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Racconto n° 3959
Autore: Aedocieco Altri racconti di Aedocieco
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Amore mio, ti Amo
I geni coinvolgono la dopamina, sostanza chimica cerebrale conosciuta come neurotrasmettitore collegato al movimento ed all'adozione di rischi, e la serotonina, neurotrasmettitore importante nel controllo dello stato d'animo.
Le persone con una versione "alto rischio" del gene della dopamina tendono a investire in attività rischiose ma potenzialmente lucrative, mentre quelli con la versione "alta ansietà" di serotonina gestiscono con più prudenza i loro soldi, hanno scritto Camelia Kuhnen e Joan Chiao della Northwestern University di Chicago.
Amore mio, batto freneticamente le dita su questa tastiera. Il pensiero viaggia alla velocità della luce. Si affastella. Vibra, si alza non può attendere l'impaccio del tasto, non riesco a seguirlo. Virgole, punti, ciò che serve a rendere più intelligibile lo scritto mi è di impedimento, mi fa scordare quello che ti sto dicendo nel mio intimo, nel mio pensiero, nella mia mente.
Ti sento costantemente nel mio petto, nel cuore, nelle braccia, fra le mani, sulla bocca, sui capelli. Mi accarezzi e rabbrividisco al tuo immaginario tocco. Ho le carni a pezzi di desiderio, di vederti, di conoscerti, di saperti così come immagino. Non voglio che tu sia diverso. Sei il mio gioiello, il mio anello, la mia perla, il mio giocattolo, il mio tutto, il mio nulla, il mio paradiso, il mio nirvana.
Angelo mio ascoltami! Lo so che tutto è difficile, lontano, forse impossibile, ma permettimi almeno di esserti accanto nello scritto. Di immaginarmi accanto a te. Di specchiarmi negli occhi, in quei profondi occhi che nascondi dietro la rotondità dei tuoi occhiali. Le mie piccole, pallide efelidi rabbrividiscono nel freddo d'inverno pensando all'avvicinarsi del tuo viso.
Occhi negli occhi, ti sento respirarmi di fronte, avverto la tua presenza. Il tuo profumo colpisce i miei sensi dilatati, pronti ad assaporare ogni segnale che provenga da te. Il mio respiro si fa tuo e, aritmicamente, sempre più tremanti, all'unisono, come attratti da una calamita le mie labbra si fanno tue. Sento il calore della tua bocca affamata che mi pretende. Alzo la testa, perché avverto che sarebbe troppo facile cederti in un momento. I capelli mi battono sulle spalle denudate. Tu scivoli sul mento alzato come un ponte levatoio a diniego di quell'assenso da troppo tempo rinviato e che, giunto ormai, sarebbe sciocco sprecare in un solo attimo. Anch'io ti pretendo, amore mio, ma voglio assaporare ogni istante di attesa che precede il nostro reciproco dono. In fondo è San Valentino.
Scivoli lungo la mia gola baciando ogni millimetro della mia pelle luminescente di desiderio. Il mio animo si strugge nell'attesa di soddisfare la sua lussuria. Allo sterno, accarezzi con le labbra infuocate le morbide saliere del mio collo. Le mani mi serrano le anche imprigionandomi in una morsa da cui non mi sottraggo, ma cedevole, mi abbandono al tuo volere. La pressione della tua mano che mi risale sul dorso, si fa insistente come se volessi ridisegnare la curva apofisaria delle mie vertebre. Mi sostieni alle spalle, mentre, nell'altro verso la lingua risale le mie valli verso le rotondità collinari, verso la punta estrema del monte per troppo tempo innevato dal gelo dell'inverno, quel pinnacolo rosa santificato da un'aureola di carne. Non resisto, abbasso di colpo la testa sprofondando nella morbida neve dei tuoi capelli. Vorrei baciarli uno ad uno, milioni di volte per ciascuno e poi ancora altre mille volte. Sei mio! In questo momento, almeno. Il tempo! Non voglio pensare ad altro che a sentirti, toccarti, baciarti, strofinarmi addosso a te, girarmi, rotolarmi in te, sfinirmi e sfinirti nel desiderio che avvampa, che brucia, che distrugge...che annienta. Solo oggi, senza domani. Brandelli di tempo che molciscono le nostre cavità, la nostre protuberanze, facendole combaciare perfettamente l'una nell'altra, come un incastro perfetto, come un puzzle, come un tutt'uno, come un dono celeste. Oh, quanto ti desidero...!
In un attimo ti richiamo su me, ti abbraccio, ti succhio le labbra, mi faccio conca per cullarti. Ti tocco per la prima volta sulle spalle mentre pendi su me. Stringo le tue costole, modello il tuo ventre che si protende verso di me trasportato dal turgido messaggero d'amore che si curva lubrico sul mio pube. Colonna insopprimibile del nostro esistere, meta agognata, turgida fonte di desiderio, mia speranza, mio fiato. Io fiore, tu ape, io alveare, tu miele, io pappa reale, tu uomo; il mio uomo.
Mi apro sotto di te come la corolla al sole, come la luna al cielo notturno, come fiamma al buio, come sirena al suo mare. Mi invadi, si seppellisci, mi inondi, mi strazi, mi dividi in mille pezzi e poi li ricomponi. Fai di me quel che vuoi, perché sono io che lo voglio. Mia dolcezza, mia speranza, mio ultimo fiato, mia tenerezza, Amore mio, ti Amo!

Aedocieco

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