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Racconto n° 4778
Autore: fantasypervoi Altri racconti di fantasypervoi
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Chissà se era Bolero
La ragazza smette di accavallare le gambe e piano le lascia libere, si è girata verso me.
Il vestito grigio. Leggermente stropicciato, sale indecentemente, le sue mani giocano con gli orli e ogni tanto lo lasciano ricadere a coprire la sua femminilità ancora difesa da un piccolissimo slip nero.
Il corpo, sinuosamente, sembra che segua una musica mistica che solo posso immaginare.
Già... solo immaginare.
Incredibile questa storia.
Tutto, è nato per caso.
Un giorno qualunque di una primavera avanzata.
Sono nell'ufficio del mio palazzo di cinque piani e mi sto sgranchendo dopo ore di snervante lavoro davanti al mio computer; ho voglia di rilassarmi mentalmente, guardo svogliatamente le finestre del palazzo di fronte e, per la prima volta vedo lei.
Una sferzata d'energia colpisce le stanche membra.
La guardo incuriosito, possibile che sia sempre stata lì e non mi sia mai accorto di quest'angelo caduto in terra?
Carina, giovane ben vestita e con delle curve provocanti.
Il primo pensiero, mentre, lei sta lavorando dandomi la schiena, è - Beato chi si fa un giro con quella strafica - il secondo, invece, cancella inesorabilmente il primo facendomi rabbrividire d'eccitazione gratificando le mie parti basse - Possibile che si sia accorta di me?
Lei si è girata e sta sorridendo guardando dalla finestra nella mia direzione: quindici metri, forse venti, dividono i nostri corpi, niente ferma i pensieri.
Alzo una mano e la saluto, voglio che sappia che sto guardando proprio lei.
Risponde al saluto e si avvicina alla finestra, poi, succede quel che ogni uomo sogna e che si pensa Nella realtà non capiti mai: lei dolcemente comincia a muoversi e a mimare un ritmo di qualche musica sconosciuta, il vantaggio di non sentirla, mi permette di metterle addosso al brano che voglio e io, istintivamente penso alla Carmen di Gorge Bizet, lo so, avrei potuto pensare a tante musiche più erotiche, ma, quel movimento che lei sta facendo, ha scatenato questo connubio.
Stacco il pensiero e mi concentro su quello che vedo, lei, ha portato le mani ai fianchi e solleva millimetricamente la gonna, le cosce guadagnano luce e mostrano la fine di una calza autoreggente e l'inizio del mio paradiso.
- Non è possibile che stia capitando a me...
Qualcuno che mi conosce, mi ha organizzato uno scherzo, - Qui si rischia un infarto - penso.
Lei si è fermata, mi guarda e sorride.
Mimo un gesto, facendole capire che deve continuare e lei, riparte nel suo gioco disperatamente erotico.
La gonna sale ancora...
Dire che sono eccitato, è poco, sono esageratamente eccitato, era tanto che non provavo una sensazione così coinvolgente.
L'inizio di qualcosa di nero dopo una parte di carne chiara, mi fa capire che lo slip sta apparendo, la musica cambia nella mia testa: il Bolero di Maurice Ravel s'impossessa di me.
Non posso parlarle, ma, posso farle capire a che stato mentale mi ha portato: comincio a muovermi cercando un immaginario contatto fisico e poi, perso nel mio desiderio, comincio a simulare un accoppiamento spingendo avanti e indietro verso di lei il mio corpo.
Lei mi guarda intensamente, non sorride più, il viso è trafelato e gli occhi sono pieni di una luce che ben conosco, risponde al mio atteggiamento e si adegua al mio gioco.
- Non è possibile che mi stia capitando una fortuna del genere - continuo a ripetermi.
Azzardo e punto ancora più forte.
La mia mano scende sui calzoni e si ferma all'altezza della cerniera, indecentemente la cerca mimando un contatto, lei, che si era fermata, sale a toccare lo slip e la mano accarezza l'elastico, poi, arriva un colpo diretto al mio stomaco: le dita scivolano sull'inguine, sotto lo slip e cominciano a muoversi irrequiete.
Resto estasiato, quel gesto semplice e diretto, mi ha colpito peggio di un cazzotto in pieno viso.
Qualcosa mi esplode in testa e tra le gambe...
Cado in ginocchio, tremando, aspetto che il cuore torni a battere normalmente insieme con il suo, voglio vedere, se, quando avrà finito di tormentarsi, mi cercherà di nuovo...

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