a quell'incendio che la sta divorando.
Glielo urla, una preghiera che diventa ordine per l'impeto con cui lo chiede:
- Scopami ora Simone! Affonda in me ! Fammi tua! –
E mentre lo dice si abbatte con violenza sul flacone. Il grido le scaturisce dalla testa e si spezza nella bocca serrata con forza. Sente il dolore mischiarsi al piacere, ma non si ferma, affonda con le pelvi sul letto facendo penetrare ancora più a fondo il fallo fittizio. E lo sente vivo. È Simone sotto di lei, è lui che la blandisce accarezzandole le reni, è lui che le bacia le lacrime che sgorgano dagli occhi chiusi, è lui che inizia a muoversi dolcemente portando il dolore a scemare e lasciando il posto ad una dolce agonia.
E sente la sua voce diventare rauca e colma di piacere mentre la riempie del suo seme: - Tesoro mi fai impazzire, non ce la faccio più... godo ! -
Lo ascolta, sente ogni suo gemito dentro, sente qualcosa che si scioglie in lei mentre i fremiti si fanno densi e le esplode l'orgasmo dal cervello al sesso.
Resta ferma così, col cellulare appoggiato all'orecchio, fino a quando il corpo smette di tremare. Poi con voce bassissima lo saluta : - Ciao amore, è stato sublime -
Senza aspettare risposta chiude la comunicazione. Con fatica si alza e sfila il flacone. Accende la luce e affascinata guarda le striature vermiglie che lo dipingono.
Simone forse non lo saprà mai, ma è stato lui a deflorarla.
Una frase nata per rubarle una smorfia di vergogna l'ha fatta diventare donna.
Matilde S.