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Racconto n° 4831
Autore: Nut Altri racconti di Nut
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Un sabato speciale
Sto così, immobile, sdraiata al sole ad occhi chiusi e mi scorrono nel ricordo deliziose immagini: sensuali, dolcemente lussuriose immagini di noi e lascio vagare la mente e mi incanto a immaginare...

All'improvviso squilla il cellulare. Non faccio in tempo a dire qualcosa che sento:
- Ciao, amore –
- Oh! – è tutto quanto riesco a rispondere.
- Dove ti trovi in questo momento? –
- Su uno scoglio, dopo la piccola baia oltre il molo –
- Sola? –
- No, con me c'è il mio amante di turno –
Breve risata all'altro capo della linea. – Bene. Ora devo andare ma tra mezz'ora sarò libero e ci risentiremo, se sarai ancora lì –
- Certo che sarò qui. Sarò qui fino a sera. Aspetterò la tua telefonata –
Altra risata. – A dopo –

Sono così contenta di aver parlato con lui proprio quando certi pensieri mi attraversavano il cervello... Ora attendo il prossimo squillo e mi metto il cellulare accanto al capo, sotto il telo di spugna su cui sono stesa.
E' davvero un sabato speciale, la telefonata si preannuncia bollente: sono dieci giorni che non ci vediamo e so che lui comincerà a parlarmi di ciò che vorrebbe fare con me, io gli risponderò, lui replicherà entrando nei particolari, io mi sentirò eccitata e gli comunicherò di essermi bagnata, lui mi dirà di volermi leccare, io emetterò un gemito di desiderio che avrà il potere di provocargli una potente erezione e finiremo col fare l'amore al telefono.

Squillo. Premo il pulsante per l'ascolto. E' lui e dice: - Eccomi, sono qui. –
- Oh, caro! – sono ancora immersa nelle mie fantasticherie erotiche – Come vorrei che tu fossi qui con me! –
- Davvero lo vorresti? –
- Certo, ne dubiti? –
- Chiudi gli occhi e... -
- Perché? –
- Chiudili e basta. Poi non aprirli fino a che non te lo dico –
- Va bene – Eseguo, attendendo le sue parole. Immagino che inizierà il nostro gioco erotico.
Scorrono secondi, poi almeno due minuti. Silenzio. Che succede? Forse si è interrotta la linea? Vorrei aprire gli occhi, ma forse lui... Ah, lo sento respirare piano, ma come fosse affannato, poi la sua voce mi giunge chiara: - Ora puoi aprirli –

Sollevo le palpebre e mi metto a sedere. Sto per prendere l'auricolare dalla borsa posata accanto, quando vedo due mani che si aggrappano alla sommità dello scoglio, poi dopo le mani emergono le braccia, il busto, il capo. Rimango impietrita. E' lui!
Il mio stupore è così grande che non riesco nemmeno a parlare mentre lui mi guarda beffardo:
- Non mi hai forse detto che mi avresti voluto qui? –
Mi butto fra le sue braccia, mentre lui mi dice che non poteva più resistere lontano da me, senza potermi guardare, toccare. Gli basta vedermi per sentirsi bene, ha preso un volo, un traghetto, una camera d'albergo e mi ha cercata. Solo per un giorno. Domani deve ripartire.
Mi chiede se voglio rimanere qui o recarmi nella sua camera.

- Dovunque – è la mia risposta. Mi sento trasportata da una forza irresistibile verso di lui, lo trascino in mare con me, ci liberiamo dei costumi e, immersi nell'acqua fino al petto, le bocche incollate, le braccia avvinte, ci uniamo in un coito lunghissimo e dolce, mugolando di passione.
Dopo, usciamo dall'acqua, il luogo deserto ci permette di continuare ad amarci sopra lo scoglio, sotto il sole, leccandoci via il sale dal sesso che ha preso un curioso sapore.
Giacere fianco a fianco, le mani allacciate, asciugando le membra alla luce splendente del pieno giorno, soddisfatti, sereni...

Ad un tratto la sua voce: - Tuo marito non verrà qui? –
- Non è mai venuto qui. Ma se lo desideri, posso venire da te, ora –
Lo guardo. Nei suoi occhi si accende quel lampo di desiderio che io conosco bene, che mi elettrizza la mente e mi trasmette piacevoli brividi nel corpo.
Ci rivestiamo. Io tolgo dalla borsa il mio copricostume, lui riprende alla base della roccia i suoi indumenti.
Attraversiamo il fitto bosco che sale dalla costa rocciosa, sbuchiamo sulla strada, siamo già in vista dell'hotel.

Mi accingo a passare con tranquilla sicurezza davanti al portiere della hall che senza dubbio si porrà molte indiscrete domande ma, strano a dirsi, dietro il banco della reception non c'è al momento nessuno.
Siamo in ascensore, siamo davanti alla porta della stanza, siamo entrati. Lui chiude la porta col piede, mi abbraccia, non vuole perdere un secondo.
La sua bocca è odorosa di mare, la lingua incontra la mia, il suo desiderio mi preme sul ventre.
Mi appoggio alla parete dell'ingresso per non cadere, perché le ginocchia mi cedono, mi sento travolta da una voglia irresistibile.

Sempre baciandomi, mi spoglia piano, mi sussurra dolcissime oscene parole leccandomi un orecchio, si libera intanto degli abiti. Giacciono a terra, confusi coi miei.
Senza lasciarmi, mi conduce nella doccia, la sua bocca mi scivola sulla gola, sul petto, la lingua lambisce i seni, le labbra si chiudono premendo intorno ai capezzoli che si ergono al succhio eccitante. Gemo, rovesciando il capo all'indietro.
Lui continua ad abbassarsi davanti a me che sono in piedi, addossata alle piastrelle del muro.
Sugge dall'ombelico,si piega sulle ginocchia, mentre le mani stringono i seni, i fianchi. Poi mi afferra le cosce, le allarga, ci infila in mezzo la testa, mentre mi preme le mani sui glutei.

Ha inizio il mio delirio, un canto erotico che mi stravolge, mi innalza, mi fa uscire da me stessa, mi immerge nell'estasi. Dapprima i miei sono deboli gemiti che si mutano poi in un lamento roco, continuo, per culminare in un grido soffocato quando, all'acme del piacere, mi sgorga dal sesso un getto di liquido chiaro che lui avidamente beve, mugolando, con la bocca incollata a sigillo delle mie piccole labbra.
Mi sento venir meno, tanto è forte il piacere. Ora la sua lingua dà sollievo al mio sesso gonfio e mi sento svuotata, nel corpo e nella mente.
Lui si rialza ora, mi bacia in bocca, mi riempie la saliva di profumi afrodisiaci, mi dice: - Mi fai impazzire, mi sta scoppiando il cazzo –

E allora sono io a scivolare ai suoi piedi, a usare mani, bocca, lingua per dargli piacere, a leccargli gli inguini, l'interno delle cosce, l'asta svettante dalla base su fino al glande gonfio e arrossato, palpitante, a tornare giù, a tempestare di baci i testicoli, a slinguare il perineo per poi tornare indietro di nuovo fino al glande.
Lo stringo tra le labbra, gli faccio sentire i denti, mentre infilo la mano di taglio nel solco tra i glutei e colle dita bagnate di saliva descrivo dei circoletti intorno all'ano, premendo.
I suoi gemiti fondi mi eccitano, mi tolgono il senno. Le sue parole rotte, le sue grida mozzate, quel mugolio di piacere che emette mi esalta, mi dà la consapevolezza del potere che ho su di lui. Palpabile è la sensazione di possesso che provo: è mio, lui è mio e ciò riaccende il mio desiderio.

Con la sinistra mi carezzo il clitoride mentre con la destra carezzo lui e così giungiamo insieme all'acme e accolgo nella bocca il suo primo getto, porgendo ai successivi il seno e il ventre scosso da contrazioni orgasmiche.
Con respiri ansimanti lui si china su di me, mi raccoglie tutta nelle braccia, mi stringe e mi bacia, mi dice che mi ama, leccandomi il viso e le spalle.
Siamo avvolti nei nostri odori, nei sapori del nostro amore.

Così abbracciati riceviamo sul corpo il getto tiepido della doccia, a lungo, con gli occhi chiusi, godendo il progressivo quietarsi delle membra nella sensuale dolcezza del rilassamento muscolare e mentale.
Poi lui esce dalla doccia, stende un grande asciugamano di spugna sulle lenzuola, torna, mi prende in braccio, delicatamente mi depone sul letto e mi tampona piano la pelle mentre mi guarda.
- Come sei bella! – mi dice. La luce rossa del tramonto incendia la stanza.
Gli sorrido, preparandomi ad andarmene, già con la mente protesa all'incontro di domani, che precederà la sua partenza.

L'ascensore è già al piano quando esco dalla camera e vi entro velocemente, un vago sorriso sulle labbra.
Attraverso la hall senza guardarmi intorno, tutta persa nella mia felicità, quando avverto una forte spinta nella schiena. Mi giro per vedere chi mi abbia urtata ma vicino a me non c'è nessuno. Nel frattempo sento una fitta fastidiosa in mezzo al petto e abbasso lo sguardo sul seno accorgendomi di una macchia sul copricostume.
La tocco e avverto qualcosa di vischioso che si appiccica alla mano: è sangue! Sono spaventata eppure in questo momento mi scorrono nella mente, come in una moviola, le ultime ore d'amore vissute, il sapore salmastro dei baci, il tocco delle dita sulla pelle, le parole del desiderio nello scroscio dell'acqua, nel rombo del sangue... sangue!
E' un dolore terribile quello che provo ora dentro il petto e sbarro gli occhi atterrita. Crollo a terra senza un grido e l'ultima cosa che vedo è la pistola impugnata da mio marito.

Nut

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