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Racconto n° 4251
Autore: Morgause Altri racconti di Morgause
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Principessa d'Harissa
La tua bellezza ieri sera mi ha lasciata senza fiato.
In piedi, vicino alla grande finestra aperta sul Porticciolo, circondata da un gruppo di amici, diffondevi una luce che sulle prime mi ha abbagliato, eclissando quella della stanza, pur ricca di lampade e lampadari.
Portavi un abito di seta, cortissimo, verde, che metteva in mostra le gambe lunghe e abbronzate dal sole della Riviera.
-Il verde brillante di una coppa di gelato alla menta guarnito con l'oro di biscotti appena sfornati-
Nella notte afosa mi apparisti come un quadro dai colori così freschi,vivi, estivi, ghiotti, da farmi ricordare, mentre ti ammiravo, un'antica canzone andalusa che lì per lì ho trasformato per te:

-Io sono tutta la poesia della frutta
e della verdura,
principessa di Harissa, regina del coriandolo
e dea del cardamomo,
ho la freschezza e il colore della lattuga,
il piccante del pepe.
La mia pelle ha la dolcezza e l'aroma dell'uva fragola,
la mia saliva è un miele
di cui son gelose le api,
il mio ventre è una spiaggia di sabbia
fine
e il mio sesso un lukum succulento
che piange lacrime di zucchero-

Ti sei voltata verso Giovanni e ho notato la profonda scollatura posteriore dell'abito, che metteva in risalto la magnifica schiena.
Sorridevi alle parole che ti sussurrava con aria complice mentre un uomo che non conosco cercava di attirare la tua attenzione.
Notai come i capelli fulvi raccolti sulla nuca mettessero in risalto la purezza minerale del viso.
Mettevi quasi a disagio, con il muro della tua perfezione che ti isolava dal resto di noi comuni mortali.
Forse avevo frainteso, non eri interessata a me, non in quel modo almeno, e ora temevo di sembrarti sciocca con la mia infatuazione, perché percepivo in te un'abitudine alla lussuria, un'intelligenza del desiderio che mi imbarazzavano.
Improvvisamente ti sei chinata per riallacciare il cinturino di uno dei
sandali: l'elasticità del tuo equilibrio mi ha trasmesso la vertiginosa certezza che tra quella gente vacanziera c'eri solo tu di interessante.
Ti venivo incontro con una lentezza da sonnambula, come chi è ipnotizzato da un oggetto prezioso di cui non potrà mai apprezzare per intero il valore.

Mi hai vista, sei scesa dallo sgabello e abbracciandomi con un sorriso di giovane civetta che incoraggia un pretendente timido mi hai detto, baciandomi sulla guancia:
-Ben arrivata , ti stavo aspettando,abbiamo un appuntamento, vero?
Andiamo nello studio, vieni-
Ti sei fatta strada tra gli invitati con deliziosa insolenza, sicura di te, e io ho ammirato quel tuo mostrarti semi-nuda soltanto per rifiutare i desideri troppo spinti.
Crudele, perché inguainata in quell'abito corto eri più indecente che se non avessi avuto niente addosso.
Mi affascinava il colore del tuo vestito: non era un verde congestionato, da volgare gelateria o pasticceria, ma un colore squisito, elegante quanto un drappeggio: un verde da scatola di cioccolatini costosissimi e sontuosamente farciti.
Salimmo le scale e ci ritrovammo in un lungo corridoio dove le tende, bianche, sottili, parevano gonne di ballerine di flamenco gonfiate dal libeccio.
A un certo punto sei scivolata, davvero o per finta, non lo saprò mai, e ti sei aggrappata a me.
Così mi son trovata sotto le labbra la pelle profumata e serica della tua spalla nuda.
Ti ho abbracciata, baciando quel tessuto elastico, assaporando il tuo odore, piano piano su fino al lobo dell'orecchio.
Il tuo seno piccolo e sodo si adattava perfettamente alla mia mano, mentre un ciuffo ribelle dei capelli mi sfiorava la guancia.
Intanto strofinavi con dolcezza il ventre contro il mio sorridendo con una sensualità torbida.
Era tutto grazia, delizia, sorpresa quello che scoprivo di te.
Persino il sudore che ti imperlava la nuca era profumato.
Con la fluidità dell'acqua ti lasciasti andare tra le mie braccia.
E mentre con una mano ti sfioravo una scapola e con l'altra ti premevo la vita sottile e flessibile tu mi premvi contro la porta della tua camera.
Dal piano di sotto arrivavano schiamazzi, risate, musica.
Ma io avrei voluto che durasse in eterno quell'attimo in cui, mentre mi baciavi, le tue dita leggere e sicure hanno raggiunto l'inguine, per accarezzarmi, esigenti, sotto la seta bianca degli slip.




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