Non cercare di asciugare le mie lacrime.
È solo dolore. Null'altro. Strazio che liquidamente emerge e scorre libero verso l'esterno.
Non cercare di arginare le mie lacrime.
È solo gioia. Null'altro. Sentimento che travalica la barriera e si estende ostinato verso la tua sostanza.
Non guardare le mie lacrime, sono solo gocce d'acqua, null'altro.
Elemento mutevole e femmineo che illanguidisce lo sguardo allagandomi il cuore.
Fatue esternazioni, di dubbia interpretazione, irrigano ostinatamente le guance, ma evincerne la causa non è compito tuo.
A te il mio amore senza vincoli, senza tempo, senza rimorso.
E il mio corpo per pochi istanti: epidermide e muscoli; tendini e ossa; grinze, vene e cellule; saliva e sangue. E quant'altro vuoi percorrere o saggiare.
Le mie labbra tremano, tutto di me vibra mentre ti avvicini. Ti aspetto senza parlare, senza che quasi il respiro si azzardi a spezzare quel silenzio sacro che ora vi è tra noi.
Ogni parola è già suonata a suo tempo. Tutti i pensieri del mondo, ogni logica o veto, tutto abbiamo discusso, sondato, analizzato. Ma a nulla è valso.
Siamo comunque qui, sapendo che non vi è futuro. Un buco nello spazio temporale nato già concluso.
Un incontro senza senso a cui non abbiamo saputo sfuggire.
Sei ciò che avrei sempre voluto.
La metà di quel frutto che nessuno ha mai colto. La parte mancante al mio albero in balia di tempesta divelto e spezzato, sbattuta con indifferenza a centinaia di chilometri e privata di memoria. Semi scaturiti da quelle membra divise hanno proliferato in terre diverse, lo stesso sole a scaldarli come unico denominatore comune.
E il fato bastardo li ha ricongiunti quanto tutto era stato compiuto.
Pensieri che ci urlano dentro mentre la tua dolcezza mi invade e il tuo corpo si fa sponda del mio.
Pasciti di me, sazia la tua e la mia fame.
Respirami.
Animale che brama il mio odore, riempi narici e polmoni, annusi ogni sfumatura che l'olfatto può percepire di me. Non ti accontenti del profumo di superficie; No, tu vuoi proprio sentire l'afrore caldo e muschiato del corpo della femmina, vuoi immergere naso e bocca in ogni angolo o piega fino ad assorbirlo e farlo tuo.
Assimilami.
Labbra che sanno d'amore si spalmano a cercare il mio sapore. Come cagna che lava il suo cucciolo mi lecchi scrupolosamente, facendomi muovere e girare senza nulla lasciare al caso. Mangi ogni briciola, ogni impurità, ogni scoria di me, antropofago senza remora e pudori. I tuoi denti, la tua bocca, la tua lingua reclamano e urlano sul mio corpo offerto.
Toccami.
Palmi aperti a colmarsi di ogni curva. Pugni chiusi a raccoglierla e stravolgerla. Mani sulla mia pelle che si preme e ti cerca. Dita che s'insinuano in ogni orifizio, entrano nella mia bocca e accarezzano lingua e palato, si bagnano della mia saliva, per poi scendere a cercare altri succhi e altri vuoti da colmare, in una ricerca disperata di un piacere che ci ossessiona.
Penetrami.
Entri in me, ti fondi dentro alla mia carne, ne divieni parte attiva e viva. Tremi con me, ti muovi con me, divieni me. Nasci dal mio ventre e lo strazi con la potenza che non puoi frenare. Ondeggiamo uniti e complici, ubriachi di questo amore assurdo, di questo amore così vero che solo i puri possono comprendere.
Colmami.
Sperma, urina, sudore, sangue, lacrime. Ogni liquido che scorre nel tuo corpo trasla nel mio. Precipitiamo assieme in quest'estasi agognata, accartocciati e fusi da sensazioni che non trascurano nessuna fibra di noi; Perduti irrimediabilmente alla scoperta di essere un'entità sola.
Pervasi dallo stupore rimaniamo muti, occhi dentro agli occhi e pelle contro pelle. Fino all'ultimo istante che ci è concesso.
Baciami.
Ancora uno. E poi un altro ancora. E poi altri mille. Che siano ricordo per la mia anima, mentre ti vedo voltarmi le spalle e tornare alla tua vita.
Non guardare le mie lacrime. Sono solo gocce d'acqua. Null'altro.
Matilde S.