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Racconto n° 4719
Autore: Briandebois Altri racconti di Briandebois
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Un grande frastuono proveniva dalla strada
Sabato, 18 marzo ‘48

Un grande frastuono proveniva dalla strada. Un giovane ufficiale, in impeccabile uniforme, percorreva i corridoi deserti del palazzo del viceré. Lame pallide di luce filtravano dalle finestre attraverso le fessure serrate, rendendo diafane le sagome della mobilia pregiata. Solo avant'ieri nella sala da ballo, volteggiavano leste e allegre, le vivaci dame, intrecciando abili danze e vanesi discorsi. Ora quel fasto immobile era un palcoscenico per le ombre. Il viceré Ranieri, con famiglia e servitù, era fuggito mentre la città ancora dormiva. Solo la nipote Anna aveva chiesto di restare: la - contessina - , benvoluta dal popolo, avrebbe potuto facilmente proporsi per un ruolo di mediatrice con i rivoltosi. La sua serva Adele era rimasta con lei, così come una piccola scorta personale comandata da un bravo capitano. Proprio quest'ultimo, la mia lettrice, lo ha appena scoperto percorrere a grandi balzi il palazzo vuoto: finalmente la sua corsa ha termine dinanzi a una porta chiusa.
Non passò che un istante prima che Anna sentisse bussare.
- Heinze siete voi? –
- Sì, mia amata. –
- Dove sono i vostri uomini? –
- Ho dato consegna che non si lasci il corpo di guardia al pianterreno. –
- Sono bravi uomini? Vi sono fedeli? –
- Sono fedeli al loro capitano e alla loro contessa fino alla morte. –
- E voi? Se è così anche in cuor vostro, entrate pure. –
Con marzialità di soldato e ardore di amante l'ufficiale spalancò la porta e assalì la giovane contessa spingendola contro il muro alla ricerca di un primo bacio che - aprisse il fuoco - .
- Tirate le redini cavaliere – Disse Anna opponendosi a quell'eccesso di audacia – Raccontatemi prima che succede per le vie. Vi pare onesto, mentre fuori c'è una rivoluzione, tenermi allo scuro di tutto, prigioniera di queste mura spettrali, a discorrere con Adele se sia opportuno o meno che una fanciulla dabbene si rechi al mercato a capo scoperto? –
- Ma lo si fa per prudenza. La stessa prudenza per la quale oggi nessuno ha mandato i propri figli a scuola. Il cielo era nero e la tempesta invero è scoppiata! Ma non è bene che una fanciulla come voi venga a sapere di queste cose atroci. –
- Raccontatemi, se davvero mi volete- rimbrottò Anna seccata - altrimenti mi negherò! –
- Questo mai! – Esclamò sorridendo il capitano. E cominciò a raccontare:


- Tutto è cominciato dal Broletto, dove massoni e popolino, guidati dal podestà Casati si son mossi verso il palazzo del governo. (Avanzano assurde pretese e pretendono che da Vienna le concedano!) Dalle finestre s'agitano fazzoletti e patetiche bandiere di nostalgia giacobina... -
Anna lo guardava, come se quelle parole in realtà non fossero per lei di alcun interesse, come a voler solo distrarre il suo interlocutore con l'arte di una giocosa seduzione. Reclinato leggermente il capo, tumide labbra protese offrivano un gioiello di rubino. Sotto velanti ciglia brillavano occhi bramosi. Il licenzioso animo e la verginale grazia insieme, erano armi alle quali non era dato resistere. Lo sapeva bene Heinze! Le pupille continuamente rimbalzavano proiettandosi ora al volto di lei, incorniciato da avvincenti ricci carmini, ora al suo seno cui un certo affanno ne esaltava il ritmico guizzare. Il vestito stringeva quelle coppe offrendo un panorama di ben ampi prospetti. Il capitano già abbandonava la dignità della divisa colto da un basso gonfiore...
Erano diventati confidenti e amanti da quella domenica mattina quando Anna, scendendo dalla carrozza, si era avventurata in un salto dal predellino, scoprendo tardi che era troppo alto rispetto al livello del terreno. Aveva trovato le forti braccia di Heinze a evitarle una brutta caduta...
- Ma volete che vi racconti oppure no? – Chiese il soldato. Lei allora lo sorprese con una risposta esplicita e inattesa:
- Capitano... scioglietemi da questi nastri asfissianti e prendetemi come una sgualdrina! – Ma aggiunse: - Però no! Non vi esento dal continuare il racconto. –
E così lui la prese da dietro mentre lei si reggeva allo scrittoio. Le raccontò come la masnada del popolo aveva travolto il palazzo del governo a Borgo Monforte. Come due guardie erano state uccise nell'assolvimento del proprio dovere. Come lui stesso fosse sfuggito per un soffio da quell'inferno. Come tutto era stato devastato e dato alle fiamme. Persino il ritratto dell'imperatore era stato sfregiato...
Si sdraiarono sul baldacchino e lei lo invitò aprendo oscenamente le gambe. Lui se lo prese in mano e se lo tirò un paio di volte da solo prima di penetrarla con la stessa foga che aveva in battaglia. La penetrò appoggiando quelle gambe lisce al suo petto. La casa vuota e buia riecheggiò delle loro urla, ma che strano: come se il racconto aiutasse la complicità dell'amplesso, lei ne volle sapere ancora, volle che lui continuasse ad eccitarla con la sua voce, non con parole disdicevoli, ma con i fatti del giorno! E così, la voce ansimante per gli sforzi dell'atto, Heinze spiegò come il conte O'Donnell, vicepresidente del governo regio, fosse stato preso prigioniero dai misleali riottosi; come sotto minaccia fosse stato costretto a sottoscrivere le pretese del popolo in disprezzo della sovranità legittima della Casa d'Asburgo.
Lei parve non essere ancora sazia dopo che lui venne la prima volta. D'altra parte, il baldo capitano persisteva nel mostrare una dura e gonfia protrudente carne. Anna lo succhiò in ginocchio pulendolo del precedente orgasmo. Poi si alzò e spinse Heinze dal petto e questi finì sdraiato sul baldacchino già disfatto. Prese quindi a cavalcarlo come un'amazzone: i riccioli rossi le cadevano fin sui capezzoli dritti come aste di bandiere. E fu allora che riprese ad ascoltare ancora:
Un soldato era passato a riferire al capitano che presto lo avrebbe raggiunto il generale Rath alla testa di numerosi uomini per presidiare il palazzo del viceré e proteggere la contessa.
Il generale Wohlgemuth radunava nel frattempo gli uomini per riconquistare il Broletto, riprendere Borgo Monforte, nonché liberare il conte O'Donnel...
L'ultimo schizzo del capitano la colpì in volto. Lui poi si ricompose e andò via. Se ne andò ad attendere con tutti gli onori il generale, lasciando Anna ancora sporca in viso.


- Adele! – Chiamò a gran voce la contessa.
Adele entrò nella stanza in un istante:
- Comandate pure! -
- Stanno venendo qua! Corri subito a casa dell'Anfossi: dì che ti mando io e riferisci quello che pure tu hai sentito. Entra dalla macelleria sotto casa sua: ha una scala segreta che sale. Poi vai dal parroco di Santa Margherita: dì che andrebbero convinti tutti i milanesi a rovesciare l'intera mobilia delle loro case per la contrada, fra Scala e Duomo. Bisogna opporre barricate al nemico che avanza. Avanzerà probabilmente dai Bastioni marciando per Via del Monte ... –
- Mia Signora!- La interruppe Adele imperturbabile. Con un fazzoletto prese a pulirle il viso.
- Mia cara! – riprese Anna – Fai in fretta: ti aspetto qui per una lauta ricompensa... –
Adele sparì. Con un rapido gesto conservò gelosa il fazzoletto in tasca.

Briandebois

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