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Racconto n° 4198
Autore: Morgause Altri racconti di Morgause
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Kirkeegard Hotel
Prima di salire in macchina mi soffemo a guardare l'imponente, barocca facciata del Kirkeegard Hotel: da una grande villa del tardo ‘600 è sorto questo albergo, lussuoso arredamento e prezzi proibitivi .
Completamente isolato dal resto del mondo è il paradiso degli appuntamenti clandestini.
Come il mio.
Apro la portiera del fuoristrada: prima di partire controllo di essere a posto; sparito ogni segno di trucco, i capelli raccolti, gli occhiali, jeans sdruciti e maglione non sembro davvero la fascinosa, truccata e profumata giovane donna arrivata qui qualche ora fa con una elegante ventiquattrore - taggata - Vuitton, contenente solo abiti di ricambio e un importante documento da firmare.
Ma, come si dice, la festa è finita, ho ottenuto quel che volevo recitando alla perfezione la parte di amante assatanata ( se non fossi stata sempre così bravina a scuola avrei avuto un futuro sicuro come attrice).
Così io otterrò nuovi finanziamenti e il superuomo si sentirà al settimo cielo, con tutti quegli smiagolazzamenti di goduria che gli ho propinato. Poi una doccia lava tutto.
Guardo nello specchietto retrovisore il Kirkeegard che si allontana tra le querce e i lecci centenari mentre penso distrattamente che quella camera dove mi sono appena esibita, con gli arazzi francesi d'epoca e un letto dove una donna si potrebbe facilmente sentire Caterina la Grande, avrebbe meritato ben altro patner.
E all'improvviso nella mia mente entri tu, con la tua voce, le tue carezze di parole, il tuo viso magro di uomo che ha molto vissuto, i tuoi occhi verdi cangianti, il tuo corpo che...
La macchina sbanda, meno male che su questa strada non c'è traffico, il sogno sta lì ostinato, vuole continuare e io comincio ad avvertire nello stomaco e nel ventre lo sfarfallio di mille impalpabili ali, segno inquivocabile di eccitazione .

Rallento l'andatura e ti vedo insieme a me nella stanza 147 del Kirkeegard Hotel splendente di ori e di stucchi, al profumo di peccato.
Io sono sul grande letto, nuda, a parte gli slip bianchi di pizzo e seta, rannicchiata contro la spalliera, i capelli in disordine, senza un filo di trucco, le braccia a stringere le gambe lunghe contro il petto.
Ti guardo, gli occhi appena sopra le ginocchia, nel ventre il tamburo del desiderio batte inesorabile.
Sei appena enrato e stai lì, davanti alla porta chiusa, alto e magro, gli occhiali neri che ti danno qull'aria malandina che mi piace tanto, la camicia del colore dei tuoi occhi, la giacca sportiva blu sbottonata e i jeans scoloriti. Non parliamo, non serve.
Scivolo lentamente in avanti allungando tutto il corpo sul letto per sedermi sulla sponda. Tu ti muovi lentamente verso di me, gli occhi agganciati ai miei.
Fino a che non ti faccio cenno di femarti: allora apro a forbice le gambe per mostarti il sesso depilato dal taglio netto, color cremisi.
Ti togli gli occhiali con gesti lenti , senza fretta, mi guardi lì con insistenza: mi pare impossibile che tu non veda l'umidità della mia voglia sciogliersi sul copriletto blu cobalto.
Allungo le mani, ti stringo i fianchi per avvicinarti a me.


Tu sospiri leggermente, infilandomi le dita tra i capelli, in una carezza che mi fa impazzire.
Sei eccitato, sai che cosa mi piace: ti strofino la guancia sul sesso teso sotto la stoffa dei pantaloni, mi pare di sentirne il calore e il sapore. Poi ti libero.
Chiudi gli occhi, sospirando, mentre ti racchiudo fra le dita di una mano, facendole teneramente scorrere sull'asta per tutta la sua lunghezza, affascinata dalla sua bellezza e dalla voglia che ho di te. Ora ti tengo con ambedue le mani, torturandoti ancora prima di immergerti nel calore umido della mia bocca, in bilico tra il desiderio pazzo di divorarti per farti diventare parte di me e quello altrettanto potente di sentire il tuo seme riempirmi: calore, odore, voglia di Femmina.
-Fede, Fede- mormori, spingendoti sempre più a fondo nella mia gola
-Non resisterò per molto, non ce la farò...io...-

Dopo un ultimo bacio lì dove già spunta una lacrima del tuo sangue bianco di vita
lentamente mi alzo: ora siamo di fronte, sono molto alta, quasi quanto te.
Rimaniamo così, in piedi, i corpi incollati l'uno all'altro, mentre ti tengo sempre in mano, caldo, pulsante, assetato di voglia. Sospirando la bocca si apre sul tuo collo e la lingua ne assapora la carne, mentre seguiti a contorcerti dentro la mia mano.
Ci baciamo ed è un divorare, un mordere affannoso, abbiamo scatenato forze primordiali, tamburi di guerra.
Allora guido il tuo sesso a strusciarsi contro la carne tenera della coscia, lì dove si incontra con la seta, a lungo, ripetutamente, fino a che un tuo gemito roco, che pare una implorazione, mi fa capire che né tu né io possiamo più aspettare.
Ora siamo due corpi tesi nello spasimo che ci siamo reciprocamente creato. Voglio che tu mi prenda lì, in piedi, prima che venga detta una qualsiasi parola. Voglio che tu mi riempia del tuo seme perché le parole sono bugiarde, soprattutto in certi momenti.

Tu capisci, mi abbassi gli slip con tenerezza inginocchiandoti quasi ai miei piedi per poi risalire e fermarti sul fiore aperto per te tra le mie gambe: lì il bacio si prolunga, la lingua insegue anfratti nascosti, io mi inarco, gridandoti:
-Noooo-
non voglio venire così, insieme dobbiamo volare, noi siamo destinati a questo.
Ti alzi e io con agile mossa-sì sono molto agile, ma tu lo sapevi già vero? sapevi anche questo- sollevo la gamba destra ad uncinarti il fianco guidandoti nello stesso tempo tra le mie labbra di donna.
Tu mi afferri le natiche in una morsa.
E il sentirti dentro di me mi riempie di una gioia che mi spaventa: bussi alla porta del mio utero in una urgenza di vita mentre mi mormori tra i capelli:
-Prendi qualche pecauzione?-
-Precauzione per difendermi da te? -vorrei risponderti -e come farei?-
Invece:
-Certo, figurati-


Ora affondo nel piacere, ogni tua spinta mi fa urlare, la tua bocca mi morde un labbro, mentre in gemiti e parole sconnesse voliamo insieme sopra il canyon dell'orgasmo come aquile nel vento, rincorrendolo, cacciandolo, pregustandone il possesso.
Poi le tue dita s'insinuano nella profondità delle mie natiche, con violenza , mentre ti fermi , teso allo spasimo, abbracciandomi stretta.
E mi riempi in fiotti caldi che mi fanno urlare di piacere, il capo ciondolante all'indietro, mentre mi incollo ancora di più al tuo ventre se è possibile, per catturare ogni goccia del tuo prezioso seme.
Intanto voliamo lassù, sopra il grande canyon dalle pareti rosso fuoco, dimentichi di tutto, dentro il piacere assoluto che ci tronca il respiro e ci lascia così, aggrappati come naufraghi che l'onda perfetta ha lasciato su una spiaggia sconosciuta.

Oddio, devo fermarmi , inizia la statale, inizia...velocemente mi accosto al bordo della strada, e stringo forte le cosce: basta quello, faccio in tempo a vedere gli aceri rossi sconvolti dal vento prima di ricadere all'indietro sul sedile, la bocca aperta nel grido di un orgasmo la cui violenza mi lascia tordita.
...Quando il respiro riprende da lontano e decido di ripartire un pensiero mi attraversa la mente:
-al Kirkeegard Hotel ho appena consumato due tradimenti; ma quale dei due è quello vero?- non ho alcun dubbio, quello virtuale.
Sorrido e mi tocco tra le gambe: la tela dei jeans è umida.









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