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Racconto n° 88
Autore: Coscetta di pollo Altri racconti di Coscetta di pollo
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Giorgio
- Sempre messaggi d'addio scrivi? -
+39347*******
Inviato: 13:26:10 22.12.2001

Alice
- Te li meriti, stronzo; forse è davvero un addio. -

Alice odiava Giorgio e quel suo modo di fare. Alice amava Giorgio e quella voce perfetta.
Alice si odiava per la sua fragilità e le sue crisi di nervi.
Questa sera il loro bilocale era vuoto. Alice era sola: lo aveva cacciato dopo l'ultima litigata. Passavano dalle carezze agli schiaffi alla ricerca del loro equilibrio inesistente.
Dormì sola, abbracciata alla gatta che prendeva il posto di Giorgio quando lui dormiva fuori.
Tornò il giorno dopo, si scusò lui e si scusò lei. Piansero insieme per l'emotività e la precarietà del momento. Giorgio le stringeva le mani gelide e le leccava le lacrime salate che le solcavano le guance. Alice fece lo stesso.
Lei, bambina nei suoi bisogni, chiese a Giorgio di dormire insieme. Lui, nonostante l'ora e la mancanza di sonno, accettò. Avvolse il corpo di Alice e il proprio nelle lenzuola e si addormentarono.
Passò poco tempo, non era ancora sera, che Alice si svegliò con la paura che lui non ci fosse più. Giorgio era sdraiato su un fianco, con la maglietta stropicciata e il braccio sotto il cuscino. Si intenerì alice a vederlo così. Giorgio a volte le sembrava un bambino cresciuto per le espressioni del suo volto.
Preparò del caffè, rovesciando qualche grammo di zucchero sul piano da lavoro di finto marmo della cucina. Si sedette sullo sgabello sfogliando un libro e scrutandone i disegni fatti da lui ai bordi del testo. Portò il caffè a letto e lo svegliò. Sapeva che Giorgio amava l'odore del caffè appena fatto, una fragranza mediorientale che ci è così familiare. Lo sorseggiò gustandone la miscela e guardando alice nella sua camicia trasparente.
I seni sodi a punta si intravedevano benissimo sotto il cotone. Sembravano quasi più chiari, anche se i capezzoli avevano un color porpora stupendo, carico di ricordi mediterranei che Giorgio in realtà non aveva mai vissuto.
Appoggiò le tazzine sul vassoio di alluminio e le passò una mano sotto il braccio fino ad afferrarle il seno. Iniziò a baciarla sul collo, spingendosela con la schiena al petto. Alice era immobile, l'unico movimento era stato quello di stringere il lenzuolo fra le dita. La morsa di Giorgio sui si seni si fece man mano più dolorosa. Alice sapeva bene di non dover manifestare il proprio dolore.
Le prese i polsi e li portò dietro la schiena, mentre le ordinava di star ferma. Aprì un cassetto e ne tirò fuori una serie di corde di cotone di varie lunghezze. Ne prese una e iniziò a legarla intorno ai polsi, unendoli.
Poi fece sdraiare alice con un taglierino le aprì la camicia da notte. Lei chiuse gli occhi, era sempre terrorizzata ed eccitata allo stesso tempo dalla sessualità del suo uomo.
Prese un capezzolo e passò la corda stretta alla base del seno, fino a farlo diventare livido. Ripeté con l'altro. Le fece aprire le gambe e iniziò a leccarla in ogni piega fino a farla venire.
Poi si scaricò nervosamente dentro di lei. Senza alcuna eccitazione, ma preso dal rimorso e dal piacere di vedere la propria donna imprigionata.
La liberò appena finito, le chiese scusa e l'abbracciò. Sapeva che Alice aveva paura di lui in questi momenti.
Alice si appoggiò indolenzita al petto di Giorgio che pianse con lei. Alice lo imprigionava con le sue lacrime.

Coscetta di pollo

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