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Racconto n° 5123
Autore: Fargo Altri racconti di Fargo
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La studentessa e il professore
Cinzia saltò più in alto che poté. Con perfetta scelta di tempo, scaricò l'energia prodotta dalla rotazione della spalla costringendo la palla a cambiare direzione, velocità e forma. Quello che passò attraverso il muro delle mani avversarie fu un proiettile che finì dietro la riga dei tre metri. Grazie a quel punto la squadra di pallavolo del Liceo Classico Torquato Tasso di Roma vinceva i Campionati Studenteschi femminili di pallavolo. Scoppiò il finimondo.
Mentre veniva sbatacchiata da tutte le parti, Cinzia rimase in balia di sensazioni sconosciute.

18 anni, capelli ricci e neri, gambe affusolate, bella da morire, Cinzia era nata per scatenare la passione dei maschi. Al liceo, quasi tutti i ragazzi, e più di qualche professore, s'erano invaghiti di lei. E lei eccitava il suo pubblico con gonne che coprivano a malapena le mutandine.
Pur essendo ancora vergine, Cinzia contava esperienze di sesso abbastanza eccitanti. Un pomeriggio, per esempio, durante una festa tra amici, aveva improvvisato uno spogliarello facendo sbavare i maschi. Lei invece si era eccitata fino a bagnarsi perché sapeva che tutti, nel segreto delle loro case, si sarebbero masturbati.

Michele, professore di educazione fisica del Liceo - T. Tasso - e allenatore della squadra femminile di pallavolo, era il giovanotto più interessante della classe insegnante.
Non molto alto, capelli castani, occhi verdi, fisico da atleta (era stato campione d'anelli) era il professore più ammirato dalle ragazze e il più antipatico ai ragazzi, che avevano in odio il suo fascino. Anche lui, come tutti, era rimasto vittima della bellezza di Cinzia. Dopo averla vista la prima volta, non era più riuscito a togliersela dalla mente. Di notte fantasticava improbabili rapporti intimi con lei, e finiva col masturbarsi regolarmente. Non osava farle alcuna avance per paura. In caso di insuccesso, sarebbe diventato lo zimbello della scuola. E poi c'era il pericolo d'una possibile accusa di molestie sessuali nei suoi confronti. Al suo primo incarico, un passo falso del genere avrebbe segnato non soltanto la sua carriera ma anche la sua vita.

Cinzia da tempo aveva capito di essere oggetto di desiderio del suo allenatore. Non le erano sfuggiti gli sguardi assassini che lui le lanciava appena se ne presentava l'occasione.
Anche lei, come lui, fantasticava amplessi deliranti. Anche lei, come lui, dopo essersi eccitata con fantasie erotiche di ogni genere, si abbandonava al piacere della masturbazione.
Lo faceva preferibilmente prima di addormentarsi. Lo aveva fatto anche la sera della vittoria, quando, dopo essersi stretta a lui, nel momento dell'euforia generale, e averne assaporato il profumo, s'era accesa di libidine.

Il lunedì seguente, la squadra femminile di pallavolo si riunì nella palestra della scuola per l'allenamento.
Michele e le ragazze, ancora gasate per la vittoria ottenuta, fecero baldoria festeggiando a colpi di spumante.
Nonostante tutti gli sforzi, quel giorno, Michele non riuscì a staccare lo sguardo dalle gambe che la minigonna bianca di Cinzia lasciava scoperte. Più lei gli sorrideva più lui s'eccitava.

L'allenamento ebbe inizio. Seguendo le istruzioni di Michele, le ragazze cominciarono a fare giri di corsa intorno al campo. Seguirono esercizi di ginnastica e quando, finalmente, entrò in campo la palla si sbizzarrirono in una fitta serie di palleggi, schemi di gioco sotto rete e, per ultimo, in schiacciate.
Cinzia era uno spettacolo di forza e bellezza. Il suo seno, come un'onda marina, assecondava i movimenti del corpo, turbando chi, come Michele, aveva il privilegio di starle vicino.

L'acqua bollente che schizzava dai bulbi delle docce saturò l'ambiente di vapore acqueo. Le ragazze, nude sotto la doccia, erano uno spettacolo niente male, perché, oltre Cinzia, c'era più di qualcuna che aveva un fisico invidiabile.
Cinzia cominciò a strofinarsi il corpo con la spugna imbevuta di bagno schiuma. Lentamente e con un pizzico di malizia se la passò in mezzo alle gambe. Giocando con il suo corpo, rimase sotto la doccia più a lungo del solito.
Quando chiuse i rubinetti, si accorse che il vociare delle compagne era scomparso. Era l'unica ad essere rimasta nello spogliatoio. Si rivestì in fretta. Prese la borsa ed imboccò il corridoio che conduceva all'uscita.
Fermo davanti alla porta della palestra, Michele non si mosse quando lei arrivò. Cinzia cercò di infilarsi tra lo stipite e l'allenatore, ma la borsa voluminosa che aveva sulle spalle glielo impedì.
Guardò il professore con aria interrogativa. Adesso i loro visi erano vicinissimi. La ragazza fece un altro tentativo, ma lui, giocando d'anticipo, dopo averle messo una mano attorno alla vita, la tiro a sé e la baciò. Cinzia intrecciò la sua lingua con quella del professore.
Michele pensò allora di appartarsi con lei in un posto sicuro. Il bagno degli uomini era il migliore. Vi entrarono entrambi entrò in preda ad un'eccitazione fortissima. I due si baciarono di nuovo. Furono momenti in cui la passione dettò legge. Il professore, eccitato come non mai, fece sedere la ragazza sul water. Prese ad accarezzarle i capelli. Ma fu cosa che durò un attimo perché poi lui, abbandonato ogni timore, spinse a sé la testa di Cinzia facendole intendere che voleva un rapporto orale.
Come se non aspettasse altro, la ragazza gli abbassò, in un colpo solo, pantaloni e slip.
Il pene dell'uomo, come una molla, scattò verso l'alto. E lei lo guardò a lungo prima di portarlo alla bocca.
Ne saggiò la punta con la lingua, poi corse intorno al glande. Lo ingoiò. Lo masturbò.
Michele, piegato sulle ginocchia, fu sul punto di venire. Cercò di resistere più a lungo che poté, ma la lingua intrigante di Cinzia non gli dava respiro, la sua mano impietosa che sfregava i suoi testicoli gli toglieva la ragione. E venne.
Un flusso copioso di sperma traboccò dalla bocca della ragazza. Con un sordo ruggito, l'uomo spense gradatamente il suo piacere.
Il cuore di Cinzia ora correva come un treno. Le sue mutandine si bagnarono.
Lei e il professore rimasero stretti l'uno all'altro senza parlare.

Cinzia, dopo qualche minuto, riprese in mano il pene di Michele. Lo strofinò con delicatezza e quello, poco alla volta, tornò nuova vita. Intensificò la sua azione fino a che il suo pene non divenne duro. Lo ingoiò. Lo masturbò.
Passò ad un'azione più decisa quando intuì che il secondo orgasmo era prossimo.
Stavolta la ragazza, vogliosa di vedere direttamente il risultato della sua azione, mentre Michele ruggiva come un leone ferito, si lasciò bagnare il viso dallo sperma.
Cinzia, con il sesso completamente bagnato, avrebbe voluto raggiungere il suo piacere. Le sarebbero bastati soltanto alcuni lievi sfregamenti del clitoride per raggiungere un orgasmo appagante. Ma un rumore proveniente dal corridoio risvegliò dal sogno entrambi.
Michele si ricompose. Portando un dito al naso, fece segno alla ragazza di non fare rumore.
Tirò l'acqua del water, si aggiustò con le mani i capelli ed aprì la porta del bagno. La richiuse dietro di sé. Si trovò di fronte a Gianni, il custode della palestra. Lo invitò ad andare con lui al bar vicino.
Cinzia ne approfittò per ricomporsi e sparire nell'oscurità della sera.

Quando rientrò a casa, era frastornata ed incredula per l'accaduto.
Si spogliò e si infilò nel letto. Nuda. Aveva dentro una smania. Forte, Irresistibile. Le bastò toccarsi appena un po', per procurarsi un orgasmo intenso. La sua libidine però non riuscì ad acquietarsi.
Il sogno di essere penetrata da Michele era ancora vivo. E quel sogno cullò regalandosi piacere fino a notte fonda. Poi, rifugiandosi nel dolce pensiero dell'appuntamento che avevano fissato per domenica pomeriggio, s'addormentò.

Fargo

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