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Racconto n° 4319
Autore: Nausica Altri racconti di Nausica
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In ginocchio
Il capo chino e le mani giunte, le labbra dischiuse mormorano frasi segrete. In ginocchio, sul pavimento gelido, ad espiare le colpe tue e di tutto il mondo, possibilmente. A ricordare parole e pensieri da dimenticare. Il segreto per dimenticare, si sa, è ricordare.

In ginocchio allora, con gli occhi serrati, per ricordare meglio. Hai idea di quante volte sei stata in ginocchio? Sì... su un prato a raccogliere fiori, su un pavimento da pulire, sui cuscini candidi di una chiesa in abito bianco, in ginocchio a giocare con una bambina, a giocare come una bambina.

In ginocchio davanti ad una serratura, davanti a un aguzzino, davanti al tuo uomo che ti accarezza i capelli.

In ginocchio accanto ad un lettino, mentre canti una ninna nanna, davanti ad una macchinetta del caffè che ti ha rubato la moneta, davanti a uno specchio, immobile.

In ginocchio sulla sabbia fine a costruire castelli e cunicoli dentro cui far scorrere biglie.

Sei ancora in ginocchio ora, ma le mani non sono più giunte.

Nessuno è più puttana di una vergine estenuata dalla sua condizione.

Le labbra smettono di mormorare le incoffessabili confessioni, gli occhi lentamente si dischiudono, le braccia si distendono lungo i fianchi, in attesa. In attesa della promessa.

Questa volta sei in ginocchio e non c'è nessuno davanti a te. Dietro sì. Dietro c'è lui con la sua promessa, mai pronunciata, ogni tanto evocata. Un nodo parlato semplice fa al caso nostro, ti ha detto, con il suo sorriso e un lampo malizioso negli occhi.

E ora lo senti dietro di te, si china e ti trattiene i polsi, li guida dietro la schiena. E piano senti scivolare la corda ad avvolgerli, mentre un tremito si impossessa delle tue gambe e le mani diventano gelide. Ti ascolti e assapori questa nuova emozione, non è paura, no... l'unica paura è che possa finire adesso. Le corde si avvolgono attorno ai polsi sempre più strette, sempre più fitte, sempre più salde, fino a diventare parte di te. Ora sei sua. E' questo il pensiero deliziosamente terrificante, dolcemente agghiacciante, che ti fa fluire tra le gambe qualcosa simile al miele caldo. Puoi sentirne gli effluvi, sei come la lupa ora, puoi percepire gli odori, i rumori lontani, il di lui respiro. Nessun dolore.

Solo la gola rovente, come di chi ha trattenuto, troppo a lungo, un grido.


Nausica

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