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Racconto n° 5229
Autore: Fiordaliso Altri racconti di Fiordaliso
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Bisessualità sbilanciata
Silvio era uno spavaldo monello, ogni tanto mi veniva a trovare.
Dalla finestra vedevamo mia madre china a togliere le erbacce dal giardino, indossava un abitino estivo e abbassandosi scopriva le cosce, dietro, quasi al sedere.
Ebbi vergogna per lei, ma Silvio si abbassò i pantaloni e lo mise fuori dagli slip, era sfacciato.
E fu lui che fece venir fuori anche il mio di pisello: dritto, più piccolo del suo.
Me lo scappellò ed accennò a segamerlo un pochino. E' stato lui il primo ne sono sicuro, è stato lui!
Poi ha preso la mia mano e l'ha messa sul suo pisello e muovendo la sua sopra la mia mi ha detto -Dai Martino continua tu-
Ho scoperto che mi piaceva tenerglielo in mano, si mi piaceva sentirlo caldo e pulsare.
Non pensavo di fare una cosa così grave, seguivo il piacere.
Lui mi era di fianco, mi piaceva segarlo e farmi accarezzare il sedere.
- Che bel culo che ha tua madre Martino, e tu lo hai bello come lei - Su e giù fino a farlo venire sul pavimento.
Un pomeriggio venne a chiamarmi, mia madre, che faceva il riposino, saltò giù dal letto, pensava fosse la sua amica ed andò ad aprire in mutande.
Silvio la scrutò in mezzo alle gambe. E le guardò il sedere mentre in tutta fretta tornava in camera.
Passammo a chiamare un 'altro suo amico ed andammo nella cantina di suo nonno, a provare a fumare qualcosa di diverso, c'era pure una bottiglia già aperta di vino e qualche giornale con fotografie di coppie che facevano sesso.
Iniziammo a sfogliarlo e ad eccitarci su quelle foto di fiche pelose e grossi seni.
Alcune pagine erano gialle ed incollate, non era colla!
Fui attratto da una serie di scatti di una signora neppure giovane,che indossava scarpe da zoccola, terza di seno, sedere ben messo e seno ancora su, messa a pecora, depravata, oscena.
Si era la più porca di tutte. Stava appoggiata ad una colonna nella sala di una casa antica. La trovai bellissima ed impazzivo sia per quella fica così offerta ai guardoni, quanto per le preziose scarpe.
Strappai quella pagina e ci appoggiai il cazzo, fu allora che Silvio ridendo mise il suo fuori e disse - Dai Martino fai vedere come lo seghi bene, avvicinati, su -
Eccitato com'ero iniziai a fargli su e giù al cazzo mentre l'altro si segava una foto della stessa signora sdraiata su di un tavolo che offriva al diavolo le sue cosce arse di febbre.
Silvio raccolti alcuni tubetti di colori a tempera sparsi nel fondo pitturò di rosso le mie unghie. In effetti avevo dita affusolate lunghe e sottili. Parevano da femminuccia, come il mio viso , troppo carino.
Aveva il cazzo grosso caldo dritto, me lo tolse di mano e disse ora fai un pò Ruggero.
Perchè accettai non lo so. Pensavo fosse bello, fosse un gioco, ci si volesse bene, tra amici, un gioco dove io facevo la parte della femmina, ma solo perchè eravamo tre maschi e volevamo godere, ed io ero il più carino. Così pensavo.
Silvio entusiasta mi passò il rosso sulle labbra, fece sedere Ruggero sul tavolo con il cazzo dritto e mi ordinò di baciaglielo, tentai di rifiutarmi ma mi torse il braccio a farmi male, ora succhialo dai.
Era bello ciucciarlo e quando senti Silvio dietro di me che mi penetrava con il dito masturbandomi, eiaculai sul tempio del piacere della depravata signora.
Eravamo amici, giocavamo, scoprivamo il sesso, non facevamo nulla di male.
Ma pensavo male poichè Silvio era sempre di più considerato il maschio e Ruggero se ne guardò bene di starsene zitto.
Cercai di evitare di farmi coinvolgere ancora, magari si fossero dimenticati dell'accaduto, mi feci perfino una ragazzina, ero carino, non mi fu difficile.
Ed insieme a lei ci stavo pure bene, iniziammo ad appartarci, a darci carezze e baci. La baciavo nella bocca sentivo la sua lingua impazzita, ci cambiavamo perfino la saliva. Era bello stringerla a me, accarezzarle i seni: erano belli i seni e buoni da palpare.
Mi procuravano erezioni infinite, fino a quando nascosti in un prato, o in un angolo di una vecchia casa ci masturbavamo reciprocamente.
Non avevo ancora il coraggio di chiederle di prendermelo in bocca. Lei era molto carina, si chiamava Fiordaliso, altri le facevano la corte.
Era estate e per rimanere soli si andava al fiume, c'era sabbia fine, cespugli ed acqua apparentemente pulita.
Un pomeriggio ci trovammo Silvio con la sua combriccola, facevano tanto i furbi, ma loro donne niente.
Giocavano al pallone non distanti dal cespuglio dove eravamo riparati io e Fiordaliso.
Non passò molto che lui lasciò il resto della compagnia e venne a sedersi vicino a noi. Ci offrì da fumare. Parlava seriamente e la cosa mi rassicurò, pensavo considerasse ormai l'accaduto un gioco.
Era esuberante, non stava fermo, e, gesticolando più voltè mi spintonò quasi affettuosamente, poi prese in braccio Fiordaliso, la portò verso l'acqua, le teneva un amano sotto il sedere, lei ridendo e gridandogli di lasciarla lo aveva afferrato al collo, abbracciandolo e chiedendomi di liberarla.
Ci provai ma lui mi spostò di lato, ridemmo tutti, ma io rimasi mortificato.
Immerse Fiordaliso col sedere nell'acqua, prendendosi sberle e forse graffi, ma intanto le toccava il culo e le sentiva i seni.
Seduto sul greto mi sentii salirel'eccitazione. Lo avevo duro.
Poi la riportò a ridosso del cespuglio e mi chiese di accomagnarlo dagli altri ragazzi, mi avrebbe dato qualcosa da fumare.
Invece si fermò, mi fece i complimenti per Fiordaliso, mi chiese se l'avevo chiavata, finalmente mi prende sul serio, pensai. Si calò il costume, lo aveva di marmo, mi spinse in ginocchio e me lo offrì in bocca "Martino succhiacazzo" .
Non feci resistenza. Accettai la sborra. Ora torna daFiordaliso e baciala, è soltanto un assaggio!
Ci tornai e, stupido, feci quello che miaveva ordinato, lei non se accorse più di tanto anche perchè molta l'avevo deglutita.
Mi disse che trovava Silvio troppo esuberate e dalle mani lunghe. Mi attaccai ad una bottiglia di acqua per sciacquarmi. Ero confuso. Quando Fiordaliso mi venne a cavallo ed iniziò a baciarmi mi sentii colpevole di averle passato l asborra di lui.
Colpevole, ma eccitato tanto che non tardai a venirmi nel costume. In seguito cercai di evitare quella compagnia e mi concentrai sullo studio e su Fiordaliso.
Iniziai a frequentare la sua casa e divenne la mia fidanzatina.
Mi sentivo tranquillo, che quelli erano stati solo giochi di ragazzi. Ma quando vedevo Silvio arrossivo.
Di studiare non ne aveva voglia e lo ritrovai a fare il buttafuori in unadiscoteca del littorale marino.
Era tardi ed eravamo arrivati con un pullman navetta, c'era un coda infinita, Fiordaliso, sfacciata, gli chiese il favore.
Ero a disagio,lo scorgevo forte, muscoloso, attento ai lati della pista, con l'auricolare in evidenza, non potei fare a meno di trattenermi all'andare a salutarlo.
Verso le tre, quando orami il locale si stava svuotando venne sedersi vicino a noi.
Fiordaliso curiosa gli domandava e lui rispondeva. Ben presto fui escluso dalla conversazione, mi chiesero di scusarli e si allonatanarono verso il direttore del locale. Senza dirmi nulla lei gli aveva chiesto o lui le aveva proposto di provare a fare la cubista.
Fiordaliso mi lasciò in custodia un abitino lungo leggero che le copriva i leggins attilatti e salì sul cubo, il disk jokey lanciò luci e musica e lei stupida, per il troppo bere o proprio perchè voleva farlo, iniziò a dimenarsi come una zoccola in calore.
I maschi rimasti le stavano intorno ad appaludirla o a gridarle frasi oscene e leiancor più apriva le gambe e dimenava il culo e le tette. Avevo il cazzo che mi scoppiava, Silvio venne a sedersi vicino a me ed allungò una mano adaccarezzarmi le cosce ed il cazzo, poi mi passò una mano dietro a toccarmi il culo, mi spostati in avanti per dargli modo di entrarmi tra le natiche.
Quando lei tornò eravamo abbracciati, era troppo esaltata per farci caso.
Si sedette un pò d ime un pò su di lui. Il locale ormai era vuoto e Silvio ci volle offrire ancora dei cald icannoli nella piccola cucina dietro il bar, chiuse la porta.
Si mise nudo mi chiese di spogliare Fiordaliso e di possederla lì di fronte a lui, lei
ubriaca ed eccitata rideva come una scema.
La presi a pecora appoggiata al tavolo. Sentii Silvio dietro di me entrare forte, caldo, potente, e mentre con le mani accarezzava i seni e la fica di lei, mi sussurrava -Sei una troietta, ora inculo te, poi la tua bagascetta -
Albeggiava. Lasciammo prima lei a casa. Arrivati alla mia gli chiesi di salire.
Spense il motore e sdraito il sedile si slacciò i pantaloni e me lo fece ancora succhiare, era sudato, odoroso, buono, sapeva del mio sedere, accarezzandogli i testicoli lo baciavo, lo leccavo, mi chiese di far presto che se no si faceva tardi.
Mortificato mi tirai sù e gli sbattei lo sportello. Fiordaliso frequentava una compagnia dove primeggiava un pugile dilettante,
Roberto, nulla di chè, ma in quel gruppo era il capo riconosciuto. Una domenica pomeriggio ci invitò ad una festa.
Quando andai a prendela, la trovai pesantemente truccata, e con una minigonna a quadri e stivali alti rossi. - Ma dove vai così conciata, sembra che vai a battere - Le dissi. Lei di risposta ridendo -Cosa gli hai preso di regalo?-
Gli avevo comprato una felpa sportiva di Armani. C'era da ballare, dolciumi, bollicine e tanto fumo.
Approffittando del fatto che stavo parlando con altri ragazzi, Roberto invitò Fiordaliso a salire al piano superiore per mostrarle i suo trofei e le sue coppe.
Dopo una ventina di minuti non erano ancora tornati, sentii l'eccitazione salire, ma anche il disagio verso gli altri che s'erano accorti della loro assenza.
Cercando di non farmi notare presi le scale, aprii una porta: c'erano due ragazzi su di un divanettoche stavano fumando, oltre, altre due camere.
Chiesi loro se avessero visto Roberto. Mi indicarono la porta di fronte: - Forse c'è una con lui, quando siamo venuti, già stavano dentro.-
Avrei potuto bussare e fare una scenata. - Gli devo parlare aspetto qui -e mi sedetti vicino a loro.
-Ma tu sei Martino, dai intanto che aspetti fuma qualcosa, sei proprio carino -aggiunse.
Riconobbi Ruggero. Arrossii al complimento così esplicito, ma quasi non gli prestavo attenzione pensandoalla vergogna che avrrei provato se avesse saputo che la ragazza che era con il pugile era la mia fidanzata.
C'era una stanza attigua e per portarlo via di lì, gli accennai un sorriso e mi ci diressi, lui mi seguì e chiusa la porta si sedette sulletto, accesa una sigaretta lo mise fuori e mi chiese di succhiare - Perbene, come li fai a Silvio! - Ci misi troppa
passione e mi schizzò subito in bocca.
Nel frattempo Fiordaliso ed il pugile erano usciti

Fiordaliso

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