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Racconto n° 4827
Autore: Ashara Altri racconti di Ashara
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Pamela
Pamela si chiuse la porta dell'aula alle spalle. Il suono della libertà! Era l'ultimo esame, per lei: ora le restava solo la tesi. Aveva già preso accordi con un docente e a settembre avrebbe iniziato a lavorarci.
Si appoggiò un istante alla porta con un velo di rimpianto: ormai era quasi tutto finito, e presto il chiassoso e allegro caos dell'università sarebbe stato solo un ricordo. Un po' le dispiaceva.
Pier e Giampi le si fecero intorno. - Allora, com'è andata? - Chiese il primo.
- 29! -
- La solita secchiona! - Giampi aveva indietro qualche esame e la sua media non era proprio brillante, e un po' invidiava la facilità con cui l'amica afferrava i concetti e si ricordava le nozioni.
- Dai che quando torniamo dalle vacanze ti do una mano e vedrai che alla sessione autunnale lo passi anche tu! - Sorrise lei.
- Su su basta pensare allo studio, che sabato si parte! -
Allo squillo del citofono Pamela era pronta. Inforcò gli occhiali da sole, si mise la borsetta a tracolla e lo zaino in spalla, afferrò il minuscolo trolley, baciò mamma e fratellino sulla guancia e scese. Gli altri erano già tutti stipati sulla macchina del padre di Pier: lui, Giampi, Enrico e il suo fratello gemello Tommaso. Al posto di quest'ultimo ci sarebbe dovuta essere la ragazza di Enrico, ma l'aveva mollato due settimane prima per la gioia di Pamela e quindi Tom era stato precettato all'ultimo minuto per non perdere la quota della caparra.
La ragazza incastrò i propri possedimenti nel bagagliaio già strapieno praticamente spingendoli dentro a calci e sgusciò nel sedile posteriore. Ovviamente i ragazzi avevano deciso che lei si sarebbe seduta in mezzo, tra i due gemelli.
Il viaggio non era lungo: avevano scelto un bed and breakfast sul lago e in due ore e mezza circa sarebbero stati lì. Peccato, pensò Pam. Avrebbe volentieri sentito la gamba di Enrico premuta contro la propria molto più a lungo. Il contatto col suo corpo le dava, come sempre, un brivido d'estasi. Sospirò sommessamente, respirando il profumo della sua pelle e del suo shampoo.
Passò tutto il tragitto fingendo di guardare fuori dal finestrino solo per studiare il volto del ragazzo, la sua carnagione olivastra e i lucenti capelli quasi neri, che portava lunghi e legati in una coda sulla nuca. I suoi occhi scuri, di solito così vispi e ridenti, seguivano mogi il paesaggio.
Le spiaceva vederlo triste come in quel momento: tutta la sua carica naturale, la sua esuberanza si spegnevano a tratti, da quando aveva rotto con Annalisa, e fissava qualcosa senza vederlo per lunghi periodi. E a Pamela sembrava che quando lui era così spento le mancasse qualcosa.
Lo desiderava dal primo momento che l'aveva visto, ma fino ad un paio di settimane prima pensava di non avere speranza: Pamela non era il tipo da soffiare il ragazzo a qualcun'altra, quindi aveva discretamente lasciato capire che era interessata a lui ma senza corteggiarlo apertamente. Enrico si era comportato come se non avesse capito, e lei non aveva insistito. Ma ora che Annalisa era uscita di scena, le sue speranze si erano rinvigorite.
E quella vacanza insieme poteva essere l'occasione giusta per fare finalmente breccia, per sedurlo. Sentì la bocca arida e una pulsazione tra le gambe al pensiero di passare le mani sul suo petto, le labbra sul suo volto, sul suo collo... Lo immaginò, nudo, sopra di sé, come tante volte aveva fatto in quei mesi. Immaginò la consistenza della sua pelle, il sapore dei suoi baci, l'odore muschiato della sua mascolinità, il modo il cui il suo membro l'avrebbe finalmente colmata.
Si morse il labbro, trattenendosi a stento dal protendersi a toccarlo. Fingendo di appisolarsi, premette ancora di più la coscia contro la sua e gli appoggiò la testa alla spalla, inalando il suo profumo a piene narici. Il desiderio fisico che aveva di lui era una presenza quasi solida.
Arrivati al B&B occuparono subito le rispettive camere (Giampi e Pier una, i gemelli un'altra e Pamela un minuscolo stanzino rialzato rispetto agli altri che pareva più un loculo che una camera, ma dalla cui finestra si godeva un panorama stupendo sul lago e sulle montagne circostanti) per mettersi il costume ed andare in spiaggia.
Tutti in infradito tranne Tommaso che portava gli anfibi scesero al lago. La spiaggia era libera e non attrezzata, di sassi bianchi aguzzi, insomma un po' selvaggia ma il panorama era magnifico.
Nello spogliarsi Pamela ebbe un fremito: era la prima volta che i ragazzi, e soprattutto Enrico, la vedevano senza vestiti. Sapeva di avere un bel corpo: gambe lunghe lunghe ma non eccessivamente magre, vita e fianchi proporzionati, un sedere non perfetto ma comunque che faceva la sua bella figura, spalle dritte e collo affusolato. E soprattutto una bella pelle dorata e liscia.
Il costume color corallo esaltava i suoi lunghi capelli castani e gli occhi verdi contornati da ciglia folte, mettendo in rilievo il suo piccolo seno sodo.
Finito di sfilarsi il leggero prendisole però notò con una fitta di delusione che lui non la stava guardando, impegnato a mandare un messaggio col telefonino.
Giampi e Pier le rivolsero invece ampi sorrisi di ammirazione. Pam non era il loro tipo, ma erano pur sempre maschietti etero!
Anche Tommaso le sorrise timidamente prima di togliersi maglietta e anfibi e gettarsi in acqua, per riemergere poco dopo e sdraiarsi ancora bagnato, fresco e luccicante tra lei ed il fratello, che ancora scriveva ignorando il mondo circostante.
Osservando i due ragazzi stesi l'uno accanto all'altro Pamela si accorse che erano due gocce d'acqua: in genere i vestiti e il modo in cui si muovevano li differenziavano al punto che non si era mai accorta di quanto identici fossero. Enrico aveva una cicatrice che gli spaccava il sopracciglio e un neo accanto alla bocca, Tommaso un piercing molto lungo che gli attraversava la cartilagine alta dell'orecchio da un lato all'altro e una grossa e spessa cicatrice sul lato del ginocchio, ma queste erano le uniche differenze tra i due. Avevano persino lo stesso taglio di capelli.
Ma il vero divario, anzi l'abisso tra di loro era il modo di essere. Enrico era esuberante, casinista, sempre vestito all'ultima moda e dotato degli ultimi gadgets, sempre pronto ad uscire e divertirsi, più o meno con chiunque. Era l'anima del gruppo di ragazzi con cui studiava (e di cui Pier e Giampi erano membri storici mentre Pamela era l'ultima arrivata poiché la maggior parte dei suoi amici si erano fermati alla laurea di primo livello e lei si era trovata praticamente da sola all'inizio del quarto anno), quello che organizzava tutto, quello che si ricordava di chiamare tutti. Insomma un PR nato! E anche un dongiovanni patentato... tranne che con lei. La cosa le rodeva anche un po'. Sarebbe stato bello, meraviglioso ricevere le attenzioni – esclusive ovviamente - di colui il quale era sempre al centro di tutto. Essere ammirata ed invidiata, come ammirata ed invidiata era stata Annalisa! Per lei che era sempre quella tranquilla, quella poco appariscente, sarebbe stata una meravigliosa novità.
Tommaso invece era un ragazzo strano, taciturno. Spesso quando con il gruppo di compagni di corso ci si trovava a casa di Enrico a studiare, compariva anche lui quando facevano merenda o uscivano a mangiare un gelato, ma non si integrava molto. Era sempre gentile ed educato, ma se nessuno gli rivolgeva la parola stava semplicemente zitto, ascoltando ed osservando. Ogni tanto l'aveva colto a guardarla, e la cosa l'aveva lusingata: bello come il fratello, anche se il suo modo di vestire gli dava un'aria più selvatica che comunque era fascinosa in un modo un po' rude, il suo silenzio e la sua riservatezza lo rivestivano di un'aria di mistero che Pamela trovava affascinante.
Enrico, sebbene fosse chiaro che gli voleva bene, lo prendeva un po' in giro chiamandolo nerd, anche se lei dei nerd aveva un'idea un po' diversa. Però in effetti pareva che avesse pochi e selezionatissimi amici e che passasse la maggior parte del suo tempo a studiare, leggere, ascoltare musica e suonare la batteria, da solo o col suo gruppo. Enrico diceva che aderiva alla corrente punk straight edge, ma Pam non aveva capito molto bene di cosa si trattasse.
- Come ti sei fatto quella cicatrice? - Gli chiese, dato che nessun altro pareva interessato a conversare: Enrico si era isolato sotto il cappello e dormiva o fingeva di dormire, e gli altri due cercavano di approcciare le ragazze accampate accanto a loro. Il ragazzo sussultò: stava seguendo con lo sguardo una famigliola di cigni che transitava davanti alla spiaggia, perso nei suoi pensieri, e non si aspettava di sentirsi rivolgere la parola. Pamela sorrise: anche a lei capitava, di tanto in tanto.
- Sono inciampato giocando a calcetto in un parcheggio, e sono caduto proprio su un vecchio tubo slabbrato... pensa che in un primo momento non me n'ero nemmeno accorto! - Rispose con la sua voce bassa e pacata.
Nel corso del pomeriggio Pamela scoprì che era piacevole parlare con lui, che era una persona molto colta e intelligente e che avevano molte letture in comune, anche se non riusciva a vedere oltre la cortina di riservatezza e timidezza che il ragazzo si era costruito intorno.
Era parecchio che Pam non aveva una conversazione così profonda: gli altri del gruppo, Enrico compreso, non erano certo degli stupidi ma in genere preferivano mantenersi più sul faceto, dicendo che di roba seria ne vedevano abbastanza in università.
Nel corso di quel pomeriggio invece Pamela si trovò più volte a dover tacere e riflettere prima di rispondere, a dover mettere in discussione convinzioni e modi di sentire che dava per scontati quando invece Tommaso le dimostrava che scontati non erano.
Il tempo volò tra chiacchiere interessanti e brevi bagni nell'acqua fredda del lago.
Quella sera Enrico parve avere riacquistato un po' della sua esuberanza, e li trascinò tutti in un pub dove facevano musica dal vivo più su lungo la costa. Bello e affascinante nella camicia bianca a sottilissime righine che risaltava divinamente la sua carnagione scura, tenne banco per tutta la serata al loro tavolo cui si erano aggiunte tre delle ragazze conosciute da Pier e Giampi nel pomeriggio. Pamela se lo mangiava con gli occhi, sorridendo ogni volta che le rivolgeva la parola, osservando tutti i piccoli particolari che aumentavano il suo desiderio: il modo in cui la camicia si apriva sul petto invitandola ad infilare la mano e graffiare, una ciocca più corta che era sfuggita all'elastico e si arricciava accanto all'orecchio, solleticando la sua tenerezza, il modo in cui si muovevano le sue mani mentre parlava, così sensuale. La ragazza si incantava a guardarle, sognandole su di sé in dolci carezze e tocchi più arditi. Sentiva che se non l'avesse avuto, anche solo per una sera, sarebbe esplosa di desiderio.
Le vacanze assunsero un ritmo costante: sveglia, colazione, acquisto dei panini per il pranzo, giornata in spiaggia dove Pier e Giampi tampinavano qualsiasi cosa respirasse ed Enrico alternava fasi di cupo silenzio e fasi della vecchia allegria ed esuberanza, cena in qualche ristorantino o pizzeria della zona e serata in un locale.
Quando Enrico si chiudeva in sé stesso ignorando tutti quanti, Pamela e Tommaso si trovavano praticamente soli. Allora chiacchieravano, nuotavano, noleggiavano un kayak, passeggiavano lungo la spiaggia, ascoltavano musica o semplicemente leggevano in un silenzio molto diverso da quello che circondava Enrico. Insomma, diventarono amici.
Pamela provava sempre maggior ammirazione per la pacata intelligenza, per la calma sicurezza del ragazzo, per la sua cultura e la decisione con cui affrontava le cose. Spesso quando era sola e non stava pensando alle mani di Enrico su di sè si ritrovava a costruire immaginarie schermaglie verbali con Tommaso sugli argomenti più disparati, e a ripercorrere mentalmente le discussioni che lui aveva - vinto - per provare a trovare qualche falla nei suoi ragionamenti e ribaltarne il risultato.
Quando invece Enrico rinsaviva, sia lei sia Tommaso erano pronti a riempirlo di attenzioni, anche se ovviamente con motivi e scopi ben diversi! Quest'ultimo era molto sollecito nei confronti del fratello, deciso a fargli passare il più serenamente questa fase da single cui Pamela sperava di mettere fine al più presto.
Per lei era sempre più difficile stare vicina ad Enrico senza toccarlo, senza dimostrargli in maniera tangibile quanto le piacesse, quanto la eccitasse. Soprattutto in spiaggia, dove solo piccoli pezzi di stoffa li dividevano dalla nudità completa. Pamela sognava di sfiorargli il punto il cui l'osso del bacino sporgeva sul ventre piatto, di leccargli l'ombelico e di succhiare i suoi piccoli capezzoli scuri.
E il vederlo girare in duplice copia non aiutava affatto... spesso sbirciava anche il corpo di Tommaso, altrettanto bello, e più di una volta si ritrovò ad arrestare la mano che si stava muovendo per accarezzarlo. Quando succedevano queste cose, si sentiva in colpa verso Enrico, come se l'avesse tradito.
Il martedì sera andarono in una discoteca sull'altra sponda del lago, la più rinomata della zona. Tutti tranne Tommaso, che si era categoricamente rifiutato.
Pamela si era preparata con cura, spalmandosi abbondantemente con un doposole pieno di pagliuzze dorate che le facevano risplendere la pelle come polvere di stelle prima di indossare il completino intimo più sexy che possedesse sotto a un abitino aderente, corto e scollato che le stava benissimo ma che metteva poco perché era molto appariscente. I sandali col tacco, alto ma non tanto da essere scomodo, slanciavano la sua figura già snella. Completava l'insieme un trucco accurato, una combinazione di chiari e scuri studiata per accompagnare perfettamente il colore del vestito e dei suoi occhi. Si sorrise nel piccolo specchio della sua stanzetta: era bellissima, si sentiva bellissima. Era sicura che stasera sarebbe successo qualcosa tra lei ed Enrico.
Tommaso rimase a bocca aperta quando la vide passare nella sala comune del B&B, dove lui era svaccato in poltrona a leggere un libro, per raggiungere gli altri che si erano già avviati alla macchina.
- Wow! - esclamò lui - Stai davvero bene! -
La ragazza piroettò per farsi guardare a 360° e la luce di ammirazione nei suoi occhi le scaldò il cuore. Scese le scale con un enorme sorriso stampato sul volto, e le dispiacque che non venisse anche lui.
I ragazzi la presero in giro per tutto il tragitto, scommettendo sul numero di conquiste che avrebbe ottenuto quella sera, ma a lei non interessavano gli uomini che avrebbe potuto conoscere là: quello che desiderava era seduto accanto a lei sul sedile posteriore intento a scrivere il milionesimo sms.
La musica a tutto volume li avvolse già nel parcheggio. La discoteca aveva una pista interna, quasi vuota, ed una molto più grande esterna, sotto un enorme tendone, su una terrazza che dava sul lago. Una scalinata portava ad una spiaggia lunga e stretta piena di ombrelloni chiusi e sedie a sdraio piegate.
I ragazzi la trascinarono subito al bar a ordinare il primo drink. Coi bicchieri ghiacciati in mano gironzolarono un po' intorno alla pista, scesero ad esplorare la spiaggia e infine tornarono su, iniziando a ballare in cerchio. Pamela non era una frequentatrice abituale di discoteche, ma aveva un buon senso del ritmo ed un'ottima coordinazione. Ballava sinuosa, e colse più di un'occhiata ammirata da parte degli uomini che li circondavano.
Pier e Giampi studiarono per almeno un'ora la fauna locale prima di sparire all'inseguimento di qualche leggiadra fanciulla. Era l'occasione che Pamela aspettava da tutta la vacanza. Finalmente sola con Enrico per un lasso di tempo maggiore di pochi minuti, si fece più vicina, rendendo le proprie movenze invitanti e sensuali. Inizialmente lui si tenne sulle sue, ma ad un tratto sembrò cambiare idea ed iniziò a ballare con lei, avvicinandosi sempre di più finchè l'aria tra di loro non fu che un sottile velo, poco più che uno sbuffo tra le pieghe dei vestiti.
Ballarono e ballarono incollati, petto contro petto, le cosce che si sfioravano. Pamela era al settimo cielo, ed eccitatissima dalla vicinanza, da quel contatto non contatto che le faceva formicolare la pelle. Nonostante i corpi sempre più pressati intorno a loro, il suo calore ed il suo profumo emergevano dalla folla, la avvolgevano e le davano alla testa.
Lui la guardava con un'espressione strana, come se la vedesse per la prima volta. Ma finalmente la guardava come una donna, non come un'amica e compagna di università. E Pamela si sentiva stringere lo stomaco per l'emozione.
Andarono al bar a prendere ancora da bere: un succo stavolta, per Pamela, mentre Enrico prese ancora un cocktail alcoolico. E di nuovo in pista, più ai margini stavolta, dove c'era meno ressa. La ragazza tornò subito ad accostarsi a lui, strusciandosi sul suo corpo, e mentre le canzoni si facevano più lente, lui l'avvolse in un abbraccio e la strinse a sé, facendole sentire contro il ventre la propria eccitazione.
Pamela, più bassa di lui, si trovò col naso contro l'incavo del suo collo. Inalò a fondo i suo profumo, che non aveva mai sentito così da vicino, e poi preda di un istinto birichino si chinò per baciare e poi leccare la pelle nuda e leggermente salata del suo petto.
Sentì le braccia di Enrico abbandonarla, poi la sua mano afferrarle il polso e trascinarla verso la scala che conduceva alla spiaggia.
Senza dire niente, a passo affrettato la portò oltre le file di ombrelloni e sdraio, verso l'angolo più buio ed isolato. Pamela arrancava coi tacchi in mezzo ai sassi ma la mano implacabile di Enrico stretta intorno al polso la tirava in avanti. E lei era troppo impaziente, troppo eccitata, troppo soddisfatta di come stavano andando le cose per chiedergli di rallentare. Tra poco le sue fantasie si sarebbero avverate.
In fondo alla spiaggia lui la trascinò a terra con sé, abbracciandola di nuovo e baciandole il collo mentre le sue mani la esploravano, rapide, fameliche, cercando il suo seno.
La sua bocca scese lungo il collo e la clavicola, poi lui le scostò le spalline e abbassò il vestito e il reggiseno, denudandole i seni e avventandovici sopra, stringendoli, succhiando un capezzolo. Pamela gemette, inarcandosi in modo da offrirsi di più, sfilandogli la camicia dai pantaloni e sfiorando finalmente la sua pelle. Stavano andando in fretta, forse troppo, ma il suo desiderio era talmente urgente che non gliene importava: più tardi ci sarebbe stato il tempo per giocare, esplorarsi con calma per prolungare il piacere. Ora voleva solo sentirlo su di sé, dentro di sé, finalmente suo.
E anche lui pareva pensarla allo stesso modo, perchè le sollevò l'orlo del vestito per toccarle le cosce e salire tra le sue gambe, sfiorando la stoffa bagnata del microscopico perizoma che indossava. Pamela mugolò di nuovo: quel tocco le era riverberato nelle ossa, in tutto il corpo.
- Senti come sei bagnata! Lo so che lo vuoi, lo vuoi da quando mi conosci...e allora prendilo! -
La sollevò a sedere e poi in ginocchio, e il vestito scese ancora un po' arricciandosi intorno alla vita, lasciando scoperti i seni che sporgevano da sopra le coppe del reggiseno, coi capezzoli eretti e doloranti.
Si mise davanti a lei, slacciandosi i pantaloni e calandoli. La punta del suo membro le sfiorò le labbra. Le afferrò la nuca e le attirò la testa verso di sé.
Pamela sentì il suo odore di uomo investirla, e la pressione del glande sulla bocca. La aprì, accogliendolo.
Lui si spinse dentro con un gemito strozzato, affondando fin quasi a soffocarla.
Lei si afferrò con una mano alla sua natica, e con l'altra strinse la base del membro, iniziando a massaggiarla mentre Enrico si ritraeva per poi affondare di nuovo, ancora più di prima.
Un colpo violento dietro l'altro, sempre più veloci, sempre più soffocanti. Ormai Pamela non faceva altro che restare aggrappata a lui, oggetto passivo nelle sue mani che le stringevano la nuca e tormentavano il seno, del suo fallo che le riempiva la bocca con disperata urgenza.
Poi lui si chinò in avanti, sollevando l'orlo del vestito da dietro e scostando goffamente le mutandine. Le sue dita percorsero il solco tra le natiche e raggiunsero la vagina, penetrandola senza rallentare il ritmo col quale le stava scopando la bocca.
Pamela era talmente eccitata, ansiosa, aveva accumulato talmente tante voglie e aspettative intorno a quell'evento che bastò quello a farla godere di un orgasmo breve e violento.
Gridò intorno al membro che entrava e usciva dalle sue labbra, stringendosi spasmodicamente ed incontrollabilmente intorno alle dita che scivolavano dentro di lei.
E finalmente con un grido roco venne anche Enrico, inondandole la gola di sperma.
Uscì, e restarono immobili, ansimanti, Pamela con una goccia di seme che le colava dall'angolo della bocca.
E mentre stavano così, a riprendere fiato in silenzio, partirono le prime note di - Urlando contro il cielo - : la suoneria di Enrico.
Il ragazzo scattò in piedi, riallacciandosi alla bell'e meglio, e corse via, aspettando di essere ad una decina di metri prima di rispondere.
Pamela rimase ancora per qualche istante a guardare le piccole onde del lago infrangersi alla luce della luna. La goccia di seme era scesa fino al mento e aveva iniziato a seccarsi, e lei la ripulì con un fazzolettino preso dalla borsetta la cui tracolla si era aggrovigliata intorno alla sua vita insieme al vestito.
Si ricompose e si alzò in piedi, sentendosi ancora pulsante di desiderio nonostante l'orgasmo appena goduto. Maledetto telefono! Suonava sempre nei momenti meno opportuni!
Tornò verso le luci della pista, meditando sul perché lui fosse scappato così. Si disse che quasi sicuramente si sentiva ancora legato ad Annalisa: in fondo erano stati insieme più di due anni...e sicuramente il desiderare di stare con un'altra lo stava confondendo.
Lo cercò per tutta la discoteca ma non c'era da nessuna parte. Anche Giampi e Pier erano introvabili, di sicuro infrattati con qualche ragazza...
Pamela prese ancora da bere e si sedette su un divanetto ad osservare la folla che la circondava. Ogni tanto un ragazzo si avvicinava ma lei lo guardava male e quello se ne andava. A mente fredda non era molto soddisfatta di come erano andate le cose, non solo per via della fuga improvvisa e precipitosa di Enrico, ma per la fretta quasi clandestina con cui si erano presi, fretta incalzata principalmente da lui.
Per ammazzare il tempo, dato che non aveva più voglia di ballare, si mise a messaggiare su Whatsapp con i pochi amici ancora svegli, tra cui Tommaso che stava giocando a scacchi col padrone del B&B. Parlare con lui la rasserenò un po'.
Finalmente giunse l'ora in cui si erano accordati di trovarsi alla macchina per tornare a casa nel caso si fossero persi di vista.
Pamela si avviò verso il parcheggio e incontrò Giampi all'ingresso. Gli altri erano già seduti sull'auto, entrambi davanti.
Enrico non disse nulla per tutto il tragitto, e quando arrivarono al B&B si fiondò in camera senza proferire parola. Anche Pamela, stanchissima, andò in bagno a lavarsi il viso, salutò tutti (Tommaso e il proprietario stavano ancora giocando) e andò a dormire a sua volta.
La mattina dopo la svegliarono delle voci concitate nella sala comune, dove si faceva colazione. Si infilò costume e prendisole ed uscì a curiosare.
Enrico e Tommaso stavano discutendo.
- Sei davvero uno stronzo! - Esclamò il secondo proprio mentre lei chiudeva la porta della propria camera e scendeva i quattro gradini.
- Bè se la vuoi tanto prenditela, è tutta tua! A me non interessa proprio. - Disse il primo, poi la vide e si rimangiò ciò che stava per aggiungere, girò sui tacchi e uscì sbattendo la porta.
- Di che stavate parlando? -
Attimo di silenzio.
- Della...ehm...marmellata di mirtilli! Quel coglione la finisce sempre e non me ne lascia mai nemmeno una cucchiaiata! -
Perplessa ma ancora intontita dal sonno e pensierosa per l'accaduto di ieri, Pamela non insistette oltre: in fondo non erano affari suoi.
Nessuno vide più Enrico per tutta la giornata.
Anche Pamela era cupa, ferita dalla sua assenza proprio dopo quanto era successo tra di loro, preoccupata perché iniziava a pensare che lui fosse scomparso per evitarla, timorosa che l'episodio della sera precedente fosse un caso isolato.
Rimuginò tutto il giorno accoccolata accanto a Tommaso che leggeva, sempre più imbronciata per il fatto che Enrico se ne fregasse altamente di contattarla, di parlare di quello che era successo la sera prima. Sempre più convinta di essere stata semplicemente usata, per vendetta nei confronti di Annalisa o semplicemente come valvola di sfogo per la tensione.
La consapevolezza di non piacergli in quel modo, di essere solo quella che era capitata nel posto giusto al momento giusto e che sarebbe potuto succedere quasi a chiunque altra bruciava, forse più dell'idea che non avrebbe più toccato la sua pelle in quel modo, che non avrebbe mai provato la sensazione del suo corpo dentro di sé.
La cena nella pizzeria di un campeggio lì vicino, con una splendida terrazza sul lago e musica dal vivo, fu particolarmente silenziosa. Giampi e Pier parlottavano tra di loro a bassa voce, Tommaso sembrava perso nei propri pensieri e Pamela non riusciva ad uscire dalla propria irritazione.
Sentì rientrare Enrico solo a tarda sera, quando ormai erano andati tutti a letto dopo una serata tranquilla alla gelateria del paese. La porta della camera sbatté, e Pamela poté sentire il suono di una discussione piuttosto veemente tra lui e Tommaso, senza poterne capire le parole.
E poi il silenzio.
Si infilò sotto le coperte e lesse un po', poi spense la luce sospirando. Non sapere cosa esattamente stesse succedendo la faceva uscire pazza. Avrebbe voluto parlarne con Tommaso, ma come faceva? - Quanto è stato stronzo tuo fratello - non è esattamente l'argomento di conversazione migliore per un'amicizia appena sbocciata...e lei ci teneva che non finisse!
Si sforzò di pensare ad altro, o non avrebbe mai preso sonno.
E infatti parecchio tempo dopo era ancora lì a fissare sul soffitto le fioche righe proiettate da un lampione lontano attraverso le listarelle della persiana.
Qualcuno bussò e Pamela fece un salto sul letto: chi era a quell'ora? Qualcuno stava male?
Corse ad aprire, e si trovò davanti Enrico, coi capelli sciolti che gli ricadevano su una vecchia e ampia maglietta nera, fiocamente illuminato dalla luce notturna del B&B.
Fece per parlare, per chiedere spiegazioni, ma lui le mise un dito sulle labbra e la spinse delicatamente indietro, chiudendosi la porta alle spalle.
Poi si chinò su di lei, che era rimasta paralizzata in mezzo alla minuscola stanza, le prese il volto tra le mani e le baciò delicatamente le labbra, con una dolcezza così diversa dalla foga della sera precedente, ma ugualmente eccitante.
Pamela si sentì cedere le gambe, e si aggrappò alle sue spalle, stringendolo in un abbraccio. Lui inclinò la testa per poterla baciare più a fondo, cercando la sua lingua. Lei rispose ardentemente, aprendo la bocca per accoglierlo, giocando con la sua lingua, mordicchiandogli le labbra. Sapeva di eccitazione e dentifricio alla menta.
Il suo profumo però era leggermente diverso, eppure familiare...si concentrò per riconoscerlo e alla fine ci riuscì: era lo shampoo di Tommaso. Evidentemente oltre alla marmellata Enrico gli aveva fregato pure quello!
Cercò di scacciare il pensiero dell'altro gemello, concentrandosi su quello che era lì con lei, aumentando l'intensità del bacio e l'ardore delle sue mani su quel corpo così a lungo agognato e che finalmente era suo.
Non poteva resistere, doveva toccare la sua pelle, tutta la sua pelle. Gli sollevò la maglietta, interrompendo il bacio quel poco che bastava a sfilarla. Sotto lui aveva solo dei boxer scuri e aderenti che la sua erezione sospingeva in avanti.
Pamela passò le mani lungo l'elastico, sfiorandogli il ventre e poi risalendo lungo i fianchi e il petto, sfiorando i capezzoli che erano tesi e duri come piccoli chiodi. Lui sospirò, attirandola ancora vicina.
Le accarezzò la schiena arricciando man mano la camicia da notte fino a scoprirle il sedere e la curva lombare, dove passò i palmi che sembrarono bruciarla. Le sfilò l'indumento dalla testa e anche lei rimase con addosso solo le mutandine.
Allora lui le baciò la mascella e il collo, scendendo lungo il petto e il solco tra i seni fino all'ombelico e oltre, sulla sottile stoffa degli slip. Le mordicchiò il monte di venere e più sotto, afferrando il clitoride tra i denti attraverso il tessuto. Pamela gemette, premendosi contro il suo volto.
E lui la leccò sulla stoffa zuppa, la leccò e la baciò, e sussurrò - Così bagnata... - con un tono completamente diverso dalla sera prima, così eccitato e voglioso e quasi dolente dove invece era stato urgente e pressante. Per qualche strano motivo le ricordò Tommaso. Di nuovo scacciò il suo volto dalla mente, concentrandosi su ciò che Enrico le stava facendo.
Lui la spinse indietro di un passo, sul letto, e si stese accanto a lei riprendendo a baciarle la bocca e il viso mentre le sue mani la accarezzavano dappertutto, dalle cosce al ventre ai seni e infine, scostandole le mutandine, si infilarono tra le sue labbra madide scorrendo lungo di esse fino a sfiorare il perineo, giocando a sfiorare il clitoride e l'orifizio vaginale ma senza mai toccarli sul serio.
Lei mugolava, cercando di incalzarlo ad osare di più, muovendo il bacino per spingere le dita di lui nei punti giusti, mordendogli il labbro. Lui le bloccò l'anca con l'altra mano e ridacchiò, e a lei venne in mente di nuovo Tommaso. Pensò a come sarebbe stato avere entrambi i gemelli per sé, due corpi identici e bellissimi premuti sul suo, la bocca dell'uno sul suo seno mentre l'altro la leccava più giù. Ridacchiò a sua volta, dandosi mentalmente della golosa incontentabile, ma chissà perché il pensiero le lasciò un vago senso di disagio.
Lo scacciò affondando le mani nei suoi boxer, afferrando le natiche sode a piene mani e stringendole, massaggiandole, studiandole prima di spostarsi davanti.
Quando avvolse le dita intorno al membro fremente sentì il ragazzo sussultare e soffocare un gemito.
Strinse l'asta prendendo a massaggiarla sotto la stoffa, soddisfatta nell'udire il suo respiro accelerare e farsi roco, soddisfatta nel sentire la durezza ed il calore sotto i polpastrelli aumentare ad ogni passaggio.
Finalmente lui fece scivolare il medio dentro di lei, che gemette contro il suo collo e poi cercò la sua bocca per un nuovo bacio.
Bevvero i respiri, le piccole grida direttamente dalle labbra l'uno dell'altra, dandosi piacere con le mani e con tutto il corpo.
Lei copriva e scopriva il glande, massaggiandolo col pollice prima di riprendere ad accarezzare il membro in tutta la sua lunghezza, lui aveva ruotato la mano in modo da penetrarla con due dita mentre le premeva il palmo sul clitoride.
Petto contro petto, bocca nella bocca e gambe intrecciate a quelle di lui, Pamela era al settimo cielo. Questo era ciò che desiderava da tanto tempo, ciò che aveva solo intravisto la sera precedente prima che l'urgenza di Enrico prendesse il sopravvento. Darsi piacere così, senza fretta, fusi in un unico corpo, posticipando il piacere della penetrazione per godere di tutti gli altri.
Con una sintonia tale che non fu necessario parlare per dirsi di compiere il passo successivo quando il desiderio si fece tanto insopportabile da essere quasi doloroso: in sincrono sfilarono l'uno la biancheria all'altra e si abbracciarono di nuovo, intrecciando le lingue e le membra e premendo i sessi umidi l'uno sull'altro.
Poi lui le fu sopra e il membro scivolò da solo nell'orifizio madido e pronto ad accoglierlo. Gemettero insieme, senza smettere di baciarsi, e si mossero con calma voluttà a lungo. scivolando l'uno dentro l'altra, l'una intorno all'altro in un'unione perfetta e dolce.
Pamela adorava il modo in cui i suoi capelli ricadevano intorno a loro, creando una cortina che separava i loro volti dal resto del mondo, un angolo quasi magico. E ancora il profumo dello shampoo le portò alla mente Tommaso.
I movimenti si fecero man mano più veloci, le mani si mossero più fameliche. Lei sollevò le gambe, raccogliendole intorno ai fianchi di lui, puntandogli i talloni sulle natiche, spingendosi urgente incontro al suo membro che ormai affondava con decisione, ogni delicatezza dimenticata nell'uragano di passione e del desiderio. Si martellarono l'uno nell'altra, e ancora le loro bocche si mangiavano vicendevolmente, le lingue impegnate in una loro danza intensa quanto quella dei corpi.
Pamela sentiva la tensione accumularsi nel suo basso ventre ad ogni colpo, i suoi muscoli tendersi sempre di più, di più, di più...finchè esplose.
Soffocando le sue grida nell'incavo del collo del ragazzo, venne. E venne. E venne... sussultando, tremando, con tutti i muscoli che si contraevano incontrollabilmente mentre lei precipitava in un vortice di piacere accecante, con impressa nella mente l'immagine dei due gemelli che si sovrapponeva fino a formare un volto solo.
Si rese conto solo vagamente di lui che le mordeva la spalla per attenuare i gemiti, dei fiotti caldi che si riversavano in lei.
Esausti giacquero abbracciati, muovendosi solo per sistemarsi più comodamente su un fianco. Il respiro prima affannoso si fece più tranquillo fino a diventare normale. Contenti ed appagati, si accarezzarono ancora, crogiolandosi nel contatto reciproco. Scambiandosi piccoli baci, ancora intrecciati, si tirarono addosso le lenzuola mettendosi comodi per dormire.
Pamela lo sentiva sorridere contro il suo collo e sorrise a sua volta, ma ora che lui si era fermato e stava cadendo nel sonno e lei era libera di pensare a mente chiara, sentì che in fondo c'era qualcosa che non andava, una vaga scontentezza, e il disagio aumentava.
Ormai quasi del tutto addormentato, il ragazzo le passò una gamba sulla coscia, accoccolandosi più vicino a lei con un mugolio soddisfatto.
Pamela automaticamente iniziò ad accarezzarla, partendo dal sedere e lungo la coscia fino al al polpaccio e di nuovo in su, in un lento ritmo rassicurante. Fu solo al terzo passaggio che si accorse di stare toccando qualcosa che non doveva essere lì: un segno irregolare e in rilievo, lungo una decina di centimetri, sul lato esterno del ginocchio.
Incredula, la ragazza gli scostò i capelli dall'orecchio e sfiorò la cartilagine: sotto i polpastrelli sentì, lievi e quasi indistinti, due piccoli rigonfiamenti duri.
La persona addormentata tra le sue braccia non era Enrico, ma Tommaso!
E in quel momento molte cose furono chiare: il profumo dello shampoo, il comportamento così diverso da quello della sera prima, la sensazione di disagio che aveva provato: probabilmente il suo inconscio aveva capito subito che era il ragazzo sbagliato!
E allora il litigio di quella mattina non era per la marmellata (e quello ok, era stato chiaro fin da subito) ma per lei! E quel - se la vuoi tanto prenditela, a me non interessa - , anche quello era rivolto a lei. Enrico non la voleva...
E Tommaso aveva fatto proprio come gli aveva detto il fratello: se l'era presa, con un trucco. Provò una stretta allo stomaco, ma non spiacevole come si sarebbe aspettata. E si ritrovò a chiedersi: era davvero il ragazzo sbagliato?
Ripercorse con la mente tutta quella vacanza in cui aveva scoperto pian piano una sintonia con Tommaso che non avrebbe mai pensato possibile, l'ammirazione che provava per lui, l'affetto crescente, il piacere sempre maggiore che trovava nelle loro conversazioni. Ripercorse gli eventi di quella notte, in cui mentre pensava di essere con Enrico la sua mente continuava a mostrarle immagini del fratello. Quale era il ragazzo sbagliato?
L'alba la colse con ancora quella domanda nella mente, ed il corpo addormentato di Tommaso avvolto intorno.
La luce che entrava dalle persiane illuminava fiocamente la copia quasi esatta del volto che aveva ammirato e desiderato per tanto tempo. E nell'osservarla Pamela finalmente capì che, sebbene fisicamente i due gemelli erano praticamente identici, sebbene Enrico fosse un ragazzo affascinante, simpatico, dolce e meritevole, ora che aveva avuto l'occasione di conoscere Tommaso bè...preferiva lui.
Capì che ciò che aveva provato per Enrico era quasi esclusivamente attrazione fisica, condita dall'attrattiva di essere la ragazza di quello che stava sempre al centro dell'attenzione e di essere di conseguenza anche lei ammirata. E che invece Tommaso le piaceva ad un livello molto più profondo.
Sicuramente se ne sarebbe resa conto da sola più avanti, quando la cosa fosse diventata talmente evidente da non poterla più ignorare semplicemente scacciando l'immagine di Tommaso dalla mente, ma al prezzo di una grande sofferenza per il rifiuto – del quale ormai era certa – da parte di Enrico. E col rischio che poi Tommaso pensasse di essere un ripiego.
Accarezzando dolcemente quei capelli così morbidi, Pamela pensò che forse in un certo senso era proprio Enrico, invece, ad essere un ripiego: qualcuno da ammirare e desiderare fisicamente in attesa di colui che le avrebbe conquistato anche la mente...
Era grata del colpo di mano che aveva portato Tommaso nella sua stanza e nel suo cuore, ma le bruciava l'essere stata ingannata, quello sì.
Sorrise tra sé e sé: l'avrebbe fatto spaventare, almeno un pochino...così ci avrebbe pensato due volte prima di riprovare a fregarla!
Lo scosse leggermente.
Lui si svegliò con un sussulto, guardandosi intorno con aria confusa prima di capire dov'era, e con chi. Le sorrise, un sorriso tenero e contento e ancora semiaddormentato, Fu difficile per Pamela mantenere l'aria severa cui aveva costretto il volto.
Il sorriso di lui si fece tremulo.
Con una voce resa ancora più acida di quanto avesse voluto dallo sforzo che stava facendo per rimanere seria, la ragazza disse: - Buongiorno Tommaso! -
Lui si irrigidì, scostandosi. Non appariva sorpreso, più che altro rassegnato. Si accarezzò distrattamente l'orecchio dove i fori del piercing si vedevano distintamente ora che nella camera penetrava un po' di luce, mettendo così in evidenza la prova della propria colpevolezza.
- Avevi intenzione di dirmelo o aspettavi che andassi da tuo fratello a chiedere il bis? - Il volto che si contraeva nello sforzo di non ridacchiare assunse una piega quasi feroce.
Tommaso chinò la testa, ma Pamela fece in tempo a notare nella luce crescente la smorfia di gelosia che gli apparve sul volto, poi senza dire niente lui si alzò per andarsene. Mentre raccoglieva la propria maglietta e i boxer bofonchiò un - Mi dispiace, scusami... -
Pamela lo osservò in silenzio, mantenendo con grande sforzo un cipiglio feroce.
Tommaso arrivò alla porta, vestito solo dei suoi lunghi capelli, stringendo gli abiti nella mano. Si voltò a guardarla, triste e rabbioso.
- Non te lo darà il bis. Non ti vuole. Non vede la tua... - Si interruppe, e si girò per afferrare la maniglia.
- La mia cosa? - Chiese lei, curiosa.
- La tua bellezza. - Disse lui guardando la porta.
Il cuore di Pamela mancò un battito, ma lei si sforzò di rimanere impassibile, almeno esteriormente.
- E tu la vedi? -
- Non sarei venuto qui, stanotte, fingendomi lui se no, non credi? -
Con una meravigliosa stretta allo stomaco Pamela si alzò in piedi, nuda com'era, con ancora il seme di lui ormai secco tra le cosce. - Voltati -
Lentamente lui si girò, il volto inespressivo.
Lei, severa, quasi sibilando disse: - Potrei denunciarti, lo sai vero? -
Lui sbiancò.
- Non lo farò, ma prossima volta che cerchi di fregarmi, in qualsiasi modo, ti taglio i coglioni e li faccio arrosto, sono stata chiara? -
Lui annuì.
E allora lei concesse a quel sorriso che stava cercando di forzarle il volto al punto di farle male di sbocciare.
- E adesso torna qui, scemo, che abbiamo ancora un po' di tempo prima che gli altri si sveglino... -

Ashara

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