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Racconto n° 4572
Autore: Donnamatura Altri racconti di Donnamatura
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Una sana giornata di mare
Tanto per cominciare, la meravigliosa spiaggia nudista dell' Arenauta, non si trova a Sabaudia bensì a Sperlonga. Consapevole della tendenza casinistica della Betty, mi ero accorta dell' errore quando per scrupolo avevo consultato Google per studiare il percorso. Poco male, a parte il rischio corso di denudarci magari a Sabaudia e venir ipso facto portate in guardina per oltraggio al pudore e conseguente sputtanamento generale, perdita del lavoro, del compagno (poco male), riprovazione e sdegno da parte della figliolanza e generume ad essa collegato (gravissimo), e altresì tra qualche mese, ostracismo dichiarato nei miei confronti riguardo la conoscenza del mio primo nipotino prossimo a rendermi fresca nonnina (imperdonabile! la mancata vista del nipotino, non il diventare nonna!). Scampato il pericolo, in attesa che la mia procacciatrice di trasgressione venisse a prendermi, ripassavo minuziosamente tutti i preparativi guardandomi allo specchio. Insomma per una quasi nonna non mi potevo lamentare: un discreto corpo dal quale avevo estirpato ogni traccia di peluria, il culo conservava un aspetto sufficentemente tonico, pressoché totale assenza di cellulite ed il seno, mio grande cruccio fin da ragazzina per la scarsità del suo volume, finalmente con gli anni aveva preso un aspetto florido giungendo all' agognato traguardo della terza misura. Come vestirsi per recarsi in una spiaggia nudista più che un problema potrebbe sembrare un ossimoro, lo risolsi con un atteggiamento assolutamente minimalista: sandali, slippino del costume, camicione arabeggiante, comprato in realtà al mercatino sotto casa, comodo e fresco. All' arrivo della Betty, mi rendevo conto di aver esagerato in modestia, lei guidava a piedi nudi, un toppino le copriva vagamente il suo seno dirompente e, tirandosi giù un microscopico pantaloncino, metteva in bell' evidenza la sua splendida fica pelosissima! Girando lo sguardo allarmatissima, prima di essere viste da qualcuno, mi sbrigavo a chiudere la portiera dell' auto e così iniziavamo il nostro primo sabato marino-naturista.
Arrivate alla spiaggia, bellissima e ancora deserta, passavamo all' opera svestizione. Ora c' è da premettere che il mio coraggio di presenziare all' iniziativa era assolutamente da lodare, perché se posso dire di dimostrare sicuramente un quattro/cinque anni in meno del mio mezzo secolo, Betty, che di anni ne ha poco più di quaranta, in virtù delle sue portentose chiappe da negra, del suo fisico asciutto non segnato da gravidanze e coronato da un seno portentoso, ne dimostra meno di trentacinque; forse io posso vantare nei suoi confronti un visino più delicato, ingentilito dagli occhi chiari e dai capelli biondi ( beh, insomma con un piccolo aiuto), ma in una spiaggia nudista è assai difficile che vengano a dirti - Che sguardo dolcissimo che hai... - e, di conseguenza, prevedevo un prossimo massiccio interesse per la mia amica ed una relativa depressione da parte mia a causa di quel sottile perfido spirito di competizione che contraddistingue noi femmine. Intanto iniziavano ad arrivare i primi bagnanti, di tutti i tipi, coppie. famiglie, single con una caratteristica comune: assenza di stoffa! Perfino il bagnino era nudo! Notando un certo disinteresse nei nostri confronti, dicevo alla Betty di andare a saggiare l' acqua, così tanto per testimoniare la nostra esistenza e tra l'altro vivendo così la spettacolare sensazione di essere osservata nella condizione senza veli, situazione in cui narcisismo, insicurezza, sottile piacere, senso di libertà si mescolavano in un alternarsi che non faceva altro che scombussolarmi di più. Di ritorno ai nostri teli, sarà stato per la passeggiata o per il disegno bizzarro del caso, trovavamo in bella evidenza nella parte di vicini due splendidi giovani sederi maschili; fare le presentazioni con una certa "nonchalance" e decidere di socializzare era evidentemente un bisogno naturale di tutti e quattro, senonchè, per rendere più facile il colloquio, uno dei due si andava a posizionare con il suo asciugamano vicino a Betty, mostrando un superbo esemplare di pisello formato XXL, mentre il mio vicino, girandosi ed educatamente presentandosi, rendeva visibile un Medium piuttosto tendente allo Small. Non si può avere tutto dalla vita e d' altra parte vedendo le occhiate di fuoco che già si scambiavano la mia amica e LongRifle, non potevo che accontentarmi di MiniMinor, il quale del resto cercava di fare di tutto per mettermi a mio agio. Aveva iniziato con la classica spalmata di crema solare, era partito con i complimenti e, nonostante gli avessi rivelato la mia età, esattamente il doppio della sua, a mo' di scoraggiamento, ciò aveva generato ancora più entusiastici apprezzamentida aprte sua. Insomma, mandando al diavolo il righello misuratore, mi era presa un improvvisa voglia di scoparmelo seduta stante, anche perché non potevo davvero prevedere quando mi sarebbe capitata ancora l' occasione di farmi trafiggere da un giovincello e poi, il luogo, l' atmosfera circostante mi aveva messo addosso una fregola da gatta in calore. Il problema era: come fare? Con la Betty ci eravamo date un' occhiata d' intesa, capendoci al volo, che escludeva squallide soluzioni di stanze fugaci e anonime, ma non avevamo molte altre alternative, escludendo ovviamente di portali nelle nostre abiitazioni, finché vedendo l' orizzonte sconfinato del mare scoccava l' idea. In men che non si dica trascinavo il mio "toyboy", come dicono le anglosassoni, a riva dove affittavamo un pedalò, salire e andare al largo era la soluzione più logica, avendo l' imbarcazione anche una pedana per prendere il sole. Mentre lui pedalava alacremente, iniziavo a stuzzicarlo; era bastato strisciarlo con le unghie dal petto all' inguine, perché il piccolino rispondesse all' appello, a quel punto cominciava ad impadronirsi di me, inebriata dal sole, dal mare, dalla nudità, una voglia pazzesca di trasgressione. gli passavo la lingua sulla punta del cazzo rigidissimo, mi alzavo e gli presentavo la fica massaggiandomela voluttuosamente, gli passavo la mano sotto il sedile stuzzicandolo in mezzo alle natiche, insomma quando finalmente eravamo giunti a distanza di sicurezza da qualsiasi sguardo lo avevo praticamente in mio potere, mi ero sdraiata sul pianale in posizione ginecologica e dettavo tempi e modi di esecuzione: mi facevo baciare i piedi, succhiare gli alluci e, fattolo lentamente risalire lungo le gambe, avevo preso la sua testa fra le mani e lo conducevo nei posti dove più gradivo che passasse e ripassasse la sua bocca divenuta bollente. La mia fica calva lo faceva impazzire, me la mordicchiava, succhiava e facilitandolo con la mia posizione sguaiata riuscivo a far entrare la sua lingua ben all' interno, impazzendo dal piacere. Lui on reggeva più e presa l' iniziativa mi penetrava con foga da ariete; due, tre stantuffate ed era già venuto! Avevo esagerato eccitandolo in quel modo, urgeva passare al piano B: cominciavo allora a succhiarglielo fino all' ultima goccia e, beata gioventù, ottenevo di farlo restare dritto, anzi conferendogli una durezza degna di figurare in buona posizione nelle tavole riguardanti la durezza dei metalli, quindi immediatamente me lo facevo infilare nel didietro, il suo cazzo scivolava meravigliosamente nel mio culo, farsi scopare da un "pisellino" ha pochi, ma non trascurabili vantaggi, e riusciva a raggiungere ritmi vertiginosi, intanto avevo guidato le sue dita a torturarmi la passera regalandomi un crescendo vertiginoso che sfociava in un fantastico orgasmo; subito dopo anche lui esplodeva dentro di me causandomi altri palpiti di piacere, fino ad accasciarsi esausti sul pianale del pedalò. Il problema adesso era tornare: ero stata presa da questa incontenibile voglia selvaggia, ma adesso avevo gli orifizi in fiamme, un notevole mal di reni e un dolore tremendo alle ginocchia, di pedalare non solo non avevo voglia, ma neanche la minima possibilità. Lui era steso col pisello ridotto alla dimensioni di una castagna, il che simboleggiava adeguatamente il suo stato di forma di quell' istante, ma blandendolo e coccolandolo lo convincevo a mettersi sui pedali, nel frattempo scivolavo in acqua dicendo che lo avrei aiutato spingendo l' imbarcazione nuotando, in realtà facendomi vigliaccamente trascinare e godendo della terapeutica azione antinffiamatoria dell' acqua salmastra. A riva ci attendevano impazienti la Betty e il suo uccellone, che non ci davano quasi neanche il tempo di scendere e si precipitavano a largo. Io mi stendevo sul telo in un' inviabile condizione atarassica: desiderata, scopata, appagata e soprattutto veramente libera di essere contagiata dal sole che asciugava il mio corpo bagnato senza neanche l' impedimento del triangolino di stoffa del costume. Tornata la Betty notavo sul suo volto la stessa espressione magica, e lei sedendosi vicino, mi sibilava - Torniamo la prossima settimana? - Ovviamente annuivo, specificando però che nell' eventualità capitasse, stavolta la prima scelta sarebbe toccata a me! Sdraiandoci sui teli scoppiavamo a ridere e lei furbescamente con la scusa di baciarmi affettusamente sul petto, passava la lingua sul mio capezzolo provocandone l' immediata reazione. Guardarla negli occhi, sorriderle e darle un vero bacio sulla bocca era il suggello migliore per quella giornata. E così ho fatto.







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