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Racconto n° 4534
Autore: Pickingyourmind Altri racconti di Pickingyourmind
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Libera di Vivere
L'annuncio, imprevisto ed inaspettato, si era rivelato sconvolgente. Come tutti i martedì, Lewis sfogliava senza particolare interesse ogni tipo di categoria di offerte e proposte; quel giorno la sua attenzione era stata destata da un'imperdibile automobile d'epoca ad un prezzo particolarmente conveniente. Da tempo, cercando l'occasione propizia, desiderava acquistare una macchina sportiva. Era nera ed aveva tutte le caratteristiche che, per lui, erano importanti: un prezzo abbordabile ed un unico proprietario, strappò il riquadro dal giornale e lo mise nel taschino interno della giacca, per poter chiamare nella serata.
Nel frattempo, la giovane barista aveva lasciato sul tavolino del locale la sua solita colazione: un cappuccino fumante ed un croissant farcito di crema. Immensamente goloso dei piaceri del cibo e della carne, ricambiò un sorriso di circostanza alla fanciulla. Il bar era comodo per placare l'appetito mattutino; dovendo cambiare più mezzi pubblici per recarsi al lavoro, poteva spezzare il tragitto, invece di aspettare su un marciapiede, gratificando le sue papille per affrontare il resto della giornata ben carico.

Il proprietario del locale era un uomo tarchiato e con i baffi, autoritario e severo: mai lo aveva visto sorridere, evidentemente, non aver trovato mai una donna a mitigare i suoi umori lo aveva reso insensibile al piacere di sorridere alla clientela. L'ambiente, pulito ed arredato con stile, era comunque allettante per ristorarsi, senza contare la presenza sbarazzina della fanciulla che, sempre sorridendo, accontentava ogni richiesta dei presenti.
Terminata la colazione, prima di ripartire per gli impegni fissati, con un gesto automatico e quotidiano, aprì la Moleskine rossa, compagna inseparabile di ogni avventura. La Montblanc dello stesso colore, minuta per dimensioni, lasciava segni di china fluida decorando le pagine di appunti e note. In evidenza, cerchiato e sottolineato, un unico appuntamento fissato: ore 15 e 30. Dalla finestra vicina, i raggi del sole accarezzavano la sua mano e parte del suo viso, il tepore era deliziosamente gradevole, decise di trattenersi ancora prima di uscire.
Svolazzante sui cuissard di camoscio nero, ormai moda imperante, incurante di un tacco notevole ed esile che risuonava ad ogni falcata, martellando seducente il pavimento, sentì avvicinarsi, passo dopo passo, la ragazza. I leggings avvolgenti erano coperti da una gonna che lasciava apprezzare ogni curva celata, una maglietta, corta ed aderente, evidenziava le altre forme di cui era ben dotata.
Amava i dettagli e la cura con cui una donna si rendeva sensuale per chi avesse la fortuna di osservarla. Come al solito, disegnò sulle pagine uno schizzo della persona che aveva catturato la sua attenzione, evidenziando il corpo e la mise della barista. A lato i commenti, per fissare su carta le emozioni provocate in quei pochi secondi.

Di quando in quando, si ritagliava del tempo per una passione creativa che aveva riscoperto da alcuni anni: la scrittura. Sfogliando il taccuino, tesoro di tante descrizioni da cui prendere spunti per raccontare storie, leggeva e cominciava a dipanare una trama con cui lasciare nuove tracce sui fogli bianchi. Preferiva il sapore dolciastro della passione, velato di emozioni travolgenti. Di solito, anche se non sempre, condiva le sue storie con fanciulle curiose in preda all'irrefrenabile sete di vivere fantasie mai gustate. Grovigli di pensieri che traevano spunto da vissuti, speziati dai suoi sogni ad occhi aperti, prendevano forma come soufflé prelibati. Limava, più e più volte, le righe composte per rendere scorrevole e decisamente avvolgente ogni descrizione.
Pochi giorni prima, aveva reso disponibile, ad un'esigente platea di internauti, su un sito ben conosciuto, un racconto dal nome paradisiaco: - Eden - . Ne aveva una copia cartacea con sé, amava rileggersi sulla carta stampata; in quei momenti, il suo ego, ben presente, svettava fuori, divorando ogni timidezza residua.
I quattro fogli che, come un puzzle ricomposto, formavano il racconto erano adesso davanti a lui. Stropicciati, per essere stati ripiegati per giorni, rendevano accessibile la sua fantasia a chi ne gustasse ogni parola.

Il suo volto si illuminò: balenando, rapida ma nitida, una vaporosa immagine della ragazza si era insinuata come desiderio. Lo specchio dei suoi pensieri, come onde increspate da un sasso, si ricomponeva tumultuosamente rendendo evidente cosa voleva vivere.
Prese la penna ed annotò qualche parola a margine dei fogli Lasciati i fogli, ben stesi, si alzò ed andò a pagare alla cassa. L'uomo, sonnecchiando tristemente, ripeteva come automa ogni voce di spesa, facevo risuonare i tasti premuti stancamente. Uno stato di vita soporoso che mai avrebbe voluto provare.
Con la coda dell'occhio, vide la fanciulla china sulle sue parole, incerta se leggerli furtiva, facendo finta di nulla o ignorare le parole che aveva intravisto, avvolgenti sin dalle prime righe.
Uscendo, le passò vicina, sfiorandola con lo sguardo le disse, in tono seducente - Se vuole, può leggerle con calma, le prenda pure - . Subito dopo, guardandola negli occhi, ne assaporò il rossore violento ed improvviso delle sue guance. Nemmeno infilarle una mano fra le cosce la avrebbe imbarazzata tanto quanto quelle poche parole. Prese il cappotto dalla sponda della sedia ed uscì dal locale, lasciandola a bocca aperta.

Nella piazzetta antistante, le macchine sfrecciavano rapide; guidatori distratti non sarebbero stati mai capaci di leggere sul suo sorriso cosa aveva in mente. Aveva intravisto una panchina libera sotto un grande castagno: spogliato dal vento autunnale e dalle continue piogge, non offriva alcun riparo alle intemperie, restava comunque un angolo riparato dove poter leggere un libro o per incontrare una persona sconosciuta.
Dopo le prime esitazioni, la ragazza aveva deciso di prendere i fogli e di rileggerli con calma da sola; troppe le parole fuori dal comune che aveva incontrato sin dalle prime righe, seducenti come esche luccicanti, di quelle pagine volutamente abbandonate.
Nel bar non erano rimasti clienti, sistemati i tavoli, si avvicinò al proprietario chiedendo di poter anticipare la pausa di quindici minuti, abituale a metà mattinata.
Si trovò fuori dal locale in pochi attimi, tanto era il desiderio di leggere quel racconto.
Scelse un muretto adiacente alla via, dove spesso andava a consumare qualche spuntino nelle giornate assolate e prese a leggere ogni parola. Ingorda, avida, emozionata per la trama, si dissetava con estrema voracità, rileggendo più volte i passi meno comuni, tanto da assorbirli come fantasia da vivere.
A margine, accanto ad alcuni punti particolarmente eccitanti, trovava delle note scritte a penna, tratti sensuali rispetto al testo stampato; dettagliavano con eleganza il contesto che aveva originato la scrittura di quel paragrafo. Una su tutte era particolarmente invitante: un numero di cellulare con accanto ad un nome formato da cinque sole lettere, lo lesse lentamente, come per farne lo spelling. L-e-w-i-s, era questo il nome di chi destava in lei tanta curiosità.
Era sicuramente un modo per fare la conoscenza di chi aveva saputo rapire la sua curiosità ed averla titillata tanto a lungo.

Una vecchia canzone risuonò sul cellulare, mentre era immerso nella lettura di un articolo di fondo che cercava di fare luce sulle problematiche della crisi politica e degli eventuali sviluppi nel medio periodo. - Sconosciuto - evidenziava il display, mentre la musica scorreva irruenta, in attesa della pressione di un tasto. Rispose, immaginando molto bene chi poteva aver composto quel numero. Era la prima volta che quella scheda veniva utilizzata, pertanto, solo una donna avrebbe potuto contattarlo. In lontananza, quando il traffico si faceva meno caotico, intravedeva la ragazza con il telefonino appoggiato al lato destro del viso: camminava, inquieta, vicino ad un muretto; curiosa, si aspettava una risposta che non arrivava.
Le prime parole furono dirette e decise, pur usando un tono di voce molto caldo: - Girati verso il muro - . Sorpresa, imbarazzata, attenta a non spezzare quell'etereo contatto, dopo aver cercato, inutilmente, con lo sguardo l'interlocutore, lentamente guardò il muro. Offerta, adesso, si sentiva: creta da plasmare nelle mani di uno sconosciuto, cui abitualmente serviva la colazione. Eccitata, da una situazione estremamente insolita, sorrideva della scelta di aver composto il numero.
- Adesso, deliziosa fanciulla, farai ogni cosa che ti dirò. Ma prima ti farò una sola domanda. Sei pronta a vivere ogni mia fantasia ? - . La voce era modulata con attenzione, attenta a lasciar emergere contesti mai sognati ed a rendere serena chi volesse seguirlo. Ascoltò il respiro farsi regolare, una pausa durata alcuni secondi, dopo solo un timido e strascicato assenso per poter dare il via ad un contesto fuori dagli schemi.

- Metti l'auricolare, avrai le mani libere - . Annaspando nella borsa capiente e di suade nocciola, prese quanto serviva e rispose un deciso - Sono pronta - .
Due parole che permettevano, da quel momento, la condivisione di emozioni non scontate. La osservava, notava la sua attesa per poter cominciare a vivere di spunti e proposte, le mani si spostavano sui capelli, sul viso, sul corpo; notava la sua voglia di mettersi in gioco e di voler respirare la sua capacità di guidarla per sentieri sconosciuti.
- Girati, adesso, voglio vedere sul tuo viso il desiderio di seguire le mie parole - . Rapida, decisamente disposta a mettersi in gioco, cercò con lo sguardo tutto attorno chi stava turbando, con estrema dolcezza, il suo equilibrio. Vide l'angolo della piazza, dove stava comodamente seduto a guardarla. Sorrideva, mentre lo sentiva respirare al telefono. Gli occhi si incrociarono, senza alcun pudore, il desiderio era ben visibile da parte di entrambi. Solo le macchine interrompevano, a tratti, la possibilità di leggersi dentro. - Vieni qua - ; la frase, tanto esplicita, la fece avvampare in viso. Sapeva bene dove potevano condurla quelle due sole parole, adesso le si apriva un bivio, due erano i possibili percorsi, su cui sarebbe stata trascinata: una discesa all'Inferno, una salita in Paradiso. Entrambe erano allettanti da assaporare, non conosceva solo l'ordine con cui avrebbe gustato entrambi gli scenari; a passo rapido, senza pensare ad altro, lo raggiunse. In quel momento, in quella piazza, a capo chino, aveva scelto di diventare soltanto una bambola di carne, in attesa di essere guidata dalla sua voce, anelando ogni sua proposta da trasformare in vissuto. La guardava, in piedi davanti a lui, pronta a donarsi senza alcun limite. - Sei molto bella - , aggiunse e le carezzo la guancia destra. Un ceffone non avrebbe generato altrettanto rossore. Sì, decisamente, aveva visto giusto: la fanciulla era quella che aveva sempre voluto avere al suo fianco.

Spezzò la tensione con un buffetto su una guancia, aggiungendo deciso - Adesso, chiami il proprietario e comunichi che non puoi rientrare per motivi familiari, oggi vivrai solo di me - . Il piacere le saliva sulle labbra, subito le si incresparono in un sorriso malizioso. Con misurato imbarazzo, giustificò la sua assenza dal lavoro, favoleggiando una scusa per poter evitare di tornare al locale.
Aveva superato le prime prove. Le più facili erano scivolate via senza particolare difficoltà. Non aveva idea di cosa avrebbe potuto scegliere o proporre, ma aveva deciso di affidarsi. Le dava le chiavi dei suoi pensieri, quel giorno non avrebbe deciso nulla, era solo una donna nelle mani di un uomo. Anima e corpo erano, adesso, a disposizione di chi aveva saputo catturarli con tanta dolcezza.
Le chiese di sedere accanto sulla panchina; titubante, come per non sbagliare, eseguiva con lenta determinazione quello che le veniva indicato. - Cosa indossi sotto? - . La domanda era esplicita e violenta; in lei si manifestò la sua immagine allo specchio di prima mattina, quando aveva indossato quel perizoma dai colori del glicine, scelto con attenzione fra tanti altri. Volle sorprenderlo in audacia, mostrandosi indecentemente impudica, sorridendo rispose - Indosso quello che vuole - .
L'allieva superava il maestro, rilanciando come a Poker di mano in mano. - Siediti accanto a me - . Era giunto il momento di vedere quanto bluffava. Le sollevò un lembo della gonna da dietro, scoprendo i leggings che celavano i suoi fianchi. Senti le dita dell'uomo scivolare sulla pelle, allentando l'elastico. Giocherellando, estraeva le dita rapide per poi rimetterle sulla pelle, un supplizio piacevolissimo che la stava eccitando. Di volta, in volta, scendeva sempre più a fondo, impudicamente, fino a sentire il sottile laccetto del perizoma sui fianchi. Ne estrasse uno verso l'esterno, rendendolo visibile e facendola trasalire per il contemporaneo trascinamento della sua pelle e per la stoffa che la cingeva, strettamente, su zone ormai completamente umide.
Aggiunse le parole a quel movimento dicendole - Niente intimo addosso - . Pochi secondi dopo, dopo aver cercato in un borsello alla moda, sentiva il freddo della lama sulla pelle; rendersi conto che l'uomo aveva tagliato l'indumento in più punti, per toglierle quanto indossava, la sorprese eccitandola, senza darle il tempo di rendersene conto. Deciso, dette uno strappo al tessuto: fra le dita aveva adesso un lembo che rappresentava uno dei colori della primavera. Morbido al tatto, di un lillà chiaro, umido e profumato di lei, penzolava dalla sua mano; dopo averlo annusato, lo mostrò ai suoi occhi pieni di meraviglia. - Sarai solo quello che voglio - .
Colava ovunque. Sentiva le emozioni farsi reali, tremava piacevolmente in attesa di poter volteggiare di nuovo. Era, decisamente, pronta ad abbandonarsi e a donarsi completamente.

Sulla mano sinistra aveva un piccolo tatuaggio, una spirale all'altezza del polso, Un ghirigoro che rendeva esplicita la sua voglia di perdersi, questo era il motivo per cui aveva deciso di farlo. Sfiorando entrambi i polsi, trasmettendo una sensazione di protezione, aggiunse poche parole - Adesso vieni via con me - . Incerta ma sicura di essersi affidata consapevolmente a chi poteva averne cura, annuì decisa senza alcun balbettio, ancora due sole parole a suggello: - Sono pronta - .
Le aprì la portiera dell'automobile. La fece salire dietro, chiedendole di spogliarsi completamente. Imbarazzata, usava lo sguardo per argomentare la titubanza a quella richiesta tanto esplicita. - Hai una coperta di pile, accanto a te, copriti con quella - . Arrossendo, cominciò ad accatastare, ordinatamente, ogni capo che sfilava via.
Fra i tanti pensieri che le affollavano la mente uno si faceva imperioso, come avrebbe fatto a scendere da quella macchina tanto esposta e completamente indifesa allo sguardo dei passanti. Decise di soprassedere al pensiero, gustandosi il piacere di essere guidata in quella situazione. Docile, viveva la proposta, null'altro le veniva richiesto.

La macchina si fermò in un'area di sosta solitaria. Il sapore della paura la eccitava, sperando di non doversi pentire della sua scelta. Senti lo scatto della serratura della bauliera, veniva aperta e poco dopo richiusa. Subito dopo, aperta la portiera e scoperta dal caldo riparo, si trovava nuda ai suoi occhi. Arrossiva per le occhiate che la violavano ovunque, inghiottiva i respiri per le sue mani che le sfioravano, dolcemente, ogni curva. Le piaceva, indubbiamente, era molto attento a farle provare emozioni contrastanti. La sensazione che prevaleva era che non doveva aver paura, il timore si mutò in sensuale sorriso di attesa.
Passandole un borsone rosso, ne motivò la presenza e l'uso. - Vestiti adesso, non vorrai rimanere nuda - . Sorridendo, aveva saputo lasciarla senza parole. Era eccitata e sicura che non avrebbe dimenticato quel pomeriggio.
Tornando al posto di guida, nello specchietto la osservava rovistare fra abiti ed accessori e cominciare a prepararsi. Le espressioni del viso manifestavano curiosità ed imbarazzo per capi per lei inconsueti. Oggetti di cui mai aveva fatto uso ne violavano la fantasia. Arrossiva solo a sfiorarli con la mano, fatti per eccitarla o entrare dentro le sue carni, ne avrebbe presto assaporata la presenza. Indecentemente, si prestava ad essere quello che avrebbe fatto di lei.
Non aveva mai sentito sulla sua pelle quel tipo di materiale. Al tatto risultava estremamente liscio ed elastico: una nuova epidermide da indossare, rosso intenso il colore che avrebbe evidenziato le sue curve. In mezzo agli indumenti ed agli accessori necessari per provare nuove sensazioni, trovò un foglietto. Scritto a mano, con elegante grafia, recava le indicazioni necessarie per prepararsi.
In alto il titolo, uno stampatello maiuscolo e sottolineato: ISTRUZIONI. Di seguito, punto per punto ed ordinate, le azioni da completare e da eseguire in modo corretto.
Scorreva ogni punto, con calma e determinazione, arrossendo su quelli che ne avrebbero devastato l'ultima faglia di timidezza residua.

Riprese dal primo rigo e cominciò a prepararsi. Mentre procedeva, ogni parola della lista delle cose da fare le risuonava in mente; confusa e imbarazzata, notava lo sguardo di chi la stava osservando. Una presenza importante e protettiva, le sorrideva per incoraggiarla a continuare. Un buffetto, ricevuto sulla guancia destra, la gratificò dolcemente.
1) Plug di colore nero. Posizionare davanti.
Poche parole, estremamente imbarazzanti, le dimensioni erano contenute ma comunque restava sempre un deciso pudore a farlo scivolare dentro. Un boccone, assaporato con lento desiderio, prendeva possesso del suo corpo. Adesso, ben presente, lo sentiva carezzarla ad ogni percettibile movimento. Un rush sulle guance rese visibile il suo equilibrio ormai fuori controllo. Il pensiero dei fili che uscivano dal suo corpo la rendeva consapevole che era possibile comandarlo a distanza. Strinse le cosce per gustarsi, completamente, un oggetto tanto invadente nelle sue carni.
2) Plug di colore rosso. Posizionare dietro.
Imbarazzata, prese il secondo oggetto, quello che avrebbe dovuto regalarle attimi di emozioni meno comuni. Mai aveva sentito qualcosa entrare dentro le sue viscere. Mai avrebbe dato la disponibilità ad essere oggetto di piacere in tal modo. Eppure, decisa e partecipe, lo infilò con estrema delicatezza fino in fondo. Corto e cicciotto, si adattava senza scivolare fuori. In quel momento, impalata ovunque, cominciava a sciogliersi come burro ad ogni impercettibile movimento. Anche questo piccolo accessorio presentava la possibilità di animarsi a comando. Inarcò la schiena al pensiero di poter sentire un movimento continuo dentro di lei. Ne era certa, lo avrebbe gradito.

Il retro dell'auto era spazioso ma non comodo come sarebbe servito. Mise in moto, girandosi e dicendole - Completerai le istruzioni fra poco, resta coperta, altrimenti prendi freddo - . Carezzata da quelle attenzioni, si avvolse nel pile; i fili le scendevano fra le cosce, un fastidio a cui ormai si era abituata, in attesa di cosa avrebbe gustato, si faceva cullare dal dondolio del percorso su una strada secondaria poco frequentata. Smaniava di piacere, mugolando in silenzio. Sorrideva. Mai, pensava, avrebbe creduto di poter vivere quelle emozioni tanto intense, eppure ne era la protagonista. La macchina si fermò di colpo. Un animale domestico, un cucciolo di un'abitazione vicina aveva attraversato la strada. Impaurito, per lo spavento mai provato, il cagnolino si era fermato lungo il ciglio della strada; l'uomo scese per rassicurarlo, mentre la ragazza sbirciava dal finestrino, non potendo manifestare in strada la sua presenza. Nuda, avrebbe destato sicuramente le occhiate curiose dei vicini che sarebbero presto sopraggiunti per rincorrere il loro animale domestico. Senza alcun dubbio, si rendeva conto di quanto fosse capace di usare la dolcezza quando voleva dimostrarla. Eccitante il mescolio di decisione e attenzioni che la stava avvolgendo. Un altro uomo, decisamente deprecabile, avrebbe inveito contro il povero animaletto spaurito per aver intralciato il suo percorso. Al contrario, lo aveva raccolto e sfiorato con estrema cura per farlo smettere di tremare. Lo stringeva al petto come fosse suo. Auspicava di ricevere, quanto prima, un trattamento analogo. Si nascose sotto la coperta, le voci delle persone che si avvicinavano destando la sua attenzione la rendevano pericolosamente esposta. Non osava muoversi per paura di essere scoperta. Passarono alcuni minuti; soltanto dopo il silenzio si fece prevalente e, facendosi coraggio, si guardò intorno. Era il momento di poter respirare con tono normale, in apnea e muta, aveva resistito oltre ogni sua possibilità. Il volto era completamente rosso per la tensione accumulata fino a quel momento.

Sollevato il lembo caldo dalla sua pelle, assetata di calore, deciso e rapido le diede un ceffone sulla natica sinistra, per la posizione fetale che aveva trovato comoda fino a quel momento. Seguì una delicata carezza, terminata in un bacio sulla mano. Voleva spaziarla, impudicamente e senza parlarle, lasciandola in balia della sua immaginazione. Inaspettata era arrivata la sua presenza, silenziosa fragorosamente la aveva destata dai suoi pensieri. Le frizzava la pelle per la decisa forza con cui aveva voluto violarla, il bacio la faceva trasalire, era pazza di quelle attenzioni. Sapere che alla fine della nottata tutto sarebbe finito la rendeva incredibilmente triste. Ma era il patto che aveva siglato: solo un giorno e mai più.
La macchina ripartiva, lentamente, per poi seguire di nuovo le tortuose strade di campagna; percorsi sconnessi ornati di buche che il suo corpo attutiva dondolando.
La strada saliva lungo la collina, intravedeva le cime di alberi in lontananza. Era decisamente lontana dai suoi luoghi abituali; si rese conto che da sola non sarebbe riuscita a tornare sui suoi passi. Un brivido di razionale consapevolezza fu subito scacciato via, per dare pieno respiro alle fantasie ed alla sua curiosità; finalmente era libera di vivere.

Il rumore della frenata sul ghiaino la rese consapevole di essere arrivata presso una nuova meta. Una grande villa era la destinazione del viaggio, così sembrava, mura tinte di rosso veneziano, terrazzi in stile liberty di colore bianco lattato e persiane di colore verde scuro. Il portone era ampio e due grandi pomelli di ottone ne ornavano la superficie. Il calore dell'eccitazione era ben palpabile, ma era pronta a tutto. Il rumore dello sportello che veniva richiuso significava che presto sarebbe stata di nuovo da sola con lo sconosciuto che aveva saputo sfiorarla con estrema attenzione. Pochi attimi dopo, interrompendo il silenzio di una grande sala, il suono della serratura la rese consapevole di essere a sua completa disposizione. Le indicò un tappeto chiaro dove potersi stendere, vicino a lei lasciò il borsone voluminoso che le aveva fatto compagnia in auto. L'uomo salì le scale sussurrandole soltanto di completare le istruzioni ricevute in auto. Inghiottì un respiro ed afferrò la linguetta della zip, facendola scorrere, poteva osservare di nuovo tutto quello che le sarebbe servito per terminare quanto aveva iniziato in auto.

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