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Racconto n° 4545
Autore: morgause Altri racconti di morgause
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No Martini no Party
Pare che all'incirca mille e seicento anni fa Merlino il Mago, consigliere di Artù, affermasse:
-Una donna che non eredita il potere in culla e lo desidera con tutte le sue forze lo può trovare solo attraverso il letto di un uomo-
Ben lo sa Fede, la protagonista della mia storia.
Fede ha per amante un uomo famoso, potente, molto più vecchio di lei che in cambio del suo corpo giovane, sodo, elastico, l'ha aiutata di molto in passato e ancora la aiuterà.
Del resto la ragazza non si sente affatto in odor di prostituta: ha un obiettivo importante da raggiungere in fretta perché il tempo fugge davvero, ed è altresì convinta che in ogni battaglia tutti i mezzi siano leciti purché portino alla vittoria.
Sa di essere intelligente e colta e questo le permetterà di giocar bene le ottime carte che madre natura le ha elargito.
L'uomo, a sua volta, con quella carne giovane, soda e profumata può facilmente scordare il talamo familiare e il corpo avvizzito e arcinoto della legittima consorte.
E poi può divertirsi, con lei, non solo fisicamente; ne riconosce le indubbie qualità intellettive, per questo con sadismo spesso le propone giochi pseudo-amorosi umilianti, ben sapendo che Fede li subirà, fino a che sarà lui il burattinaio.
A volte la schiaffeggia, ma senza esagerare, al massimo può rimanere un piccolo livido.
E la ragazza neppure si protegge la faccia, perché pensa che bisogna accettare tutto; nel suo
personale concetto di: No Martini no Party, lo schiaffo fa parte di un insieme indivisibile nel quale è compresa anche l'abbagliante luce del piacere.
Il piacere, sempre e nonostante tutto, ecco la salsa di base che lega questo contorto menage.

Sicuramente la ragazza non permetterebbe a nessun altro uomo di trattarla così,ma è altrettanto vero che solo lui può darle quello che vuole e solo con lui riesce a raggiungere orgasmi che sono lampi di rabbia, lacrime e stravolgimento dei sensi fino all'annullamento totale.
Con l'amante vive le sue ombre Junghiane, il suo lato oscuro, che tiene ben nascosto a tutti.
I loro incontri, non frequenti, avvengono ovviamente in segreto in un appartamento tranquillo, fuori mano, che spesso lui utilizza anche per riunioni d'affari che non possono tenersi in un normale consiglio di amministrazione.
In questi casi gli invitati sono pochissimi, tre o quattro al massimo.

Oggi è in corso una di queste riunioni e Fede sta aspettando che finiscano, chiusa in camera da letto.
Sdraiata seminuda sul copriletto bianco, con addosso solamente un prezioso corpetto di pizzo nero e slip identici -regalo dell'amante- sta sfogliando distrattamente una rivista.
Lui, senza bussare, entra e rimane sulla porta a guardarla.
E' bella la ragazza, con quelle gambe lunghe ben modellate dallo sport che sembrano non finire mai, il seno generoso che sta su senza bisogno di tiranti e ganci, le chiappe sode, da mordere, la bocca dalle labbra piene, i capelli lunghi e folti in cui infilare le mani quando la fa inginocchiare davanti alle sue gambe aperte, e la pelle, così scura e lucida che pare impregnata di olio d'oliva come quella degli antichi atleti greci.
Si guardano negli occhi, poi lui le si avvicina e le mormora qualche cosa all'orecchio.
-Non lo farò, bastardo- sibila Fede - non puoi costringermi-
Lui la guarda con durezza, poi nei suoi occhi passa un lampo beffardo mentre mormora:
-Non ti ho chiesto di correrer nuda per la strada, tutto quello che devi fare è spogliarti completamente e fare un giro nell'altra stanza per i miei amici con addossso solo i sandali dal tacco alto.
E' così terribile?-

-Tu vuoi che faccia uno show per i tuoi onestissimi ospiti, bravi padri di famiglia, non lo farò-risponde lei con fermezza.
-Eccome se lo farai- ribatte lui con rabbia -lo farai, eccome, altrimenti puoi scordartela, la telefonata a cui tieni tanto-
E con un movimento rapido afferra con la mano il corpetto di pizzo e tira verso il basso.
Il tessuto delicato si strappa e rimane lì, penzolante, sul torace ansante di lei.
-Bastardo, lurido bastardo - impreca Fede a bassa voce.
Uno schiaffo in pieno viso la lascia tramortita, sente il sapore dolciastro del sangue in bocca
e il ben noto calore invaderle il ventre.
.Questo tanto per cominciare- dice lui con calma-se ne vuoi ancora continua così-
Si dirige verso la porta e si gira a guardarla, a fissare con bramosia i seni, gonfi e tumultuosi nella rabbia che le accende il viso; poi:
-Voglio che tu porti il tuo bel culetto fuori di qui, vieni nell'altra stanza, ti versi un bicchiere di qualche cosa, facendo finta di non vederci e te ne ritorni qui.
Non mi pare di chiedere troppo, sbrigati-
-Vuoi anche che me li porto a letto, dopo che hanno apprezzato la merce?-
-Tesoro, se ti scopi un altro in casa mia, ti ammazzo-

E lei intuisce che sta dicendo la verità.

Federica corre in bagno, si guarda allo specchio e vede che lo schiaffo ha lasciato solo un lieve segno sulla pelle olivastra.
Un rigurgito di odio e disprezzo per lui e per se stessa le sale alla gola; ma è solo un attimo, poi si prepara a condurre nel modo migliore lo spettacolino che, se tutto va bene, sarà il primo gradino verso la libertà.
Se otterrà quell'incarico la partita forse passerà di mano.
Toglie anche gli slip, per controllare meglio che il suo corpo non mostri alcuna imperfezione: dovrà essere bellissima, per lui e per i suoi amici.
Ma prima deve spegnere quel gran fuoco che ha dentro: comincia ad accarezzarsi, guardandosi nel grande specchio.
Basta che pensi alla voce del suo amante, mentre mormorava -ti ammazzo- e intanto assaggiare l'interno della guancia a ritrovare il sapore del sangue, per sentirlo dentro di sé, prepotente e violento come al solito, eppure così inerme, nel momento del piacere, quando con un gemito che pare un rantolo si svuota dentro di lei.
Viene quasi subito, lasciandosi andare contro la superficie fredda, per baciarvi le proprie labbra riflesse.
Ma nella pace dei sensi soddisfatti quando ritrova il livido leggero sulla guancia:
-Bastardo- ripete ad alta voce.
Poi sospirando inizia a truccarsi con meticolosità.
Infinr bagna la mano con un olio per bambini e si cosparge la pelle di tutto il corpo, per renderla ancora più luminosa.
Agitando il capo con violenza spettina i lunghi capelli, in modo che le ricadano in ordine sparso sul viso e le spalle.
E tocco finale da schiava perfetta, indossa le cavigliere berbere, alte e pesanti, grandi anelli alle orecchie e intorno ai fianchi una catena d'argento massiccio: tutti doni di lui, un piccolo souvenir dal Marocco, che naturalmente non possono lasciare l'appartamento, come i sandali, dal lungo tacco sottile, di Prada, che estrae dall'armadio.
Si contempla al grande specchio e si sente, così nuda, più armata che mai.
Dovranno sbavare, quegli anonimi uomini in grigio che stanno di là a decidere cose tanto importanti e dovrà sbavare lui, fino a che non farà quella famosa telefonata.
Ma la farà, Fede è sicura che la farà.
Inspira con forza, poi bilanciando il passo delle lunghe gambe, petto in fuori e spalle diritte, come un militare pronto per la parata apre la porta e come se nulla fosse, ignorando i cinque uomini seduti alla sua destra intorno ad un piccolo tavolino, si dirige lentamente verso il mobile bar, che sta a sinistra, in fondo alla stanza.
La conversazione si interrompe, lei sente cinque paia di occhi penetrarla, trafiggerla, colpirla, sente la pelle bruciare, come colpita da frustate, mentre con passo sicuro si avvia al bar.
Si china sul pancone per prendere una bottiglia che sta al di là, in verità per mostrare una prospettiva del suo corpo che sa non esser niente male.
Riempito il bicchiere di vino bianco si prepara a fare il percorso inverso, quando si accorge che lui ha ricominciato a parlare.

Ma la sua è l'unica voce che sente.

Lo stupore degli ospiti ha lasciato il posto al desiderio, lei se ne accorge, riconosce l'odore del maschio eccitato che sta rapidamente saturando la stanza.
Quando è già sulla porta della camera da letto, si ferma per un attimo e:
-Salute, ragazzi- mormora con voce roca.
Poi chiude la porta dietro di sé e si siede sul letto in attesa.
Non deve aspettare molto, lui è impaziente dopo lo show a cui ha assistito insieme ai suoi amici che devono aver contribuito non poco ad attizzarne il desiderio.
Rapid, si rifugia in cima al grande letto, accanto all'apparecchio telefonico fisso: vuole vedere e sentire, essere ben sicura che avrà ciò che vuole.
Lui si avvicina, guardandola negli occhi, visibilmente eccitato sotto gli eleganti pantaloni blù.
Si accosta al letto, si sbottona e:
-Succhiami- le ordina.
La ragazza si sposta in avanti, a quattro zampe, ansimando, ma non ubbidisce: con quei lunghi capelli scomposti, i lineamenti del viso induriti in una smorfia, i denti bianchi scintillanti tra le labbra, pare un grosso felino, pronto ad attaccare; infatti:
-No, niente da fare, se prima non telefoni; telefona, oppure vai da quella vecchia con cui dormi, a farti fare il lavoretto e ti assicuro che puoi anche ammazzarmi, ma non ti toccherò-
Non gli ha mai parlato così, ma la posta è troppo importante, non vuole che lui ricominci la solfa: - sei troppo giovane per un incarico così, l'esperienza e bla, bla, bla...- l'unico modo che lei conosce per fargli fare quella benedetta telefonata è prenderlo per il sacro maschio pendaglio.
E così sarà, perché lui la guarda, divertito e anche ammirato :
-Sì, hai vinto tu, avvicinati, vorrai vedere e sentire, oppure no?-
-Basta il viva voce-
Lei conosce a memoria quel numero che lui farà, lo osserva a distanza di sicurezza comporlo.
La telefonata è breve, Federica capisce che il suo nome era già stato fatto, è solo una formalità l'abboccamento che le viene fissato per l'indomani.
Ha vinto, l'incarico è suo.
Sorridendo si china sul sesso dell'uomo e comincia a lavorarlo con la lingua e le labbra
fino a portarlo sull'orlo dell'orgasmo.
Allora si sdraia sul letto, a gambe aperte, per permettergli di vedere bene quel suo cuore di donna palpitante, roseo, che lo vuole, nonostante tutto e forse proprio per quello, quei seni morbidi e nello stesso tempo sodi come il marmo, quella bocca rossa che l'ha appena divorato.
E l'amante, in un flash improvviso, vede la carne avvizzita della moglie, che gli dorme accanto tutte le notti, ispirandogli ormai più pietà che desiderio.

Le si butta addosso, penetrandola con violenza, facendole male.
Si solleva sulle braccia, menando colpi feroci dentro il ventre elastico, come se volesse cancellare ogni traccia di altri uomini.
Si ferma un momento e:
-Quando non avrai più bisogno di me, che cosa succederà, mi lascerai?- ansima
Lei non può rispondergli, perchè nonostante il male che le fa, nonostante il disprezzo che prova per lui e per se stessa sta per venire e si ritrova travolta dal quel piacere che la lascia così appagata, annegata nei suoi umori e nel caldo seme di lui.
Poi, normalizzato il respiro, mormora al suo orecchio:
-E' probabile, quando potrò avere il miglior party del mondo senza portare il Martini-
-Che cosa? non ti capisco- mormora lui, saziato, la bocca a giocare con un capezzolo.

-Niente, lascia perdere, devo andare, ci sentiamo-
Fede si riveste rapidamente dopo una doccia velocissima, ha fretta di lasciare lui e quella casa, vuole tornare al più presto dal suo ragazzo.
Diamine, la sua prima grossa battaglia vinta va festeggiata a dovere.



morgause

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