- Franco, sei veramente pazzo! - . La voce di Marta risuona nel cuore della notte, dentro un vicolo, per niente trattenuta.
Dopotutto la voglia parla tutt'altro che sottovoce.
- Marta, tesoro, ti serve un letto morbido su cui sdraiarti un po'. - .
- Sei proprio un bastardo, vattene! - .
Marta sente la tensione stringere le gambe e venire fuori calda e passionale insieme alla sua voce.
- Non ti fai sentire per giorni, e poi cosa credi...? - .
Lo respinge e lo trattiene con le solite stronzate, Marta non accetta compromessi. Ma cosa significa? Marta cerca di prendere tempo oppure pretende urgenza da Franco?
Lei ha bisogno di lui quasi senza fiato.
Gli rifiuterebbe qualsiasi piccolo piacere con la scusa di far rimbombare veramente l'entusiasmo.
- Lo sai cosa penso di quelli come te... sì, è la verità, sei un porco! - .
La discussione incalza ma Franco si avvicina, e braccia lunghe e mani affusolate sanno come inforcare un corpo. Con un esercizio preciso Franco le apre la camicetta all'altezza del seno, stuzzicando il capezzolo che subito sporge. Struscia il pollice scuro sulla carne turgida e rosea. Succhia. Stringe tra i denti.
Lei è uno spettacolo innaturale: il vezzo eccentrico della protesta e la vocazione per la prorompenza.
Franco si protende in avanti e costringe Marta a un movimento che gli fa indurire il sesso maggiormente. E a quel contatto Marta avverte una specie di fuoco lambirle i fianchi. Sparge una serie di mugolii e tuttavia non lascia che Franco continui a strusciarsi.
Schiena contro il muro, si graffia le spalle e si gira. Sfugge. All'apparenza. Intanto che il sangue comincia a invadere con forza le vene più profonde, le stesse vene che torneano la voluttà di lui spingendolo a un'imponente erezione.
La verga sussulta.
Marta scorre con il corpo di lato e lo contrasta contro la parete, Franco le afferra un braccio e glielo torce dietro la schiena.
La caccia è la specialità preferita di Marta, un gioco assurdo che ripete fino allo spasimo. Marta ha un'intera collezione di percezioni dilatate sui confini.
- No. Questa volta no! Lasciami! - , urla. Le parole sono il frutto improprio di un'apertura rapida.
Marta sente che è il momento di cogliere il frutto, fa appoggiare Franco dietro di sé, generosa, con una mossa navigata che le piega le ginocchia. In posizione, sottosforzo, sente il fallo gonfio a dismisura e vuole che quel palo le faccia male come la tensione le ha fatto male finora. Lancia gridi di dolore misti a parole oscene, Marta si lamenta e vibra di piacere. Alla base del muro disegna con le mani ghirigori cercando ancora il riscatto. Tutto lo lascia pensare. Tranne il membro di lui, che per tutta risposta si sente masturbare lievemente dai piegamenti.
La punta del glande scoperta e ricoperta con pigrizia dalla vita del corpo di lei.
Franco stringe forte i capezzoli di Marta e la presa è dura, tanto più dura quanto Marta dà l'impressione di volersi rendere inaccessibile.
Ma Franco, davvero, non capisce che Marta l'aspetta quella scarica che la costringe ad aprirsi? Oppure invece lui la sfida, la caccia, fondendosi con Marta solamente quando ne prende il sopravvento?
LaPassiflora