E' un rituale sacro per me accompagnare i nuovi amori a visitare quella che io chiamo la Villa dei Misteri: si tratta di una grande casa, un palazzo seicentesco, un tempo splendido di pitture, marmi e stucchi ora quasi un cumulo di rovine distante pochi chilometri dall'abitazione avita della mia gotica famiglia.
Resta miracolosamente ancora intatta la facciata con la splendida loggia, caratteristica delle ville di quel secolo, abbellita da colonne candide in marmo di Carrara. Per il resto è devastazione ad opera del tempo e dell'incuria umana; franati all'interno gli splendidi sofitti affrescati, il tetto si apre in squarci sempre più ampi.
Ma sono rimaste stranamente integre le scale interne che portano alla loggia.
La villa è recintata, inaccessibile sia perché pericolante sia per una annosa faida di eredità.
Io però conosco il modo per entrarci, il passaggio segreto attraverso una piccola porta nascosta dall'edera e dagli spini che si apre direttamente nella cappella .
E lì inizia la magia della visita, quando ci si trova tra marmi divelti, un altare scrostato e un insolito ancora brillante azzurro che affresca il soffitto a botte. La sconsacrazione è palpabile, almeno per me e oltre a quella, una strana corrente, infilandosi nelle crepe dei muri, pare un lamento, forse quello della marchesa Isabella Cattaneo, la fedifraga, che proprio qui fu uccisa dal marito geloso a pugnalate mentre era assorta in preghiera.
Sacro e profano tra queste mura respirano ancora insieme ad un sentore di sensualità stagnante che da sempre mi allerta i sensi.
Ecco perché chiamo il palazzo Villa dei Misteri.
Alla Villa dei Misteri ho voluto portare anche te, Daniel, già intrigato dalla sua storia che
ti avevo appena raccontato: mi hai seguito per la porticina segreta in silenzio ma quando ti ho preso la mano per condurti fino alla loggia mi hai guardato inquieto:
-Ma come ci arriviamo lassù? Sembra che stia per cascare tutto-
Ho riso e ti ho guidato attraverso la cappella, poi da qui per saloni verdi d'arbusti e detriti, mostrandoti i resti degli splendidi affreschi, per arrivare, salendo in fretta lo sconnesso salone, fino alla loggia seicentesca.
Mi appoggio alla balconata che è alta e mi perdo nella contemplazione del paesaggio, come ogni volta, mentre tu mi abbracci baciandomi sul collo.
Comincia a spirare quello strano vento, denso di sensualità, che io ho sempre respirato qui: come di gemiti di piacere risvegliatisi da un un lungo sonno, di attese nel rosso d'antiche sere estive, odoroso di carezze estenuanti; mani invisibili sollevano un poco la gonna leggera per inoltrarsi sfacciate tra le cosce.
Mi sporgo e saluto Martina, una anziana donna che abita nelle vicinanze, proprio sotto la Villa, con il terrore che i ruderi le cadano in testa: da parecchio tempo non mi vede, è abituata a quelle mie proibite incursioni; ogni volta non può fare a meno di raccomandarmi prudenza e soprattutto di uscire presto da lì.
Ma tu, Daniel, dove sei finito? Perché Martina non ti vede?
La risposta mi arriva da una mano agile e sapiente che lenta si insinua sotto le gonne poi accompagnata dall'altra che si muove sull'identico percorso e capisco: mi sei alle spalle, invisibile dal basso.
Il cuore mi batte a mille, la endorfine galoppano, il ventre s'accende.
E mentre chiedo alla donna notizie della sua numerosa famiglia poggiando i gomiti sull'alta balaustra, il viso sui palmi congiunti, tu mi sfili gli slip poi delicatamente mi sposti all'indietro, contro il tuo ventre, per iniziare ad accarezzarmi il sedere e le labbra del sesso che vedo risplendere umide, rosse e gonfie di voglia.
Ti sento mormorare:
-Mi vuoi vero? Sei calda, morbida e umida come burro fuso -
Così dicendo ti sbottoni i pantaloni per poggiarmi tra le natiche il sesso rigido, non ti ho mai sentito così, le tue mani sui miei fianchi sono lame che artigliano la stoffa leggera del vestito.
Poi mi penetri, lentamente, ed io ti sento dentro di me così a fondo, così mio, che mi par di svenire
mente il vento mi porta i tuoi gemiti soffocati insieme all'odore dolciatro del sesso, della passione di cui la casa è impregnata, di cui ora sta rivivendo, ne sono sicura.
Non resisterò a lungo, mi stai accarezzando il clitoride gonfio come un acino maturo e mentre continuo a parlare all'anziana donna con voce sempre più debole sento un sole aprirsi nel ventre, un sole dal calore insostenibile e poi mi dissolvo nel piacere mentre tu mi riempi, spingendoti dentro di me fino a costringermi contro il muro quasi a voler penetrare fin dove nessuno era mai arrivato.
Il tuo gemito di piacere è quasi di stupore, di gioia e di sorpresa come se ci fosse mescolato anche un attimo di dolore.
-Fede ti senti bene? Ma che hai, sei ammutolita-chiede Martina
E io, con voce malferma:
-No, solo un forte mal di testa...nulla, poi passa...-
E intanto, mentre tu ti ricomponi dietro di me, stringo le gambe perché neppure una goccia del tuo seme prezioso vada perduto, Daniel, questa è la Villa dei Misteri, qui ogni cosa può accadere e io ti desidero troppo per rinunciare a te del tutto.
Ho chiesto un dono ai miei dei, se sono fortunata me lo concederanno.
Poi ti affacci anche tu alla balaustra, saluti la donna e:
-Andiamo via, c'è uno strano vento qui, tutta questa bellezza in rovina mi fa pensare alla morte. Come è la storia della Marchesa uccisa nella Cappella? Dai, raccontamela di nuovo-
E mentre scendiamo lo scalone pericolante mormori:
-E' stato come farti l'amore ai confini di un sogno Fede, come annegarti dentro-
Sorrido e ti prendo la mano.
Morgause